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La Sardegna è spesso vista come un’isola di tradizioni, ma dietro l’immagine turistica si nasconde una realtà complessa per il mondo dei pubblici esercizi. Nonostante la presenza di locali glamour nei grandi centri, molti bar e caffetterie chiudono ogni giorno, con numeri che parlano chiaro: l’isola sta vivendo una crisi silenziosa nel settore. Leggiamo di seguito parte dell’articolo su La Nuova Sardegna.
In Sardegna chiude un bar al giorno: l’isola perde 345 locali in un anno
NUORO – Nuoro ogni anno è la Provincia (in tutta Italia!) con più concentrazione di bar, e i cocktail bar sempre più diffusi iniziano a riempire le guide di qualità stilate dagli addetti ai lavori. Però poi nell’isola allo stesso tempo chiude ogni giorno un locale e la morìa non si arresta. I numeri dicono che in un anno in Sardegna hanno chiuso 345 bar.
Praticamente un anno fa ogni giorno un titolare sparso nell’isola ha spento la cassa, staccato le spine dell’alimentazione dei frigoriferi e abbassato la saracinesca. Stando ai numeri, la discesa è precipitosa. L’isola che era dei vecchi tzilleri sembra l’isola dei locali glamour, ma solo nei grandi centri, e in realtà è sempre di più isola senza bar.
Nel rapporto annuale della Fipe-Confcommercio, il saldo tra aperture e chiusure vede in Sardegna un buco di 345 attività con un picco di meno 145 imprese individuali. Chiudono i locali, e chiudono soprattutto le piccole caffetterie di quartiere.
Quelli con le pareti in legno, i congelatori griffati Algida, i lampadari col ventilatore e quell’odore di Anni 70. In Sardegna resistono 4.687 bar, il 3,2 per cento in meno da 2023 a 2024. Non differisce dal trend negativo nazionale (-3,3%).
La realtà dietro i bar: tra illusioni e numeri
«La lettura è semplice: assistiamo all’evoluzione di questo tipo di impresa. Molti pensavano che aprire un ristorante o un bar fosse il lavoro più semplice del mondo. Adesso chi non impara a muoversi e a leggere bene i numeri, non ce la fa»: il commento è tranchant. E arriva proprio da Emanuele Frongia, presidente della Federazione di pubblici esercizi della Confcommercio.
Pub e locali sembravano il primo accesso, veloce e facile, al mondo dell’imprenditoria. Non è così, «e il covid ce lo ha insegnato» tanto da assistere a chiusure a raffica. La vita delle attività si è ridotta di molto. Conti in rosso, nessuna prospettiva e l’epilogo arriva in fretta.
«Un aspetto importante è che da anni c’è una spettacolarizzazione del nostro mondo. Visto dalla tv sembra facile, e ci hanno rimesso una o forse due generazioni di imprese» sostiene Frongia.
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