ESINE (Brescia) – Le confezioni dei prodotti appartenenti alle linee tradizionali sono state le prime ad essere state interessate dal rinnovamento dell’immagine dell’azienda Morandini. Il filo conduttore del processo è il medesimo: pulizia delle linee, sobrietà e riconoscibilità. Le confezioni degli storici prodotti in grani, miscela Oro, Crema e Supercrema, sono state completamente rinnovate.
Il restyling del packaging Caffè Morandini
Ora utilizzano un colore di base sobrio, il marrone, sulla parte frontale e posteriore del sacchetto; le fasce laterali ed i dettagli, invece, sono state volutamente colorate con tonalità distintive e specifiche per ogni singolo prodotto: per Miscela Crema, dal blu, si è virati su un delicato beige che sfiora il rosa tenue; Miscela Supercrema, invece, passa dal verde ad un vivace arancione “becco d’oca”; Miscela Oro abbandona il classico rosso acceso e si colora di un oro scintillante.
La vernice marrone, che colora la porzione maggioritaria delle confezioni, è prevalentemente mattata, sulla quale viene impresso, tono su tono e in maniera ripetuta, il motivo “Morandini”, giocando con le dimensioni e le finiture.
Le scritte, infatti, vengono riproposte in un susseguirsi di dimensioni diverse tra loro e con una finitura lucida, a contrasto con la base opaca, creando un apprezzabile gioco di luce che varia a seconda dell’incidenza della luce, nonché una gradevole sensazione al tatto.
Caffè Morandini Miscela Crema (immagine concessa)
Sulle bande laterali, così come per i particolari colorati, si è optato per una finitura lucida, in modo da rendere immediatamente distinguibili i tratti distintivi di ognuno dei prodotti.
Questa scelta stilistica è stata applicata non solo alle confezioni dei prodotti “Morandini” nella variante in grani, ma anche alla confezione della storica miscela Crema in cialde ESE e alla nuovissima linea di capsule compatibili Nespresso 100% compostabili.
Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)
MILANO – Dall’Australia arriva il coffee cup test: un piccolo esame che, per quanto possa risultare inusuale, può rivelare molti aspetti psicologici di un candidato al colloquio di lavoro. Trent Innes, l’amministratore delegato dell’azienda Xero Australia, ha svelato in cosa consiste la prova a cui espone gli aspiranti lavoratori che bramano un posto nella sua azienda. Innes ha descritto lo scenario: iniziare il colloquio portando il candidato nella cucina aziendale a prendere un caffè.
Il coffee cup test
La cucina, come afferma Innes nel podcast The Venture, “è quasi sempre pulita e immacolata”, cosa a cui il candidato presterà attenzione una volta entrato. Innes afferma che, al di là dell’esperienza e dell’idoneità della formazione per una posizione, l’atteggiamento con cui si affronta un progetto è fondamentale.
“Puoi sviluppare abilità, puoi avere conoscenze, acquisire esperienza, ma in realtà tutto si riduce all’atteggiamento”, afferma l’uomo d’affari. “E l’atteggiamento di cui parliamo racchiude il concetto di lavare la propria tazza di caffè: la chiave del test.”
Quello che vuole il datore di lavoro è che il candidato, una volta finito l’espresso e prima di iniziare il colloquio, lavi la tazza con cui si è consumata la bevanda in maniera tale che un collega possa usarla quando serve. In maniera tale, spiega ancora Trent Innes al podcast The Venture, si può conoscere meglio l’attitudine del candidato nei confronti del mondo del lavoro.
Patrizia Pasqualetti, dopo il suo trasferimento in America cinque anni fa, ha aperto un locale a Los Angeles e uno nella Silicon Valley, dove spesso rifornisce la Apple di gelati. Sono molteplici le star che si recano da Pasqualetti: da Harrison Ford a Daniel Reynolds, fino Chad Smith e Rocky Bleier. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul portale Terni Today.
La storia di Patrizia Pasqualetti
BEVERLY HILLS – Una tradizione tramandata di generazione in generazione, partita dal borgo di Castel Viscardo. Correva l’anno 1982 quando Giovanni e Felicita Pasqualetti decisero di aprire la prima gelateria, a pochi passi da Orvieto. Alla fine degli anni ottanta poi ci fu il passaggio in piazza Duomo, nel cuore pulsante della città della rupe. La figlia Patrizia, sulla scia dei genitori, proseguì un percorso che ora l’ha portata, da cinque anni in America, dove detiene due attività distinte.
