venerdì 13 Giugno 2025

Food & beverage: nel 1° trimestre, l’Italia +10,9% sulle vendite negli Usa, Scocchia, ceo illycaffè: “Sono il mercato più importante per il caffè: dobbiamo essere presenti”

Cristina Scocchia: “Abbiamo toccato e sfondato la barriera dei 400 centesimi per libbra poche settimane fa. Il risultato di ciò è che tutti gli operatori stanno affrontando un costo della materia prima che non si vedeva negli ultimi 70 anni. E a questo aggiungiamo anche la situazione negli Stati Uniti. A livello mondiale, il Nord America è il mercato più importante per il caffè. Ci sono altri mercati promettenti come la Cina, ma quest’ultima è ancora legata al tè e, dal punto di vista del chicco, non è paragonabile agli Stati Uniti. Dobbiamo e vogliamo essere presenti in questo mercato data l’importanza per illy. Abbiamo aumentato i prezzi il primo di giugno per riflettere sia l’aumento dei prezzi del caffè verde che i dazi. È ovvio che, in questo scenario, stiamo valutando una maggiore attenzione alla produzione in loco"

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MILANO – Si è tenuta l’11 giugno al il Centro Congressi Fondazione Cariplo in Via Romagnosi 8 a Milano l’undicesima edizione del Food Summit 2025 dal titolo “Incertezza globale, certezza italiana: la risposta dell’Italian food”. L’appuntamento di riferimento, organizzato dal Gruppo Food e dedicato ai vertici della business community del settore food & beverage, quest’anno ha visto la partecipazione di speaker di rilievo che hanno esplorato le strategie e gli strumenti necessari per mantenere la competitività del settore agroalimentare tricolore in un mercato globale in continua evoluzione.

Il food & beverage italiano tra le oscillazioni di mercato e i dazi Usa

Il summit ha visto la presenza di Gregorio De Felice, chief economist Intesa Sanpaolo, Laura Asperti, managing director global head of food and beverage and distribution industry global corporate Intesa Sanpaolo, Leonardo Bagnoli, presidente Sammontana, Roberto Ardagna, executive vice chairman Investindustrial, Luca D’Alba, general manager Autogrill Italia, Cristina Scocchia, ceo illycaffè, Massimo Beduschi, chairman and chief executive officer GroupM in Italia e chairman WPP in Italia, Marco Ecchelli, partner e managing director di AlixPartners, e  Massimo Silvestri, presidente Lidl Italia.

È stato Gregorio De Felice, chief economist Intesa Sanpaolo, ad aprire i lavori, sottolineando le buone performance, nelle esportazioni F&B, per la Penisola. Infatti, volgendo lo sguardo al 2024, le esportazioni del settore agro-alimentare hanno maturato 67,5 miliardi di euro segnando una variazione del +8,3% rispetto all’anno precedente. Di questi, 7,8 miliardi di euro – così distribuiti: 4,9 industria alimentare, 2,8 bevande e 114 milioni agricoltura – è il valore dell’export destinato al mercato USA, pesando sul totale export agro-alimentare italiano per l’11,6%.

Da sinistra: Francesca Zecca, vicedirettore editoriale Gruppo Food, Roberto Ardagna, executive vice chairman Investindustrial, Luca D’Alba, general manager Autogrill Italia, Laura Asperti, managing director global head of food and beverage and distribution industry global corporate Intesa Sanpaolo, Leonardo Bagnoli, presidente Sammontana

La risposta di illycaffè ai dazi

Cristina Scocchia, illycaffè, riflette: “Stiamo cercando di adeguare i prezzi in base ai dazi i Trump. Non possiamo accettare in questo momento di comprimere ulteriormente i nostri margini, già ridotti all’osso dalla materia prima del caffè verde che è ai massimi storici. La tempesta è perfetta. Il caffè verde ha oscillato tra i 100 e i 130 centesimi tra il 2015 e il 2021. A partire dal 2022 il costo della materia prima è raddoppiato. E quando si pensava che 250 centesimi sarebbe stato il massimo concepibile per i prezzi, in realtà il costo ha raddoppiato sempre di più”.

Scocchia aggiunge: “Abbiamo toccato e sfondato la barriera dei 400 centesimi per libbra poche settimane fa. Il risultato di ciò è che tutti gli operatori stanno affrontando un costo della materia prima che non si vedeva negli ultimi 70 anni. E a questo aggiungiamo anche la situazione negli Stati Uniti. A livello mondiale, il Nord America è il mercato più importante per il caffè. Ci sono altri mercati promettenti come la Cina, ma quest’ultima è ancora legata al tè e, dal punto di vista del chicco, non è paragonabile agli Stati Uniti. Dobbiamo e vogliamo essere presenti in questo mercato data l’importanza per illy. Abbiamo aumentato i prezzi il primo di giugno per riflettere sia l’aumento dei prezzi del caffè verde che i dazi”.

