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CAIVANO (Napoli) – Il progetto Mwanyi Women and Youth, lanciato da Caffè Borbone in collaborazione con ofi (Olam Food Ingredients), uno dei principali fornitori mondiali di caffè verde, mira a creare una filiera del caffè inclusiva e sostenibile in Uganda, coinvolgendo 1.000 produttori, di cui oltre il 70% sono donne.
Dal suo avvio nel 2022, il progetto quinquennale ha compiuto importanti progressi nella promozione di pratiche sostenibili e dell’educazione finanziaria tra i produttori locali, raggiungendo i seguenti traguardi:
- Coinvolti 1.000 produttori di caffè, di cui oltre il 70% sono donne
- Istituiti 20 gruppi di risparmio e microcredito con quasi 600 membri
- Avviati quattro vivai di caffè, con una capacità di piantagione di oltre 50.000 piantine, equivalenti alla coltivazione di 185 ettari di terreno
- Aperte due attività di vendita di input agricoli per giovani, che forniscono risorse essenziali e generano reddito per la comunità locale
- Formati 23 giovani adulti in agronomia che forniscono supporto a oltre 2.800 coltivatori di caffè
Tre anni dopo l’avvio del progetto, tutti i 1.000 produttori di caffè identificati come gruppo target sono stati già coinvolti con successo.
L’iniziativa quinquennale include attività formative mirate, principalmente rivolte a persone tra i 23 e i 59 anni, nei distretti di Ibanda e Bushenyi, nel sud-ovest dell’Uganda. Il progetto Mwanyi è stato creato per affrontare i problemi di insicurezza lavorativa e l’esodo rurale che colpiscono queste regioni, promuovendo al contempo la crescita dei piccoli produttori locali di caffè.
Tra i principali temi di formazione vi sono le competenze agronomiche di base e l’educazione finanziaria, inclusa l’accessibilità al microcredito, con l’obiettivo di migliorare la qualità del prodotto.
“Uno degli aspetti più entusiasmanti del progetto è vedere i risultati positivi generati dall’apprendimento continuo e su larga scala,” afferma Marco Schiavon, ceo di Caffè Borbone. “Siamo in costante contatto con i nostri partner locali, organizzati in otto team che includono agenti di campo, agronomi, responsabili finanziari e capi unità, tutti impegnati a garantire che la formazione rimanga attuale ed efficace. Guardando al futuro, ci concentreremo in particolare sull’agricoltura rigenerativa, con l’obiettivo di migliorare i processi di coltivazione e raccolta dal punto di vista dell’impatto ambientale, sostenendo un’economia basata sul reddito derivante dalla coltivazione sostenibile del caffè.”
Alessandro Mazzocco, General Manager del settore caffè di ofi, ha aggiunto: “In ofi, ci concentriamo sulla collaborazione con clienti e partner per promuovere un cambiamento positivo e migliorare le condizioni di vita di 60.000 donne e 15.000 giovani nel settore del caffè entro il 2030, nell’ambito della nostra strategia Choices for Change. Sono orgoglioso dei nostri progressi in Uganda con Borbone attraverso il progetto Mwanyi, che ha coinvolto 1.000 produttori – uomini e donne – in programmi di formazione e creato nuove opportunità di lavoro rurale. Continueremo il nostro percorso con un focus ancora maggiore sull’educazione finanziaria e sulle pratiche agricole rigenerative per migliorare la sostenibilità della produzione di caffè per la prossima generazione di agricoltori.”
L’importanza delle competenze agricole per innovare il processo produttivo
Dal 2022, grazie al progetto Mwanyi, 23 giovani hanno acquisito conoscenze agricole specialistiche e ora supportano oltre 2.800 agricoltori, contribuendo ad aumentare la redditività e la produttività nella regione.
I programmi formativi coprono una vasta gamma di argomenti: le migliori pratiche agronomiche, il controllo dell’erosione del suolo, il miglioramento della fertilità, le tecniche di raccolta, la gestione del suolo post-raccolta, l’igiene e la sanità delle piante, oltre ai metodi di essiccazione e stoccaggio. Per sostenere ulteriori investimenti nella produzione agricola, sono stati aperti due negozi per giovani con materiali agricoli (l’obiettivo è raggiungerne quattro entro la fine del progetto), fornendo ai coltivatori forniture stagionali. Questo sistema non solo semplifica l’accesso alle risorse essenziali, ma genera anche valore aggiunto e reddito per la comunità locale.
Nei primi tre anni, sono state istituite anche quattro piattaforme di vivai di caffè (con altre due previste entro la fine del 2025), con una capacità di oltre 50.000 piantine. Attualmente gestiti da 24 giovani formati (che saliranno a 36 a pieno regime), questi vivai operano come vere e proprie imprese agricole. L’obiettivo è sviluppare una filiera locale di piante di caffè di alta qualità per sostenere la produttività agricola e le opportunità occupazionali nelle aree rurali.
