venerdì 12 Aprile 2024
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COMPORTAMENTO – Ecco perché le persone tristi fanno il caffè cattivo

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Deliri di una caffeinomane. Niente di filosofico, una delusione olfattivo-gustativa delle otto del mattino. Una guarnizione da cambiare, caffè di una marca che non amo, chissà. Sotto ai rassicuranti centimetri di schiuma, stava il caffè cattivo.

 

Le moke sono come persone: a un certo punto cominciano a fare il caffè cattivo, e tu ti chiedi se non avresti dovuto spenderci di più, se le hai lasciate sulla fiamma troppo a lungo ignorando che erano pronte, o se semplicemente è arrivato il loro momento. Di cambiare la guarnizione, s’intende.

La ponderosità malinconica ha insistito, mi ha spinta nel viaggio mentale del binomio moka-persona. La mia moka è una buona moka.

Una buona moka dura per anni, se ci hai speso il necessario, se ne hai cura, se non te la dimentichi sul gas. Si fosse bruciato il caffè? Non era il mio caso. A lasciar le cose troppo sul fuoco, lì, a rimuginare, prima o poi perdono l’aroma, si attaccano, si bruciano. Una cosa bruciata mica la recuperi. Mai dimenticare, bisogna stare attenti. Forse un ciclo senza caffè, dopo un’accurata grattata con la lana d’acciaio.

Anche se quest’ultima la sconsiglierei, sul fronte umano. Qualcuno potrebbe risentirsi. E magari quell’accortezza di preparare la moka la sera prima, così da dover solo accendere il fuoco quando ci si sveglia. Un modo come un altro per farla sentire coccolata, la moka, perché il rito sia meno meccanico e sbrigativo, ma perpetuato con più cura e una certa pianificazione.

 

Fonte: [via]

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