L’imprenditrice, intervenendo all’Ansa, racconta alcuni passaggi significativi afferenti alla propria attività: “Nella mia gelateria di Beverly Hills è venuto a salutarmi anche il mio conterraneo umbro Brunello Cucinelli. Al momento ho un locale a Los Angeles e uno nella Silicon Valley, tanto che spesso forniamo i nostri gelati alla Apple. Nelle due gelaterie lavorano una ventina di collaboratori. Tuttavia il nostro obiettivo è diffondere il brand anche in altre città, tra cui New York”.
Le caratteristiche: “Abbiamo mantenuto sempre un punto fermo ossia l’alta qualità del prodotto. Il nostro gelato è fatto solo con materie prime freschissime e quando possibile a chilometro zero. Anche qui in America”. Con Patrizia a Los Angeles si è trasferito anche Corrado, il più piccolo dei due figli, proprio per proseguire la storia dei Pasqualetti. Nel frattempo, in California, è convolata a nozze con Matt Kelly: “Un ex broker finanziario, ma ora l’ho messo a fare il gelato”. Ed il ritorno in Italia? “Lo farò coltivando il sogno di introdurre nel mio paese il titolo di chef del gelato”.
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Tonitto 1939 prosegue la sua crescita nel mondo del private label con l’inserimento di più di 50 prodotti in diversi continenti. Sul fronte estero, l’azienda ha ampliato il proprio portafoglio clienti sviluppando nuovi progetti per la prima voltain Corea del Sud e Canada, e nuovamente in Portogallo e Francia. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Business Journal Liguria.
L’aumento di vendite di Tonitto 1939
GENOVA – Forte accelerazione di Tonitto 1939 nel mondo private label con l’inserimento di più di 50 nuovi prodotti e ingresso in nuovi mercati in diversi continenti. Il percorso di crescita dell’azienda ligure, che produce sorbetti e gelati senza zuccheri aggiunti, prosegue con ottimi risultati in questi primi mesi del 2023.
Come confermato dai dati Nielsen marzo 2023, dove si nota come nonostante l’inflazione ancora alta i volumi del mondo private label continuino a crescere, nel 2022 la storica realtà genovese ha fatto segnare un aumento di vendite del 30% di sorbetti e gelati private label rispetto all’anno precedente anche grazie all’inserimento di oltre 50 nuove referenze di prodotti.
Attualmente le private label che Tonitto 1939 realizza per diversi partner della gdo in Italia e all’esteropesano per il 70% sull’intero fatturato e gli ottimi riscontri ottenuti nel primo quadrimestre fanno prevedere un incremento di vendite di prodotti PL nel 2023, anche superiore a quel +30% registrato nel 2022.
Numeri importanti testimoniati dai numerosi progetti avviati da Tonitto 1939, azienda di proprietà da tre generazioni della famiglia Dovo, sia in Italia sia all’estero e che coinvolgono sempre di più lo sviluppo del sorbetto e dei gelati high protein.
Sul fronte italiano sono forti gli interessi di tanti interlocutori a costruire partnership differenti a quelle che avevano nel recente passato e che coinvolgono il sorbetto, il gelato senza zuccheri aggiunti e quello proteico.
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La pasticceria sicilianaTomarchio presenta in vista della bella stagione Jilatu, il gelato artigianale con ingredienti 100% naturali, senza emulsionanti, coloranti o aromi artificiali aggiunti. Leggiamo di seguito la prima parte della notizia pubblicata sul portale Sicilia Oggi Notizie.
Tomarchio presenta il gelato artigianale Jilatu
CATANIA – Con l’arrivo della bella stagione arriva anche la voglia di un dolce rinfrescante e goloso. Dall’esperienza dolciaria della pasticceria siciliana Tomarchio e da un’idea di Angelo e Francesco, terza generazione della famiglia Tomarchio, nasce Jilatu, il gelato artigianale con ingredienti 100% naturali, senza emulsionanti, coloranti o aromiartificiali aggiunti.
Alla base di Jilatu ingredienti selezionati e la manualità di esperti mastri gelatieri. Inoltre, nell’ottica di proporre sempre un gelato fresco e di altissima qualità, l’assortimento dei gusti alla frutta segue la naturale stagionalità delle materie prime.
Due formati a disposizione: quello da 250 ml per un consumo individuale, da gustare in casa o durante un bel picnic all’aperto, magari in riva al mare. La confezione da 1 litro invece per la convivialità di un consumo in famiglia o tra amici. Tanti deliziosi gusti da assaggiare: i classici, dall’iconico tappo argento e i gourmet dal tappo oro.
Il gusto più richiesto? Quello Tortina, firma inconfondibile di Tomarchio. Una morbida crema con pezzetti di Tortina, la merenda tra le più apprezzate da generazioni di siciliani.
