martedì 02 Dicembre 2025
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Daniele Ricci, da record mondiale per i baristi italiani al Woc di Atene racconta la gara: “Il caffè ha giocato un ruolo importante”

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Pronto alla sfida del mondiale @coffeeandlucas @myMediaStudio daniele ricci
Pronto alla sfida del mondiale @coffeeandlucas @myMediaStudio

MILANO – Daniele Ricci, secondo barista migliore al mondo, record italiano fino ad ora raggiunto ai World barista championship. Ancora in viaggio di rientro dalla Grecia sino all’Italia, lo abbiamo accompagnato a distanza per sentire il racconto fresco della sua gara, a bordo del furgone di Bugan Coffee Lab: 26 ore per realizzare che cosa sta riportando a casa.

Ricci, ma quindi come è riuscito ad arrivare secondo al mondo?

“Non ho ancora ben realizzato – esordisce così Ricci – sto cercando di riprendermi. Nella gara baristi, prima di me, soltanto Francesco Sanapo era arrivato sesto in finale nel 2013, a Melbourne. Come ci sono riuscito? Innanzitutto avevamo un buon caffè e poi abbiamo fatto tanto allenamento, lavorando sulla presentazione e sulla ricerca del cocktail. E’ stato l’insieme quindi di tante piccole cose che ha portato a quest’ottimo risultato.”

Quindi ci parli del caffè che ha portato e come lo ha usato

“Ho scelto due caffè della stessa piantagione, due varietà, un Geisha e un Caturra, che ho blendato nell’espresso e anche nel milk beverage. Invece nel cocktail, ho usato soltanto il Caturra in monorigine. Ho preso questa decisione perché il mio concept era quello di sbloccare il potenziale di entrambe le varietà, in particolare quella del Caturra, perché il Geisha viene spesso portato nelle competizioni e io volevo valorizzare una varietà usata meno e che ha più resilienza rispetto alla sfida del climate change, pensando al futuro.

Poi, le fermentazioni che abbiamo sviluppato con il farmer hanno sprigionato dei nuovi flavour e questo mi ha fatto guadagnare punti in più. Il Caturra è stato sottoposto ad una fermentazione con azoto, con un lievito che viene usato di solito nel mondo della birra e del vino, anaerobico con idrogeno e un’asciugatura di 15 giorni all’interno di un bioreattore, un contenitore che poi viene chiuso ermeticamente.

La ricetta con il latte è stata una ricetta realizzata insieme a Simone Salvaderi, un agricoltore che ha un’azienda vicino a Maleo (Lodi) con cui collaboro da tre anni e mi ha fornito il latte. L’unico ad allevare le mucche di una razza antica Guernsey in Italia, che producono un latte molto ricco di betacarotene, ed ha un colore più giallo, contiene la caseina 2, è molto più proteico, ha un contenuto di grassi più elevato che fa anche meglio all’organismo.

Ha un gusto molto marcato che si abbinava molto bene al caffè che poi al blend (per il milk 3 grammi di Geisha e 17 grammi di Caturra). Mentre in espresso ho cambiato le proporzioni: 18 grammi di Geisha e 2 di Caturra per dargli più corpo, di mouth feel, di dolcezza e soltanto una parte finale più netta con i flavour in after taste del Caturra.

Il cocktail è stato creato come spesso per le mie gare da Andrea Villa, campione italiano di Coffee in good spirits

Con lui abbiamo lavorato a Zurigo un mese prima di partire per la Grecia. Abbiamo realizzato un drink che voleva richiamare la fermentazione del caffè e la macerazione con degli ingredienti specifici. Per la fermentazione abbiamo preparato dello yogurt a cui abbiamo aggiunto dei passion fruit e una tonica con lo zafferano e il pepe per la macerazione.

Daniele Ricci all'opera, @coffeeandlucas @myMediaStudio
Daniele Ricci all’opera, @coffeeandlucas @myMediaStudio

L’estrazione usata è quella in espresso e un infusione di un pepe Timur Berry che arriva dal Nepal, molto dolce. Servito sopra al drink come guarnizione.”

Ricci, è stato particolarmente dura preparare questi mondiali?

“Devo dire che mi sono divertito molto quest’anno, è stato difficile prepararmi per tempi e modalità: subito dopo Sigep sono andato in vacanza per recuperare le energie, poi sono andato con Andrea Villa a cercare ingredienti e creare un cocktail.

In seguito sono andato sino a Panama in piantagione: quindi è stata una bella avventura anche dal punto di vista dei viaggi, anche andando in parecchi eventi.”

Che cosa invece lo ha tradito all’ultimo?

“In realtà nulla. Ho avuto dei conteggi molto alti, e non mi posso recriminare niente. A quei livelli anche solo uno 0,5 sullo score shift finale incide molto sul risultato ultimo. Sono arrivato secondo per 18 punti se non sbaglio. Basta un punto e mezzo in più o in meno a giudice per fare la differenza, che era stato sottile tra me e il ragazzo brasiliano, che rispetto tantissimo. Sono contento, perché è veramente un amico e bravissimo ragazzo. Ci forse ha un po’ penalizzato i punteggi dell’espresso, leggermente più bassi nella finale rispetto a quelli in semifinale.