“In questo scenario, stiamo valutando una maggiore attenzione alla produzione in loco. Pensavamo a questo già prima di Trump e i dazi ma ora le opzioni sono più tangibili. Prima dei dazi avevamo dichiarato che avremo investito a Trieste 120 milioni di euro per raddoppiare la capacità produttiva e rimaniamo su questa linea di pensiero”.

Scocchia aggiunge: “La nostra è una fascia medio-alta e, di conseguenza, siamo meno toccati dalle problematiche del mercato ma i nostri prodotti non sono acquistati solo da consumatori ricchi con una buona capacità di acquisto. Il caffè è considerato una coccola. La percentuale dei consumatori occasionali che scelgono illy è davvero rilevante e dobbiamo tenerne conto. Proprio un mese fa abbiamo lanciato l’iperspresso in alluminio riciclato all’85% (ne abbiamo parlato qui): quando si aumentato i prezzi è necessario declinare la qualità sotto tutti i punti di vista non solo nella miscela in sé ma anche nel packaging”.

Scocchia conclude: “Questo problemi con i dazi ci offrono più opportunità di concentrarci sulla strategia di crescita con l’Europa. Se le nostre aziende capiscono questa opportunità, mettendo a disposizione anche degli strumenti, ciò può essere una occasione  per offrire un mercato più sicuro per tutti”.

De Felice ha poi commentato: “Il posizionamento qualitativo dei nostri prodotti alimentari ci proteggerà, almeno in parte, dai dazi americani. La quota di mercato italiana sulle importazioni Usa è maggiore nella fascia alta di qualità rispetto al dato totale; per molte filiere il peso dell’alta gamma sull’export alimentare verso gli USA supera l’80%. Secondo una survey interna di Intesa Sanpaolo, tra le reazioni che le imprese stanno valutando, circa la metà dei rispondenti indica la ricerca di nuovi clienti in nuovi mercati, ma anche un’accelerazione delle vendite negli USA, cresciute nel primo trimestre del 2025 del 10,9%, meglio di Francia (+8%) e Spagna (+4%). I costi di materie prime/energia e cambiamenti climatici restano in cima alle preoccupazioni delle aziende. Gli investimenti in sostenibilità sono sempre più una leva strategica: le imprese agro-alimentari con certificazioni biologiche mostrano risultati migliori in termini di redditività e crescita di fatturato”.

Leonardo Bagnoli, presidente Sammontana, riflette: “C’è una grande incertezza che sta frenando gli acquisti. La propensione del fuori casa è calata anche a causa del rincaro che impoverisce il consumatore medio. Bisogna dare un prodotto di qualità che spinge il cliente ad essere più propenso ad avere un’ottima esperienza. La qualità fa vincere l’azienda nel lungo termine. A fine giugno lanceremo il gelato Sammontana negli Usa, un progetto a cui puntiamo molto considerando la vastità del mercato in questione che vogliamo presidiare mettendo la qualità prima di tutto”.

Luca D’Alba, general manager Autogrill Italia, parla dell’importanza della dimensione in termini aziendali: “Questo è un elemento sempre più importante perché nel canale travel retail si compete a livello globale. Operiamo prevalentemente nel canale aeroportuale che genera il 70% delle nostre vendite. È necessario avere una dimensione importante per gestire il tutto: in primis perché gli investimenti richiesti sono molto alti e poi perché l’asticella sia sta progressivamente alzando e i clienti sono alla ricerca di prodotti sempre più qualitativamente validi. La sosta negli aeroporti e nelle autostrade è ora una vera e propria esperienza che fa parte viaggio. Servono più innovazioni con più brand: questo comporta la necessità di avere processi efficienti”

A seguire Laura Asperti, global head of food & beverage and distribution, Divisione IMI CIB di Intesa Sanpaolo, ha posto l’accento sul valore dell’industria agroalimentare italiana nel complesso panorama globale: “Il settore del food & beverage italiano continua a distinguersi per la sua forte attrattività e resilienza oltre che per il potenziale di crescita internazionale. Nonostante le difficoltà congiunturali, percepiamo con fiducia le potenzialità ed il dinamismo che questo settore potrà esprimere nel medio termine e ci aspettiamo attività di concentrazione, anche a livello europeo”.

