martedì 02 Dicembre 2025
Home Blog Pagina 716

Il convegno di Consorzio promozione e Simonelli Group: l’esame approfondito del presente per vedere il futuro del caffè in Italia

0
convegno presentazione
La conduttrice del convegno Francesca Romana Elisei (da sinistra) presenta i relatori del convegno sul tuturo del caffè in Italia: Il professor Gian Luca Gregori, rettore dell'Università Politecnica delle Marche, Maurizio Mutti, consumer panel cluster lead di Gfk e Rossella Sobrero, presidente di Koinètica, gruppo promotore del Salone delle Csr
BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – Si è svolto venerdì 30 giugno al Campus Simonelli Group l’atteso convegno sul futuro del caffè organizzato dal Consorzio promozione caffè e Simonelli Group. Gli oltre 120 partecipanti all’incontro, riuniti nell’agora del Campus, erano tutti addetti al lavori: torrefattori, crudisti, trader, logistici, decaffeinizzatori, ecc. Insieme, in un ambito di grande collaborazione e confronto tra i sorrisi, hanno seguito le quattro corpose relazioni e l’ampio dibattito che ne è seguito. Per tutti un’occasione importante, e si spera ripetibile, per approfondire i temi su sfide e opportunità che attendono il comparto del caffè. In particolare quello italiano.
convegno Marco Feliziani
Marco Feliziani, amministratore delegato di Simonelli Group, spiega le ragioni che hanno portato all’organizzazione del convegno sul futuro del caffè in Italia

Tra i temi affrontati: le preferenze di consumo, le evoluzioni dei comportamenti d’acquisto, la commplessità del mercato della torrefazione. Per toccare anche l’importanza delle azeinde di una transizione verso la sostenibilità.

Nei prossimi giorni pubblicheremo le trascrizioni degli interventi e del lungo dibattito che ha concluso l’incontro.

L’evento ha visto la partecipazione di importanti esperti del settore, moderati dalla giornalista e conduttrice Rai, Francesca Romana Elisei: Gian Luca Gregori, rettore Università Politecnica delle Marche – senior Fellow Luiss Business School; Cosimo Finzi, direttore dell’istituto di ricerca e di consulenza aziendale AstraRicerche; Maurizio Mutti, consumer Panel Cluster Lead di GFK; Rossella Sobrero, Presidente di Koinètica – Gruppo promotore Salone della CSR.
Tra le affermazioni più confortanti ascoltate nel corso delle relazioni quella che, nel corso dell’ultimo anno più del 97% degli italiani ha consumato caffè e quasi tre su quattro lo fanno ogni giorno. Sorseggiare una tazzina di caffè è infatti un rito che scandisce le nostre giornate. Una piacevole abitudine che è ormai parte di noi e che spesso ci fa dimenticare l’universo in evoluzione costante dietro questa bevanda, diventata un simbolo del made in Italy e portavoce di un profondo valore economico, sociale e culturale.
Michele Monzini Presidente del Consorzio Promozione Caffè presenta il convegno sul futuro del caffè in Italia
Michele Monzini Presidente del Consorzio Promozione Caffè presenta il convegno sul futuro del caffè in Italia

“Noi del Consorzio promozione caffè siamo costantemente impegnati a sostenere e promuovere il patrimonio culturale italiano della bevanda più amata dai nostri connazionali, favorendo la crescita e l’innovazione del settore, al passo con le esigenze del consumatore. Proprio per questo sappiamo quanto sia fondamentale un confronto a più voci nel nostro comparto per affrontare al meglio le sfide e cogliere le opportunità di un mercato in continua evoluzione” afferma Michele Monzini, presidente del Consorzio promozione caffè.

Ma veniamo ai passaggi principali degli interventi sui quali torneremo nei prossimi giorni.

La sostenibilità e la chiarezza delle informazioni fornite dalle aziende sono due tematiche centrali per i consumatori di oggi

