mercoledì 10 Aprile 2024
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Trieste: la Federazione baristi lancia il suo marchio, ma la Fipe non ci sta

La nuova realtà: «Certifichiamo la qualità di prodotti e servizi» Vesnaver perplesso: «Nessuno ci ha informati dell’iniziativa».

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TRIESTE – Nasce a Trieste la Federazione baristi italiani con l’obiettivo di certificare la qualità del servizio garantito dai pubblici esercizi che operano in città e non solo, ma sono subito scintille con la Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe).

Se da un lato il promotore della nascita della Federazione (che assume anche il nome di Qualità italiana), Alessandro Cosolo, spiega che «il marchio della Fbi è registrato e assicurerà un riconoscimento degli standard dei prodotti e dei servizi», dall’altro Bruno Vesnaver, presidente della Fipe di Trieste, replica che «l’idea di certificare la qualità potrebbe anche essere valida, ma l’iter scelto per presentare questa iniziativa è quanto meno discutibile.

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Perché nessuno si è presentato agli organismi istituzionali, nessuno ha chiesto un colloquio, nessuno ha fatto parola dell’appuntamento fissato per illustrare gli obiettivi di questo organismo, di cui peraltro non si sa alcunché».

Un giudizio formulato con garbo ma anche con decisione, quello di Vesnaver. «Ci siamo registrati alla Camera di commercio – precisa Cosolo – e intendiamo proseguire sulla nostra strada perché vogliamo dare il nostro marchio a chi lo meriterà in modo che bar, centri di formazione, baristi professionisti, possano utilizzarlo esponendolo sul loro materiale pubblicitario.

Chi sarà giudicato meritevole – aggiunge il presidente della Fbi – sarà anche inserito nel nostro catalogo nazionale, sui social, sul web, ovviamente a nostra cura. Il marchio – prosegue Cosolo – è disciplinato da un regolamento e da un disciplinare.

Il regolamento stabilisce quali sono le modalità per la concessione e la gestione del marchio, il disciplinare norma le modalità attraverso le quali si potrà ottenere il marchio».

In sostanza, gli ispettori della Fbi, «tutti professionisti di provata competenza, con molti anni di lavoro alle spalle» sottolinea Cosolo, effettueranno visite nei locali pubblici che lo richiederanno e verificheranno la sussistenza dei requisiti necessari a ottenere la certificazione e il diritto all’utilizzo del marchio.

«Quest’ultimo – riprende il presidente della Fbi – non è solo un simbolo ma molto di più, in quanto l’adozione di un disciplinare comporta uno stile di gestione con responsabilità e standard superiori. Esso codifica un vero e proprio stile – continua – che deve essere individuabile nelle corde della gestione, essere presente nella filosofia dei titolari.

Scommettere sulla qualità – insiste Cosolo – significa puntare su una fascia di clientela attenta a tale elemento.

Per ottenere questo risultato sono necessari motivazione, chiarezza di obiettivi e formazione. Ottenere il nostro marchio – conclude Cosolo – significherà essere i migliori a livello nazionale e potranno affiliarsi solo coloro che rispetteranno le caratteristiche contenute nel nostro disciplinare».

«La Fipe – ribadisce Vesnaver – è un ente conosciuto e riconosciuto a tutti i livelli e conta moltissimi soci nel settore del pubblico esercizio.

Auguro buon lavoro alla neonata Federazione – conclude il presidente della Fipe – ma non posso esimermi dall’esprimere una certa delusione per le modalità con cui è stata presentata».

Ugo Salvini

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