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TRIESTE – Si è conclusa a Trieste l’ottava edizione del Trieste Coffee Experts – Coffee Megatrends, il summit B2B organizzato dalla famiglia Bazzara che, nei fastosi saloni del Savoia Excelsior Palace, ha riunito i protagonisti della filiera del caffè italiano, per una volta tutti insieme. E già questa è una notizia.
E possiamo già annunciare che, dai prossimi giorni, pubblicheremo uno ad uno tutti gli interventi al Trieste Coffee Expert.
Non solo un convegno, ma una sorta di regia collettiva della filiera. Un appuntamento pensato per fare rete e affrontare, in modo condiviso, quella che molti hanno definito la “tempesta perfetta” del settore: crisi, volatilità dei mercati, nuove regolamentazioni, trasformazione tecnologica, riposizionamento del made in Italy.
In due giornate di lavori, interamente trasmesse in diretta streaming in italiano e inglese e moderate dall’event director Andrea Bazzara, che ha anche coordinato il team dell’omonima torrefazione triestina nell’organizzazione dell’evento, produttori, torrefattori, associazioni di categoria e istituzioni si sono confrontati sulle tematiche più sensibili per il settore caffeicolo.

L’evento, riservato ai professionisti e certificato Neutral Event, ha confermato Trieste come città del caffè e luogo privilegiato di dialogo per chi vede in esso non soltanto un prodotto, ma una leva culturale, economica e sociale.
Ad aprire l’edizione 2025 è stato Franco Bazzara – Presidente dell’omonima torrefazione triestina -, che nel saluto inaugurale ha evidenziato la crescita del summit: una platea quasi raddoppiata rispetto all’ultima edizione, un numero crescente di sponsor e partner e un pubblico collegato da oltre 23 Paesi in streaming, a implementare la vocazione internazionale dell’evento.

Bazzara ha ringraziato aziende, associazioni, fiere e istituzioni che sostengono l’iniziativa e ha salutato Cuba come Paese focus 2025, sottolineando come gli Stati Generali del Caffè e il Think Tank Torrefattori rappresentino due momenti chiave per rafforzare la coesione della filiera in una fase di profondi cambiamenti.
La prima giornata, intitolata Beans of Change, si è aperta con un capitolo ad alta densità concettuale dal titolo AI & imprese: tra etica, vendite e industria del futuro. Il teologo francescano Padre Paolo Benanti, specialista del ramo e che ha un curriculum sterminato che trovate sotto in parte, ha introdotto il tema dell’algoretica, proponendo una riflessione sui risvolti etici dell’intelligenza artificiale e sulla necessità di mantenere l’essere umano al centro del governo degli algoritmi.
Ma chi è il francescano Padre Paolo Benanti che abbiamo potuto ascoltare al Trieste Coffee Exports? È un teologo, filosofo e accademico italiano. È professore di etica e bioetica, con un focus particolare sull’etica della tecnologia, sull’intelligenza artificiale (IA) e sul postumano, e insegna presso la Pontificia Università Gregoriana e all’Università LUISS. Ha anche ricoperto ruoli di consulenza importanti, come quello di consigliere di Papa Francesco sull’IA e di presidente della Commissione Nazionale per l’Intelligenza Artificiale in Italia. È presidente della Commissione Nazionale sull’Intelligenza Artificiale per l’informazione del governo italiano. È anche membro del New Artificial Intelligence Advisory Board delle Nazioni Unite.

La narrazione è proseguita con Paolo Andrigo (Accenture Song), che ha illustrato come la Gen AI stia trasformando la forza vendita, dando origine a una nuova generazione di agenti intelligenti capaci di supportare l’intero processo commerciale, dall’analisi del mercato alla generazione di lead fino al coaching personalizzato.
Da qui il passaggio naturale a Cristian Sartori (Siemens), che ha portato sul palco l’industria 5.0, raccontando l’ingresso del “cervello artificiale” nei mezzi produttivi tradizionali e i benefici in termini di efficienza, controllo dei processi e riduzione degli sprechi. Un Flash Talk di Anna Garneri (Matchplat) ha chiuso il quadro, ricordando quanto i micro-dati possano diventare una bussola strategica per le imprese del caffè.
Nel pomeriggio, il capitolo “Regenerative Coffee: sostenibilità, territori e responsabilità” ha riportato al centro terre, foreste e comunità. L’Ambasciatrice di Cuba in Italia, Mirta Granda Averhoff, ha presentato il Paese focus del Trieste Coffee Experts 2025, dove nel 1959 la superficie forestale era intorno al 12%, mentre nel 2022 ha raggiunto il 42%, grazie a un percorso di riforestazione che ha trasformato l’isola in un caso emblematico di sostenibilità ambientale e sociale.
