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Crisi del caffè: la denuncia dai produttori africani portata dall’Afca

Il calo ha creato problemi economici gravissimi per la maggior parte degli oltre 25 milioni di famiglie che vivono grazie al caffè. In molti casi i guadagni non riescono a coprire neppure i costi operativi.

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MILANO – La crisi che sta colpendo il settore del caffè influisce indubbiamente sulla vita dei coltivatori. I quali vivono in condizioni di disagio estremo, in cui la vita quotidiana è una sfida continua e non è adeguatamente ricompensata dal prezzo attribuito al loro lavoro. Ecco la denuncia di questo quadro critico, da africarivista.it.

Crisi denunciata dai Paesi africani

Il settore del caffè è in crisi e a rimetterci sono anche i produttori africani. È la dura denuncia dei maggiori produttori internazionali che puntano il dito contro la forte diminuzione dei prezzi e dei sempre maggiori effetti dei cambiamenti climatici sulla produzione.

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La denuncia arriva dell’African Fine Coffees Association (Afca)

La cui riunione annuale si è tenuta la settimana scorsa a Mombasa (Kenya). In quella sede i produttori si sono lamentati del fatto che i prezzi bassi non garantiscono più margini sufficienti ai piccoli produttori. Il calo ha creato problemi economici gravissimi per la maggior parte degli oltre 25 milioni di famiglie che vivono grazie al caffè. In molti casi i guadagni non riescono a coprire neppure i costi operativi.

Secondo Nairobi Coffee Exchange (Nce), il comparto del caffè keniano ha registrato 13 milioni di dollari Usa di entrate nel dicembre 2019, in calo (-41%) rispetto ai 22 milioni registrati nello stesso periodo del 2018.

«Nonostante la ripresa dei prezzi globali, il prezzo medio alla fine di dicembre 2019 è rimasto inferiore a quello dello stesso periodo nel 2018 di 25,73 punti percentuali, da 176 dollari a dicembre 2018 a 150 dollari nel 2019 per 50 kg», ha dichiarato il responsabile della Nce, Daniel.

La situazione di crisi potrebbe anche peggiorare

Denis Seudieu, economista capo dell’Organizzazione internazionale del caffè (Ico), ha osservato che, per effetto dei cambiamenti climatici, il raccolto potrebbe ridursi ancora in futuro. Molti Paesi probabilmente smetteranno di produrre perché i prezzi, che attualmente sono del 30% inferiori alla media dei 10 anni, non sono per nulla remunerativi.

Secondo Seudieu, servirebbero sussidi statali

Ma le amministrazioni pubbliche, i cui conti sono spesso disastrati, non riescono a sostenere il comparto. Seudieu ha affermato che lo scenario attuale, associato a capricci climatici, porta i consumatori a rivolgersi ad altre bevande. Principalmente tè, cacao e bibite gassate, riducendo quindi il mercato del caffè.

«Come comunità mondiale del caffè – ha affermato – temiamo che la tendenza al ribasso dei prezzi possa demoralizzare gli agricoltori e quindi contribuire a ridurre la produzione anche se la domanda di chicchi continua a crescere del 2% all’anno. Dal 2016 il mercato del caffè ha registrato una continua tendenza al ribasso e oggi i prezzi sono inferiori del 30% alla media decennale».

Già nel 2018, durante la 122a sessione dell’International Coffee Council a Londra, i principali produttori di caffè, tra i quali numerosi Paesi africani (Angola, Burundi, Camerun, Congo; Costa d’Avorio, Etiopia, Kenya; Madagascar, Centrafrica, Tanzania e Uganda), avevano espresso un allarme per i prezzi bassi.

Questi prezzi, sostenevano già più di un anno fa, non garantiscono un reddito dignitoso alla comunità agricola del caffè. E, soprattutto, non offrono la sostenibilità produttiva a lungo termine del settore.

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