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Il cold brew nitro coffee di Spazio Caffè Firenze (foto concessa)
MILANO – L’estate sta arrivando e la voglia di bersi qualcosa di fresco si fa sentire: per gli appassionati del caffè significa trasformare la bevanda nella sua versione fredda e dal caffè salentino al più innovativo – per lo meno in Italia – cold brew le ricette non mancano. All’appello, si unisce il cold brew nitro: Francesco Giovanchelli, che abbiamo conosciuto come fondatore di Spazio Caffè Firenze, ora racconta la sua lattina specialty, pronta per dissetare la community e non solo.
Giovanchelli, come mai ha deciso di lanciarsi nel cold brew nitro?
“Questa è la prima volta che sperimentiamo questo prodotto e lo abbiamo fatto per intercettare la necessità raccolte da alcuni clienti che desideravano una bevanda smart, pronta all’uso e di qualità. In effetti non tutti i locali che serviamo hanno la possibilità di preparare il cold brew con le giuste attrezzature e competenze. Considerato questo problema, abbiamo voluto andare incontro a queste particolari esigenze, creando il nostro cold brew nitro, senza aggiunta di zuccheri, di CO2 o di additivi. È soltanto un caffè estratto a freddo, confezionato dai ragazzi di Hard beans. “
La versione nitro ha una spinta in più rispetto al classico cold brew?
“Il cold brew nitro ci è piaciuto per via della sua specifica texture, più cremosa: l’azoto conferisce una certa setosità alla bevanda che serve per promuoverla nei locali che fanno mixology. Non è solo un prodotto pronto all’uso da bere, ma è anche qualcosa che si presta nella miscelazione dell’aperitivo.”
La scadenza è un problema per la qualità del caffè contenuto nel cold brew nitro?
“La data consigliata per il consumo è a nove mesi dalla messa in lattina e copre così la stagione estiva, ma anche la primavera, sino all’autunno. L’azoto mantiene il caffè all’interno di un ambiente saturo nella lattina e così non ossida e rimane abbastanza stabile.”
Com’è meglio servirlo e consumarlo?
Da servire con ghiaccio (foto concessa)
“Per assaggiarlo al massimo delle sue potenzialità il cold brew nitro va bevuto freddo. Prima di aprirlo bisogna shakerarlo nella lattina in modo da amalgamare, poi si stappa per liberare la schiuma, servendolo in modo deciso nel bicchiere. Consiglio di accompagnarlo col ghiaccio che mantiene la freschezza della bevanda ancora più a lungo. Si può anche gustare subito dalla lattina durante le passeggiate in spiaggia o in montagna, dato che dà anche energia (il cold brew nitro contiene circa 80 milligrammi di caffeina ogni 100 ml di prodotto, equivalente all’incirca a quattro-cinque espresso) e la lattina è da 200ml. Ho scelto questo formato più ridotto rispetto a quello standard.”
Che caffè troviamo dentro il cold brew nitro?
“Un Panama Geisha, prodotto pregiato. Questo determina un costo finale che esce dal prezzo di mercato, perché chiaramente è un prodotto non commerciale: al pubblico viene proposto a 4 euro a lattina.
Ho scelto questa monorigine per la sua dolcezza: volevo un gusto che fosse avvolgente, con note fruttate senza acidità estreme, più alla portata di tutti e che allo stesso tempo non fosse però il classico caffè che si trova in giro in questo formato, che di solito sa d’orzo, di tostatura, di birra. Volevo qualcosa di più pulito.
E nello shop online c’è già stata una buona richiesta dai privati. Chi lo ha assaggiato ha dato ottimi riscontri. Nei locali ci sono alcuni che lo hanno premiato e scelto per il loro menù e altri che non erano ancora pronti ad adottarlo nella loro offerta. In poco tempo però, credo già verso l’anno prossimo, il cold brew nitro dovrebbe diffondersi ulteriormente. So che ci sono alcune grandi aziende che hanno provato a proporre una loro ricetta, ma hanno un gusto più all’italiana. Il nostro nitro cold brew è pensato sia per chi ama lo specialty, sia per un pubblico che vuole qualcosa di diverso da bere.”
A proposito di possibilità nella mixology: avete già pensato a dei cocktail particolari?
Da bere in compagnia (foto concessa)
“Abbiamo fatto diverse prove con dei ragazzi con cui collaboro a Firenze, di Santarosa bistrot: si chiama “Caffè corretto bene” in bicchiere Collins, Bourbon whiskey, liquore banana, sciroppo zucchero, cold brew nitro, foglie menta, bitter foamer e soda. Abbiamo creato un’altra ricetta con La Vena di Vino e Spiriti del bosco, azienda che produce gin in Toscana a Volterra. Con loro abbiamo realizzato un mix tra il gin e il nitro cold brew, con un risultato molto fresco adatto per l’estate, in cui il caffè aumenta l’agrumato tipico del loro alcolico: in un bicchiere tumbler alto, gin toscano di spiriti del bosco, tonica, cold brew nitro coffee e twist di limone.