Accesso al microcredito e ai servizi finanziari: la chiave per promuovere l’imprenditorialità e migliorare la qualità della vita
Il progetto Mwanyi include anche iniziative volte a promuovere l’abitudine al risparmio e la creazione di opportunità di microcredito tra i gruppi di agricoltori che operano in comunità dove i servizi finanziari strutturati sono carenti. A tal fine, è stato creato un programma VSLA (Village Savings and Loan Associations) all’interno della rete di villaggi. Attualmente comprende 20 gruppi di risparmio e prestito che riuniscono 592 agricoltori. Grazie alla formazione in educazione finanziaria fornita da Mwanyi – che tratta argomenti come l’imprenditorialità, la registrazione dei risparmi, i metodi per monitorare la produttività delle piantagioni e l’utilizzo di strumenti per il risparmio – diversi agricoltori sono riusciti a utilizzare i proventi del caffè per avviare attività generatrici di reddito.
Tra queste, l’allevamento di bestiame (maiali, capre, pollame) e l’artigianato, come la produzione di cesti, tappeti e tovaglie, fornendo così una fonte di reddito affidabile durante le stagioni morte della coltivazione del caffè.
“Gli agricoltori coinvolti nel sistema locale di micro-risparmio VSLA hanno sviluppato un senso di responsabilità finanziaria che consente loro di diventare autonomi, ad esempio nel richiedere prestiti o nella gestione dei propri risparmi personali,” prosegue Marco Schiavon. “Alcune evidenze mostrano come le persone coinvolte nel programma stiano migliorando il proprio reddito, con ricadute positive sulla qualità della vita loro e delle loro famiglie. Alcuni sono riusciti a ristrutturare le proprie abitazioni, altri possono ora pagare puntualmente le tasse scolastiche e acquistare materiale didattico per i figli. In quanto attore chiave in un mercato sempre più influenzato dai cambiamenti macro-globali, riconosciamo la nostra responsabilità nei confronti delle persone che lavorano all’inizio della filiera.”
Obiettivi futuri per il 2027
Uno degli obiettivi principali del progetto Mwanyi nei prossimi due anni è diversificare e assegnare aree per nuove opportunità per i produttori locali, a partire dall’espansione a breve termine dei sei vivai esistenti.
Il maggiore investimento sarà focalizzato sull’implementazione di pratiche agricole rigenerative e sul supporto alla conformità con il regolamento EUDR attraverso l’adozione delle Buone Pratiche Agricole (GAP), insieme a una valutazione costante dell’impatto sul carbonio e della biodiversità. I progressi saranno monitorati tramite i dati primari del sistema informativo OFIS (ofi Farmer Information System), raccolti dai team sul campo di ofi e comprendenti localizzazione GPS delle fattorie, rese e metriche sociali.
Inoltre, per rafforzare l’autonomia e la stabilità finanziaria dei produttori, il progetto prevede il supporto nell’instaurare relazioni con istituti bancari per la gestione dei risparmi. Caffè Borbone sta lavorando alla definizione di un’attività di monitoraggio dell’impatto che fornirà report completi sui progressi ambientali, sociali ed economici lungo la filiera.
Il contesto locale ugandese
L’Uganda è la patria della qualità Robusta e il principale produttore di Robusta in Africa, oltre ad essere il secondo produttore di caffè del continente. La produzione di caffè contribuisce al 2% del PIL dell’Uganda, con 353.000 ettari di terra coltivabile dedicati alla coltivazione. Il settore rappresenta il 14% delle esportazioni totali. La coltivazione del caffè è il principale mezzo di sussistenza per circa 1/3 della popolazione, ovvero 1,7 milioni di famiglie (7 membri per famiglia), con una forza lavoro di 12.000 dipendenti e circa il 40% di donne impiegate nel settore.
In termini di consumo, in Uganda la cultura del consumo di caffè è molto bassa, e la gran parte della produzione è destinata esclusivamente all’esportazione.
Attualmente, in Uganda ci sono 75 esportatori, tra cui 15 cooperative di caffè e 19 torrefattori (piccole e medie imprese), a indicare un mercato in forte crescita ma altamente frammentato a causa della geografia del paese e della carenza di formazione imprenditoriale.
Dal 2011 la produzione di Robusta e Arabica in Uganda è aumentata, seppur a un ritmo incerto a causa delle condizioni climatiche instabili. Questa crescita è stata sostenuta dall’incremento delle risorse e della superficie coltivata. La produzione di Arabica è passata da circa 0,9 milioni di sacchi a circa 1,1 milioni di sacchi, mentre quella di Robusta è cresciuta da 2,2 milioni di sacchi nel 2011 a circa 5,8 milioni di sacchi nel 2021.
La scheda sintetica di Caffè Borbone
Nata a Napoli nel 1999 come piccola torrefazione legata alla tradizione del caffè napoletano, Caffè Borbone è diventata in pochi anni uno dei principali produttori di caffè monoporzionato in cialde e capsule.
Rappresenta un caso di crescita esemplare, grazie anche al costante investimento in Ricerca & Sviluppo che ha portato alla realizzazione di prodotti innovativi e di qualità che, gradualmente, hanno conquistato i consumatori sempre più attenti all’ambiente. È stata, infatti, la prima azienda in Italia a proporre la cialda compostabile che, smaltita nell’umido, può essere utilizzata per la produzione di compost, con involucro riciclabile nella raccolta della carta. Successivamente, ha lanciato la capsula compostabile in biopolimero con il top in carta filtro. Dal 2018 Caffè Borbone è controllata da Italmobiliare Investment Holding, che ha acquisito il 60% della società, mentre il restante 40% rimane al fondatore Massimo Renda.