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Perugia, il caffè del Comune è troppo caro: tre indagati per le macchinette

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PERUGIA – Il caffé costava 5 centesimi in più rispetto a quanto «pattuito», la merendina poteva arrivare anche a 10 centesimi in più.

Ed è per questo – ma non solo – che la Procura perugina ha indagato i rappresentanti legali della «RistoroH24», società che ha in affidamento un centinaio di distributori automatici nelle sedi comunali. Poiché ipotizza una frode continuata in concorso nella pubblica fornitura.

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Ci sono infatti tre indagati per le macchinette del caffè del Comune: si tratta dei tre eugubini (ma residenti a Roma) rappresentanti della RistoroH24, verso i quali vengono mosse accuse precise dalla Procura della Repubblica del capoluogo.

Il pm Mario Formisano ritiene che i tre imprenditori abbiano praticato prima di tutto prezzi più alti rispetto a quanto indicato nell’offerta economica che avevano presentato nel 2013, con la quale si sono aggiudicati la concessione del servizio.

E poi che avrebbero ‘truccato’ alcune carte per poter avere i requisiti necessari a partecipare al bando stesso.

La questione, proprio nel 2013, fu molto dibattuta a Palazzo dei Priori. L’allora opposizione di centrodestra infatti sollevò alcune perplessità in merito alla gara: con quelle caratteristiche, dissero alcuni consiglieri, si favoriscono soggetti precisi.

Così, dopo che per anni il servizio di distributore di snack e bevande era stato affidato senza alcun «appalto», Palazzo dei Priori prima bandì una gara pubblica, che poi – dietro pressioni politiche – successivamente annullò, per poi riscriverla.

Formisano poche settimane fa ha emesso un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dell’amministratore delegato e dei rappresentanti legali della «RistoroH24».

Rispetto ai prezzi praticati, il pm afferma che «l’associazione temporanea di imprese praticava un prezzo al pubblico, di alcuni prodotti, più elevato rispetto a quello indicato nell’offerta economica presentata nell’ambito della procedura di aggiudicazione del servizio».

«In particolare – rileva il pm – venivano accertate alcune difformità: caffè espresso 55 centesimi anziché 50, acqua da mezzo litro 55 anziché 50, bibita in lattina 85 centesimi al posto di 80, croissant/brioches da 0,65 a 0,75 euro invece di di 0,60, stessa cosa per i wafer, mentre le barrette di cioccolato venivano vendute a 75 centesimi anziché a 70.

Inoltre – sempre secondo l’accusa – contrariamente al contenuto dell’offerta economica, nei distributori automatici non sempre erano inseriti i prodotti per celiaci e intolleranti al lattosio e prodotti dietetici ed equo-solidali, e non vi era l’inserimento mensile di nuovi prodotti».

Questo almeno fino al gennaio scorso.

Michele Nucci

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