La ricetta con il gin (foto concessa)
Il cold brew nitro specialty ha conquistato anche gli addetti ai lavori?
“Devo dire che anche chi fa parte della community ha gradito molto il prodotto, confermando che è molto differente da quello che gli è capitato di gustare sino ad ora.”
Ma perché ha deciso di usare l’azoto invece della CO2?
“L’azoto e la CO2 sono due cose ben diverse: l’azoto non si diluisce nel liquido e quindi una volta aperta la lattina esso evapora e serve soltanto a conferire la sua texture caratteristica. L’insufflazione della CO2 invece è innanzitutto un processo industriale piuttosto complesso e poi la CO2 resta sempre all’interno della bevanda anche una volta versata, proprio come nelle bibite gassate. Non mi piaceva l’idea di gas nel nitro cold brew ed è poco salutare. Dal punto di vista del gusto poi, parlando di specialty, non mi fa impazzire. Inoltre, l’azoto funziona comunque come barriera tra il prodotto e l’ossigeno. “
La variante dei caffè freddi in Italia (immagine concessa)
MILANO – L’estate è una stagione che divide i coffee addicted. C’è chi anche con la città rovente promette di non avere altro caffè al di fuori dell’espresso e chi invece si lascia conquistare dalle varie proposte più estive. Secondo i dati di Zenith Global, società di ricerca nel settore food & beverage, la vendita di caffè freddo è aumentata del 23% negli ultimi 10 anni a livello globale, con oltre 6 miliardi e mezzo di litri serviti annualmente.
Al contrario del Giappone, in cui si concentra circa il 55% di tutto il volume globale del caffè freddo, l’Italia continua a prediligere l’espresso tradizionale. Tuttavia, il consumo di caffè freddo è in aumento anche nel nostro paese, arricchito dalle molte varianti regionali di questa bevanda legate ai territori, alla storia, alla cultura, alle diverse tipologie di consumo del caffè.
Il caffè freddo secondo il Consorzio promozione caffè
Le versioni fredde della bevanda più amata dagli italiani, infatti, si sono diffuse in tutto il mondo e i diversi popoli le hanno interpretate in accordo alla propria tradizione gastronomica. Non sappiamo molto della storia del caffè freddo perché i documenti e le testimonianze sono rari ma, secondo una delle teorie più attendibili, la versione originale sarebbe il Mazagran: una bevanda a base di sciroppo di caffè, acqua fredda e zucchero nata intorno al 1840 nell’Algeria Francese.
Il suo nome è legato a quello della fortezza appunto di Mazagran, città costiera algerina, in cui 100 soldati francesi furono rinchiusi. Nel corso della loro breve prigionia, i soldati inventarono la bevanda che, alla loro liberazione, portarono in Francia. Da quel momento si diffusero moltissime ricette e varianti, che arrivarono anche nel Belpaese.
Per quanto riguarda l’Italia, sappiamo tutti che ci sono differenze significative relative al gusto e ai modi di consumo del caffè; le abitudini e i fattori culturali legati al rituale giornaliero di questa bevanda cambiano da regione a regione, influenzando le caratteristiche della miscela, le sue modalità di preparazione, l’aroma e il sapore. Questo accade con il classico espresso, ma anche con il caffè freddo.
Le varianti più amate e popolari per gustare il caffè freddo:
Caffè shakerato: bevanda rinfrescante e cremosa preparata agitando in uno shaker caffè e ghiaccio. Questo speciale drink è nato negli anni ‘80 nel periodo d’oro dei bar e del mixology e viene infatti spesso servito in bicchieri alti con cannucce. A seconda del luogo e del barista che lo prepara, sono diverse le variazioni che può subire: in alcune regioni italiane viene aggiunto uno sciroppo di zucchero e un po’ di latte alla ricetta originale, per ottenere una bevanda ancora più dolce e cremosa. Alcuni baristi, invece, utilizzano caffè moka o caffè americano al posto dell’espresso.
In Puglia è un’istituzione, ma anche nel resto d’Italia è conosciuto e apprezzato: parliamo del caffè in ghiaccio, un espresso servito bollente in una tazzina con due o tre cubetti di ghiaccio e zucchero a piacere.