Che sono sempre più attenti sia alla provenienza e alla qualità del caffè che acquistano, sia al suo impatto ambientale e sociale. Lo confermano anche i nuovi dati della edizione 2023 dell’indagine “Gli Italiani e il caffè, tra piacere e convivialità” che AstraRicerche ha
condotto per conto di Consorzio promozione caffè e che è stata ben spiegata al convegno da Cosimo Finzi. “Tra i consumatori è forte la richiesta di attenzione alle dinamiche sociali e ambientali.
In particolare, è cresciuta l’importanza data ai temi di sostenibilità economica – ad esempio in relazione alla giusta retribuzione dei lavoratori all’interno della filiera – segno di una crescente sensibilità del consumatore, su cui il settore è chiamato a comunicare in modo sempre più ampio il proprio impegno ESG.
In ogni caso, i dati confermano il grande amore che gli italiani hanno per il caffè, anche rispetto alle precedenti indagini condotte. Nel 2023 più del 97% dei nostri concittadini consuma caffè e quasi tre su quattro lo fanno ogni giorno” illustra Cosimo Finzi.
Anche le modalità e le preferenze di consumo sono cambiate nettamente negli ultimi anni. Se metà dei caffè sono consumati fuori casa, con il bar e il luogo di lavoro come luoghi preferenziali, anche il consumo domestico è cresciuto in maniera considerevole dopo la pandemia, così come dimostra la ricerca condotta su consumer panel Gfk. “Oggi il 43% delle famiglie italiane possiede una macchina per caffè sistema chiuso (erano il 29,5% nel 2019) e conseguentemente le capsule vendute hanno visto un’importante crescita (+80% di famiglie acquirenti rispetto a 3 anni fa), con una penetrazione
del caffè in tutte le sue tipologie che si attesta sull’86% delle famiglie italiane.
D’altro canto, l’80% degli italiani consuma caffè fuori casa. Il bar resta il canale principale con ¾ dei consumatori caffè che acquistano al suo interno, anche se vending machine (60%) e stazioni di servizio (50%) mostrano livelli interessanti di consumatori. Una maggior penetrazione tra diversi canali meno esplorati dal consumatore è potenziale per far crescere il mercato, veicolando caffè in linea con target diversi oppure più adatti a momenti di consumo tra loro diversi – precisa Maurizio Mutti.
Le imprese che hanno attualmente anche la responsabilità di affrontare una transizione quanto più consapevole e trasparente verso un’economia che rispetta il pianeta, come spiegato da Rossella Sobrero presidente di Koinètica nel corso del suo intervento sull’importanza della comunicazione per la sostenibilità e la competitività. “Il ruolo delle imprese nella transizione verso un’economia sempre più sostenibile richiede profondi cambiamenti nella gestione di processi e prodotti e nella relazione con gli stakeholder. La comunicazione rappresenta un asset strategico ma deve essere corretta, chiara, diretta per evitare il pericolo greenwashing” dichiara Sobrero.
Infine il rettore Gian Luca Gregori, intervenuto per trattare la gestione della complessità e le prospettive per le imprese di torrefazione, commenta: “Il mercato della torrefazione è stato caratterizzato da consistenti trasformazioni, relativamente alla concorrenza, al sistema distributivo ed alla domanda; a fronte anche dei recenti accadimenti (incremento dei costi energetici, logistici, del denaro, ecc.), risulta essere quindi, un settore estremamente complesso. Le imprese di torrefazione si trovano nella necessità di affrontare con adeguati strumenti gestionali il nuovo contesto nel quale operano. Ed è questa la vera sfida di competenze che attende le aziende del settore”.
Dopo il dibattito, che pubblicheremo prossimamente, ha concluso la iornata di lavori Michele Monzini presidente del Consorzio Propomozione caffè.
“Siamo soddisfatti degli spunti e delle soluzioni emerse durante il convegno che Simonelli Group ha gentilmente ospitato. Il nostro è un settore ricco di energia e voglia di esplorare, che si impegna a mantenere e rinnovare costantemente l’eccellenza dei prodotti come elemento di centralità della propria offerta, senza fossilizzarsi sulla sicurezza della propria esperienza. Perché per essere leader occorre essere continui innovatori” conclude Michele Monzini presidente del Consorzio di promozione del caffè.
Infine da Monzini l’appello ai presenti per una maggiore partecipazione agli sforzi del Consorzio promozione caffè perchè il futuro del settore sia sempre più fonte di soddisfazione per tutti gli addetti ai lavori.
convegno Campus
Il Campus Simonelli sede del convegno sul futuro del caffè in Italia

Faema al Giro d’Italia con la gara virtuale: oltre 7 milioni di chilometri percorsi

0
faema giro italia
Faema conclude il Giro d’Italia 2023 (immagine concessa)

MILANO – Intarget, partner strategico del marketing digitale, ha accompagnato Faema per le strade del Giro d’Italia con una strategia di comunicazione che ha previsto l’attivazione di diversi touch point digital, una campagna stampa, la produzione di contenuti e una challenge tramite l’app Strava.

Faema con Intarget per il Giro d’Italia

La challenge di Faema consisteva in una corsa virtuale senza classifiche o vincitori, con l’unico obiettivo di raccogliere fondi per World Bicycle Relief, onlus specializzata nella distribuzione di biciclette nei Paesi in via di sviluppo di tutto il mondo.

Una challenge a cui hanno partecipato oltre 29 mila ciclisti (+373% rispetto alle previsioni), con oltre 25 mila persone che hanno completato la sfida (+516% rispetto alle aspettative) con una reach in-app di oltre 300 mila utenti per un risultato finale di oltre 7 milioni di km percorsi.