Preparando il cocktail @coffeeandlucas @myMediaStudio

Tra tutto, penso che il signature drink fosse il più buono che abbia mai creato sin qui, lo servirei anche nel locale in cui lavoro.”

Cosa ha cambiato rispetto all’altra volta

Ricci sembra deciso:  “Il caffè ha giocato un ruolo importante. Quelli della scorsa volta erano più difficili da raccontare nell’accurancy of flavours. Ho ricercato dei caffè più semplici da descrivere con dei flavours più netti e questo ha sicuramente aiutato. L’esperienza poi del mondiale mi ha preparato anche sulla parte logistica.”

E ora si chiude per lei il capitolo gare?

Sono molto competitivo e non credo che chiuderò il capitolo gare, ma ora devo ricaricare le pile. Migliorare dal secondo posto significa arrivare primo e richiede tempo e investimento di energie.

Il team dietro al campione mondiale @coffeeandlucas @myMediaStudio

Vorrei ringraziare il gruppo di Bugan Coffee Lab, Mame che mi ha supportato dandomi il caffè e mi ha fatto allenare. In primis la mia ragazza, che è stata la mia prima trainer e lo sarà sempre. Poi chiaramente un ringraziamento particolare ad Andrea e a Sasha che sono stati con me durante il viaggio. E a CoffeeandLucas, (Federico Pezzetta) che mi ha scattato delle bellissime foto.”

Ricci, cosa si aspetta da questa vittoria mondiale?

“Credo che mi cambierà la vita e già ho ricevuto tanti feedback positivi. Ho ancora tanto da dare e spero che questo traguardo mi porti a nuove occasioni, sempre però restando nel mondo del caffè, del training, della caffetteria. Magari mi porterà ad un’attività mia, ma molto più avanti. Ora ho tanto da viaggiare senza vincolarmi ad un luogo o a un’impresa.”

Dulcis in fundo, un commento da chi ha scattato la vittoria, step by step: CoffeeandLucas

“Ho avuto la fortuna di vedere la gara da una posizione privilegiata, in prima fila davanti a Daniele. C’è stata una sua evoluzione di gara in gara: la seconda e la terza ha toccato dei livelli altissimi, difficili da battere in futuro. Nella finale si è anche divertito e si è proprio visto. Mi sono persino emozionato.

Daniele è molto elegante nei movimenti e questo aiuta con gli scatti. Io lo conosco un po’ e mentalmente già anticipo le posizioni che devo assumere per valorizzarlo: ad esempio sapevo che avrebbe dato fuoco a dei fogli alla fine della gara, e mi posizionavo già prima per saper cogliere al meglio l’effetto scenico. Sono contento che l’Italia si sia posizionata per la prima volta al secondo posto: è stata un’occasione anche per me di fotografare un campione di questo calibro.”

A questo link, il video di tutta l’esperienza del Woc filmata da CoffeeandLucas, compresa la gara di Daniele Ricci.

I campioni italiani di ritorno dal Woc di Atene: così Daniele Ricci e Giacomo Vannelli hanno ben figurato nelle finali

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Daniele Ricci, due volte campione nazionale Barista (immagine concessa)

MILANO Sca Italy annuncia il ritorno dei suoi talentuosi rappresentanti dal World of Coffee ad Atene, tenutosi dal 21 al 24 giugno. Nonostante le sfide affrontate lungo il percorso, i nostri campioni hanno dimostrato una passione e una dedizione straordinarie in questa competizione di livello internazionale.

Bene i campioni italiani al Woc di Atene

Daniele Ricci, due volte campione nazionale Barista (2020-2023), ha ottenuto un risultato straordinario centrando il secondo posto nella categoria Barista. Già nel 2021, Daniele si era classificato all’ottavo posto nella classifica mondiale Barista, ma quest’anno ha superato le aspettative, dimostrando ancora una volta la sua maestria nel mondo del caffè.

Giacomo Vannelli, un veterano della scena del caffè, ha mostrato ancora una volta la sua capacità competitiva. Con alle spalle diverse vittorie nei Campionati Italiani (Barista 2014-2015-2019, Brewers Cup 2022-2023), Giacomo ha rappresentato con orgoglio l’Italia nella categoria Brewers Cup, classificandosi al sesto posto mondiale. La sua esperienza pluriennale, creatività e tecnica impeccabile sono testimonianza dell’eccellenza che la comunità italiana può offrire.

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Giacomo Vannelli (immagine concessa)

Fabio Dotti, tre volte Campione nazionale Cup Tasters (2020-2022-2023), ha partecipato alla competizione con grande entusiasmo, anche se purtroppo non è riuscito ad avanzare oltre il primo turno. Nonostante ciò, l’impegno di Fabio, la sua passione e la sua competenza sono testimonianza del ruolo significativo che ha nella nostra community.

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Fabio Dotti (immagine concessa)

Sca Italy sottolinea l’importanza dei Campionati italiani, che rappresentano una tappa fondamentale per la partecipazione ai campionati mondiali. Con grande entusiasmo, si annuncia che le selezioni per i Campionati Italiani riapriranno a breve, offrendo a tutti gli appassionati di caffè un’opportunità per mettersi alla prova e dimostrare le proprie abilità.

