martedì 02 Dicembre 2025
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Lo zucchero che crea indipendenza: il nuovo docufilm di Altromercato

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altromercato zucchero
Lo zucchero protagonista del docufilm di Altromercato (immagine concessa)

MILANO – Dopo il primo docufilm realizzato nel 2020, che ha vinto il Premio tecnico della pubblicità per la categoria “etico-sociale”, dal titolo “Esiste un caffè che non è amaro per chi lavora?”, Altromercato presenta una nuova produzione per raccontare cosa si nasconde realmente dietro ogni singola scelta dei consumatori, dal titolo “Uno zucchero che crea indipendenza”.

Il docufilm Altromercato sullo zucchero

Protagonisti di questo docufilm i produttori di zucchero di Pacto, in Ecuador, della cooperativa Copropap. Questa produzione si inserisce all’interno della Campagna “Consumi o scegli?” che quest’anno vede come protagonista la filiera dello zucchero, “uno zucchero amaro per chi sfrutta”. Il tutto realizzato all’interno del filone narrativo della campagna “Consumi o scegli?” firmata dal Direttore Creativo Paolo Iabichino, noto come Iabicus.

“Indagare sul campo i risvolti pratici delle nostre scelte di mercato e di consumo significa vivere da vicino le storie che si nascondono dietro ogni singolo granello di zucchero. Per questo riteniamo importante accompagnare le persone all’interno di realtà come quella di Pacto: questo docufilm prende per mano il consumatore per renderlo partecipe dell’impegno e del sacrificio che le comunità dei produttori investono nella realizzazione dello zucchero. L’obiettivo è far sì che al momento dell’acquisto non sia più possibile ignorare gli effetti della nostra scelta, soprattutto dopo aver dato un volto e una voce a chi da quella scelta dipende, con la sua famiglia e la sua comunità.”

Dichiara Alessandro Franceschini, presidente di Altromercato: “Quando il mercato ordinario oscilla, a farne le spese non sono gli intermediari, che mantengono la propria percentuale di profitto, ma i produttori. Copropap garantisce che questi conservino una sicurezza lavorativa a lungo termine: nel docufilm si può percepire davvero l’importanza che riveste questa cooperativa per le vite di migliaia di persone.”

Altromercato, principale realtà del commercio equo e solidale italiana e seconda al mondo, lavora da 35 anni per garantire filiere etiche, è formata da 91 soci e più di 200 botteghe e gestisce rapporti con 140 organizzazioni di produttori in oltre 40 Paesi. Solo per quanto riguarda la produzione dello zucchero, Altromercato gestisce in 7 Paesi diversi 7 filiere, di cui 6 filiere bio, che si occupano della produzione di zucchero di canna, attraverso sistemi produttivi a bassissimo impatto, grazie a pratiche che rispettano la biodiversità locale, e seguendo un’agricoltura familiare.

Il docufilm completo è disponibile a questo link.

Credits

Una produzione Altromercato

Con la collaborazione di Copropap – cooperativa de producción de panela el paraíso

Intervistati e crew:

  • Rubén Tufiño
  • José Nastul
  • Dani López
  • Miseno Nastul
  • María Blanca López
  • Yuli Tenorio
  • Eddyn Cortés
  • Diana Insuasty
  • Gustavo Vaca
  • Esperanza Arias
  • Regia: Mattia Alberani
  • Direttore della fotografia: Mattia Alberani
  • Direzione operativa: Elisa Costa
  • Direzione creativa: Simona Placci, Elisa Costa
  • Consulenza creativa: Paolo Iabichino
  • Redazione interviste: Maria Pozzato
  • Casa di produzione: Upset studios x Altromercato

Ringraziamenti speciali a Luca Palagi e tutto lo staff Altromercato

Mr. Espresso, la caffetteria a tema italiano, apre a Auckland in Nuova Zelanda

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I murali Maori della Nuova Zelanda (immagine: Pixabay)

Il caffè ha sempre avuto un ruolo di rilievo nella cultura della Nuova Zelanda (ne abbiamo parlato qui) e ora anche l’espresso italiano ne entra a far parte con l’apertura di Mr. Espresso, la nuova caffetteria ispirata ai bar italiani nel centro di Auckland. Il locale è gestito dalla famiglia di origine italiana dietro i torrefattori locali Mr. Espresso. Leggiamo di seguito la prima parte della notizia pubblicata sul portale La Nuova Gazzetta Molisana.

Il caffè italiano a Auckland

AUCKLAND – Mr. Espresso è una nuova caffetteria a tema italiano nel centro di Auckland, gestita da una famiglia di puristi del caffè locali.  I fan della cultura del caffè italiano si rallegrano: un nuovo caffè nel centro di Auckland mira a replicare l’esperienza del caffè continentale, con tutti i suoi eleganti tocchi di design e gli strumenti a vapore. È gestito dalla famiglia di origine italiana dietro i torrefattori locali Mr. Espresso.

Il caffè di Mr. Espresso, che apre oggi al 1120 Broadway, pronuncia un nome di prodotto che è senza dubbio familiare a molti tossicodipendenti della Bay Area. Carlo Di Rocco, originario di Salerno, ha fondato Mr. Espresso negli anni ’70 e si è fatto un nome tostando i chicchi in legno di quercia e vendendoli all’ingrosso ai negozi locali. Dopo quasi cinquant’anni, questo è il primo tentativo del marchio di gestire una normale caffetteria e, a giudicare dalle prime informazioni, sembra piuttosto elegante.