Asperti ha aggiunto: “Nel 2024, in generale l’attività di M&A ha registrato un incremento del valore complessivo delle transazioni del 5% a livello globale e del 20% in Italia, nonostante una flessione del 18% nel numero di operazioni sia su scala globale che nazionale. Anche in questo scenario, il settore agroalimentare si è distinto per la sua vivacità: a livello globale ha mantenuto stabile il numero di operazioni, ma ha registrato un incremento in termini di valore superiore al 50%, trainato in particolare da importanti operazioni nel mercato Usa. I primi mesi del 2025 si stanno caratterizzando per una dinamicità ancora contenuta, ma ci attendiamo una ripresa nella seconda metà dell’anno, sostenuta dalla stabilizzazione dei mercati e dal raggiungimento di nuovi accordi sul commercio internazionale”.

C’è di più: “In tale contesto, come Divisione IMI CIB sosteniamo iniziative capaci di unire solidità industriale e visione strategica, in linea con le sfide poste dalla doppia transizione energetica e digitale, offrendo servizi di advisory diversificati e prodotti mirati e personalizzati in base alle concrete esigenze. Il Gruppo Intesa Sanpaolo è da sempre impegnato nel sostenere l’economia italiana e accompagnare le realtà imprenditoriali nei loro percorsi di sviluppo”.

Internazionalizzazione: è quindi la parola chiave per le realtà italiane operanti nel settore. Ma come avere successo?

È Marco Eccheli, partner & managing director di AlixPartners, ad approfondire le strategie a disposizione per attuare un piano di espansione efficace: “Attraverso il nostro punto di vista privilegiato, possiamo affermare che, tra i modelli prevalenti per affacciarsi con successo ai mercati esteri, troviamo sia le acquisizioni cross-border – distributori locali, competitor stranieri –, sia investimenti greenfield, ovvero verso nuovi stabilimenti. A confermare ciò, anche alcune ricerche che vedono il 45% degli investimenti diretti finalizzati all’acquisizione di distributori locali, mentre il 31% indirizzati verso nuovi stabilimenti (greenfield)[1]”.

Eccheli aggiunge: “In questo scenario, entrano in gioco anche i fondi di Private Equity che vedono il 70% delle loro operazioni di internazionalizzazione riguardare mercati extra-UE, in particolare Usa , Canada, Medio Oriente e Sudest Asiatico[2]. Questi attori, inoltre, svolgono la funzione di acceleratori: infatti, le realtà alimentari tricolori supportate da PE hanno registrato un +47% di crescita del fatturato estero e un +37% dell’occupazione[3]. In ultimo, ma non per importanza, abbiamo notato come la premiumizzazione – con focus su prodotti high-end per mercati maturi – è l’approccio strategico vincente affinché le realtà del Food& beverage siano portavoce della qualità della filiera agroalimentare della Penisola nel mondo”.

Le risposte all’incertezza Usa

È poi Massimo Beduschi, ceo e chairman WPP Media in Italia e Chairman WPP in Italia, a commentare la situazione italiana dal punto di vista della pubblicità: “Nell’attuale incertezza, tra tensioni geopolitiche e fluttuazioni economiche, l’Italia offre una certezza inequivocabile: il suo Made in Italy, in particolare nella industry del food. Il nostro report WPP BAV Best Countries, basato sui dati di 17 mila consumatori in 89 Paesi, mette in evidenza quanto il Belpaese sia percepito globalmente come il Paese leader per il Great food, posizionandosi al primo posto nelle preferenze degli intervistati, seguito da Spagna e Messico. Questa leadership non deriva solo dall’eccellenza delle nostre materie prime, ma dall’esperienza complessiva che sappiamo offrire”.

Beduschi aggiunge: “La comunicazione diventa quindi un asset fondamentale per raccontare il prestigio dei brand. Il nostro report semestrale “This Year Next Year” appena pubblicato con le previsioni pubblicitarie globali vede il mercato internazionale dell’advertising a 1,08 trilioni di dollari, con una crescita del 6% prevista per il 2026. In questo contesto, il mercato italiano prevede 13 miliardi di euro di investimenti, in crescita di circa il 3-4 %. Noi di WPP e di WPP Media in Italia – pianificando una campagna pubblicitaria su tre – sentiamo profondamente la nostra responsabilità nel valorizzare l’unicità e l’eccellenza dei brand e dei nostri clienti, sviluppando strategie di internazionalizzazione che sappiano tradurre l’italianità in un linguaggio distintivo ed efficace a livello universale”.

Dati

[1] The strategic role of private equity in the internationalization of Italian SMEs, Journal of Financial Management, Markets and Institutions (Bosio et al., 2021)

[2] AIFI – I semestre 2024 private equity e venture capital

[3] Quadrivio & Pambianco, together with AIFI, presents “The impact of private equity on Made in Italy”

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