La partecipazione dei campioni italiani a eventi di così rilevante importanza internazionale evidenzia il talento e l’entusiasmo che animano la community. Sca Italy continuerà a promuovere l’eccellenza nel mondo del caffè, sostenendo e celebrando coloro che fanno parte di essa.

La scheda sintetica di Sca Italy

Sca Italy è una community appassionata di caffè che promuove l’eccellenza e la cultura del caffè in Italia. Unisce appassionati, professionisti, aziende e amanti del caffè per condividere conoscenze, esperienze e l’amore per questa straordinaria bevanda.

Sempre più caffè robusta nelle miscele e i prezzi rimangono prossimi ai massimi storici

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Il logo dell'Ice

MILANO – Sempre più robusta nelle miscele dei torrefattori europei. Dati doganali, elaborati da Rabobank, indicano che l’import di canephora in UE e UK ha contato, nei 12 mesi a marzo 2023, per il 36,3% dei volumi complessivamente importati, contro il 31,5% nei 12 mesi immediatamente precedenti. Simile l’andamento registrato in Giappone, dove si è passati, nello stesso periodo, dal 29,5% al 36,2%. Il maggiore utilizzo di robusta è stato motivato dalla crisi economica, che ha incentivato i consumi di miscele a base di caffè meno pregiati

Il trend però potrebbe invertirsi, vista la virata al ribasso dei prezzi degli arabica, venerdì scorso ai minimi degli ultimi 6 mesi, e le quotazioni sempre più alte invece dei robusta, con il mercato londinese nuovamente vicino ai massimi storici.

Le prime avvisaglie di una possibile inversione di tendenza si scorgono in Brasile, terzo mercato mondiale dopo UE e Usa, con circa 21,3 milioni di sacchi di caffè consumati nel 2022.

Secondo gli specialisti, la minore produzione di robusta, dovuta alla siccità dell’anno scorso, spingerà molto probabilmente verso il ritorno a un maggiore utilizzo di caffè arabica da parte dei torrefattori locali.

L’analista hEDGEpoint Global Markets prevede che l’industria brasiliana assorbirà, il prossimo anno, 6,6 milioni di sacchi di arabica: praticamente il doppio rispetto a quest’anno, mentre il quantitativo di robusta scenderà da 18,7 a 15,5 milioni.

Un dato comunque elevatissimo e sempre molto al di sopra delle medie storiche.

Tradizionalmente, infatti, arabica e robusta contavano, grosso modo, per il 50% a testa.

Ma le cose sono cambiante negli ultimi due anni, a causa della minore produzione di arabica causata dalle gelate e dalla siccità del 2021 e, parallelamente, dai raccolti record di robusta degli ultimi anni.

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Omega X: il nuovo macinacaffè Mazzer con ancora maggior controllo della regolazione espresso ha debuttato al Woc di Atene

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Omega X (immagine concessa)

ATENE – A poco più di un anno dal lancio del primo macinacaffè manuale, nasce il nuovo modello Omega X: sarà a disposizione degli amanti del caffè a partire da giugno. Dopo un anno di successi è il momento di fare un passo in più e affiancare ad Omega un nuovo modello per offrire un’ulteriore possibilità di scelta alla comunità degli appassionati di caffè. Omega X nasce infatti da una specifica richiesta del mercato, “you talked, we listened” è il claim che accompagna questo lancio.

Mazzer presenta Omega X

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Le ghiere di regolazione dei prodotti Omega e Omega X (immagine concessa)

Entrambi i macinacaffè permettono tutte le regolazioni da french press a ibrik, ma Omega X si distingue dal modello Omega per la regolazione a passo ridotto. Con step da 11 micron, tre volte più piccoli rispetto all’Omega, offre ancora maggior controllo, ideale soprattutto per le preparazioni espresso.

Per contro, per coloro che privilegiano la comodità di lettura, il modello Omega offre il massimo della semplicità di utilizzo con tutte le preparazioni facilmente settabili in un solo giro di ghiera, così da avere un riferimento univoco. Niente compromessi è la filosofia che ha ispirato tutto il processo di sviluppo.

Niente compromessi da un punto di vista costruttivo

Omega nasce a partire da un’unica barra di alluminio sulla quale vengono innestati i vari componenti. Monta cuscinetti in acciaio inox di elevata tecnologia per garantire un movimento fluido e accoppiamenti precisi. Viene realizzato con i migliori materiali, acciaio inossidabile, alluminio anodizzato e fibra di carbonio, selezionati per assicurare il massimo della precisione e garantire il minor peso per un facile trasporto.

Lavorazioni meccaniche a bassa velocità permettono forme organiche per la miglior esperienza d’uso e piacevolezza al tocco. Lo speciale processo di anodizzazione rende le superfici più dure e resistenti agli strisci e permette l’utilizzo anche all’esterno in ogni condizione meteo. Tutti i componenti a contatto con il caffè sono certificati food safe. 

