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Starbucks arriva in Italia, le sei cose da sapere

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Nell’affollato mondo del caffè italiano, c’è una new entry che punta a stravolgere mercato e abitudini. Starbucks, la super-catena americana, è pronta a sbarcare nel nostro Paese.

Quando aprirà?
La data da cerchiare in rosso sul calendario non c’è ancora, ma il primo punto vendita sarà aperto nei primi mesi del 2017. Di sicuro sarà a Milano.

Come mai questa decisione?
Howard Schultz, amministratore delegato della compagnia fondata nel 1971, ha spiegato che si tratta di una operazione dal significato particolare: il suo primo viaggio d’affari, 33 anni fa, ha avuto come tappe Milano e Verona. «Ha cambiato la mia vita», dice.

Come affronterà l’avventura italiana?
Lo sbarco in Italia di Starbucks sarà in partnership con Percassi, il gruppo del presidente dell’Atalanta che, tra gli altri, controlla il marchio Kiko.

Sarà un’operazione di successo?
Per Starbucks, che a livello globale ha oltre 23mila negozi, è una grandissima sfida, perché il mercato italiano è molto complicato. Secondo i dati di Euromonitor il 90% delle caffetterie sono indipendenti, e fino a oggi i colossi internazionali (per esempio McDonald’s McCafe) non hanno sfondato.

Si tratta di un esordio in Europa?
No, Starbucks è già presente in Europa, ma il Vecchio continente non è uno dei mercati in cui ha maggiore successo. Starbucks è entrata in Gran Bretagna nel 1998 e conta su 2.400 punti vendita in Europa, Medio Oriente e Africa, che rappresentano il 10% del suo fatturato globale.

Gli altri colossi del food che fanno?
Secondo gli analisti, lo sbarco nella patria del caffè è un azzardo. Ma Starbucks non è solo. Lo scorso ottobre, infatti, anche Domino’s Pizza, ha scelto di puntare sull’Italia, attraverso il franchising.

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