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Zaini: Così la tradizione di un marchio celebre si rinnova nel cuore di Milano

L’azienda ha 200 dipendenti in Italia, di cui 110 occupati direttamente in produzione e in crescita costante. Mentre il reparto ricerca e sviluppo, diretto da Luigi e Antonella Zaini, è composto da sei persone che lavorano soprattutto su nuovi prodot

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MILANO — Repubblica ha dedicato un articolo a firma di Gloria Riva alla Zaini. Iconica fabbrica di cioccolato fondata nel 1913, che ancora oggi produce e opera nel cuore di Milano.

L’azienda ha aperto nel capoluogo lombardo una cioccolateria in stile retrò che è già diventata un concept. Dal momento che un locale analogo è stato recentemente inaugurato a Venezia. E che altri probabilmente seguiranno. Vi proponiamo di seguito l’articolo.

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Zaini: il cioccolato in stile Belle Epoque

I grattacieli d’acciaio e vetro svettano nella modernissima zona di Porta Nuova, a Milano. Quei palazzoni sono nati e cresciuti rubando spazio all’abbandono e al degrado. Lasciando però intatti angoli di un passato milanese entusiasta e produttivo.

Sono contaminazioni uniche e rare. Come quella al numero cinque di via de Cristoforis, stretta traversa della fascinosa Corso Como.

Qui, spingendo una porta a vetri in stile Belle Epoque, si viene catapultati in un baretto di inizio Novecento. Dove il cioccolato viene ancora confezionato a mano.

Sugli scaffali si possono trovare deliziose rose caramellate o modernissime tavolette di cioccolato pop-corn; incartate in un fumetto ironico su Donald Trump.

Oltre un secolo fa, nel 1913, in questo stesso luogo, un giovane Luigi Zaini, con la passione per il cacao, creò una bottega. Per produrre raffinate barrette di cioccolato da spedire in Inghilterra.

Un gioiello di stile liberty

Ed è sempre qui che oggi il nipote, che porta lo stesso nome del nonno. Con altrettanta eleganza ha ricreato un gioiello di stile liberty e gusto moderno. Dedicando un’ala dello stabilimento produttivo proprio al confezionamento di tavolette di pasticceria, artigianali. Inseguendo un passato che piace all’esigente clientela di milanesi e turisti da tutto il mondo.

«Fino agli anni Settanta questa era una zona di piccoli capannoni e attività artigiane. Fra cui la nostra. Abbiamo deciso di non cedere questi due locali e trasformarli in una cioccolateria retrò; con l’idea di replicare questo concept altrove.

Infatti un secondo negozio è nato a Venezia

Probabilmente ne nasceranno altri.» Spiega Luigi Zaini, terza generazione, che gestisce l’azienda di cioccolato meneghina insieme alla sorella Antonella.

Una particolarità: la produzione della Luigi Zaini Spa, ancora oggi, si trova nel cuore di Milano, in via Imbonati. A due passi dalla metro Maciachini.

«Il grosso dell’attività è stato spostato lì negli anni Venti per dare il via a una produzione industriale. Sono stati il nonno e la nonna Olga a gestire quel passaggio e ancora oggi lo stabilimento è attivo. La nostra azienda, insieme allo stabilimento di Fernet Branca, sono le ultime due fabbriche attive ancora presenti in città».

L’ultima ciminiera

Svetta, oltre al tipico tetto a sheld dei capannoni industriali del ‘900, l’ultima ciminiera ancora attiva della città che sbuffa vapore e aroma di vaniglia.

Mentre all’interno ancora si producono confetti, caramelle e dolciumi speciali. Poi c’è l’innovazione più spinta, che si trova nei due stabilimenti di Senago, hinterland milanese.

Dietro l’azienda, una grande donna

Se la Zaini è diventata quello che è oggi è per merito di Olga Zaini. E’ stata lei che, negli Anni Trenta, poco più che ventenne, raccoglie il testimone dal marito, scomparso prematuramente e, da sola e senza grande esperienza, diventa una delle prime imprenditrici d’Italia, un punto di riferimento per la manifattura italiana.