Niente compromessi nell’utilizzo

Le macine coniche in acciaio inox da 47 mm assicurano nel tempo il miglior parallelismo e proteggono da processi ossidativi in caso di ambienti umidi o RDT (Ross Droplet Technique). Queste macine sono state progettate e prodotte appositamente per Omega negli stabilimenti Mazzer in modo da garantire il miglior risultato in tazza.

macina acciao
La macina in acciaio (immagine concessa)

La regolazione della macinatura è esterna e si effettua su una ghiera non a contatto con il caffè per maggior praticità e igiene.

La calibrazione “true zero” con il contatto macine al punto 0 permette all’utente di avere a disposizione un pratico indice numerico delle regolazioni su 360 gradi per l’Omega e su tre giri per l’Omega X. La soluzione a micro scatti offre un maggior controllo sul movimento e impedisce spostamenti involontari della ghiera anche grazie ad un piacevole rimando sonoro, simile a quello di una cassaforte.

Niente compromessi nell’ergonomia

Tramite un sistema di magneti al neodimio, l’ingombro si riduce drasticamente quando il prodotto non è in uso, grazie al pomello integrabile sul corpo macchina e alla leva in fibra di carbonio agganciabile sul lato. L’imboccatura permette un facile caricamento dei chicchi utilizzando lo stesso serbatoio di raccolta del macinato.

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Il macinacaffè Omega X (immagine concessa)

La base del macinacaffè può essere svitata per macinare direttamente in un sacchetto, mentre il serbatoio di raccolta è compatibile con portafiltri da 58mm e Aeropress, per semplificare l’operatività.

L’utente può inoltre scegliere fra due allestimenti per le macine: Soft per un minor sforzo durante la macinatura e Fast per aumentare la produttività. Per finire l’apparecchio può essere interamente smontato per una completa pulizia senza l’utilizzo di attrezzi e senza perdere il settaggio di macinatura.

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Il kit (immagine concessa)

Altra novità relativa ad Omega e presentata al Woc di Atene è il nuovo coperchio in acciaio inox e alluminio anodizzato disponibile con il kit accessori progettato per evitare la fuoriuscita di chicchi durante la macinatura in qualunque posizione si metta il macinacaffè.

Omega e Omega X vengono prodotti negli stabilimenti Mazzer vicino a Venezia, sono acquistabili attraverso la rete di distributori e in Europa sull’e-commerce Mazzer.

Cristina Scocchia, ceo illycaffè, è Marketer of the year 2022

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cristina scocchia illycaffè
Cristina Scocchia riceve il premio Marketer of the year 2022 (immagine concessa)

MILANO – Cristina Scocchia, ceo di illycaffè, ha ricevuto il premio Marketer of the year 2022 assegnato dalla Società italiana marketing (Sim), associazione scientifica che riunisce l’intera comunità accademica di Marketing. La seconda donna a ricevere il premio Sim Marketer of the year, Cristina Scocchia è ceo di illycaffè dal gennaio 2022. Ha iniziato la sua carriera in Procter&Gamble, dove a partire dal 1997 ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità su mercati maturi ed emergenti fino a divenire nel 2012 leader delle Cosmetics International Operations con la supervisione di un brand portfolio in oltre 70 Paesi.

Cristina Scocchia riceve il premio Marketer of the year 2022

Dal 2014 al 2017, è stata amministratrice delegata di L’Oréal Italia e ha guidato il ritorno alla crescita della società in un contesto economico sfidante. Da luglio 2017 a dicembre 2021, ha ricoperto il ruolo di amministratrice delegata di Kiko, azienda leader del make-up, guidando un turnaround di successo grazie ad un piano industriale basato su innovazione di prodotto, trasformazione digitale ed espansione geografica in Medio Oriente ed Asia.

Relatrice in numerosi congressi e conferenze nazionali ed internazionali sui temi dello sviluppo aziendale, della leadership, della diversità e della sostenibilità, Cristina Scocchia fa anche parte del Consiglio di amministrazione di EssilorLuxottica e di Fincantieri, dove ricopre la carica di Presidente del Comitato Nomine, oltre ad essere consigliere di Altagamma.

Nel corso della sua carriera ha reso concrete visioni inclusive nei confronti dei consumatori finali e dei propri colleghi e colleghe, contribuendo a diffondere un approccio di marketing basato su solidi valori e impatto sociale.

Il prestigioso riconoscimento Marketer of the year della Società italiana marketing  è assegnato ogni anno a esponenti del mondo imprenditoriale e manageriale che perseguono strategie innovative coerenti con i valori espressi nel Manifesto del Marketing della Sim, creando non solo valore economico, ma anche e soprattutto sociale.

Il premio, istituito nel 2017, è stato conferito a Brunello Cucinelli, presidente di Brunello Cucinelli, ad Alberto Bombassei, presidente di Brembo (2018), a Guido Barilla, presidente del Gruppo Barilla (2019), a Giuseppe Lavazza, vicepresidente della Luigi Lavazza (2020) e a Sabina Belli ceodel gruppo Pomellato (2021).

“Sono molto orgogliosa di ricevere il premio Marketer of the year, commenta Cristina Scocchia – ceo di illycaffè. Nella mia carriera mi sono sempre impegnata a creare strategie che concilino la crescita economica con i valori etici, sociali e ambientali. Noi professionisti del marketing e leader aziendali abbiamo una responsabilità che travalica la mera dimensione economica e si estende a quella valoriale perché le aziende sono corpi sociali che devono creare valore per la collettività nel suo insieme”.