Il Giro d’Italia e Faema hanno rappresentato così in modo diverso storie di grandi imprese che portano avanti il loro lavoro con passione unendo assieme grandi community.

“Ogni persona prova emozioni, ha forti passioni e instaura nel suo percorso di vita dei rituali e modi di fare che lo rendono unico.” afferma Marta Kokosar di Gruppo Cimbali “Il caffè nel nostro Paese è un elemento fondante e parte integrante della nostra cultura, è un rituale per ogni italiano: dal caffè al bar la domenica mattina, alla pausa caffè in ufficio, alla chiusura del pranzo. Con la nostra partecipazione al Giro abbiamo voluto celebrare il percorso che Faema ed il ciclismo hanno tracciato e soprattutto il modo di assaporare e vivere queste due passioni in maniera intensa e collettiva.”

Il concetto di passione che da sempre lega Faema e il Giro d’Italia è stato raccontato attraverso i contenuti prodotti da InStudios, casa di produzione interna all’ecosistema Intarget.

Grazie alla produzione di contenuti ad uso social, con un linguaggio fresco e dinamico di un live content creator presente in alcune tappe selezionate, e il racconto dei riti legati al mondo del caffè, producendo degli scatti ad hoc, si sono trasmesse le atmosfere dei bar di paese sia nella campagna stampa e digital, sia sui social e in alcune importanti testate.

Grazie all’amplificazione media di tutti i contenuti è stato possibile raggiungere oltre 2,4 milioni di persone e registrare oltre 1,2M di video views.

Inoltre nella strategia è stata prevista anche l’attivazione di un influencer legato al mondo dello sport con la passione per il ciclismo, che ha partecipato in prima persona alla Faema challenge e ne è stato l’ambasciatore principale, oltre ad essere presente all’evento di lancio del progetto e alla tappa conclusiva del Giro d’Italia a Roma. Con i suoi contenuti, sono state ottenute oltre 110 mila impression, oltre 40 mila video views ed 2.3 mila Interactions.

“I risultati di questo progetto sono frutto dell’ottimo rapporto consolidato che abbiamo ormai da tempo con il cliente. Quando hai brand che ti danno fiducia e ti permettono di collaborare con loro sia sugli aspetti strategici-consulenziali, sia su quelli operativi, nascono progetti di cui andare fieri, come in questo caso dove grazie ad una strategia che è partita dal contenuto, siamo riusciti a sfruttare al massimo le potenzialità di ciascun touch point in modo da poter avere una comunicazione rilevante per il pubblico di riferimento.” afferma Damiano Antonelli – Chief Creative Officer.

Il progetto che aveva l’obiettivo di brand awareness sulla partnership e il coinvolgimento della community di Faema e degli appassionati del Giro d’Italia ha visto il coinvolgimento di:

Damiano Antonelli – Chief creative officer

Debora Gerini – Creative director

Raffaella Pierpaoli – Head of social

Simona Termine – Creative supervisor

Cesare Fedele – Creative strategist

Bruna Fusco – Influence marketing lead

Francesca Chiarugi – Art director

Andrea Memmo – Copywriter

Giulia Colombo – Photographer & producer

Silvia Frosini – Social media manager

Jessica Minuti – Social media manager

Giulia Perdoncin – Client director

Ines De Jesus – Project manager

Gruppo Cimbali:

Marta Kokosar – Direttrice comunicazione

Debora Dusina – Digital channels manager

Lisa Codarri – Brand communication manager

Camilla Stefani – Digital channels specialist

Coffee Run Club: la corsa che si è data come meta finale gli specialty coffee a Milano

0
Il gruppo di Coffee Run (foto concessa)
Il gruppo di Coffee Run (foto concessa)

MILANO – Massimiliano e Filippo sono innanzitutto due runners appassionati e poi anche degli amanti del caffè, quello buono per intenderci: non una cosa che stupisce, dato che questo sport è legato ad uno stile di vita consapevole rispetto a tutto ciò che è nutrimento per il corpo. Ed ecco che lo specialty coffee diventa il carburante ideale per chi ha fatto della corsa un’abitudine. Questi due sportivi accaniti hanno creato Coffee Run Club, una social run su base mensile durante la quale nessuno corre per gareggiare o raggiungere un tempo stabilito. Non è una competizione, ma un momento di aggregazione e di educazione.

Coffee Run Club è formato da qualche mese, come è nata questa idea?

Massimiliano è il primo a raccontare il suo personale legame con lo specialty: “I miei nonni avevano una trattoria e così sono da sempre stato in contatto con questo mondo, che mi ha affascinato soprattutto davanti alla macchina in alluminio che loro utilizzavano nel bancone. Negli anni ho anche abusato del caffè, come tanti, e pian piano sono passato agli specialty, soprattutto viaggiando all’estero dove è più sviluppato.

