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Ferrero: maxi-dividendo da 800 milioni per la holding lussemburghese

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MILANO — L’assemblea dei soci della Ferrero ha deciso, il 28 febbraio, la distribuzione di una cedola di 800 milioni di euro a titolo dell’esercizio 2016-17, chiuso il 31 agosto. Il dividendo risulta dall’importo dell’utile netto, che ammonta a 546,3 milioni, quasi il doppio rispetto ai 280,6 milioni dell’anno precedente. Il dettaglio in questo articolo del Sole24Ore a firma di Giuliana Licini.

Maxi-dividendo per la Ferrero International Sa. La holding lussemburghese della famiglia Ferrero, in occasione dell’assemblea dei soci del 28 febbraio, ha deciso la distribuzione di una cedola di 800 milioni di euro a titolo dell’esercizio 2016-17, chiuso il 31 agosto.

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Come indica il bilancio depositato nel Granducato consultato da Radiocor, il dividendo risulta dall’importo dell’utile netto che ammonta a 546,3 milioni, quasi il doppio rispetto ai 280,6 milioni dell’anno precedente.

E per 253,7 milioni viene prelevato dalle riserve, cioè gli utili riportati a nuovo che totalizzano 773,4 milioni.

L’utile di gruppo 2016-17 cala a 657 milioni

A livello consolidato il gruppo che fa capo alla Ferrero International ha invece registrato nel 2016-17 un utile netto di competenza di 657 milioni di euro, in calo dai 793 milioni dell’anno precedente, con un Ebitda di 1,5 miliardi contro 1,6 miliardi.

Il margine Ebitda è pari al 14,2% dal 15,2%. L’Ebit è stabile a 1,1 miliardi, con un margine del 10,7% circa. «Nonostante le incertezze globali e le sfide del settore e delle tendenze, il gruppo è stato capace di consolidare e confermare la sua performance nel 2016-17», sottolinea il bilancio.

Come il gruppo di Alba ha annunciato nei giorni scorsi, il fatturato è aumentato a 10,5 miliardi di euro, con una crescita dell’1,5% a cambi correnti e del 2,2% a cambi costanti. I prodotti che hanno dato maggiore spinta alle vendite sono stati Nutella, Ferrero Rocher, Kinder Surprise, Kinder Joy, Kinder Bueno e Tic Tac.

Crescono i costi delle materie prime

I documenti depositati in Lussemburgo precisano che i costi operativi sono aumentati dell’1,5% a 9,4 miliardi. Nel dettaglio, i costi delle materie prime e delle forniture sono saliti dell’1,6% a 4,5 miliardi. Mentre i costi dei servizi sono diminuiti dello 0,4% a 3 miliardi e i costi del personale sono aumentati del 4,8% a 1,74 miliardi.

Il risultato finanziario è di una perdita di 145 milioni (contro la perdita di 137 milioni nell’anno precedente), dovuta principalmente alle spese per interessi e agli effetti valutari. L’utile consolidato lordo è stato di 977,6 milioni di euro contro 1.002 milioni nell’esercizio precedente.

Le tasse sono, però, passate dai 210 milioni del 2015-16 a 321 milioni. Il gruppo – spiega il documento – ha inoltre rafforzato gli investimenti a 744 milioni da 631 milioni. Gli asset sono aumentati a 9,3 miliardi da 8,7 miliardi.

In pancia ha lo 0,66% di piazzetta Cuccia

Tra le partecipazioni finanziarie detenute dal gruppo, per un valore di 50 milioni di euro, con una rivalutazione di 11 milioni rispetto al 2015-16, figura principalmente lo 0,66% detenuto in Mediobanca.

Per il nuovo anno 2017-18 «c’è una sensazione di stabilità delle prospettive per il business, nonostante qualche rischio geopolitico. Si vedono nuove opportunità in alcuni Paesi grazie alle riforme economiche e a un aumento della competitività nazionale».

Giuliana Licini

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