Su questo sfondo si inserisce il progetto BioCubaCafé, raccontato con grande partecipazione da Michele Curto, che vede la partecipazione della Fondazione Lavazza e punta a sviluppare un caffè sostenibile a tutti i livelli, reso tracciabile da un sistema basato su blockchain capace di registrare numerosi parametri lungo la filiera.
A chiudere il cerchio è stata Claudia Carroccia (Olam Italia), che ha evidenziato come per le aziende del comparto la sostenibilità non sia più un plus, ma un requisito di accesso al mercato.
Il Flash Talk di Sara Corallo (HostMilano) ha proiettato questi contenuti nel contesto delle grandi fiere internazionali, dove il caffè diventa chiave di lettura dei nuovi consumi.
La linea di continuità tra innovazione e responsabilità è stata ripresa nel capitolo “Tech Driven Coffee: nuove tecnologie e nuovi consumi”, dove è emerso con forza il legame tra tecnologie avanzate e sostenibilità.
Enrico Metti (Brita) ha ricordato come la gestione dell’acqua, risorsa spesso data per scontata, sia centrale per la qualità in tazza e per il raggiungimento del Goal 6 dell’Agenda 2030.
Andrea Gilli (IMA Petroncini) ha raccontato l’evoluzione della macchinazione tra AI e robotica, con sistemi in grado di garantire tostature costanti e controlli in tempo reale.
Marco Schiavon (amministratore delegato di Caffè Borbone) ha portato poi un dato emblematico: l’Italia è il primo Paese al mondo per consumo pro capite di monoporzionato; un segmento in crescita, che l’azienda interpreta attraverso sistemi a cialde in carta compostabili, visti come veicolo per presentare l’espresso italiano all’estero in chiave sostenibile.
In chiusura, Andrea Cometa (Apulia Software) ha mostrato come il software possa diventare il “nervous system” delle torrefazioni contemporanee, integrando dati, qualità e produzione.
A seguire ha visto il suo esordio il nuovo panel lanciato da Bazzara: “Gli Stati generali del caffè”.
Obiettivo dichiarato: costruire un associazionismo sistemico, capace di mettere in dialogo tutte le anime della filiera – un tema caro ai Bazzara fin dalla prima edizione del Trieste Coffee Experts nel lontano 2014.
Introdotti da Patrizia Andolfatto che, per conto di Aries SPARL, ha parlato di Triestespresso Expo, e dal flash talk di Dario Fumi (Intesa Sanpaolo Agribusiness), Gli Stati Generali del Caffè, come ha sottolineato Andrea Bazzara, hanno rappresentato un momento utile per scattare una fotografia di un sistema in piena tempesta perfetta, riunendo sullo stesso palco le principali sigle associative della filiera.
Tre tavoli – dedicati al costo del futuro e all’equilibrio tra crisi, mercati, tendenze e opportunità, al rapporto tra tradizione ed evoluzione dell’espresso, e a una “sostenibilità sostenibile” fondata su un nuovo patto tra imprese, ambiente e consumatori – hanno visto confrontarsi sul palco presidenti e rappresentanti delle principali associazioni di settore, tra cui: Francesca De Feo (Comitato Italiano del Caffè – Unione Italiana Food), Massimiliano Fabian (Presidente dell’ECF, European Coffee Federation), Paolo Ghidotti (Presidente European Vending & Coffee Service Association), Omar Zidarich (Presidente del Gruppo Italiano Torrefattori Caffè), Alessandro Borea (Presidente Istituto Espresso Italiano), Giorgio Caballini (Consorzio di Tutela del Caffè Espresso Italiano Tradizionale), Arianna Mingardi (Presidente Associazione Caffè Trieste), Roberto Nocera (Presidente UCIMAC, i costruttori italiani di macchine espresso), Eleonora Pirovano (IWCA – Women in Coffee Italy), Alberto Polojac (National coordinator di SCA Italy), Petra Zambelli (Fairtrade Italia).
La seconda giornata, “Italian Coffee Excellence”, ha spostato lo sguardo sul rapporto tra identità, mercati e narrazione. Nel capitolo “Italian Coffee Identity: tradizione, cultura e competitività dal chicco al mondo”, il direttore di Fondazione Symbola, Domenico Sturabotti, ha rilanciato il concetto “Coesione è competizione”, invitando il mondo del caffè a riscrivere il racconto del made in Italy in un contesto segnato dall’Italian sounding e da una competizione internazionale sempre più aggressiva.
In un’economia in rapido cambiamento – secondo Sturabotti –, vincono le imprese che investono in relazioni, capitale umano, innovazione, sostenibilità e radicamento nei territori. I dati mostrano che le aziende coese crescono di più in termini di produzione, export, occupazione, investimenti green e R&S, dimostrando che la capacità di fare rete non è un valore accessorio, ma una leva concreta di competitività per il made in Italy, caffè compreso.
