giovedì 11 Aprile 2024
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L’Associazione espresso napoletano lancia un sondaggio per il 1° ottobre

Per rendere il giudizio unanime, in onore della Giornata Mondiale del Caffè, l’Associazione lancia un sondaggio: Quale caratteristiche deve presentare una tazza di caffè per essere definito espresso napoletano? Siamo più che certi di un dettaglio: la leva! Sappiamo che le caratteristiche della macchine a leva estraggono la corposità, la pienezza della miscela prevalentemente usata, permettendo ai maestri di personalizzare ogni singola estrazione. Al tecnico si aggiunge la cornice del rito, la gestualità obbligatoria dei passaggi

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NAPOLI – Ancora oggi nessuno riesce ad elencare le caratteristiche che dovrebbe presentare un’espresso per essere definito napoletano e c’è chi afferma addirittura che l’espresso napoletano non è altro che quello Italiano. Se chiedessimo in giro troveremmo svariate opinioni su ciò che è o non è. Tra tanti giudizi soggettivi il più triste è decisamente quello associato esclusivamente al rito, sottintendo che nella tazza non ci sarebbe nulla da elogiare. L’Associazione espresso napoletano ha le idee chiare sulle caratteristiche che presenta e non lo delimita al rito che piuttosto lo impreziosisce come una cornice che lo valorizza.

Questo è il primo vero motivo della nascita dell’Associazione: definire, valorizzare e quindi tutelare ciò che i Maestri creano ogni giorno: l’espresso napoletano, ricercato nel quotidiano, scandendo i momenti delle giornate e spesso preferito agli specialty coffee.

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Testimone di questa preferenza è il Presidente dell’Associazione Costanzo Francesco, ormai diventato promotore della nostra arte. Vedendo questa incongruenza che si trascina da molti anni, noi non potevamo che fare chiarezza e quindi evidenziare le caratteristiche che dovrebbe presentare la tazza dell’Espresso Napoletano ricercata quindi preferita.

Associazione espresso napoletano: parte il sondaggio

Per rendere il giudizio unanime, in onore della Giornata internazionale del Caffè, l’Associazione lancia un sondaggio: Quale caratteristiche deve presentare una tazza di caffè per essere definito espresso napoletano?

Siamo più che certi di un dettaglio: la leva! Sappiamo che le caratteristiche della macchine a leva estraggono la corposità, la pienezza della miscela prevalentemente usata, permettendo ai maestri di personalizzare ogni singola estrazione.

Al tecnico si aggiunge la cornice del rito, la gestualità obbligatoria dei passaggi. Non è un caso la scelta di compiere i nostri passi con le macchine a Leva e l’azienda La San Marco ha abbracciato l’obiettivo dell’Associazione dandole piena disponibilità di macchinari tramite l’importante collegamento, punto di riferimento delle organizzazioni, Nicola Bianco.

Esiste un inizio per tutto… e il nostro è storia

Se diamo uno sguardo al passato vediamo che mentre il caffè faceva le prime comparse fra le strade Italiane, precisamente a Venezia nel 1683 in Piazza San Marco dove nasce la prima bottega, si narrava che Alfonso D’Aragona già conoscesse il caffè grazie alla sua flotta navale la quale importava tutti i prodotti orientali nel 1450, e mentre la bevanda nera faceva fatica ad essere accettata in quanto considerata bevanda di Satana a causa dell’origine e degli effetti, a Napoli veniva già consumata dopo i banchetti reali. Fonti scritte narrano che la Regina Maria Carolina d’Asburgo dopo i pasti invitava i propri ospiti nella sala del caffè dove ad aspettarli c’erano i primi baristi napoletani con le tipiche giubbe bianche.

Nell’800 le strade di Napoli iniziarono a riempirsi di caffettieri ambulanti.

Nel 900 il caffè entra nelle case grazie al francese Mourize che inventò a Napoli la Cuccumella.

Le prima macchina espresso a vapore inventate da Angelo Moriondo presentata all’Expo di Torino nel 1884, poi evolute a pressione, quindi a leva, brevettate da Achille Gaggia nel 1947, complesse ma non per i napoletani, diventati subito abili nel manovrarle.

Anche le miscele facevano la differenza, con la giusta percentuale di arabica e robusta e la cottura a mantello di monaco, come cita Edoardo De Filippo in una sua opera. Ed è così che la particolare miscela e l’impeccabile manodopera iniziarono a fare la storia del caffè napoletano.

Quindi… cosa determina l’espresso napoletano?

Invia il tuo parere all’email maestridellespressonapoletano@gmail.com

e condividilo sul profilo Facebook dell’Associazione.

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