“È un onore attribuire il premio Marketer of the year ad una professionista come Cristina Scocchia che si è distinta per le sue competenze e per la sua capacità di farsi promotrice di strategie aziendali di successo che hanno indirizzato le aziende da lei condotte nel rispetto dei principi di social responsibility, centrali anche per la nostra associazione. Confido che il suo operato possa essere fonte di ispirazione non solo per gli uomini e le donne di marketing, ma anche per tutti giovani in contatto con la Società italiana marketing” Angelo Di Gregorio, presidente della Sim e direttore del CRIET Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del territorio dell’Università di Milano -Bicocca, dove è ordinario di economia e gestione delle imprese.

La scheda sintetica di Sim

Dal 2003 la Simpromuove numerose attività di ricerca scientifica e formazione condotte nelle università italiane: divulgazione delle migliori best practice aziendali e riconoscimento delle eccellenze imprenditoriali; il premio Marketer of the year; la collana sui casi aziendali; la diffusione ed applicazione dei risultati della ricerca di marketing nel mondo aziendale nella società civile e nella comunità accademica internazionale attraverso la rivista Italian Journal of Marketing; la Sim Conference annuale; i Grant di ricerca promossi in collaborazione con i partner internazionali; i progetti rivolti ai giovani ricercatori come il Doctoral & Research Colloquium e la Scuola di Metodologia della Ricerca.

La Sim identifica anche i giovani talenti di marketing in tutte le università italiane attraverso il Premio Marketing per l’Università (evento giunto alla 34^ edizione quest’anno con il caso Ferrarelle). I migliori studenti, chiamati a lavorare su uno specifico progetto, hanno così la possibilità di confrontarsi e collaborare ogni anno con una importante azienda.

La scheda sintetica di illycaffè

illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi. L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica al mondo.Ogni giorno vengono gustate 8 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori.

Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp.

Dal 2013 illycaffè è inoltre una delle World Most Ethical Companies. Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 125 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale. Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 25 paesi del mondo.

Nel 2021 Rhône Capital è entrato nel capitale di illycaffè con una quota di minoranza per accompagnare l’azienda nella crescita internazionale. Nel 2022 illycaffè ha impiegato 1230 persone e ha generato un fatturato consolidato pari a €567,7 milioni. La rete monomarca illy conta 190 punti vendita in 34 Paesi.

Dal business del caffè agli affari a Dubai: Pablo Dana racconta le sue evoluzioni

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pablo victor dana

PISA – Stavamo quasi per spegnere la registrazione, lui aveva appena finito di raccontare che il suo lavoro non finisce mai, non stacca un attimo, a volte neppure di notte; anche per via del fuso orario («c’è sempre qualcuno che potrebbe chiamarmi dall’altra parte del mondo»), ma poi ci è venuto in mente di chiedergli se fosse ricco. Sì, insomma, Pablo Victor Dana (FOTO) deve essere un magnate. Quest’uomo d’affari che ha appena strappato il Pisa ai Petroni per conto di un gruppo arabo come potrebbe non esserlo?

E invece lui alza il bicchiere colmo d’acqua dal tavolo da fumo bianco, si concede solo un sorso. Sorride e giura che «no, assolutamente». Anzi, «magari» aggiunge.

Pablo Victor Dana: un manager dal budget modesto

Spiega che lui e sua moglie spendono tutto per i cinque figli. Per dare loro la migliore educazione possibile. Sì, a Dubai ci si è trasferito anche perché la Svizzera è un «paese carissimo» e invece negli Emirati «non si pagano le tasse».

Jeans chiaro slavato, camicia nera, braccialetti di pelle ad un polso, un orologio casual nell’altro. Il manager dei sogni nerazzurri ha scelto il B&b Hall. Una dimora elegante ma non sfarzosa nel centro di Empoli, per rilassarsi prima della partita. Un giro sul corso, in via del Papa, e poi di nuovo richiuso qui, a caccia di aria condizionata.

Pablo Victor Dana racconta

«Non mi piace farmi notare. Anche quando incontro i presidenti delle squadre di calcio lo faccio rintanandomi in qualche ristorantino defilato, a Marsiglia però mi scovarono».

Eppure sù, un pizzico di egotismo in quest’uomo che si professa monarchico ma incline all’anarchia fiscale, cresciuto in Publitalia, e che ha cominciato a fare della finanza il suo pane quotidiano a 26 anni, deve pur esserci. Usa Twitter e Instagram «almeno tre o quattro ore al giorno».

Chi è insomma, Pablo Victor Dana

Scoprire chi è e chi c’è dietro questo gigante dal volto un po’ tozzo, dalla mandibola poderosa e lo sguardo ceruleo. Bonaccione e quasi melanconico, diventato una specie di conquistatore, di salvatore della patria.

Dana, parliamo di lei?
«E perché, a chi dovrebbe interessare?»

Ai pisani ad esempio.
«No, io non ho fatto tutto questo per l’ego. Io lavoro per un fondo di investimento»

Dove ha fatto il liceo?