Olga è grintosa e non cede neppure quando lo stabilimento di via Imbonati viene raso al suolo dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

«Nonna ha fatto assumere tutti i propri operai da un’azienda di costruzione. In pochi mesi l’impresa era di nuovo in funzione e produttiva. Nessuno ha perso il posto.» Ricorda il nipote Luigi.

Vittorio e Piero Zaini, i figli di Olga, proseguono il lavoro di espansione intrapreso dalla madre. Fino alla metà degli anni Novanta hanno puntato decisamente sull’export e su solidi prodotti riconoscibili. Come il cioccolato Emilia, la tavoletta tipica per preparare i dolciumi che ancora oggi gode di ottima salute.

Percorso di managerializzazione

Con la terza generazione la società ha invece puntato su un percorso di managerializzazione, pur mantenendo l’azionariato strettamente legato alla famiglia.

«Lo sforzo mio e di mia sorella è stato quello di rendere questa società attrattiva per le alte professionalità. Insistendo su una prima linea di manager competenti e in grado di pilotare il gruppo in un sistema economico complesso come quello attuale.» Spiega ancora Luigi Zaini. Presidente e amministratore delegato della società.

Si riferisce, ad esempio, alla digitalizzazione della produzione; ma anche alle mille variabili di cui una fabbrica di cioccolato deve tener conto.

«Siamo molto influenzati dai cambi e dalle importazioni. Un’eventuale introduzione dei dazi americani potrebbe modificare sensibilmente gli assetti produttivi. Ma per affrontare tutto questo abbiamo sviluppato solide strategie di crescita e sistemi di controllo sofisticati».

Il prodotto di punta

Il prodotto di punta è la tavoletta di cioccolato Emilia. Se ne fanno 2 mila tonnellate l’anno e il 30 per cento è venduto in Italia. Segue al ruota il Boero, il cioccolato con il cuore di ciliegia, avvolto dalla carta rossa, che è il più venduto in Italia. Seguito dai gianduiotti. Fra le novità, gli ovetti con sorpresa, di cui l’azienda meneghina è il secondo produttore nazionale.

L’azienda ha 200 dipendenti in Italia

Di cui 110 occupati direttamente in produzione e in crescita costante. Mentre il reparto ricerca e sviluppo, diretto da Luigi e Antonella Zaini, è composto da sei persone che lavorano soprattutto su nuovi prodotti, sotto l’impulso della famiglia.

L’ultima nata di casa Zaini, ad esempio, è la Crema Emilia

«Una spalmabile fondente che ha come ingrediente essenziale il cacao». Mentre è entrata in commercio una versione del cioccoblocco Emilia al 70 per cento di cacao, anziché il 50 per cento. Fatta per intercettare nuova clientela.

L’altra innovazione è quella di processo, che interessa soprattutto gli stabilimenti di ultima generazione di Senago. Dove tutte le macchine sono digitalizzate e la qualificazione della manodopera è per lo più medio alta: Capace di governare robot e software di ultima generazione.

L’obiettivo di Zaini è consolidare le quote di export:

«Per il momento raggiungiamo 80 paesi al mondo ed esportiamo metà di quello che produciamo, per un valore di fatturato che si attesta attorno ai 70 milioni di euro.

Puntiamo a crescere non solo in Europa, ma anche in Asia, in America. Mentre in Canada siamo già fortemente presenti. Stiamo inoltre lavorando con le aree dell’Africa occidentale, specie Costa d’Avorio e Ghana, da cui provengono le fave di cacao. Per sostenere la nascita di cooperative locali in grado di migliorare e meglio sfruttare le proprie piantagioni».

E poi c’è il progetto dei locali retrò Zaini

Piccole boutique del cioccolato con una cura maniacale dei dettagli e della qualità. Sopra, al centro del gruppo ripreso negli Anni Cinquanta, Olga Zaini, moglie del fondatore, che ha guidato l’azienda dagli Anni Trenta fino al dopoguerra.

Sopra, una locandina pubblicitaria dei primi del Novecento. Le attuali linee di produzione e, nelle altre foto in pagina, confezioni di prodotti Zain.

Gloria Riva

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