Parliamo di una bevanda che è molto presente nell’ambito sportivo, perché aiuta l’atleta nel bruciare i grassi e nell’ottimizzare la performance specialmente per le gare di endurance. Lo specialty coffee è una scelta naturale per chi va alla ricerca della qualità. E noi runners siamo attenti a ciò che aiuta e agevola la prestazione e la nutrizione. “

Filippo si unisce alla storia: “Siamo una community di runner composta da tante persone. Il nostro crowd è composto in buona parte da creativi.

Per superficialità o fretta spesso si beve un espresso al bar senza conoscere provenienza, composizione e metodo di estrazione di questa bevanda, il runner che frequenta la nostra community è il consumatore di caffè che potenzialmente spende qualche euro in più per uno Specialty o che sta iniziando a conoscere questo mondo grazie al club e ne è interessato. Magari beve di meno caffè, ma lo fa in maniera più attenta, anche a casa sua.

Io e Massimiliano siamo gli starter del club – anche se esisteva già una frequentazione tra i vari membri – agevoliamo logistica e struttura dei momenti di incontro tra tutti con l’aiuto e la collaborazione dei membri più affezionati al club: innanzitutto siamo dei runners, e abbiamo voluto abbinare il tema caffè perché in questo momento gli specialty e i metodi alternativi per un consumo più consapevole, stanno sempre più guadagnando terreno.

Coffee Run Club in azione (foto concessa)

La coolness di questo prodotto è al centro dell’affiancamento col running: all’estero sono già molte le community che sperimentano matchando running e caffè, è con loro che ci confrontiamo con la nostra community. Le persone si incontrano, corrono e poi concludono insieme facendo una colazione.

Noi siamo voluti andare oltre: il nostro background è di viaggiatori del mondo, legati alla controcultura, ai graffiti, al rap, alla street culture. Cosa che si riscontra anche sull’estetica delle nostre scelte, dai flyer, ai membri della community che sono in buona parte creativi e che contribuiscono con noi ad offrire una esperienza unica aperta a chiunque ami la corsa e una alimentazione salutare.

È un anno magico per il running in senso assoluto e lo specialty è una realtà in via di consolidamento in Italia ed insieme il messaggio arriva più forte ed a un pubblico più vasto, con l’obiettivo di divertirsi.

Fissiamo un appuntamento una volta al mese, una scansione temporale che permette al club di organizzare ogni dettaglio al meglio. Studiamo insieme i percorsi, tracciando quelli che possono funzionare meglio, mappiamo il territorio milanese per cercare quei luoghi che si occupano di specialty e così cercare di valorizzare il lavoro di questi sperimentatori e trail blazer.

La qualità, insieme alla freschezza dell’abbinamento tra corsa e specialty, è diventato un motivo di incontro tra chi vuole correre e chi vuole bersi un buon caffè. Abbiamo coinvolto anche dei partner: ad esempio l’ultimo evento è stato fatto in partnership con On Running e ha visto la partecipazione di un centinaio di persone, concludendosi di sera ed è diventata una festa, con i prodotti di eccellenza di Nowhere (link:https://nowherecoffeeroasters.com/) ed il catering natural oriented di Spazio Fonte (link:https://www.instagram.com/spaziofonte/)

Ogni incontro, una caffetteria diversa

Appuntamento specialty a fine corsa (foto concessa)

Coffee Run Club funziona così: “Ci si ritrova ad un determinato orario, le bici ci precedono per scandire il passo della corsa, in modo da stare al ritmo anche di chi è più inesperto e procedere tutti insieme, senza andare mai oltre il pace limit di 5.40/6.00, fermandoci lungo il percorso anche per scattare delle foto e raggrupparsi e riprendere un po’ fiato. Ogni volta il percorso è diverso, disegnato dai membri del club con focus sull’esperienza urbana in termini architetturali e di exploring; distribuiamo delle macchinette usa e getta ogni volta e tutti coloro che partecipano diventano i fotografi dell’evento, poi le fotografie vengono pubblicate sul profilo Instagram.

Ad ogni evento lasciamo un gadget memorabilia a chi partecipa che renda indelebile l’esperienza della Coffee Run: una volta sono t-shirt, un’altra un asciugamano, un’altra volta un monodose di macinato di caffe di eccellenza.

Di solito si percorrono dagli 8 ai 10 chilometri, una distanza accessibile a tutti, e il punto d’arrivo è una caffetteria specialty. Per il momento abbiamo notato che molta curiosità ignoranza attorno a questo modo di consumare il caffè e solo alcuni già frequentano caffetterie Specialty o lo fanno a casa autonomamente. È anche bello perché in questo modo riusciamo a dare visibilità a queste attività sul territorio!