«Ho fatto tutte le mie scuole in Svizzera, nel cantone di Vaud. A Ferrara ci sono nato, ma ne sono partito a cinque anni. Poi ho lavorato lì e un po’ dappertutto, Milano, New York, Ginevra, Costarica…»

Ha sempre fatto il banchiere?
«No, a Milano ero in Publitalia, ero uno degli uomini di Berlusconi. Poi ho lavorato nel business del caffè per l’azienda di famiglia con mia moglie. Ma poco dopo sono entrato in banca a Ginevra e, dopo essere passato da diverse banche, mi sono specializzato in operazioni finanziarie legate a fondi di investimento».

Senta, il suo nome in Italia è legato allo sport e alla trattative per Milan, Marsiglia, perfino Napoli, Genoa.

Perché il calcio?

«Per caso. Ho molti amici calciatori e sportivi, dal calcio alla Formula Uno, anche perché per molti di loro ho fatto gestione patrimoniale»

E a Dubai come c’è arrivato?
«La crisi del 2008 aveva bloccato tutte le operazioni ad alto rischio in Europa. Tutta la finanza a rischio con la recessione ha preso una botta nei denti. Mi fecero un’offerta dalla banca nazionale di Dubai e io accettai».

Lì è nata la trattativa col Milan?
«Una sera, a cena a Bangkok, Fabio Cannavaro suggerisce a Bee Taechaubol di prendere il Napoli. Lui risponde che il suo sogno è il Milan, ma non era riuscito a mettersi in contatto con nessuno. Così gli ho organizzato gli incontri.

Poi è andata male perché Berlusconi ci ha ripensato, cosa che ha irritato sia Bee che altri due suoi investitori. Ma questo non ha incrinato i miei rapporti con Berlusconi.

Il dottore è uno degli uomini più straordinari che abbia conosciuto, c’è stima reciproca fra noi. Ma sono convinto che la storia non sia finita lì. I milanesi non sanno a chi hanno venduto, sia io che Mr Bee siamo alla finestra».

A chi ha venduto veramente Petroni?

«Chiariamo: il fondo si chiama Sportativa, ed è stato incorporato oggi in Equitativa, che è una società di gestione di altri fondi di investimento.

Ho deciso di crearlo per avere più libertà di manovra e soprattutto in breve tempo. Ho cominciato a fare raccolta, incontrando i miei amici a Dubai, fra cui Sylvain Vieujot, un uomo d’affari francese, il fondatore del primo fondo di investimento immobiliare a Dubai, la Emirates Reit, il più grosso negli Emirati.

Gli è piaciuta l’idea, però mi ha suggerito di dare la gestione amministrativa e finanziaria a Equitativa. A me fa guadagnare meno, ma mi rende più solido»

Ma chi è che rischia col Pisa?
«I nostri investitori»

E chi sono?
«Investitori qualificati. Società finanziarie, piccole banche e una clientela sperimentata. C’è ad esempio Abdul Wahab Al-Halabi, amministratore del fondo».

Gattuso c’è?
«No, e nemmeno Lucchesi, anche se è il primo a cui avevo pensato come advisor».

Come pensa di guadagnare col calcio?

«Be’, c’è lo sviluppo del marchio internazionale. Pisa è un simbolo unico, la sua Torre. Per questo voglio portare la squadra a giocare amichevoli all’estero. Servirà ad attrarre sponsor.

Tutti si stanno interessando alla città. Gli aeroporti in Toscana stanno crescendo e Pisa diventerà un hub, anche le linee aeree potrebbero diventare un nostro sponsor».

La serie A è un sogno?
«No, non è un sogno ma un obiettivo».

Servono giocatori?
«Arriveranno. Ma saranno Rino e Lucchesi a gestire questa parte, noi non ci mettiamo lo zampino».

C’è stato un momento in cui ha disperato di farcela?

«All’inizio pensavo sarebbe stato molto più semplice. Ma credo che la famiglia Petroni abbia avuto difficoltà legate anche alla situazione del patron»

Cosa manca al Pisa?
«Un sito internet più aggiornato, profili Facebook, Instagram, Twitter gestiti meglio»

Lei è molto social.
«Sì, li uso almeno quattro ore al giorno. A volte sono una schiavitù. Quest’estate mi sono disintossicato. Dieci giorni senza».

Come si rilassa Pablo Victor Dana?

«Con i miei bambini. Ne ho cinque, la più grande ha 22 anni, il più piccolo 8. Li porto a giocare a polo. I prati, gli alberi, la natura mi rilassa.

Poi la cucina, sono giudice dell’Accademia italiana di cucina. E tutte le sere cucino per la famiglia. Voi credete che sia mondano, in realtà sono un uomo di famiglia».

E la politica, è una passione?
«Oh no no, io sono apolitico»

Ma ce l’avrà una sua visione?
«Guardi, ho lasciato Berlusconi quando ha deciso di entrare in politica. E vivo in un regno, dove la politica è dettata da un uomo solo con una visione straordinaria e apprezzo molto questo modello di governo».

Be’ ci saranno limitazioni delle libertà?
«No. C’è anzi un culto del rispetto dell’altro che in Europa non trovo».

Rimpiange un po’ la Svizzera?