Lo annuncia Luigi Di Rocco, contitolare di Mr. Espresso, in un comunicato stampa. “Crediamo di aver creato uno spazio bellissimo che celebra il nostro impegno per un ottimo caffè e porta un po’ d’Italia nel centro di Auckland”.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

La storia di Lindbergh, il pilota che sacrificò la radio di bordo per un thermos di caffè nella 1ª transvolata in solitaria New York-Parigi

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Un aeroplano (immagine: Pixabay)

Il venticinquenne Charles Augustus Lindbergh, un aviatore di Detroit fino ad allora quasi sconosciuto, fu il primo ad attraversare in solitaria la tratta aerea da New York a Parigi realizzata tra il 20 e il 21 maggio 1927. Dovendo ridurre al minimo i pesi a bordo dell’aeromobile, già sovraccarico di benzina, Lindbergh rinunciò alla ricetrasmittente in favore di un thermos di caffè. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Italo Interesse pubblicata sul portale online Quotidiano di Bari.

Il ruolo nel caffè nella prima tratta in solitaria New York-Parigi

MILANO – Il National Air and Space Museum, a Washington, può vantare la più vasta raccolta di aerei e veicoli spaziali al mondo. Il pezzo più pregiato è un aeroplano monomotore ad ala alta realizzato dall’azienda statunitense Ryan Airlines verso la metà degli anni Venti e pensato per il trasporto di passeggeri e posta.

Oltre a un numero di matricola (NX211), quel modello, un Ryan M-2, ha pure un nome: ‘Ryan Spirit of St. Louis’. L’omaggio a St. Louis si spiega col fatto che quella città era stata l’unica a sobbarcarsi il finanziamento di un’impresa destinata a passare alla storia: la prima transvolata in solitaria New York – Parigi (poi realizzata tra il 20 e il 21 maggio 1927).

A promuovere la temeraria iniziativa era stato il venticinquenne Charles Augustus Lindbergh, un aviatore di Detroit fino ad allora sconosciuto e nemmeno tanto esperto. Lindbergh, infatti, aveva cominciato a fare pratica sugli aerei solo cinque anni prima, peraltro in qualità di meccanico-aiutante accompagnando E.S.Bahl, che nel Nebraska sud-orientale faceva brevi voli a pagamento.

Per attirare il pubblico i due passavano a bassa quota sui centri abitati con Lindbergh che “passeggiava” su un’ala del velivolo. In seguito Lindbergh fece esperienze con altri piloti esibendosi come paracadutista e acrobata sulle ali in diversi Stati in occasione di fiere e adunanze. Solo nel 1924 fu ammesso al corso di pilota dell’aviazione dell’esercito. L’anno dopo si diplomava guadagnando il grado di secondo tenente.

Divenuto istruttore di volo nell’aviazione civile e posto nella riserva in uno squadrone aereo della Guardia nazionale del Missouri dove raggiunse il grado di capitano, nell’aprile 1926 Lindbergh entrò nel servizio aereo postale statunitense.

Con appena tre anni di esperienza aviatoria, ma ambizioso, audace ed entusiasta, Lindbergh cominciò a bussare ora a questa, ora a quella impresa aeronautica perché gli venisse messo a disposizione un apparecchio con cui osare ciò che all’epoca era ritenuto tecnicamente impossibile (oltre che dall’idea della gloria, il giovane pilota era ingolosito dal premio di 25mila dollari messo in palio fin dal 1919 da Raymond Orteig, imprenditore appassionato di aerei e di voli pionieristici).

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Federico Traverso, Romani & C. S.p.a.: “Garantiamo la qualità e gli standard di sicurezza per il trasporto del caffè verde e siamo sempre attenti alle innovazioni”

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L'interno dello stabilimento a Pozzolo Formigaro (immagine concessa)

POZZOLO FORMIGARO (Alessandria) – Dopo esser entrati nel mondo dell’azienda Romani & C. S.p.A. venendo a contatto con Romano Romani e l’amministratore delegato Luca (articolo che è possibile rileggere qui), riprendiamo il discorso insieme ad un’altra figura fondamentale di questa impresa: Federico Traverso, responsabile delle relazioni commerciali della Romani & C. S.p.a.

“Abbiate fiducia nel progresso: ha sempre ragione anche quando ha torto” inizia con questa frase del poeta Filippo Tommaso Marinetti l’incontro con Federico Traverso, presso il loro stabilimento di Pozzolo Formigaro.

Traverso, quali sono state le evoluzioni del trasporto di caffè?

“Cercavo un modo per iniziare questo incontro che sottolineasse la mia naturale propensione all’innovazione, al cambiamento, al progresso insomma e la mente è andata a questa frase celebre del Marinetti che la sintetizza perfettamente.

Le merci e quindi anche i sacchi di caffè, che arrivavano in porto con le navi – velieri, vaporiere –,venivano un tempo sbarcate per mezzo di imbragature (braghe) che le prelevavano dalle stive per trasferirle sulle banchine anche attraverso trasbordi sulle caratteristiche chiatte – barconi piatti e piuttosto profondi -, all’epoca presenti a decine nelle acque portuali genovesi e indispensabili soprattutto quando, non di rado, a causa degli inadeguati pescaggi le navi non potevano attraccare direttamente in alcune banchine.