A Milano è stato semplice organizzarci con gli specialty coffe, perché ce ne sono tanti.
Siamo un gruppo libero, che vuole coinvolgere anche chi non ha mai fatto running ma è interessato all’aspetto culturale di questo sport. È bello perché si stia creando un’interazione di molte discipline e sono le persone che si offrono volontarie per apportare ciascuno con la propria esperienza e professionalità, alla costruzione dell’evento.

Organizzeremo altri due grossi eventi a Milano: il primo sarà durante l’estate, anche leggermente decentralizzato più nella natura e poi il secondo ad autunno-inverno a chiusura dell’anno. Il running è uno sport particolare e cercare una sinergia con gli specialty e delle aziende produttrici di macchine, delle torrefazioni, diventa uno scambio: sono due mondi che stanno crescendo, il running in modo esplosivo, lo specialty in maniera più solida e consapevole.

Essendo molto esterofili, ci teniamo a portare case history di successo al di fuori dei confini, anche nel nostro Paese. È la nostra passione, non riusciamo a stare fermi e viviamo in continua evoluzione.

In futuro andremo in profondità sui metodi che esistono per estrarre un buon caffè, la sua origine e tento altro. Al momento abbiamo iniziato il nostro gruppo ai luoghi in cui è possibile bere Specialty di qualità legandolo alle varie zone della città, in maniera tale da lasciare una nuova scoperta e creare nuove interazioni di eccellenza locale nei diversi quartieri della città.”

Caffè e sport si esprimono spesso anche nel ciclismo

“In effetti io e Massimiliano siamo anche ciclisti!“

Ma come mai il caffè arriva dopo lo sforzo fisico e non prima, come punto di partenza?

“In realtà il caffè aiuta lo sportivo a migliorare la performance. – specifica Massimiliano e riprende Filippo – Il caffè a livello metabolico, come qualsiasi altro alimento o bevanda, è meglio assumerlo la mattina – cioè quando di solito ci riuniamo per correre – e il massimo è berlo dopo aver corso: evitare di azionare metabolicamente il corpo e quindi di nutrirsi, perché il corpo utilizza tutto ciò che si è immagazzinato la sera prima.

E poi, abbiamo scelto di celebrare questo momento passato insieme all’insegna dello sport e della salute, avviene a conclusione dello sforzo svolto insieme. Tutto questo, abbinato alla qualità del prodotto, è il comune denominatore. Un altro elemento che ci accomuna è la ricerca: ci piace approfondire tutti gli aspetti scientifici e sociali. Non ci sentiamo di appartenere a una cultura di massa, ma a delle contro-culture, che hanno fatto sì che con il tempo sviluppassimo una curiosità maggiore rispetto al sentire comune. Non ci fermiamo mai alla superficie e questo ci ha portato a scoprire il mondo delle social running, le best practices che ci sono fuori dall’Italia e allo stesso modo, lo specialty coffee.”

Massimiliano si inserisce ancora: “La nostra è una comunità che vuole essere il più inclusiva possibile. Non sono soltanto gli atleti a venire con noi: proprio per questo il nostro motto è Slow pace club. Proponiamo una corsa molto lenta in cui si può parlare, ridere, stare insieme. Questo è il bello della Coffee run. Il tutto sfocia poi nell’assaggio del caffè e nell’educazione sul mondo che si cela dietro lo specialty coffee.”

Quindi che cosa consigliereste a chi beve per la prima volta lo specialty e, viceversa, chi lo conosce ma non ha mai partecipato ad una Coffee run?

Massimiliano: “Uno dei nostri obiettivi è proprio quello di cercare di educare le persone verso la corsa e la qualità di ciò che si consuma – prima e dopo l’attività fisica. Per correre alle volte bisogna affrontare il compito gradualmente, partendo da una camminata per poi arrivare a correre per chilometri. Inserirsi in questo processo non è sempre semplice: tanti con cui ci confrontiamo, approcciano questo sport nel modo sbagliato e spesso nella fretta, si fanno male e mollano.

Lo stesso si può dire per il caffè: lo studio, la ricerca, sono fondamentali.

Filippo: “Avviciniamo le persone con cautela, perché in Italia il caffè è un tema molto delicato, portandole innanzitutto dentro un circuito di caffetterie dove la bevanda ha il suo valore. Abbiamo iniziato da Hodeidah, una delle torrefazioni-botteghe più antiche di Milano che rappresenta un luogo di confine e passaggio tra la vecchia e la nuova generazione, indipendente, con un’attenzione alla qualità, alle origini, alla tostatura, con un forte legame con la tradizione.

Dal secondo appuntamento a seguire abbiamo iniziato l’esplorazione delle eccellenze contemporanee, con Nowhere (link: https://nowherecoffeeroasters.com/ ) ed Orsonero (link: https://www.orsonerocoffee.it/ )

Abbiamo parlato di monorigine nel primo appuntamento, nel secondo abbiamo poi presentato chi lo tosta e più recentemente abbiamo parlato di filtro e di un metodo di estrazione diversa dal filtro classico, il cold brew. Gradualmente rilasciamo maggiori informazioni.

