lunedì 25 Marzo 2024
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Pandemia e chiusure: bar e ristoranti hanno perso il 34,7% gli alberghi il 53%

Il rapporto della Cgia di Mestre: ecco chi chi ha perso di più. Per alcuni settori, come quello dei viaggi, perdite di fatturato che superano il 70%

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MILANO – Perdite di fatturato che superano il 70% nel 2020 per alcuni settori del commercio, dei servizi alla persona e dell’intrattenimento: secondo i calcoli dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre le agenzie di viaggio e i tour operator hanno perso il 73,2%; attività artistiche, palestre, piscine, sale giochi, cinema e teatri il 70%; alberghi e alloggi il 53%;bar e ristoranti il 34,7%; noleggio e leasing operativo il 30,3%; commercio e riparazione di auto e moto il 19,9%.

Meno 44 miliardi per il commercio all’ingrosso

In termini assoluti, la perdita di fatturato più importante ha interessato il commercio all’ingrosso (-44,3 miliardi di euro). Seguono il commercio e riparazione auto e moto (-26,8 miliardi) bar e ristoranti (-21,3 miliardi di euro), le attività artistiche, palestre, sale giochi, cinema e teatri (-18,3 miliardi), il commercio al dettaglio (-18,2 miliardi), gli alberghi (-13,9 miliardi), le agenzie di viaggio e i tour operator (-9,3 miliardi).

Istat: oltre 290 mila aziende in difficoltà

Secondo una recente indagine Istat, ricorda una nota dell’associazione, sono 292 mila le aziende che si trovano in una situazione di seria difficoltà. Attività che danno lavoro a 1,9 milioni di addetti e producono un valore aggiunto che sfiora i 63 miliardi di euro. Il numero medio di addetti per impresa di queste aziende a rischio chiusura è pari a 6,5.

“E’ evidente – sottolinea la Cgia – che non tutti questi operatori economici chiuderanno definitivamente i battenti, tuttavia con lo sblocco dei licenziamenti previsto entro la fine del prossimo mese di marzo molti degli addetti di queste attività rischiano di trovarsi senza un’occupazione regolare”.

Attenzione al lavoro nero e alle illegalità

La crisi determinata dalla pandemia potrebbe far aumentare a dismisura l’esercito degli abusivi e dei lavoratori in nero presenti in Italia: dei 1,9 milioni di addetti che rischiano il posto, una finirà ad ingrossare le fila dell’economia sommersa.

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