Sui moli brulicavano squadre di “caravana” (compagnia di facchinaggio portuale) che provvedevano, secondo le disposizioni dello spedizioniere che supervisionava le operazioni, a contare, pesare, suddividere in base alle marche o all’eventuale presenza di avaria; a quel punto, una volta posta su carri trainati da cavalli, la merce veniva indirizzata verso quei magazzini oggi trasformati in aree turistiche nella parte storica del porto di Genova.

La banchina era tutto un fermento e oltre ai già citati spedizionieri vi si potevano trovare i rappresentati delle compagnie di navigazione, periti, maniscalchi, commercianti, doganieri e ogni altra parte coinvolta a vario titolo nel commercio.

sacchi caffè
Sacchi da 60 kg nel magazzino Romani di Pozzolo Formigaro

Va da se comprendere che già all’epoca l’attività portuale rappresentava per la città la principale industria e la maggiore fonte di occupazione per persone e imprese, favorendo lo sviluppo delle più svariate professionalità e attitudini.

Ma il progresso ha fatto si che venissero studiati metodi migliori per trasportare le merci e, primo fra tutti, l’introduzione del container ha rappresentato un caposaldo dell’innovazione.

L’idea venne ad un magnate dei trasporti statunitense, Malcom McLean che, nel 1937 passò un’intera giornata a guardare le balle di cotone che venivano scaricate una ad una da un suo camion e raccolte in una nave nel porto di Haboken, in New Jersey negli Stati Uniti.

Non potendo spostare l’intero camion sulla nave, McLean capì che concentrare la merce in cassoni uguali che potessero essere trasferiti senza troppi problemi da camion a nave e qui anche impilati, avrebbe portato ad un grande risparmio di denaro e di tempo.

La prima nave caricata con 58 containers, la Ideal X, partì il 26 aprile 1956 e il magnate americano ebbe modo di apprezzare immediatamente la convenienza della nuova operatività attraverso i contenitori; rispetto alla merce caricata in modo convenzionale in stiva, il costo medio per tonnellata caricata risultò infatti di circa 35 volte inferiore.

Così i containers hanno conquistato il mondo: dal 1966 al 1983 la percentuale dei paesi che li utilizzavano è salita dall’1 al 90% . McLean è stato riconosciuto come “l’uomo del secolo” del trasporto via mare e l’inventore della più grande scoperta nell’imballaggio dopo i sacchetti di carta.

La rivoluzione del container non è l’unica che ha interessato il mondo del caffè; i sacchi di juta sono stati per decenni gli unici imballi atti a trasportare caffè ma nell’ultima decade soprattutto si sono via via affermati i “big bag” – sacconi in polipropilene di varia forma e portata – e la modalità di trasporto alla rinfusa (bulk).”

Traverso, ci può descrivere le varie tipologie di imballo?

“Il mondo del caffè è legato all’unità di misura del sacco di juta da 60 kg: anche noi spedizionieri “da caffè” quando ci riferiamo ai volumi parliamo in termini di sacchi mentre i colleghi generalisti ragionano in termini di teu (acronimo di twenty-foot equivalent unit) che corrisponde ad un container 20’. I sacchi di juta sono ancora presenti e continuano a caratterizzare il nostro settore; nei nostri magazzini è meraviglioso girare per le stive e ad ogni passo incontrare un’origine diversa, con la sua tela caratteristica e colorata, le peculiari cuciture, i suoi simboli e le sue marche ICO.

Ma più crescono le dimensioni delle aziende, più si cercano ottimizzazioni in ogni ambito; anche a costo di scendere a qualche compromesso e abbandonare, a malincuore, alcune consuetudini e tradizioni.

La scelta e la gestione degli imballi non è certo secondaria e in aggiunta all’usuale possibilità di imbarcare container con caffè in sacchi da 60 Kg, come già accennato si può ora farlo utilizzando sacconi da 1000 Kg o riempiendo direttamente il contenitore alla rinfusa – bulk – con 21.600 Kg di merce. Ovviamente il caricatore, così come la struttura di ricevimento, deve essere attrezzato per gestire le diverse possibilità.”

Traverso, cerchiamo di entrare un po’ più ne dettaglio: quanta merce trasporta un container da 20 piedi ?

“Più che considerare semplicemente quanta merce o quanto peso potrebbe effettivamente sopportare un contenitore, una più realistica valutazione impone di considerare innanzi tutto il peso massimo che può viaggiare su strada e che varia a seconda del Paese e delle sue normative; per quanto riguarda i contenitori destinati a transitare in Italia, il contenuto non dovrebbe superare i 28.000 Kg di peso – pari a una tonnellata per metro cubo – che, sommando la tara del container di circa 2.000 kg, porta a raggiungere il massimo peso trasportabile su strada.

Oltre al peso entrano poi in gioco fattori diversi, come ad esempio il volume occupato dalla merce (ingombro) o le buone prassi di carico da seguire per agevolare le movimentazioni o salvaguardare l’integrità del carico. A questo proposito, proprio nel caso del caffè in sacchi o di altre merci soggette ad avaria, per garantire una buona circolazione d’aria ed arginare i danni da condensa, è bene non caricare il contenitore sino al soffitto.