Proseguendo nella carrellata, il caffè freddo è spesso servito come caffè leccese, una bevanda a base di caffè e ghiaccio “picconato”, ovvero frammenti tritati in modo grossolano che, quando entrano in contatto con la bevanda calda, resistono senza sciogliersi del tutto. In Salento, amano dolcificare con il goloso latte di mandorla.
È rigorosamente made in Sicily il grande classico della granita di caffè, servita secondo tradizione con panna e brioche. Meno conosciuto è poi il caffè granito amalfitano, una bevanda che si serve semiliquida con l’aggiunta di cristalli di ghiaccio.
Una ulteriore versione molto apprezzata in tutta la nostra penisola è infine la crema di caffè, una miscela fredda di caffè e panna da assaporare come un gelato.
Insomma, Paese che vai, caffè freddo che trovi. Anche senza tradire l’amato espresso, gustare una delle tante varianti estive può essere una scelta piacevole e rinfrescante, che permette di aumentare le occasioni di consumo e godersi il sapore del caffè in modo diverso e creativo.
“L’Italia è un paese che ama il caffè in tutte le sue forme. Anche il caffè freddo è parte della nostra tradizione ed è una scelta popolare durante i mesi estivi, quando le temperature sono elevate e si desidera una bevanda rinfrescante e dissetante. Come Consorzio Promozione Caffè, vogliamo diffondere la cultura di questa bevanda a 360 gradi e sosteniamo l’innovazione e la diversificazione del mercato del caffè, promuovendo la ricerca e lo sviluppo di nuove e diverse metodologie di preparazione, al fine di offrire ai consumatori bevande sempre più gustose e di alta qualità” afferma Michele Monzini, presidente di Consorzio promozione caffè.
MILANO – Lo scorso anno gli italiani hanno speso 580 milioni di euro in prodotti contenenti almeno un ingrediente certificato Fairtrade. Il dato è stato diffuso a Milano nella sede di Emergency in via Santa Croce 19, in occasione dell’evento di presentazione del primo Bilancio sociale di Fairtrade Italia, il documento che fotografa tutte le attività svolte nel corso del 2022, valorizzando l’impatto sulla collettività.
2.400 referenze certificate tra cui scegliere: si tratta di frutta fresca come banane e ananas, ma anche caffè, cioccolato, cereali per la colazione, barrette, biscotti, frutta secca, fiori recisi, abbigliamento in cotone e molto altro. I marchi Fairtrade si possono trovare infatti su un’ampia gamma di prodotti in supermercati, ipermercati, negozi di vicinato, mense e altri luoghi di ristorazione collettiva e distributori automatici. La Grande distribuzione organizzata si conferma tuttavia il canale di diffusione prevalente.
Il caffè e lo zucchero
In controtendenza rispetto all’andamento del mercato convenzionale e dopo un decennio di crescita, le vendite di zucchero si fermano a 4.667 tonnellate, segnando un -11% rispetto allo scorso anno. Similmente, anche il caffè registra una contrazione del -9% con 759 mila chilogrammi.
Il cacao
Resta una delle materie prime Fairtrade più consumate, grazie all’ampia possibilità di utilizzo in diverse categorie merceologiche: cioccolato, biscotti, prodotti da forno in generale e gelati, oltre al cacao in polvere. Complessivamente i volumi di venduto hanno corrisposto a 9.756.051 chilogrammi segnando un +9% rispetto all’anno precedente. Nel corso del 2022 è continuato lo sviluppo di nuove tipologie di prodotto grazie al marchio Fairtrade Sourcing Ingredient.
Il non food che promette bene
In termini di percentuali l’aumento più importante è quello di due categorie merceologiche non food, il cotone(+78% per 713.000 chilogrammi) e le rose recise (+37% per 9 milioni di steli venduti), dalle quali ci si aspettano buone performance anche per il 2023.
Giuseppe di Francesco, presidente Fairtrade Italia
Uno dei cardini economici del sistema Fairtrade è il “Premio” ovvero un extra che gli agricoltori ricevono a fronte delle quantità di prodotto venduto, per attivare progetti e iniziative a favore della comunità. E nel corso del 2022, il Premio generato dalle vendite in Italia dei prodotti con i Marchi Fairtrade è stato pari a 3,8 milioni di euro: solo le vendite di prodotti a base di cacao hanno contribuito con più di 2 milioni, mentre quelle di banane per quasi 700.000 euro.
