mercoledì 10 Aprile 2024
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Vendeva del Vietnam per Guatemala: torrefattore di Torino rischia tre anni

Operazione della Guardia di Finanza di Torino: sequestrata merce per un valore di mezzo milione di euro

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TORINO – Commercializzava caffè del Guatemala di qualità rinomata, indicandolo come arabica cento per cento, ma che del Paese centroamericano ben poco aveva.

I chicchi, infatti provenivano da Vietnam e Uganda. Cina e Polonia erano invece i Paesi di provenienza del ginseng e dell’orzo. Che senza alcuna processo industriale di lavorazione sostanziale venivano poi immessi in commercio con l’indicazione di “prodotto italiano”.

Sono questi gli estremi dell’operazione a tutela del made in Italy e della corretta concorrenza. È stata effettuata nei giorni scorsi, dal parte della Guardia di Finanza di Torino.

Così i militari hanno sequestrato presso una società torinese della quale però la Finanza stessa non ha rivelato il nome, indicando soltanto il domicilio nel quartiere Vallette, oltre 10.000 confezioni di caffè. Tutte pronte per l’immissione in commercio e altre 100.000 ancora da confezionarsi, 500.000 euro il valore della merce.

I Baschi Verdi del Gruppo Torino, nel corso dell’intervento, hanno sequestrato derrate di caffè. E anche orzo solubile, ginseng in polvere e imballi impiegati nel confezionamento dei prodotti.

Comprese le classiche cialde destinate ai clienti dei bar. Nonché i macchinari e le attrezzature impiegate nel processo industriale.

Alla fine le indagini dei Finanzieri hanno consentito, inoltre, di ricostruire la filiera relativa all’importazione dall’estero dei prodotti. Che è risultata una filiera ben diversa rispetto a quella dichiarata dall’imprenditore.

Il caffè era composto da origini asiatiche e africane di scarsa qualità. E anche sia pure, in minor percentuale, da altre provenienti dal Sudamerica.

Inoltre, il prodotto era destinato ad un packaging, ad atmosfera protettiva, riportante un marchio contraffatto.

Il responsabile è un torrefattore di 60 anni di cui la Guardia Finanza non ha rivelato il nome

E il responsabile, un imprenditore italiano di 60 anni, operante nel settore caffeicolo da anni. Dovrà rispondere, all’autorità giudiziaria, di frode in commercio nel settore alimentare.

Adesso rischia fino a 3 anni di reclusione.

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