Considerando la sola convenienza riferita alla quantità di merce trasportata per ogni singolo contenitore, non v’è dubbio che la modalità bulk con 21.600 Kg è quella più vantaggiosa (rispetto a 19.200 Kg per i sacchi o 20.000 Kg per i sacconi) e conseguentemente permette di risparmiare il viaggio di un contenitore ogni 8 imbarcati; particolare questo non di poco conto anche per i risvolti positivi in termini di impatto ambientale.

Tuttavia la gestione del caffè alla rinfusa necessita di investimenti in impianti dedicati e una operatività in stabilimento che probabilmente meglio si addice alle industrie di grande dimensione. Anche per questo il big bag è tanto diffuso nelle torrefazioni italiane, individuato come ottimo compromesso e imballo conveniente in cui trasferire anche il caffè in arrivo alla rinfusa”.

E qui veniamo alle operatività svolte nelle vostre strutture; Traverso, ci faccia meglio capire.

“I nostri impianti sono predisposti per gestire lo svuotamento di contenitori bulk e insaccare in sacchi o sacconi, ma anche per spedire caricando merce sfusa in cisterne; quindi il più ampio ventaglio possibile. Per quanto riguarda i sacconi e le loro capacità, per lo più sono sempre stati utilizzati quelli da 600 kg. o da 1000 Kg., quest’ultimi legati necessariamente anche a quanto previsto dalle regole di consegna di Borsa per i caffè non gestiti nei sacchi tradizionali.

E’ bene evidenziare però che i sacconi da 1000 Kg che in forma cubica consentono di sfruttare al meglio il carico di un contenitore, hanno come grande controindicazione il fatto di non consentire invece di ottimizzare la capacità di carico di un camion. Come accennato in precedenza in Italia è consentito trasportare fino a 30.000 kg di merce per mezzo e sul pianale di un bilico si possono posizionare un massimo di 24 bancali della dimensione 100×100 cm (bancale su misura per i sacconi).

Pertanto se trasportiamo sacconi da 1000 kg arriveremo a 24.000 kg trasportati, mentre con i sacconi da 600 kg, che possono essere accoppiati sovrapposti su ogni bancale, satureremo la portata del camion con 48 sacconi pari a 28.800 kg. E’ bene precisare che si evita di sovrapporre sacconi da 1000 Kg per motivi di sicurezza e di stabilità di carico.

Anche in questo caso la convenienza è lapalissiana : 4.400 ( 16,5%) kg in più per ciascun camion. Il calcolo di convenienza, economica e ambientale, porta a un saving di un viaggio ogni sei e mezzo”.

A Triestespresso nel vostro stand troneggiava però un nuovo formato o sbagliamo?

“Mi fa molto piacere poterne parlare: infatti in quell’occasione abbiamo presentato il formato da 1.200 kg. Sembra l’uovo di Colombo ma è una trovata che nella sua semplicità nasconde molteplici vantaggi, senza controindicazioni.
Con soli diciotto sacconi da 1.200 kg si re-insacca un container bulk e lo si fa più velocemente.

triestespresso romani
Lo stand Romani & C. S.p.A. (immagine concessa)

Nello stabilimento del torrefattore gli addetti gestiscono il 50% in meno di sacconi sia per lo scarico negli impianti che per la gestione e conservazione dei vuoti. Per mesi abbiamo effettuato svariati test che ci hanno confermato, per questa tipologia di saccone, una migliore (una ottima) stabilità dell’imballo sia in viaggio che su scaffale o a terra; abbiamo successivamente avviato una fase di sperimentazione con alcuni clienti ottenendo riscontri più che positivi.

Tutti gli imballi utilizzati sono foodgrade, di materiale riciclabile e conformi alle normative vigenti anche in tema di etichettatura; prevedono inoltre un fattore di sicurezza tale da renderli riutilizzabili più volte. Quanto sopra richiama due tematiche particolarmente care alla nostra azienda: sostenibilità ambientale e sicurezza.

Il nuovo formato di saccone da noi proposto consente di dimezzare il numero di imballi messi in circolazione, aspetto che unito alla possibilità di riutilizzo agevola dinamiche più attente all’ambiente. Per ottimizzare i vantaggi, però, è necessaria la massima collaborazione dei clienti che sensibilizziamo affinché conservino i materiali, anche dopo l’utilizzo in torrefazione e in attesa della restituzione, in maniera appropriata, in luoghi asciutti e riparati.

Troppo spesso, nell’ambito dei controlli che effettuiamo sugli imballi prima di renderli disponibili per il riutilizzo, siamo costretti ad eliminare materiale di recentissima fabbricazione a causa delle cattive condizioni in cui ci viene restituito, ben prima quindi che arrivi a fine vita per naturale deterioramento. Una corretta conservazione degli imballi, quindi, è fondamentale per garantire qualità e standard di sicurezza adeguati.”

Qui trovate la prima parte dell’articolo.

Calvisi, 99 Caffè, l’edizione limitata di cialde con Sumatra specialty a 17,90 per 30 pezzi: “Esprimono la mia filosofia”

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Claudio Calvisi e la sua creazione (foto concessa)
Claudio Calvisi e la sua creazione (foto concessa)

MILANO – Claudio Calvisi è il fondatore della torrefazione 99 Caffè e ben conosciuto online grazie al suo canale YouTube che conta oltre 10.000 iscritti ed ha superato abbondantemente il milione di visualizzazioni attraverso i suoi oltre 150 video pubblicati a tema caffè: proprio da questa piattaforma è partita una sfida che poi è sfociata nella creazione di una cialda con dentro specialty coffee. Per alcuni sembra un ossimoro, ma non per Calvisi, né tanto meno per i suoi clienti e followers, che lo hanno supportato in questa avventura.

