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Come un’infografica dimostra che il tè inglese non arriva dall’Inghilterra

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MILANO – Il tè inglese non è (del tutto) britannico. Lo è la tradizione di consumarlo in determinati momenti della giornata, soprattutto di pomeriggio, come racconta Historic-Uk, ma le bustine che immergiamo nell’acqua bollente sono fatte grazie a materie prime che in prevalenza arrivano da molto più lontano.

Spesso da Paesi che hanno subito il dominio, o l’influenza, della corona britannica e che hanno mantenuto relazioni commerciali con Londra. Lo racconta bene un’infografica fatta da Statista.

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Il Kenya davanti a tutti

I dati forniti da TradeMap, e relativi al 2017, mostrano che le foglie di tè vengono raccolte soprattutto in Africa e in Asia. Dal Kenya, ad esempio, diventato indipendente nel 1963, ne sono arrivate in Gran Bretagna, nell’ultimo anno, oltre 62 milioni di tonnellate.

Un record assoluto. In seconda posizione, infatti, c’è l’India con 17 milioni. In terza il Malawi, con 11 milioni.

Anche loro, del resto, sono ex colonie. Nel vecchio continente, invece, sono Olanda, Svizzera e Polonia a rifornire più frequentemente Londra. In questo caso, però, il prodotto arriva già pronto.

Ecco l’infografica

Ma in Inghilterra non si coltiva da nessuna parte?

C’è una piantagione, nella Cornovaglia sud-occidentale, nella tenuta di Tregothnan, che sfida questa tendenza. Ovvero mette il tè, oltre che sulle tavole delle famiglie inglesi, anche sul mercato internazionale. Vendendo anche in India e in Cina. Ha iniziato a produrre nel 2005 grazie all’intuizione dell’attuale Visconte di Falmouth, Evelyn Boscawen, che ha raccolto l’eredità di quel tè che conosciamo con il nome di Earl Grey.

Charles Gray, infatti, fu primo ministro all’inizio del XIX secolo, una delle figura più importanti della storia della famiglia.

Oltre alla piantagione, la tenuta comprende un enorme giardino, all’inglese ovviamente, e migliaia di acri di terreno agricolo e boschivo (le foto più belle le trovate qui). Un territorio che appartiene alla famiglia dal 1334.

Una vera azienda, tra tradizione e innovazione botanica, ben descritta dal Telegraph, che può anche essere visitata. Un modo per scoprire la storia e il lavoro di chi ha permesso che, tra le 165 milioni di tazze bevute ogni giorno in Inghilterra, alcune fossero ancora, e del tutto, autentiche.

Alessandro Frau

FONTEagi.it
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