Il Premio generato (dati concessi)
“Anche se per alcune materie prime ci sono stati dei cali nei volumi, complessivamente il Fairtrade ha tenuto: in tempi di significativa contrazione del mercato, e aumento dei costi sia per le aziende che per le famiglie, abbiamo comunque un dato di vendita superiore allo scorso anno. Lo dobbiamo a nuovi inserimenti di prodotto, e alle buone performance del non food. Questo ci fa sentire quanto le persone ripongano fiducia nella nostra attività, un modello economico e commerciale che valorizza il ruolo degli agricoltori e delle buone pratiche agricole”, ha dichiarato Thomas Zulian, direttore commerciale di Fairtrade Italia.
Thomas Zulian, direttore commerciale di Fairtrade Italia, espone l’andamento del mercato
Fairtrade si conferma il marchio etico più riconosciuto al mondo
Questi trend di mercato si inseriscono in una generale fiducia da parte dei consumatori europei nel Marchio, che persiste negli anni. Infatti, secondo una recentissima ricerca Globescan condotta in 12 paesi (tra cui Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Paesi Bassi, Austria, Francia) il 70 per cento degli intervistati riconosce il Marchio, e di questi l’86 per cento ne ha fiducia. “Fairtrade si conferma il Marchio etico più riconosciuto, di cui le persone hanno fiducia” (ne abbiamo parlato qui). Inoltre il 79 per cento degli intervistati ha dichiarato che ha un’impressione positiva di un brand quando è presente l’etichetta Fairtrade, mentre il 43 per cento dichiara che avrebbe un’impressione negativa di un brand se smettesse di utilizzare il Marchio.
All’evento di presentazione del primo Bilancio Sociale Fairtrade, sono intervenuti Giuseppe Di Francesco, Presidente di Fairtrade Italia, Benedetta Frare, Responsabile Comunicazione Fairtrade e Thomas Zulian, Direttore Commerciale. Hanno partecipato inoltre Marco Fasciglione, ricercatore di diritto internazionale e tutela dei diritti umani al CNR, e Maija Lumme, del Centro di eccellenza sui diritti umani, l’ufficio che per il sistema Fairtrade segue gli sviluppi relativi alla Direttivaeuropea sulla Due Diligence sui diritti umani e ambientali per le aziende. Fairtrade infatti, oltre ad occuparsi delle attività di advocacy su questi temi, si sta attrezzando per accompagnare le aziende già partner e quelle nuove nell’applicazione di questo percorso.
La Due Diligence
Giuseppe Di Francesco, presidente Fairtrade Italia: “Nella giornata di oggi parliamo di sostenibilità e di diritti sociali e ambientali. La difesa dei diritti è ciò che facciamo tutti i giorni garantendo condizioni commerciali più giuste per i lavoratori e migliorare la dignità della loro vita.”
Marco Fasciglione, ricercatore di diritto internazionale e tutela dei diritti umani al CNR, componente del consiglio direttivo di Human Rights International Corner: “La sostenibilità è un tema fondamentale. Con la nuova direttiva europea sulla Corporate Sustainability Due Diligency, che dovrebbe essere attuata a breve, per limitare gli squilibri di produzione e distribuzione della filiera nella scala globale generati dall’attività delle imprese. Questi squilibri hanno un impatto negativo sulla tutela dei diritti fondamentali umani dei lavoratori e ambientali (ne abbiamo parlato qui)”.
Grazie alla nuova normativa si potranno arginare questi problemi grazie a quattro azioni:
identificare e valutare gli impatti negativi, reali o potenziali, sui diritti umani.
Integrare nuove soluzioni e agire in base ai risultati raccolti
Tracciare le risposte che conducono a una filiera più equilibrata
Comunicare e sensibilizzare il modo in cui sono stati affrontati gli impatti
Fasciglione continua: “L’obiettivo della direttiva è perciò intervenire su questi squilibri creando un unico comun denominatore normativo, level playing field, applicabile per tutti gli operatori delle imprese che operano nel mercato europeo”.
Il racconto delle attività a supporto delle aziende lungo le filiere agricole è proseguito con la presentazione della case history di una nuova collaborazione con Alce Nero
Dopo decenni di partnership sulle filiere internazionali infatti, nel 2022 le due realtà hanno avviato un progetto che riguarda le produzioni italiane focalizzato sulla due diligence per i diritti umani, che anticipa alcuni di quelli che presumibilmente saranno i requisiti della Direttiva Europea.
“Come Alce Nero stiamo lavorando alla definizione di una strategia di sostenibilità che includa i principi della Due Diligence in tutta la catena di approvvigionamento e di filiera. In particolare, in collaborazione con Fairtrade, stiamo integrando gli aspetti legati alla sfera dei diritti umani dei lavoratori, previsti dalla Human Rights Due Diligence (HRDD), lungo la filiera del pomodoro: da un lato, costituendo una policy aziendale mirata e dall’altro, inserendoli nel programma di valutazione dei fornitori, favorendo quindi anche la loro sensibilizzazione su questi temi. L’implementazione di questa progettualità, seppure in fase embrionale e che a tendere verrà valutata anche per altre filiere del marchio, anticipa la Direttiva Europea relativa alla CSDD” ha dichiarato Greta Gubellini, Agronoma Team Sostenibilità Alce Nero.