Calvisi: “Sono un amante della miscela classica italiana ma lo sono anche dei viaggi possibili grazie al caffè”

“Con il supporto dell’ampia community su YouTube ho lanciato una sfida tempo fa, partendo da un sondaggio con il seguente quesito: “Se facessi specialty in cialde mi aiutereste a finanziare il progetto? Il 70% mi ha risposto dicendo “Sì le comprerei”. Ho continuato quindi a lavorare nella mia micro roastery con gli specialty come già facevo prima, ma stavolta sperimentando con le cialde, contenitore con cui ancora non mi ero confrontato.

Obiettivo: raggiungere un vasto pubblico con un prodotto fresco che non ha una lunga shelf life – cosa ovvia, trattando piccoli lotti senza contare su una rete di distribuzione ma solo
dalla vendita online e nel punto vendita di proprietà -. Per cui mi sono mosso per la produzione di un quantitativo minimo così da esser certo di poterlo vendere completamente.

Il marchio 99 Caffè (foto concessa)

Ho investito in questo progetto, nonostante fossi consapevole che per ogni lancio così
provocatorio esiste comunque un margine di rischio: la cialda con lo specialty costa oltre il triplo rispetto a una normale e, anche se il mio seguito ha risposto positivamente al sondaggio, poi la decisione dell’acquisto finale non è mai sicura.

Considerato anche questo aspetto, ho avuto il coraggio di produrlo e una volta avuto tra le mani il prodotto finito ho girato un video in cui lo assaggiavo in diretta per condividere l’esperienza e accompagnare i futuri acquirenti in una degustazione come fatta dal vivo. Ho
scelto uno specialty Sumatra e l’ho degustato su YouTube raccontandone le caratteristiche aromatiche e organolettiche.

Da quel momento in poi, le 50 scatole da 30 cialde sono quasi finite. Nel video ho anche detto che una volta vendute tutte, avrei pensato ad un altro Specialty da incialdare, cosi da proseguire questo percorso insieme alla mia community linea, ovviamente con un altro video per presentarlo. “

Come mai queste quantità?

“Ho scelto 50 scatole per avere un piccolo lotto da vendere e far consumare nell’immediato in tutta la sua freschezza, vista la qualità della materia prima. 50 scatole anche perché era il lotto minimo di produzione necessario ad una corretta regolazione degli impianti e che ci eravamo dati come obiettivo con Caffè Gioia, una torrefazione di medie dimensioni, capace di gestire anche piccoli lotti, cosa impossibile da fare con i colossi del mercato. Con Flavio, il titolare, condividiamo la stessa passione e abbiamo trovato un terreno comune per questa sperimentazione.”

Calvisi lei ha deciso di portare lo specialty nelle cialde perché costituisce un buon margine di guadagno?

“In realtà, se anche guadagnassi 2 euro a scatola o anche 10 euro per assurdo, il totale raggiunto non costituirebbe un grande guadagno: ho deciso di mandare avanti il progetto più che altro come espressione della mia filosofia. Nella mia micro torrefazione con lo stesso spirito, organizzo visite guidate e degustazioni, ho piacere a mostrare il dietro le quinte di questo lavoro che troppo spesso resta segreto. Da artigiano è per me un orgoglio da far vedere e sono sicuro metterà in risalto la qualità delle mie produzioni.
È un lavoro che faccio per passione.

In ogni caso il costo è di 17,90 per 30 cialde e non è stato shoccante per i miei clienti: avevo premesso un range di prezzo su YouTube e quindi il 70% che ha promosso questa iniziativa lo ha fatto già preparato e informato. Chi mi segue appartiene a due categorie di persone: qualcuno cerca informazioni sulle macchine da caffè o vuole capirne di più, altri invece vogliono vivere ed esplorare attraverso i miei video l’industria, le fiere, la community perché già appassionati. Vedono il dietro le quinte del settore.

Tanti mi hanno scritto che grazie al mio canale hanno scoperto cosa fosse lo specialty, molti altri hanno detto: finalmente qualcosa di cui avevamo bisogno. Il mio profilo social non è stato costruito per vendere i miei prodotti, ma per diffondere cultura del caffè. E di conseguenza, chi fa qualità come me ne avrà benefici nel lungo periodo.”

Perché la cialda e non la capsula?

“Sono ambasciatore della cialda innanzitutto per questioni ambientali, poi per resa in tazza e perché più legato al made in Italy: le macchine a cialde sono per la maggior parte della nostra industria nazionale e sono più facilmente riparabili. Sappiamo quanto alcune macchinette di brand internazionali siano praticamente usa e getta per quanto difficili da riparare. Le macchine da caffè a cialde invece hanno una durata lunghissima perché facilmente rigenerabili da tecnici o anche da appassionati di fai da te.

Ho deciso per questo di lavorarci. Premettendo che fare l’esperienza di fronte a un barista professionista che serve uno specialty con una macchina professionale è il massimo, credo che però un’attrezzatura a cialde mantenuta bene con uno specialty da me tostato freschissimo, possa comunque dare un buon risultato. Per questo ho lanciato il
lotto limitato. La scadenza può essere di due anni perché conservato in azoto, ma per mantenere quelle caratteristiche al meglio, deve esser vissuto al massimo e consumato entro due mesi.

