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Coca-Cola per il 4° anno la più inquinante e reagisce: “Imballaggi riciclabili al 25% entro il 2030”

Coca-Cola: “Ora basta, vogliamo portare la quota di imballaggi riciclabili al 25% entro il 2030 a livello globale”

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MILANO – Coca-Cola ha raggiunto anche quest’anno il poco invidiabile obiettivo di essere stata valutata come l’azienda più inquinante del mondo. La classifica è stata redatta dall’organizzazione indipendente “Break Free From Plastic”. Riportiamo di seguito l’articolo scritto dalla giornalista Jona Mantovan per il quotidiano Il Corriere del Ticino che si pubblica nella Svizzera Italiana.

Coca-Cola mira ad essere un’azienda più sostenibile

LUGANO (Svizzera) – Le bollicine, già… ma poi anche la plastica che le contiene. Tante bollicine, tante bottiglie… Tanta plastica. Ed è un problema, per la Coca-Cola. L’azienda, per il quarto anno consecutivo, è stata nominata come la più inquinante—almeno per quanto riguarda la produzione e la messa in circolo del materiale inquinante tanto detestato dagli ambientalisti e non solo.

La classifica è stilata dall’organizzazione di volontari “Break Free From Plastic” (letteralmente “Liberiamoci dalla plastica”). Da qui la scossa. E l’annuncio a effetto, recentissimo: “Ora basta, vogliamo portare la quota di imballaggi riciclabili al 25% entro il 2030 a livello globale”.

Un passo avanti epocale, un balzo netto rispetto alla situazione attuale. Greenpeace è soddisfatta dell’intento, anche se preferirebbe che si arrivasse al 50% per quella data. “Un traguardo indispensabile per un’azienda che ogni anno produce oltre 120 miliardi di bottiglie di plastica”.

La dichiarazione della multinazionale, tuttavia, fa parte di un appello alla creazione di una sorta di “patto” che ha coinvolto anche altri grandi marchi, come PepsiCo e Unilever. Un “trattato globale”, insomma, per tagliare la produzione del materiale tanto nocivo quanto difficile da gestire.

La nuova strategia ecosostenibile di Coca-Cola

Nella nota, la ditta fondata ad Atlanta cita uno studio condotto dalla Ellen MacArthur Foundation intitolato “Reuse: Rethinking Packaging report”: “Questo genere di conversione, applicato al 20% degli imballaggi nel mondo, è un’opportunità di business da 10 miliardi di dollari che porta benefici ai clienti e rappresenta un elemento cruciale nella ricerca per eliminare i rifiuti di plastica e l’inquinamento”.

La strategia si gioca su tre livelli: progettazione, per rendere tutti gli imballaggi principali che finiscono direttamente nelle mani dei consumatori riciclabili entro il 2025, oltre che composti da almeno il 50% di materiali riciclati; raccolta, con l’obiettivo di raccogliere e riciclare una bottiglia o una lattina per ogni prodotto venduto entro il 2030; e, infine, il gioco di squadra, con l’obiettivo di sostenere la transizione verso un ambiente sano e privo di rifiuti tossici.

Il poster con l’infografica di Coca-Cola

La strategia della multinazionale è composita a causa dell’eterogeneità delle regole e delle abitudini presenti nei diversi Paesi. Occorre capire le strategie migliori da adottare nei confronti delle varie modalità di raccolta—dal riciclo al recupero, passando per il riutilizzo dei contenitori.

In ballo ci sarebbe pure l’ampliamento dell’uso della cosiddetta “bottiglia universale”, vale a dire un contenitore con una sola forma e dimensione, introdotto nel 2018 in Brasile e oggi presente anche in altri stati dell’America del Sud. Un altro fronte su cui lavorare è costituito, a livello mondiale, dall’incremento dell’uso di bottiglie di plastica in Pet per i formati da 1,5/2 litri, come pure una riflessione sull’impiego di bicchieri riutilizzabili dotati di microchip, da impiegare nei distributori automatici di campus, parchi e navi da crociera.

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