L’obiettivo è quello di avere alla fine dell’anno una community di runners che berranno consapevolmente specialty e che diffonderanno a loro volta il messaggio e la conoscenza.”

Macinacaffè: Conti Valerio Srl inaugura la prima filiale produttiva in Cina a Ningbo

0
ningbo cina conti
L'inaugurazione dello stabilimento cinese di Ningbo (immagine concessa)

SESTO FIORENTINO (Firenze) – Il macinacaffè professionale italiano punta sui mercati asiatici con una nuova società produttiva. La Conti Valerio Srl, azienda fiorentina nata nel 1920 ha inaugurato il nuovo stabilimento produttivo a Ningbo, in Cina, dove verranno prodotti macinacaffè esclusivamente per il mercato asiatico e commercializzati nei canali di vendita sia professionali, sia domestici.

Conti Valerio Srl in Cina a Ningbo

La nuova filiale cinese fa capo a una new company, la Conti Valerio (Ningbo) Electrical Equipment Co.,Ltd, ed è già attiva su un’area produttiva di 3.600 metri quadrati, che funge da base delle operazioni nel Far East. Situato in una zona in forte sviluppo sulla costa a sud di Shanghai, lo stabilimento è in prossimità di una grande infrastruttura portuale che garantisce attività di logistica ottimali sia in ingresso che in uscita.

“In Cina verranno prodotte linee di macinacaffè che consolideranno la nostra presenza nell’intero continente asiatico – commenta Maurizio Fiorani, managing director della Conti Valerio – rafforzando la vicinanza rispetto ai partner locali e offrendo un servizio ancora più rapido ed efficiente. Siamo entusiasti di portare la nostra esperienza nei macinacaffè di alta qualità in un mercato in forte sviluppo, mantenendo elevati standard di qualità e affidabilità. In questi anni abbiamo registrato una crescita che possiamo definire tumultuosa, e, grazie anche alle partnership estere, possiamo affermare che il territorio di Sesto Fiorentino sia ormai diventato la “Grinder Valley” del caffè beneficiando di queste sinergie internazionali”.

Frutto di un investimento di cinque milioni di euro, si tratta della prima filiale estera del gruppo toscano che negli ultimi anni ha avuto una grande espansione di mercato grazie alla leva tecnologica, ai numerosi brevetti industriali registrati e a una politica di integrazione della filiera.

Nel 2022, infatti, la Conti Valerio ha completato l’acquisizione della Italmill di Bergamo, azienda leader nella produzione di macine meccaniche, che in futuro sarà coinvolta anche nella produzione della filiale asiatica, e che raddoppierà gli spazi dello stabilimento con un aumento del 30% della capacità produttiva.

Sempre nel 2022, inoltre, è stata acquisita anche Alfa Meccanica, azienda di Sesto Fiorentino specializzata nella meccanica di precisione, che sarà oggetto presto di ulteriori investimenti. I componenti di alta qualità e tecnologia evoluta made in Italy, saranno dunque protagonisti anche sul mercato cinese.

“Abbiamo aperto in Cina perché qui c’è una catena di sub fornitura adeguata – prosegue Fiorani – Il mercato asiatico, ad oggi, rappresenta circa il 25% del fatturato di Eureka e ci attendiamo un incremento significativo nei prossimi tre anni. Si tratta di prodotti dedicati non presenti sugli altri mercati internazionali. Da un punto di vista del tipo di macine e della quantità di caffè che viene consumato la maggior parte dei mercati asiatici privilegia caffè più leggeri, e le nuove macchine saranno tarate sulle esigenze dei consumatori asiatici. Di pari passo gli investimenti sulla sostenibilità, con il sempre più diffuso utilizzo di materiali riciclabili e packaging riciclati nel nostro ciclo produttivo”.

Il prossimo settembre, infine, verrà inaugurata la storica sede della Conti Valerio a Sesto Fiorentino, oggetto di un ingente investimento per il raddoppio produttivo, arrivando a un totale di 10 mila metri quadrati di superficie, di cui 4.500 mq dedicati a magazzino centralizzato.

La scheda sintetica di Conti Valerio Srl

Fondata nel 1920 dall’imprenditore toscano Aurelio Conti, la Conti Valerio Srl, con i marchi di punta Eureka 1920 e Eureka ORO, oggi rappresenta l’avanguardia dei macinacaffè e macinadosatori per il canale professionale e per la casa.

L’azienda di Sesto Fiorentino (Firenze) ha registrato nel 2022 un fatturato di 59 milioni di euro (con il brand Eureka in crescita del 10% rispetto all’anno precedente) derivante per il 98% dalle attività export e oltre 150.000 macinacaffè prodotti.

