giovedì 18 Aprile 2024
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Vietnam: USDA taglia le stime per quest’anno

Il report semi-annuale del servizio informative estero del ministero americano riduce di 700.000 sacchi la stima per quest’anno, causa i danni maggiori del previsto dovuti alla siccità. Export in fortissima crescita nel 2015/16. L’Italia terzo mercato per il caffè vietnamita.

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MILANO – Ancora cifre e previsioni da USDA. Questa volta relative al Vietnam. E le notizie non sono buone. Nel suo report semi-annuale, il servizio informativo estero del dipartimento USA dell’agricoltura ridimensiona infatti le stime per l’annata trascorsa e quella corrente.

E rileva, al di là dei problemi contingenti, anche alcune criticità economiche e strutturali da non sottovalutare.

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Ma cominciamo dai numeri. Gli specialisti di USDA stimano la produzione 2015/16 del Vietnam in 28,9 milioni di sacchi.

Un raccolto abbondantissimo, secondo soltanto a quello record del 2013/14, che fu di 29,83 milioni. Ma lievemente inferiore (circa 400.000 sacchi) a quanto indicato nella stima ufficiale contenuta nel report di giugno.

La correzione più sensibile riguarda però la previsione sul raccolto 2016/17, cioè quello in corso.

La produzione di quest’anno è stimata in 26,6 milioni di sacchi: circa 700.000 sacchi in meno rispetto a quanto indicato nel già citato report di sei mesi fa.

Non cambia, se non di poco, la stima sul raccolto di arabica, che sarà di poco superiore al milione di sacchi.

La revisione negativa è quasi interamente a carico dei robusta.

Il raccolto della varietà meno pregiata è stimato ora in 25,571 milioni di sacchi (contro i 26,225 milioni precedentemente stimati).

Colpa del Niño

Cosa motiva queste ridimensionate aspettative? La prolungata siccità dovuta al Niño. Il picco del fenomeno si è osservato, in Vietnam, nei primi mesi dell’anno.

In coincidenza con la stagione secca, che a causa del Niño è stata ancora più secca del solito.

Sono mancate, di conseguenza, anche le piogge occasionali, che spezzano, di solito, i periodi di siccità, alleviando il deficit idrico e facendo risalire i livelli di bacini e invasi.

La stagione delle piogge, iniziata a maggio, ha portato precipitazioni adeguate nell’arco di due mesi.

Ma non ha potuto migliorare la situazione là dove il raccolto aveva già subito danni irreversibili.

Oltretutto, il successivo mese di giugno è stato il più secco degli ultimi 4 anni.

Nel periodo gennaio-agosto, le precipitazioni sono state inferiori di quasi il 20% alla media degli ultimi 15 anni.

Concorrenza … pepata

Ma problemi ancora maggiori potrebbero presentarsi in prospettiva.

Stime recenti indicano che il Vietnam dovrà reimpiantare almeno 160.000 ettari di piantagioni con nuove varietà resistenti, per far fronte agli attacchi dei nematodi.

E una parte consistente delle piantagioni presenta arbusti in età ormai avanzata.

L’estensione delle aree coltivate è sostanzialmente stabile, attorno ai 660.000 ettari.

Ma le proiezioni più aggiornate indicano una tendenziale riduzione delle superfici nella provincia di Dak Lak, la massima area di produzione del paese, che i lievi incrementi osservati nel Lam Dong, Dak Nong e Gia Lai non compenserebbero pienamente.

Cosa ruba spazio al caffè?

Principalmente il pepe nero, di cui il Vietnam è il massimo produttore ed esportatore mondiale. E che attualmente assicura redditi maggiori rispetto al caffè.

L’Italia terzo mercato

Il report ha però anche corretto al rialzo di circa 1 milione e mezzo di sacchi, le cifre dell’export.

Le esportazioni 2015/16 sono stimate ora in 29,5 milioni di sacchi, di cui 2 milioni di sacchi di caffè solubile e 550.000 sacchi di caffè torrefatto.

Tale dato supera del 37% (quasi 8 milioni di sacchi in più) quello del 2014/15.

Quali sono i principali mercati del Vietnam?

Al primo posto, la Germania e gli USA, con un export 2015/16 rispettivamente di 3,412 e 3,267 milioni di sacchi, in fortissima crescita sul 2014/15. A seguire, l’Italia (1,897 milioni di sacchi), la Spagna (1,834 milioni) e il Giappone (1,406 milioni).

Scorte in calo

Nell’arco del 2016/17 gli imbarchi scenderanno a 25,1 milioni di sacchi, per effetto della minore produzione e del livello più basso delle scorte di riporto.

Le scorte finali si ridurranno a poco meno di 3,1 milioni di sacchi, contro 3,8 e 6,373 milioni, rispettivamente a fine 2015/16 e 2014/15.

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