Sara Agostoni, global procurement director in Icam, Carlotta Trombetta, head of quality & welfare in Costadoro e Laura Fiorini, Senior communication manager in Lidl Italia
È seguita una tavola rotonda con la partecipazione di Laura Fiorini, Senior communication manager in Lidl Italia; Sara Agostoni, Global Procurement Director in Icam; Carlotta Trombetta, head of quality & welfare in Costadoro, che hanno illustrato esempi di partnership realizzate insieme a Fairtrade negli ultimi anni
Carlotta Trombetta afferma: “Siamo diventati da marzo una società B Corp, una certificazione che un’azienda ottiene 80 punti eseguendo un test di impact assesment. Il caffè viene però coltivato dall’altra parte del mondo ed è stato imperativo migliorare sotto questo aspetto. La nostra partnership con Fairtrade è stata un valore aggiunto per la nostra azienda e la missione verso la sostenibilità. La nostra società non si impegna solo a cercare il profitto ma anche nel perseguire una politica ambientale e sociale generando valore anche grazie a Fairtrade che condivide i nostri stessi valori”.
A conclusione dell’incontro Paolo Pastore, direttore generale di Fairtrade Italia, ha consegnato a Coop Alleanza 3.0, la cooperativa presente nelle regioni della fascia adriatica, dal Friuli-Venezia Giulia alla Puglia, il Premio Fairtrade Best Partner 2022 per aver contribuito alla diffusione e alle vendite dei prodotti certificati, per aver diffuso tra i propri soci l’importanza dell’acquisto di prodotti sostenibili e per le attività culturali e di comunicazione portate avanti insieme in questi anni.
“La sinergia tra Coop Alleanza 3.0 è Fairtrade è una componente imprescindibile nel nostro modo di essere Cooperativa. Le nostre scelte sono infatti guidate dal principio dello sviluppo armonico, dall’idea che un’altra economia è possibile, che la spesa giusta sia possibile”. dichiara il vicepresidente vicario di Coop Alleanza 3.0, Andrea Volta
“Questo è realizzabile anche attraverso la proposta sui nostri scaffali ai consumatori; una proposta fatta di oltre 100 prodotti che hanno la bontà del reddito giusto per i lavoratori impegnati nella loro realizzazione, i valori positivi del contrasto alle discriminazioni di genere e del rifiuto del lavoro minorile oltre al rispetto per l’ambiente e la biodiversità. Abbiamo la profonda consapevolezza che non ci può essere sviluppo che non sia equo, solidale e sostenibile”.
Da sinistra: Paolo Pastore, direttore generale di Fairtrade Italia, Andrea Volta, il vicepresidente vicario di Coop Alleanza 3.0 e Luciano Nicolis amministratore delegato di Nicofrutta
A ricevere il Premio Fairtrade Partner anche l’azienda veronese Nicofrutta, che si occupa dell’importazione di frutta fresca, per aver sviluppato il mercato dell’ananas Fairtrade in Italia, per la partnership e la positiva collaborazione che ha saputo instaurare con i produttori. “Questo riconoscimento del nostro lavoro ci motiva molto. Negli ultimi cinque anni abbiamo lavorato duramente per rafforzare i nostri produttori e le loro organizzazioni apportando cambiamenti e affrontando le nuove esigenze dei mercati e dell’Unione Europea, ad esempio attraverso l’innovazione, rimuovendo la CO2 nella produzione agricola di ananas e con la ricarbonizzazione dei suoli”, ha dichiarato Luciano Nicolis amministratore delegato di Nicofrutta.
MILANO – Da Oristano alla conquista del resto del mondo, l’aziendaSilvio Carta si è ritagliata nel tempo la sua clientela di appassionati agli alcolici di qualità: dalla Vernaccia di Oristano DOC ai distillati con quel tocco di Sardegna in più che si avverte nelle ricette. A proposito di questo legame con il territorio, Elio Carta, ha realizzato Bomba Carta Caffè Tustatu. Un amaro al caffè che è una novità assoluta a integrazione dei prodotti offerti dall’azienda frutto di un lavoro di ricerca ben specifico, di cui abbiamo parlato con il suo stesso creatore.