Eureka investe il 5% del fatturato annuo in ricerca e sviluppo e conta su oltre cento dipendenti diretti, con un’età media delle risorse umane pari a trentacinque anni.

Così una startup francese intende commercializzare il caffè creato in laboratorio

0
mercati del caffè dazi prezzi futures del caffè Rabobank StoneX
Chicchi di caffè tostato (credits: Alexa from Pixabay)

MILANO – Il caffè da coltura cellulare non è più una semplice curiosità da laboratorio, bensì una prospettiva concreta, anche a livello commerciale. La prima pietra miliare nel campo della biotecnologia applicata al caffè è stata posta dai finlandesi del VTT Technical Research Centre.

I ricercatori di questa istituzione statale, che ha sede a Espoo, a nord della capitale Helsinki, hanno ottenuto, l’anno scorso, il primo caffè creato a partire dalle cellule della pianta.

Una startup francese punta ora a trasformare il concetto in un prodotto industriale. Obiettivo: produrre caffè in lattina, senza far crescere un solo chicco in piantagione.

Stiamo parlando di Stem, una società hi-tech i cui soci fondatori sono: Tom Clark, torrefattore e commerciante, Henri Kunz, specialista di proprietà intellettuale nel settore delle biotecnologie, e Chahan Yeretzian, direttore del Coffee Excellence Center presso l’università di scienze applicate di Zurigo, scienziato di fama mondiale, noto ai lettori di Comunicaffè.

Stem ha ottenuto un finanziamento pre-seed, da un’azienda leader giapponese, pochi giorni dopo la sua costituzione a Parigi. E ha ora in atto un seed round da 4,5 milioni di euro.

Come già scritto in un nostro articolo, l’idea di produrre il caffè a partire dalle cellule della pianta risale addirittura a una cinquantina di anni fa. L’anno scorso, il sogno è diventato realtà, grazie a VTT, con la quale Stem ha stabilito una collaborazione attraverso Yeretzian.

L’agricoltura cellulare – finalizzata alla produzione biotecnologica di prodotti cellulari vegetali, a fini alimentari – è considerata la nuova frontiera in campo agricolo.

Contenuto riservato agli abbonati.

Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.

L’aspartame possibile cancerogeno? Ecco quali sono i rischi per l’uomo

0
aspartame dolcificante
Le compresse di aspartame

Tra i dolcificanti più diffusi al mondo spicca l’aspartame, presente in diverse bevande dietetiche e gomme da masticare. La sostanza (di cui abbiamo già parlato qui) potrebbe essere classificata come possibilmente cancerogena per l’uomo da parte dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Laura Cuppini pubblicata sul quotidiano del Corriere della Sera.

I possibili pericoli dell’aspartame

MILANO – L’aspartame, uno dei dolcificanti più diffusi, potrebbe essere classificato come “possibile cancerogeno” per l’uomo (gruppo 2B) da parte dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) di Lione, che fa parte dell’Organizzazione mondiale della sanità.

La notizia è stata diffusa dall’agenzia Reuters , una delle più autorevoli al mondo, che cita fonti anonime ma “informate” sulla possibile decisione. Non ci sono però, al momento, conferme ufficiali.

L’aspartame è presente in molti prodotti alimentari, per esempio bevande dietetiche e gomme da masticare.

La quantità sicura

Che cosa fanno gli esperti dello Iarc? Il loro compito è di stabilire se una sostanza sia (o potrebbe essere) cancerogena, sulla base di tutte le prove scientifiche disponibili.

Non indicano però — ed è un passaggio importante — quale sia la quantità del prodotto che si può consumare senza correre rischi. Spesso infatti i danni possono derivare da un’esposizione o un consumo oltre i limiti consentiti dalla normativa.

In particolare, l’aspartame è oggetto di studio da parte dello Jecfa (il comitato congiunto dell’Oms e dell’Organizzazione per l’agricoltura e l’alimentazione che si occupa di additivi alimentari). Nel 1981 lo stesso comitato Jecfa aveva dichiarato che questo edulcorante è sicuro entro i limiti giornalieri indicati.

Per esempio un adulto di 60 kg dovrebbe bere tra le 12 e le 36 lattine di bevande dietetiche al giorno, a seconda della quantità di aspartame contenuta, per mettere a rischio la propria salute.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Sca Italy apre le iscrizioni alle selezioni dei Campionati italiani 2024, c’è tempo fino al 31 luglio

0
campionati sca
Al via le selezioni per i Campionati italiani Sca Italy (immagine concessa)

MILANO – Sca Italy, l’associazione che attraverso l’innovazione, la ricerca, la formazione e la comunicazione garantisce l’eccellenza del caffè in Italia, annuncia l’apertura delle iscrizioni alle selezioni dei Campionati italiani. Ancora entusiasti per i risultati dei campioni italiani al World of Coffee di Atene, Sca Italy rilancia il mondo delle competizioni nazionali aprendo le iscrizioni ai campionati per le discipline Barista, Latte art, Coffee in good spirits, Brewers, Roasting e Cup tasters. L’accesso ai campionati per Ibrik/Cezve avverrà invece per iscrizione diretta.