L’edizione limitata è stata pensata anche per premiare chi mi ha sostenuto nei tempi previsti permettendomi di farlo. Mi hanno dato fiducia e io in questo modo voglio riconoscergli il loro stesso impegno.”

Calvisi, come si procura gli specialty coffee?

“Per gli specialty ho un canale a parte e si riesce ad avere contatti diretti, per il resto dei caffè mi servo di un intermediario. Anche per alcuni specialty mi devo appoggiare a degli importatori che so che lavorano correttamente, facendo parte di una filiera Fairtrade con cui si riesce a pagare il giusto ai coltivatori.

Il lavoro in piantagione (foto concessa)

La mia torrefazione è veramente micro, come quantità arrivo a 5000 chili di caffè l’anno in totale e non lavoro con dei rivenditori. Ho piazzato i miei prodotti in qualche pasticceria e ristorante perché trovo degli chef che hanno capito l’importanza del fine pasto. I bar però sono off limit per via dei macchinari richiesti dai baristi in comodato d’uso che io non fornisco; quei pochi che fornisco hanno la macchina del caffè di proprietà.

Per fortuna ho il punto vendita all’Aquila che mi consente di vendere il mio caffè in una zona in cui ormai siamo un’istituzione. 99 caffè infatti è un marchio di Dolci Aveja, terza generazione di una storia di produzione di dolci e liquori tipici abruzzesi. Il caffè è arrivato poi per la mia passione ed è la mia firma. Vendo tantissimo online perché nel mio piccolo mi sono fatto conoscere.”

Perché ha scelto di aprire queste edizioni limitate con un Sumatra?

“Perché tra quelli che ho assaggiato e prodotto in grani e macinato era quello più prossimo al gusto di chi non ha mai provato uno specialty prima. Per la prossima edizione penserò a qualcosa di più spinto.

Il Sumatra sa di frutti rossi, una caratteristica che si sente spiccata, con una nota di arancia candita ben distinguibile e un sentore di prugna e ciliegia che si avverte ancor prima. Quello che lo rende piacevole e riconoscibile è una persistenza e un retrogusto più classici, non troppo astringente, ma sciropposa e dolce. Ciò lo rende piacevole anche per chi non è abituato a questo tipo di gusto.”

Export brasiliano ancora in flessione nel mese di maggio

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export brasiliano Brasile Cecafé
Il logo di Cecafé

MILANO – Continua il trend negativo dell’export brasiliano, che segna a maggio un’ulteriore, forte flessione. Secondo i dati Cecafé, diffusi nella serata di ieri (martedì 13 giugno), le esportazioni di caffè in tutte le forme del Brasile sono state, il mese scorso, di 2.448.275 sacchi: il 17,4% in meno rispetto al maggio di un anno fa.

L’organizzazione degli esportatori brasiliani imputa il dato negativo alla mancanza di scorte e al procedere più lento delle operazioni di raccolta.

L’export di caffè verde è stato pari a 2.119.228 sacchi (-20,4%). Forte contrazione nei volumi di caffè arabica (-21,4%), che si fermano a 1.987.539 sacchi. Invariato (-0,1%) l’export di robusta, rispetto ai minimi storici recenti dell’anno scorso.

export brasilianoIn crescita (+8,5%) invece le vendite all’estero di caffè trasformato, che ammontano a 329.047 sacchi, in massima parte di solubile.

Nei primi 5 mesi del 2023 sono stati esportati 13.577.028 sacchi di caffè in tutte le forme, un dato inferiore del 19,3% a quello del pari periodo del 2022.

export brasilianoPesantemente in calo (-21,5%) l’export di caffè verde, pari ad appena 11.992.188 sacchi, contro 15,2 milioni, un anno fa, e 16,2 milioni, due anni or sono.

Gli imbarchi di arabica ammontano a 11.466.123 sacchi (-21,6%); quelli di robusta a 526.065 sacchi (-19,6%). Anche in questo caso, l’unica nota positiva giunge dalle esportazioni di caffè trasformato, che crescono del 2,2%, a 1.584.840 sacchi.

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Caffè verde: NKG Neumann Kaffee Gruppe acquisisce la maggioranza di Nordic Approach Group per allungare negli Specialty

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Morten Wennersgaard, managing director Nordic Approach Group, David M. Neumann, NKG Group CEO, e Andreas Hertzberg, managing director Nordic Approach Group (immagine concessa)

AMBURGO (Germania) – Neumann Kaffee Gruppe (NKG) annuncia l’ulteriore espansione della propria organizzazione a livello globale. Il gruppo leader nella fornitura di caffè verde e relativi servizi ha infatti acquisito una quota di maggioranza di Nordic Approach Group, tra cui Tropiq, con sede a Oslo, in Norvegia. Questa partnership crea una figura di riferimento nel mercato dei caffè specialty, stabilendo nuovi standard in termini di innovazione, qualità e sostenibilità.

Neumann Kaffee Gruppe acquisisce la quota di maggioranza di Nordic Approach Group

NKG
Il logo NKG

Nordic Approach, fondata nel 2011 da Morten Wennersgaard e Andreas Hertzberg, è uno degli importatori di specialty coffee più rispettati al mondo, creando una forte identità nel settore di riferimento e garantendo un valore aggiunto ai propri clienti attraverso un’eccezionale qualità nel caffè, nei servizi, nell’informazione e nel marketing.