Un anno e mezzo di lavoro e studio. Perché, racconta Elio Carta: “La filosofia dell’azienda è preparare un prodotto che soddisfi il palato, altrimenti continuiamo con la ricerca sino a quando non si arrivi al nostro standard: alta qualità. Non basta avere l’idea, bisogna raggiungere un risultato finale che è ben riuscito. “
Bomba Carta Caffè Tustatu: perché un amaro con il caffè: è un abbinamento che funziona secondo lei?
Bomba Carta Tustatu Caffè (foto concessa)
“Bomba Carta Caffè Tustatu è un amaro ottenuto attraverso l’infusione dei chicchi di caffè Arabica, provenienti da El Salvador, Santos, Colombia e Honduras, tostato in Sardegna con la caratteristica della “tonaca del frate”. Una miscela che si contraddistingue per un perfetto equilibrio. Il blend ha rispecchiato l’idea che avevo inizialmente per il mio prodotto. Ho lavorato con sedici caffè per poi alla fine scegliere proprio El Salvador, Santos, Colombia e Honduras, perché traducevano in qualcosa di concreto quel gusto che avevo in mente.
Prese singolarmente, le caratteristiche di ciascun caffè sono ben presenti: l’El Salvador che ha un corpo leggero, profumato e con bassa acidità, dai richiami dolci ma leggermente pungenti, che rimandano al miele di coriandolo, lasciando un retrogusto di frutta secca. Poi il Santos che possiede un’acidità più equilibrata rispetto alle altre varietà di Arabica, leggermente caramellato, maltato con note cioccolatose e di nocciola. Il Colombia con un’acidità ancora più bassa e in tazza regala note che vanno dalla nocciola al cioccolato o floreali e fruttate. Infine l’Honduras che è coltivato in altura, corposo, con sentori frutta secca e ancora una volta di cioccolato e caramello, delicato all’assaggio.
Combinati insieme, offrono un risultato all’olfatto complesso ed armonioso, con una spiccata intensità aromatica. Al palato il sapore risulta dolce e con note fresche, fruttate e dalla bilanciata acidità. Anche il retrogusto ha dato sensazioni interessanti, determinati oltre che dalla miscelazione delle varie origini anche dall’uso del miele amaro di corbezzolo.”
Cos’ha di unico Bomba Carta Caffè Tustatu?
Un bicchiere di amaro al caffè (foto concessa)
“L’idea nasce proprio perché volevo creare un amaro al caffè che, a differenza del liquore al caffè che viene composto solo con aggiunta di zucchero, arrivasse da un’infusione del chicco intero senza spaccarlo a temperatura ambiente (18-20 gradi), della durata di due mesi in una soluzione idro alcolica al 70% di alcol.
C’è bisogno di un processo più lungo operando senza zucchero, così da ottenere una parte
amarognola senza che però sia troppo invasiva. Con un tocco di sapidità, perfetto servito con 4 cubetti di ghiaccio o per un Espresso Martini o, perché no, anche sul tiramisù. La temperatura della tostatura è di 37/38 gradi, una cottura lenta, in modo da estrarre la parte aromatica che il caffè può dare.
Un dettaglio (foto concessa)
Abbiamo svolto questo processo insieme all’azienda Grafina di Cagliari. Per noi è stata la prima volta che ci siamo cimentati su questo abbinamento tra caffè e amaro. Abbiamo voluto sperimentare perché il caffè va sempre di moda, e l’Espresso martini sta ritornando in voga (e noi lo proponiamo con l’amaro invece che con il liquore).
Siamo partiti e arrivati nel mondo con il nostro gin, trovando ricette che fossero internazionali: nel gin abbiamo scoperto, come nella vodka e nel whisky, che sono tra i prodotti più consumati nel pianeta. Il liquore al caffè, l’infuso al caffè è il settimo cocktail più bevuto. “
Dove si può acquistare?
“Direttamente dalla nostra azienda per il momento, perché è un prodotto che stiamo presentando attraverso eventi dedicati”.
REPA al World of Coffee di Atene (immagine concessa)
CESENA – REPA espone al World of Coffee, la fiera europea dello specialty coffee, che quest’anno si terrà ad Atene dal 22 al 24 giugno 2023. Per il secondo anno consecutivo, REPA sosterrà i World Coffee Championships organizzati dalla Specialty Coffee Association, in qualità di sponsor ufficiale, fornendo una gamma selezionata di strumenti e accessori per baristi, ai professionisti in gara.
REPA al World of Coffee
L’azienda espone al padiglione 3, stand H3-L40: visitare lo stand sarà un’occasione per scoprire le soluzioni REPA per tutte le attrezzature che ruotano intorno al mondo del caffè.
Scopri qui maggior informazioni sull’offerta dell’azienda per il mondo del caffè.
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