Maurizio Giuli (Simonelli Group) ha applicato questo paradigma all’espresso italiano, evidenziando come l’industria dell’espresso italiano, pur crescendo a livello globale, debba rinnovare i propri modelli per restare competitiva in un mercato maturo e complesso. E sul fronte dell’export.
La sfida, ha spiegato Giuli, non è più solo nella qualità del prodotto, ma nella capacità di integrare marketing, internazionalizzazione e strategie differenziate per mercati, mentre Mario Rubino (Presidente Kimbo) ha mostrato come la sua azienda abbia saputo fare del radicamento partenopeo una leva narrativa e di mercato, trasformando una tradizione locale in un linguaggio contemporaneo e globale.
Il Flash Talk di Laura Tentoni (Sigep) ha collegato questi temi alle dinamiche del fuori casa e del dessert, dove il caffè dialoga con pasticceria e gelateria.
Con “Horizons of Made in Italy: trasparenza, maestria e sostenibilità” il summit è rientrato nel cuore della filiera.
Nel suo intervento, Rudi Albert (Alkaff) ha evidenziato come il nuovo Regolamento europeo sulla deforestazione (EUDR) stia ridefinendo l’importazione di caffè verde, imponendo tracciabilità geografica a livello di parcella, verifica della legalità e sistemi digitali avanzati di monitoraggio.
Pur rappresentando una sfida per una filiera frammentata e poco digitalizzata, la norma, secondo Albert, offre nuove opportunità competitive ai produttori in grado di garantire trasparenza, sostenibilità e qualità certificata come risposta a una domanda crescente di fiducia da parte del consumatore.
Alessandro Garbin (IMF) ha valorizzato il concetto di intelligenza artigianale, dove il know-how del tostatore trova un alleato nelle tecnologie più avanzate.
Michele Cannone (Lavazza Group), durante l’intervento denominato “Greenovation”, ha descritto l’emergere di una “nuova normalità del caffè” post-pandemica, segnata da consumi meno frequenti ma più premium, da un pubblico giovane che traina il settore fuori casa e da format che privilegiano esperienzialità, qualità e praticità.
L’evoluzione del mercato – ha aggiungo Michele Cannone – vede crescere le espresso-based beverages, il cold coffee e i nuovi concept ibridi, mentre la competitività nei prossimi anni si giocherà su trasparenza di filiera, sostenibilità, ingredienti autentici, packaging responsabile e digitalizzazione dell’esperienza di consumo, mentre Alessandro Chelli (Trusty) ha mostrato come la certificazione e il controllo dati possano dare sostanza a queste promesse.
In chiusura è nato un altro format destinato a lasciare il segno: il “Think Tank Torrefattori”, 3 panel di confronto tra 9 torrefattori italiani, dai grandi player internazionali alle torrefazioni artigianali, dal nord al sud pensando alla rappresentanza regionale, per avere una fotografia di quella che è oggi la “penisola del caffè”.
Il dibattito si è concentrato sul nuovo prezzo della tazzina tra costi reali e percezione del valore, sulla necessità di una formazione continua e di uno storytelling all’altezza della complessità della filiera, e su un made in Italy reloaded che non si esaurisca nel marchio ma trovi coerenza nel messaggio.
A confrontarsi, tra gli altri, Franco Bazzara (Bazzara), Alessandro Borea (La Genovese), Michele Cannone (Lavazza Group), Arianna Mingardi (Amigos Caffè), Andrea Antonelli (Andrea Antonelli Roastery), Arturo Morettino (Morettino), Antonio Quarta (Quarta Caffè), Massimiliano Scala (Kimbo), Stefania Trombetta (Caffè Trombetta).
Come da tradizione, al termine della prima giornata è stato conferito il Premio “Personaggio del caffè”, assegnato quest’anno proprio a Michele Cannone, riconosciuto per la capacità di coniugare marketing internazionale, sostenibilità e valorizzazione dell’identità italiana del caffè.

Una scelta che sintetizza lo spirito di questa edizione di Trieste Coffee Experts: leggere i megatrend senza perdere il legame con le radici, usare i dati senza smarrire l’umano, innovare tenendo insieme filiera, territorio e cultura.
In chiusura dei lavori, Andrea Bazzara ha sottolineato come le due giornate del Trieste Coffee Experts abbiano confermato la vocazione del summit come come luogo in cui il settore non soltanto si incontra, ma prova a scrivere insieme il copione del futuro del caffè.
Le idee emerse verranno ora rielaborate in un White Paper, un documento che sintetizzerà i contributi di relatori, associazioni e aziende, con l’obiettivo di alimentare la divulgazione della cultura del caffè di qualità.
Il Sales Manager Bazzara ha infine ringraziato relatori, sponsor, partner, media, pubblico in sala e collegato in streaming, oltre al Savoia Excelsior Palace e al team Bazzara, per aver reso possibile questa ottava edizione.



