«No, gli inverni erano duri. Neve, nebbia. Avevamo bisogno di sole e di far conoscere un’altra parte di mondo ai bambini. Dubai è perfetta.

E poi in Svizzera ci torno in estate; divido le vacanze con Forte dei Marmi, cliente storico del bagno Augustus, sì quello degli Agnelli».

Prima in un cantone nel mezzo alla natura, ora in un grattacielo?
«No, macché viviamo sull’isola a forma di palma. Casa vista mare, un passo dalle spiagge».

Mario Neri

Iginio Massari: “Prossimo obiettivo? Arrivare a 30 negozi in Italia in 4 anni”

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Iginio Massari costa panettoni
Il maestro pasticciere Iginio Massari (foto Pasticceria Massari)

Il maestro Iginio Massari, uno dei maggior esponenti della pasticceria italiana, si racconta in una video-intervista condotta da La7. Dopo numerosi anni al vertice, con premi e riconoscimenti in Italia e all’estero (l’ultimo dei quali, le Tre Torte d’oro della guida Pasticceri & Pasticcerie 2022 del Gambero Rosso), il maestro Massari è tornato in libreria con “Dolci di famiglia. Le mie ricette del cuore” nel quale sceglie di coinvolgere nei suoi ricordi, i figli e la moglie Marì, che da anni condividono la sua passione per l’arte della pasticceria.

L’intervista a Iginio Massari

Iginio Massari: “Sono nato nel 1942. Mia madre aveva una trattoria e una gelateria. A quei tempi ovviamente non avevamo le tecnologie di oggi. Le creme si cuocevano sulla stufa, poi venivano versate in tegami di terracotta smaltati e si facevano raffreddare coprendole con dei panni. Da bambino mi piaceva correre in mezzo a questi tegami fino a quando un giorno ci sono caduto dentro, immergendomi di crema: da lì sono diventato l’uomo più dolce del mondo e ha avuto inizio la mia storia nell’industria”.

“Ho incominciato il mio lavoro in Svizzera e mi l’ho sempre adorato. Il mio prossimo obiettivo è quello di adibire un grande laboratorio con alte tecnologie e arrivare in quattro anni ad arrivare a trenta negozi in Italia”.

Coca-Cola Italia: mezzo miliardo di investimenti in 10 anni per la sostenibilità

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Il logo della Coca-Cola

Come evidenziato dal rilascio del 19° Rapporto di sostenibilità di Coca-Cola HBC Italia, l’azienda ha investito circa mezzo miliardo di euro nel nostro Paese in iniziative volte alla promozione di un processo di innovazione focalizzato su un modello di economia circolare. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Efa News.

L’impegno di Coca-Cola Italia verso la sostenibilità

MILANO – “Fare impresa in modo sostenibile è un’opportunità per stimolare l’innovazione, motore di crescita economica e sociale”. È, questo, uno dei driver riportati all’interno del 19° Rapporto di Sostenibilità di Coca-Cola HBC Italia 2022 dal titolo “La Scelta di Guardare Lontano”, revisionato da Deloitte & Touche, redatto secondo i parametri di rendicontazione internazionale Gri Standards in accordance e pubblicato venerdì scorso.

Una visione sul futuro, sottolinea il report, che “trova concretezza negli investimenti realizzati negli ultimi 10 anni da Coca-Cola HBC Italia, il principale imbottigliatore di prodotti a marchio The Coca-Cola Company sul territorio nazionale”. L’azienda ha investito circa mezzo miliardo di euro nel nostro Paese in “iniziative volte a promuovere un processo di innovazione particolarmente focalizzato sulla transizione verso un modello di economia circolare“.

Al centro degli investimenti ci sono i 6 stabilimenti produttivi dell’azienda: 3 dedicati alla produzione di bibite situati a Nogara (VR), Oricola (AQ), Marcianise (CE), 2 siti di imbottigliamento di acque minerali, Fonti del Vulturea Rionero in Vulture (PZ) e Lurisia a Roccaforte Mondovì (CN) e un innovativo polo situato a Gaglianico (BI) dedicato alla produzione di preforme in plastica riciclata(rPET) destinate all’imbottigliamento dei prodotti dell’azienda.

Negli impianti Coca-Cola HBC Italia “ha adottato le migliori tecnologie produttive“: in particolare, il 2022 è stato l’anno della riapertura della fabbrica CCH CircularPET di Gaglianico (Biella) che, sottolinea il report, “è ora un innovativo impianto capace di trasformare fino a 30.000 tonnellate di pet all’anno in preforme in 100% plastica riciclata (rPET) destinate all’imbottigliamento del portafoglio bevande in Italia”.

La circolarità degli imballaggi primari e secondari

A questo si aggiunge la grande attenzione rivolta all’innovazione degli imballaggi primari e secondari, per agevolarne la circolarità, con il raggiungimento di importanti traguardi, come il crescente utilizzo di plastica riciclata (rPET), oggi estesa a tutte le bibite in pet dell’azienda e l’implementazione di “Tethered Cap” per tenere i tappi legati alle bottiglie, con l’obiettivo di ridurre la dispersione di plastica nell’ambiente.