Nel 2017, il reparto di approvvigionamento di Nordic Approach è diventato uno spin-off – Tropiq – per servire non solo micro-torrefattori e piccoli volumi di caffè specialty, ma anche torrefattori alla ricerca di caffè di altissima qualità in volumi più grandi. Attraverso i colleghi presenti in Etiopia e in Colombia, Tropiq ha sempre curato con profonda attenzione le relazioni con i piccoli produttori in questi paesi.

“Con l’acquisizione della maggioranza delle azioni di Nordic Approach e Tropiq, afferma David M. Neumann, ceo di NKG, “ci troveremo in una posizione ideale per estendere la nostra attività nel segmento specialty non solo in Scandinavia, ma anche nel resto d’Europa, in Asia e Medio Oriente. Allo stesso tempo, saremo ancora più efficienti nella costruzione di partnership commerciali con produttori e venditori di caffè di altissima qualità”

Morten Wennersgaard e Andreas Hertzberg rimangono azionisti di minoranza e continueranno a guidare e sviluppare le società come amministratori delegati. Entrambi concordano: “Nordic Approach, Tropiq e Neumann Kaffee Gruppe hanno una visione congiunta e sono allineati nell’attenzione alla sostenibilità e al supporto delle comunità di coltivatori di caffè. Insieme, avremo un impatto su larga scala e potremo fornire caffè straordinari a un numero ancora crescente di persone”.

La scheda sintetica di Neumann Kaffee Gruppe

Neumann Kaffee Gruppe (NKG) è leader mondiale nella commercializzazione di caffè verde e con attività unicamente concentrate su questa materia prima. Con più di 50 aziende in 26 paesi e più di 3.000 dipendenti altamente qualificati, NKG è attivo lungo tutta la filiera, dall’attività agricola (con piantagioni di proprietà) all’import nei paesi consumatori, passando da stabilimenti nei principali paesi produttori e una vastissima gamma di servizi.

La scheda sintetica di Nordic Approach

Nordic Approach è una società incentrata esclusivamente nell’approvvigionamento e l’importazione di caffè verde di altissima qualità. L’azienda segue accuratamente i processi di selezione, valorizzazione e commercializzazione di caffè eccezionali, provenienti da svariate origini, per intrigare torrefattori a livello globale.

La scheda sintetica di Tropiq

Tropiq è impegnata nelle attività di approvvigionamento e commercializzazione di caffè specialty su larga scala, investendo su una supply chain sostenibile e trasparente. Tropiq pone inoltre l’accento sulla promozione della qualità del caffè attraverso la collaborazione con agricoltori e esportatori, nonchè la creazione di partnership durature e affidabili.

IMF e le soluzioni Specialty al World of Coffee di Atene dal 22 al 24 giugno prossimi

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Un particolare delle macchine IMF (immagine concessa)

OCCHIOBELLO (Rovigo) – Visto il successo della scorsa edizione IMF si ripropone come punto di riferimento anche per il mondo Specialty, oltre che per il settore industriale, partecipando ancora una volta al principale evento di settore in Europa: il World of Coffee in programma dal 22 al 24 Giugno al Athens International Airport “El. Venizelos”.

IMF al World of Coffee di Atene

Sono sempre di più le imprese, anche di piccole dimensioni, che internalizzano il processo di tostatura per rendersi autonome, visti i numerosi vantaggi in termini di qualità e controllo della produzione, che superano largamente gli investimenti iniziali necessari. IMF è particolarmente attenta alle esigenze non solo del comparto industriale, ma anche dei clienti più piccoli quali torrefazioni specialty e microtorrefazioni.

Anche il mondo Specialty riconosce sempre più le potenzialità di IMF, le cui macchine presentano un sofisticato sistema di controllo che consente di affinare e perfezionare il processo di tostatura incontrando ogni tipologia di esigenza, specialmente per quanto riguarda i caffè di qualità, maggiormente difficili da trattare.

imf torrefattrice

Caratterizzate da un particolare ciclo termodinamico che consente il recupero e il ricircolo di aria calda pulita, le torrefattrici IMF assicurano risparmio energetico, sensibilità nel trattamento della materia prima e affidabilità di produzione, ideali per le installazioni in contesti urbani dove le restrizioni sono più vincolanti.

Un software specifico integrato permette la gestione ed il controllo in continuo delle variabili di processo, quali temperature, volume dell’aria e velocità di rotazione del tamburo garantendo così la perfetta ripetibilità dei profili di tostatura durante i turni di lavoro.

Il team di IMF sarà presente al World of Coffee di Atene con i suoi specialisti. L’azienda sarà presente dal 22 al 24 giugno presso lo stand #3-C40.

Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

BWT al World of Coffee di Atene è fornitore e sponsor

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BWT al World of Coffee 2023 (immagine concessa)

MILANO – Continuando il percorso intrapreso lo scorso anno a Melbourne, BWT è fornitore ufficiale dell’acqua del World Barista Championship. Ciò significa non solo fornire una qualità dell’acqua Sca costante e perfetta per tutti i concorrenti, ma anche accompagnarli insieme agli altri sponsor WBC nei giorni precedenti alla competizione con l’organizzazione di sessioni di pratica presso i Barista Base Camp in tutta Atene.

