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WBC 2014, L’INTERVISTA – E a Rimini l’Italia sarà rappresentata dal toscano Giacomo Vannelli

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MILANO – Il World Barista Championship, che nel 2014 torna dopo dieci anni di assenza a disputarsi in Italia e per la prima volta a Rimini, ha già uno dei suoi primi concorrenti, in rappresentanza delle nazioni partecipanti. È Giacomo Vannelli (FOTO), barista toscano di 23 anni.

Rappresenterà l’Italia, avendo vinto proprio a Rimini, nell’ambito del Sigep, il campionato italiano baristi caffetteria. Aveva già tentato di conquistare il titolo lo scorso anno, ma in quell’occasione era giunto solo quarto.

“In questo ultimo anno – ci ha detto – ho lavorato costantemente sull’Aurelia II Competizione (macchina ufficiale del WBC, ndr) che ho acquistato personalmente proprio per poterla avere sempre a mia disposizione per prepararmi a questo campionato italiano e ora mi aiuterà a dare il meglio di me nel Campionato mondiale del prossimo giugno”.
Come si è trovato a lavorare con l’Aurelia II?
Molto bene, i risultati in tazza durante le prove, come in gara, sono rimasti sempre costanti. È una macchina estremamente affidabile e con un livello di tecnologia molto elevato.

Qual è stata la sua carta vincente in questo Campionato?
La mia passione per il mondo del caffè è nata quando avevo 12 anni, vivendo l’atmosfera di sapori e di aromi all’interno del bar-pasticceria di famiglia, a Camucia di Cortona, in provincia di Arezzo. La passione si è unita alla mia indole che mi porta a cercare ogni novità.

E l’innovazione ritengo che sia stata la mia carta vincente nella gara di Rimini. Premesso che a vincere in queste competizioni è sempre il caffè, il valore che il barista può aggiungere non può che essere rappresentato da qualcosa d’innovativo, frutto di ricerche sulla lavorazione alla macchina e sull’estrazione.

Nell’occasione ho presentato una mia innovazione che consiste nell’estrarre contemporaneamente due diversi caffè macinati (nello specifico un naturale dell’Honduras e il Red Honey del Costa Rica), tenendoli separati nel portafiltro tramite uno particolare strumento d’acciaio.

In questo modo nella tazzina posta sotto al beccuccio destro scende prevalentemente caffè di un tipo e nella tazzina posta sotto il beccuccio di sinistra prevalentemente l’altra varietà utilizzata.

L’italia, patria dell’espresso, non ha mai vinto il Campionato mondiale baristi. Perché secondo lei?
La tradizione del caffè che abbiamo in Italia è stata spesso un punto di forza, ma questo ritengo che ci abbia anche fatto perdere lo spirito d’innovazione.

Noi italiani ci siamo sentiti per tanto tempo come “già arrivati”. Altri, invece, hanno vissuto l’espansione del consumo del caffè anche come occasione di sviluppo culturale e nel cercare il continuo miglioramento ci hanno superato.

Ora anche in Italia, però, c’è una nuova generazione di baristi pronti a condividere i saperi e ad acquisire il più possibile nuove conoscenze tecniche e scientifiche. Siamo saliti sul carro giusto e possiamo ritenerci pienamente competitivi.

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