“La ricetta sostenibile di Coca-Cola HBC Italia non si limita al packaging -aggiunge il report- ma guarda all’intera filiera, come testimoniato dalla strategia di Gruppo NetZeroby40, per raggiungere zero emissioni nette lungo l’intera catena del valore entro il 2040”.

L’Italia, anche in questo ambito, conferma il proprio impegno e i propri risultati: nel 2022 l’azienda ha ridotto l’intensità di emissioni Scope 1 e Scope 2 Market Based del 47% rispetto al 2010, pari ad una diminuzione in valore assoluto di 4

Cacao: prezzo a più di 3200 dollari a tonnellata,+25% nel 2023, cioccolato +14%

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La produzione di cioccolato (Pixabay License)

Il prezzo del cacao supera i 3200 dollari a tonnellata. La materia prima del cioccolato è ormai vicina al suo record storico. Prevedibilmente, in linea con il cacao, il prezzo del cioccolato sugli scaffali è aumentato del 14% in un anno, secondo i dati del relatore NielsenIQ, citato da CNBC. Tra le ragioni di ciò, l’analista cita il ritorno del fenomeno meteorologico El Niño che ridurrà la quantità di pioggia prevista nell’Africa occidentale. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul portale Day Fr Italian.

L’aumento dei prezzi del cacao e del cioccolato

MILANO – L’impennata dei prezzi del cacao sta facendo salire il prezzo delle tavolette di cioccolato sugli scaffali. I raccolti delle ultime due stagioni non sono stati buoni e quello che verrà non sembra migliore.

Se il cioccolato è apprezzato da così tante persone, è per il suo gusto dolce e dolce. Un gusto che tuttavia diventa sempre più salato quando si mette nel carrello la propria tavoletta preferita. Il prezzo del cacao supera infatti attualmente i 3200 dollari a tonnellata, inauditi dal 2015. La materia prima del cioccolato è ormai vicina al suo record storico.

Venerdì una tonnellata di cacao è stata scambiata a New York intorno ai 3.210 dollari, con un aumento del prezzo del 25% dall’inizio del 2023 e del 31% nell’anno in corso. Un livello più osservato dalla fine del 2015 ea poche decine di dollari dal record stabilito nell’aprile 2008, a 3411 dollari (in seduta).

Due stagioni difficili per il cacao

In linea con il prezzo del cacao, il prezzo del cioccolato sugli scaffali è logicamente aumentato del 14% in un anno, secondo i dati del relatore NielsenIQ, citato da CNBC. E non si fermerebbe secondo i media americani, che si basano sulle parole di diversi specialisti ed evocano tensioni nella filiera del cacao.

“Il mercato del cacao ha visto un notevole aumento dei prezzi. Questa stagione segna il secondo deficit consecutivo, con la fine delle scorte di cacao che dovrebbero scendere a livelli insolitamente bassi”, ha detto l’analista di S&P Sergey Chetvertakov alla CNBC.

Tra le ragioni di questa brutta corsa del cacao, l’analista cita in particolare il ritorno del fenomeno meteorologico El Niño che ridurrà la quantità di pioggia prevista nell’Africa occidentale, principale area di raccolta del prodotto al mondo.

Di conseguenza, la prossima stagione del raccolto, che si svolgerà da ottobre a settembre del prossimo anno, potrebbe essere ancora in deficit, con la chiave per un’impennata del prezzo del cioccolato che potrebbe superare i 3600 dollari per tonnellata, che sarebbe un valore assoluto documentazione.

“Penso che i consumatori dovrebbero essere preparati alla probabilità di un aumento dei prezzi del cioccolato”, ha avvertito Sergey Chetvertakov.

I produttori, infatti, non avranno altra scelta che scaricare questo calo di produzione sui prezzi sugli scaffali.

E tra i diversi tipi di cioccolato, è quello fondente, più ricco di cacao, quello che dovrebbe subire l’aumento più forte.

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Bki: ecco l’intelligenza artificiale per la miscela perfetta, come funziona

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Il logo Bki

Il torrefattore dalla Danimarca Bki dà al via alla sperimentazione degli algoritmi sviluppati dall’Istituto danese di tecnologia (Dti). L’obiettivo dell’azienda è quello di applicare l’IA nel dosaggio delle componenti delle miscele del caffè. Leggiamo di seguito l’articolo di Massimo Sbardella pubblicato sul sito del Corriere dell’Economia.

L’intelligenza artificiale nel mondo del caffè grazie a Bki

MILANO – Il torrefattore danese Bki sonda l’intelligenza artificiale. Sta infatti provando ad applicare l’IA nel dosaggio delle componenti delle sue miscele adottando degli algoritmi sviluppati dall’Istituto danese di tecnologia (Dti) e successivamente sottoposti, per un audit, agli esperti dell’Istituto Fraunhofer per l’ingegneria di produzione e d’automazione (Ipa). Il progetto è valso a Bki il premio Danish AI Awards 2022.

Finora la creazione delle miscele si è basata su un processo continuo di prova ed errore estremamente complesso e laborioso. Per creare una miscela con qualità e caratteristiche costanti bisogna infatti tenere conto del variare dei profili quantatitivi e qualitativi delle diverse origini, che vanno dunque ogni volta ricombinate e ribilanciate.