BWT al World of Coffee Atene

Una fantastica collaborazione di squadra che vede BWT lavorare a stretto contatto con Barista Attitude, Victoria Arduino, Cafetto e Alpro per assicurare che ciascuno dei 60 concorrenti abbia l’opportunità di provare la propria routine con il set-up ufficiale che avrà sul palco. Il team BWT sarà sul posto per installare il sistema di filtrazione dell’acqua e monitorare da vicino i parametri per garantire che i requisiti Sca corrispondano perfettamente in ogni momento, per ogni concorrente.

Un ringraziamento particolare va al team di Eurogat e alle altre società che hanno messo a disposizione se stesse e le proprie sedi per queste sessioni di prove. Ma non è tutto.

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Gli sponsor ufficiali del World Barista Championship (immagine concessa)

Come vuole la tradizione, BWT è anche Event Host Sponsor di World of Coffee, offrendo a tutti gli espositori l’opportunità di utilizzare l’acqua da competizione dell’azienda di altissima qualità per le proprie estrazioni di caffè.

Produttori di macchine da caffè, torrefattori, baristi, chiunque lavori al WOC può prelevare l’acqua ottimizzata dall’azienda in 2 punti della fiera con taniche da 19 litri fornite gratuitamente da BWT.

Quindi l’acqua del campionato può essere condivisa e assaggiata ovunque. Inoltre, presso lo stand BWT (Hall 3 -stand K10) gli ospiti possono assistere al Stage of Champions, replicando il set-up ufficiale della competizione WBC mentre si gustano un bicchiere di acqua ottimizzata BWT.

Ospiti speciali dal mondo del caffè provenienti da tutta la Grecia saranno inoltre a disposizione per mostrare i propri prodotti e servire estrazioni di caffè premium con acqua di ottima qualità.

Il team BWT sarà a disposizione per mostrare ai visitatori come trarre vantaggio dalla più recente tecnologia di ottimizzazione dell’acqua e invitare tutti gli ospiti ad assaggiare la differenza. Con BWT, l’azienda punta a cambiare il mondo, sorso dopo sorso.

Sandalj Trading Company presente a Woc di Atene

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Sandalj Trading Company a WOC 2023 (immagine concessa)

TRIESTE – Presente sin dalla prima fiera Scaa alla fine degli anni ’80, l’importatore triestino non poteva mancare all’appuntamento del World of Coffee ad Atene dal 22 al 24 giugno, con novità inedite per tutti gli appassionati di caffè. Allo stand 2-P30 (hall 2) del centro espositivo Athens Metropolitan Expo ogni giornata è all’insegna dell’alta qualità e dei caffè specialty, e grazie agli amici di Elektra con la loro Indie a due gruppi e Mazzer con lo ZM e l’Omega, ci saranno oltre 10 caffè da assaggiare in espresso e in filtro.

Sandalj Trading Company: caffè d’eccellenza in degustazione ogni giorno

Mauro, Andrej, Tommaso e Federico vi aspettano per degustare assieme la storica Toscanini Blend, miscela 100% Arabica. Delicata, che con le sue molteplici origini, ricorda la grande cura dei dettagli dell’omonimo direttore d’orchestra. Per celebrare il rito del tradizionale caffè mediterraneo, intenso e verace, in assaggio ad Atene potrete trovare anche la Puccini Blend, che con un apporto di Robusta di alta qualità, è una miscela pulita e bilanciata.

Monorigine corposa e aromatica, il Brazil Natural Icatu Fazenda Chapadao della linea Sandalj Traceability Project verrà proposto in espresso, esaltatando le intense note di cacao e marmellata di prugne e il retrogusto di vaniglia. Un’altra proposta Traceability dal Brasile è il Red Catuaí Naturale Doñas do Cafè, una miscela tutta al femminile prodotta nel Minas Gerais da Idivane, Elizabeti, Juliana e Andreia.

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Traceability Project (immagine concessa)

Dal Kenya in assaggio in espresso e in filtro con V60 e Kono, un lotto di Thunguri AA Top Lavato, che con la sua acidità di arancia tarocco, note di gelsomino e un retrogusto che ricorda l’ananas caramellato, è versatile per ogni tipologia di estrazione. L’ultima monorigine in assaggio, sia in espresso sia in filtro è il Guatemala Honey Yellow Bourbon Finca San José Ocaña, una macedonia tropicale dalla dolcezza avvolgente.

Decaffeinati per tutti i palati

Per completare l’offerta, potrete assaggiare due decaffeinati firmati Sandalj: l’Arabica Super Bar Blend, 100% Arabica di alta qualità per i palati più esigenti e la Sandalj Espresso Blend, tradizionale miscela dell’espresso italiano da bere a tutte le ore del giorno. Un decaffeinato indistinguibile da un tradizionale espresso.

La scheda sintetica dell’azienda

Sandalj Trading Company SpA ha sede a Trieste, uno dei maggiori porti europei del caffè, e svolge la propria attività nel settore dell’importazione ed esportazione del caffè verde, garantendo un servizio di eccellenza per qualità, varietà, ricerca e sviluppo dei prodotti. Per novità, approfondimenti sui nostri caffè e informazioni sui percorsi formativi, è possibile visitare il sito oppure potete cliccare sul profilo FB e instagram.