mercoledì 10 Aprile 2024
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Un’impresa su 3 gestita da donne, Fipe: “Un dato che è ancora da migliorare”

Valentina Picca Bianchi, presidente del Gruppo Donne della Federazione: “Il fondo per l’imprenditoria femminile istituito presso il ministero per lo Sviluppo economico e finanziato per 160 milioni di euro grazie ai fondi del Pnrr e per gli latri 40 milioni grazie a fondi statali, gioca un ruolo determinante. I contributi a fondo perduto e i finanziamenti agevolati sono destinati alle imprenditrici che hanno il desiderio di creare realtà virtuose, ad alto tasso di innovazione di prodotto e processo, ma anche ad alta sostenibilità"

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ROMA – Il settore della ristorazione è tra i più virtuosi in Italia per quanto riguarda il numero di imprese a titolarità femminile. Il rapporto Unioncamere diffuso qualche giorno fa ha evidenziato che, in Italia, la media di imprese guidate da donne è del 22,8%. Se si fa riferimento ai soli Pubblici esercizi, invece, come dimostrano i dati contenuti nel Rapporto ristorazione curato da Fipe-Confcommercio, nel 2021 le attività a titolarità femminile sono risultate 112.752, il 28,5% del totale.

Le donne nel settore della ristorazione

Un dato incoraggiante che sottolinea l’impegno delle donne nel settore della ristorazione, ma che può ancora essere migliorato.

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“Il fondo per l’imprenditoria femminile istituito presso il ministero per lo Sviluppo economico e finanziato per 160 milioni di euro grazie ai fondi del Pnrr e per gli latri 40 milioni grazie a fondi statali, gioca un ruolo determinante” sottolinea Valentina Picca Bianchi, presidente del Gruppo Donne di Fipe-Confcommercio.

Valentina Picca Bianchi continua: “I contributi a fondo perduto e i finanziamenti agevolati sono destinati alle imprenditrici che hanno il desiderio di creare realtà virtuose, ad alto tasso di innovazione di prodotto e processo, ma anche ad alta sostenibilità.”

Bianchi aggiunge: “A questo si aggiunge l’attività costante della Federazione, che ha messo in campo programmi di empowerment, cultura finanziaria e cultura d’impresa in generale allo scopo di consolidare il radicamento delle aziende femminili già attive e favorire la nascita di nuove realtà.”

Bianchi afferma: “Tutte con il minimo comune denominatore della sostenibilità che nel nostro settore si traduce in attenzione per la filiera agroalimentare di qualità e l’applicazione dei contratti di lavoro più tutelanti e riconosciuti”.

Una delle priorità è infatti recuperare il gap di manodopera femminile qualificata che si è persa negli ultimi due anni di pandemia. Nella ristorazione, infatti, rispetto al 2019, si sono persi oltre 98mila posti di lavoro precedentemente occupati da donne, il 19,3% del totale.

“Rimettere queste persone al lavoro anche attraverso lo sviluppo di progetti innovativi – conclude Picca Bianchi – è la condizione ineludibile per dare futuro e prospettiva al settore”.

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