domenica 24 Marzo 2024
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La Pasticceria Mariani, quando servire il caffè è un atto solidale per i migranti

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Dalla Corte
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MILANO – Il caffè dovrebbe ancora una volta funzionare da rito che unisce anche diverse culture e persone che arrivano da lontano. Ultimamente il tema dei migranti che tentano di approdare in Italia, scappando dalla realtà drammatica dei loro luoghi d’origine, è molto dibattuto. Tra chi tiene la linea dura del non ingresso e chi invece dà la priorità alla solidarietà tra gli uomini. La sottile linea che separa il razzismo dalla superficiale intolleranza verso il prossimo si perde spesso e volentieri. Gli esempi sono purtroppo numerosi e a questo proposito riportiamo il caso della pasticceria Mariani, che ha scelto coraggiosamente di assumere dei giovani profughi a Muggiò. Su ilgiorno.it, Veronica Todaro racconta una storia non particolarmente felice, almeno per quanto riguarda il comportamento dei clienti italiani.

Pasticceria Mariani contro i pregiudizi

Attenti, premurosi e volenterosi ma extracomunitari. E davanti ad un caffè preparato da giovani profughi, alcuni clienti hanno preferito voltare le spalle. A raccontarlo è Roberta Mariani, 44 anni. Titolare insieme al fratello Alessandro della pasticceria di piazza Matteotti.

I due fratelli, con un immenso gesto d’amore hanno dato lavoro a cinque persone di origine straniera. Due profughi africani arrivati in Italia con i barconi. Mentre due ragazze brasiliane assunte a tempo indeterminato e una ragazza romena; oltre a uno stagista proveniente dall’Ecuador.

Una scelta che all’inizio ha avuto notevoli ripercussioni

Perché diversi avventori hanno preferito bere il caffè altrove. «Meglio perderli che trovarli certi clienti», racconta Roberta. Che dal 2010 è subentrata nell’attività di famiglia insieme ad Alessandro.

«In molti mi hanno detto che avrei prima dovuto dar lavoro agli italiani. Ci ho provato. Ma davanti a un impegno settimanale di 7 giorni su 7, Natale e Pasqua compresi, con eventi da preparare, catering, cene, pranzi, buffet; i giovani italiani hanno spesso gettato la spugna.

Io ho bisogno di personale che abbia voglia di lavorare e fare squadra con il sorriso sulle labbra».

Roberta non si è pentita della scelta fatta. Anzi

«Non ho mai avuto dipendenti così attenti, così premurosi nei confronti dei clienti e così volenterosi». Davanti alle critiche la famiglia Mariani non si è lasciata intimorire: «Chi ha giudicato la nostra scelta è stato invitato ad andare a bere il caffè o a comprare la torta da un’altra parte». Oggi la pasticceria lavora a pieno regime con 14 persone: papà Arialdo e mamma Franca; i tre figli Roberta, Alessandro e Laura, una cuoca, un pasticciere; un aiuto pasticcere, i cinque ragazzi stranieri più uno in prova.

Grazie anche a questo voler andare oltre i pregiudizi, poco più di un mese fa la Pasticceria Mariani è stata insignita della benemerenza Santa Lucia attribuita alla famiglia che dal 1972. «tramanda con passione e ricerca nella qualità, l’arte della pasticceria, divenendo nel tempo, un punto d’eccellenza nel settore».

«L’arte di preparare dolci è molto più che saper eseguire ricette alla perfezione: è un vero e proprio gesto d’amore».

Una frase che il famoso pasticcere tedesco Ernst Knam ripete spesso in televisione ma che si adatta perfettamente alla filosofia adottata da Roberta e Alessandro. La storia della pasticceria risale a 45 anni fa quando i fratelli Mariani, Arialdo 28 e Tiziano 22 anni, iniziano la propria attività in un locale di 120 metri quadrati sul viale della Repubblica. Con la produzione e distribuzione nei negozi di brioche e merendine.

L’attività va talmente bene che insieme alle mogli Franca e Ambrogia decidono di aprire un punto vendita e sviluppare maggiormente il lavoro da negozio. Nel 1980 si trasferiscono in piazza Matteotti, nel 1985 acquisiscono la nuda proprietà dei locali poi nel 1990 ristrutturano l’immobile nel centro storico di Muggiò. Nell’ala di un’antica residenza nobiliare, rispettandone però le forme originali e gli antichi soffitti con travature in legno, che conferiscono a tutto l’ambiente un’atmosfera calda ed accogliente. Da lì un successo dietro l’altro. Nel 2010 ottengono la licenza per la ristorazione.

«Devi amare quello che fai. Ogni dolce ha la sua storia. La persona per cui lo prepari, i sentimenti che provi mentre la prepari. Ogni cosa entra nelle mani e mentre impasti pensi con le mani, ami con le mani e crei con le mani», ha scritto Alessandro D’Avenia. In piazza Matteotti è proprio così.

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