giovedì 02 Maggio 2024
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Centro studi dell’alimentazione: “Mortalità e caffè, risultati scientifici contrastanti”

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MILANO – Così ha riportato il Centro studi dell’alimentazione di Milano. Gli studi che hanno valutato l’associazione tra consumo di caffè e mortalità hanno portato finora a risultati contrastanti. Per meglio chiarire questa associazione, oltre 400.000 soggetti (229.119 uomini e 173.141 donne), con età compresa tra i 50 e i 71 anni, sono stati seguiti per 4 anni (o fino alla data del decesso), registrando le cause di morte dei 52.515 soggetti deceduti. Tali dati sono stati messi in relazione con il consumo di caffè, valutato mediante un questionario compilato all’inizio dello studio. Dai risultati emerge una significativa associazione inversa tra consumo di caffè e mortalità totale.

Centro studi dell’alimentazione commenta i dati della ricerca

In particolare, comparando i dati dei consumatori di caffè con quelli dei non consumatori, negli uomini la mortalità diminuiva del 6%, del 10%, del 12% e del 10% per consumi rispettivamente di 1 tazza/die, 2-3 tazze/die, 4-5 tazze/die e >6 tazze/die. Nelle donne, invece, il rischio diminuiva rispettivamente del 5% (per consumi di 1 tazza/die), 13% (2-3 tazze/die), 16% (4-5 tazze/die) e 15% (>6 tazze/die).

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Stratificando i dati in funzione delle diverse cause di morte, si osserva un’associazione inversa tra il consumo di caffè e la mortalità per malattie cardiache, malattie respiratorie, ictus, morti accidentali, diabete ed infezioni, ma non per malattie tumorali. Analizzando i risultati in funzione della tipologia di caffè consumato, infine, non si riscontra alcuna differenza tra caffè con caffeina e decaffeinato.

Associazione inversa dose-dipendente

In questo largo studio prospettico si osserva quindi un’associazione inversa, dose-dipendente, tra consumo di caffè e mortalità, sia totale che per cause specifiche (ad eccezione delle forme tumorali). Rimane naturalmente da chiarire, vista la natura osservazionale dello studio, se tale associazione rifletta una reale correlazione causa-effetto. Freedman ND, Park Y, Abnet CC, Hollenbeck AR, Sinha R. N Engl J Med. 2012 May 17;366(20):1891-904. Per saperne di più: http://www.nutrition-foundation.it/news.php?act=visual&nid=001638

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