venerdì 19 Aprile 2024
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Decreto legge agosto: ancora una volta baristi e ristoratori non sono soddisfatti

«È un provvedimento che contiene molte cose con giuste finalità, ma ci aspettavamo di più - commenta oggi il presidente della Fipe Confcommercio Lino Stoppani -. Non solo perché la ristorazione è tra i settori più danneggiati, ma anche perché, e questo ci preoccupa e ci disorienta, gli annunci fatti per un bonus del 20% sui consumi hanno creato giuste aspettative che se poi non arrivano risposte disorientano e fanno arrabbiare»

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MILANO – Il decreto agosto è sulla bocca di tutti, ma ha disatteso le speranze riposte da molti gestori di locali, ancora troppo vuoti per porter parlare di profitto e ripartenza. Le aspettative per degli interventi più massicci e tempestivi non hanno visto degli effetti concreti sui consumi fuori casa. Lasciando alte le preoccupazioni di chi vede i tavolini vuoti e i locali semi deserti. Raccogliamo la voce degli esercenti dall’articolo di Luisa Mosello su www.ilsecoloxix.it.

Decreto inadatto alle esigenze degli esercenti

«Ci aspettavamo di più» commenta la federazione di categoria Fipe-Confcommercio. Pochi giorni fa aveva presentato un’indagine con dati preoccupanti: 2 italiani su 3 non hanno ancora pranzato fuori casa

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Lo sconto del 20% per i clienti dei ristoranti, ipotizzato alla vigilia del Decreto Agosto e poi saltato con grande delusione degli esercenti (previsti invece contributi a fondo perduto per i ristoratori e cashback, rimborsi posticipati per chi paga con carta) forse avrebbe aiutato un po’. A riempire o almeno ad alzare il livello del paniere dei consumi fuori casa che, secondo l’ultima indagine di Fipe-Confcommercio elaborata qualche giorno fa continua ad essere vuoto (2 italiani su 3 ancora non hanno consumato un pasto al di fuori delle mura domestiche).

La delusione

Ora, dopo le attese, vane, la categoria è per l’appunto delusa.

«Il nuovo Decreto è un provvedimento che contiene molte cose con giuste finalità, ma ci aspettavamo di più – commenta oggi il presidente della Fipe Confcommercio Lino Stoppani -. Non solo perché la ristorazione è tra i settori più danneggiati, ma anche perché, e questo ci preoccupa e ci disorienta, gli annunci fatti per un bonus del 20% sui consumi hanno creato giuste aspettative che se poi non arrivano risposte disorientano e fanno arrabbiare».

«Al di là del rammarico, comunque, questa – continua – è una conferma della posizione della politica italiana» nei confronti di un settore che ha «grandissimi valori economici ma anche immateriali, che per l’Italia sono la sua identità, lo stile di vita». Per Stoppani serviva insomma «dare un segnale» essendo «i più disastrati, i più deboli».

Le attese

Prima del Decreto legge lui aveva sperato in qualcosa di più da parte del governo Conte: «È indispensabile mettere in campo strumenti che stimolino la domanda con l’obiettivo di compensare le pesanti perdite determinate dalla mancanza di turismo internazionale e dal perdurare dello smart working – aveva sottolineato -. Al riguardo guardiamo con grande attenzione a quello che il Governo intende mettere a punto nel decreto di agosto. Lo stanziamento di un fondo finalizzato a rimborsare una quota parte della spesa al ristorante sarebbe certamente un provvedimento che va nella giusta direzione, ma sono altrettanto urgenti ulteriori misure per il contenimento dei costi a cominciare da quelli del lavoro e dei canoni di locazione, magari attraverso l’introduzione della cedolare secca sugli affitti».

I contributi a fondo perduto

Ora che il “bonus consumi” è saltato i ristoratori possono almeno contare su un fondo ad hoc di 600 milioni di euro. Potranno ottenere questo contributo a fondo perduto, di minino 2.500 euro, coloro che acquistano prodotti di filiere agricole, alimentari e vitivinicole esclusivamente italiane. A una condizione: che il fatturato del periodo marzo-giugno 2020 sia inferiore di almeno il 25% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Oppure se l’attività è stata avviata l’attività dopo il 1 gennaio 2020.

Soddisfazione in merito al Decreto è stata espressa da Federcuochi

«Siamo grati alla ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova e alla vice ministra dell’economia Laura Castelli per aver accolto la nostra proposta di un bonus a favore della ristorazione, finalmente una boccata d’ossigeno ad un intero comparto da troppi mesi sull’orlo del fallimento» fanno sapere i cuochi italiani.

No allo spreco alimentare

«È stato un lavoro di squadra portato avanti con Aldo Cursano, vicepresidente FIpe(Federazione Italiana Pubblici Esercizi) – spiega il portavoce Alessandro Circiello -. Le risorse a fondo perduto garantiscono la possibilità immediata per i ristoratori di acquistare prodotti dalle aziende agricole, agroalimentari, della pesca. In questo modo si evita lo spreco alimentare: i vini, la frutta e verdura, i pesci, le carni, si stanno sprecando poiché il comparto ristorazione acquista solo il 40% della loro produzione. Grazie a questa legge viene dato respiro al mercato interno e si contrasta lo spreco alimentare, la perdita di migliaia di posti lavoro e la chiusura delle imprese».

L’indagine attorno al Decreto

Ogni contributo e iniziativa per il settore è per l’appunto “ossigeno” visti i dati, preoccupanti, dell’ultima indagine sui consumi condotta dalla stessa Fipe-Confcommercio.

Il 72% degli intervistati ha dichiarato di non aver mai fatto fino ad ora colazione al bar, il 67,9% ha ammesso di non aver pranzato al fuori dalla propria cucina e il 69,4% di non essersi concesso nessun piatto a cena fuori casa. Come dire: pur con la voglia concreta di ripartire e riprendersi la vita di sempre con tutte le abitudini e consuetudini, si stenta a varcare la porta di un bar o di un ristorante in cui mangiare con la famiglia o in compagnia degli amici.

La paura del contagio

I motivi? Principalmente la paura del contagio (per il 66,5%) e poi anche le restrizioni e le disposizioni di sicurezza che «rendono meno godibile l’esperienza al ristorante» per il 41,5%. In più le occasioni diminuiscono per quanti sono in smart working per quanto riguarda la prima parte della giornata.

Le scelta di un locale

Chi invece, superando i timori del virus ancora in circolazione, decide per un pranzo fuori dalle mura domestiche considera una serie di elementi prima di scegliere dove andare. Per esempio fa attenzione alle norme igieniche (per il 47,4%), al distanziamento tra i tavoli (per il 35,2%) e alla presenza di spazi all’aperto privilegiati per una maggior percezione di sicurezza (per il 34%). Sicurezza che la totalità degli intervistati (il 92,2%) ritiene molto o abbastanza soddisfacente per quanto riguarda l’osservanza delle norme anti Covid da parte ristoratori e baristi.

L’attenzione alla sicurezza inclusa nel Decreto

«Un’evidenza che ci porta a dire che ristoranti e bar sono luoghi sicuri – avevano sottolineato gli esercenti -. La convivialità resta al centro dell’esperienza per il 45,5% degli intervistati, che si passi del tempo con la propria famiglia o con gli amici (45,5%), mentre quasi 1 su 3 si dichiara contento per il fatto stesso di essere tornato a mangiare fuori casa (29,1%). Sotto questo profilo il consumo si fa più intimo e si tendono a privilegiare i luoghi conosciuti e già frequentati in passato. Si esprime così quasi il 90%».

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