I Campionati italiani 2024

A settembre inizieranno ufficialmente le selezioni per i campionati italiani 2024 le cui finali si disputeranno a gennaio. I campioni nazionali dovranno poi calcare i palchi internazionali di Amsterdam, Chicago e Busan, in Korea.

Ecco un riepilogo delle date e delle sedi dei Mondiali 2024:

  • 12-14 Aprile 2024, Specialty Coffee Expo, Chicago
    – World Brewers Cup
    – World Cup Tasters Championship
  • 1-4 Maggio 2024, World of Coffee, Busan, Korea del Sud
    – World Barista Championship
  • 27-29 Giugno 2024, World of Coffee Copenhagen, Danimarca
    – World Latte Art
    – World Coffee in Good Spirits
    – World Coffee Roasting Championship

Come iscriversi alle selezioni

Fino al 31 luglio ore 10 sarà possibile iscriversi alle selezioni del Campionato Italiano dalla pagina specifica del sito cliccando qui.

I posti, come sempre e per questioni organizzative, sono limitati.
Raccomandiamo a tutti i professionisti che decideranno di gareggiare la massima solerzia e rapidità nell’inoltrare la propria candidatura.

Le novità

La prima novità riguarda la procedura di iscrizione. Per confermare la propria iscrizione alle selezioni, infatti, è necessario adottare un albero di caffè nella Foresta di Sca Italy che, di recente, è stata creata sulla piattaforma Treedom.

L’obiettivo di questa collaborazione con la famosa piattaforma di piantumazione degli alberi è quello di promuovere la sostenibilità ambientale, migliorare la biodiversità e sostenere le comunità locali attraverso la piantumazione di alberi in Kenya. Questa iniziativa permetterà di creare un impatto significativo sull’ambiente e di promuovere pratiche agricole sostenibili e di apportare un cambiamento reale grazie alla comunità di Sca Italy.

La seconda novità è nel regolamento, Sca Italy infatti introduce un sistema di ranking che porterà il vincitore della tappa alla finale, insieme ai 7 migliori di tutte le tappe (5 per Coffee in Good Spirits). Il ranking è stato introdotto per le gare Latte art, Coffee in good spirits, brewers, barista e Cup tasters, non sarà quindi applicato al Roasting.

Date e sedi delle selezioni

Per la categoria Ibrik / Cezve si disputerà direttamente la finale a gennaio.

Roasting

  • Tappa nord
    Data: 5-6-7 settembre
    Luogo: Taste Coffee & More, Treviso
  • Tappa centro
    Data: 14-15-16 novembre
    Luogo: Gearbox Coffee Roasters, Borgo San Lorenzo (Firenze)
  • Tappa sud
    Data: 25-26-27 ottobre
    Luogo: Il Manovale, Turi (Bari)

Cup tasters

  • Tappa nord
    Data: 3 dicembre
    Luogo: Milan Coffee Festival, Milano
  • Tappa sud
    Data: 6 novembre
    Luogo: Agro.Ge.Pa.Ciok, Lecce

Barista, Brewers cup, Coffee in good spirit e Latte art

  • Tappa nord
    Data: 24-25-26 ottobre
    Luogo: Factory 1895, Settimo Torinese (Torino)
  • Tappa sud
    Data: 13-14-15 settembre
    Luogo: Accademia Trucillo, Salerno

Le aziende vincitrici del bando

Per le selezioni di Roasting, l’azienda al fianco di Sca Italy sarà DM Italia, punto di riferimento nella ricerca e distribuzione di attrezzature di alta gamma per il caffè, con Giesen, produttrice di macchine per la tostatura del caffè.

Per quanto riguarda le quattro discipline, ovvero Barista, Brewers cup, Latte art, Coffee in good spirits la vincitrice è Alpro, azienda specializzata nella vendita di bevande vegetali, e 1895 Coffee Designers by Lavazza.

Infine per Cup tasters supporterà le selezioni Agro.Ge.Pa.Ciok, salone Internazionale della gelateria, pasticceria, cioccolateria, caffetteria e dell’artigianato agroalimentare di Lecce, in collaborazione con Barista&. Il Milan Coffee Festival che ospiterà la tappa nord della disciplina Cup tasters.

Sca cambia la valutazione degli specialty e Davide Cobelli è il primo istruttore italiano di Coffee Value Assesment

0
davide cobelli sca coffee value assessment
Davide Cobelli (immagine concessa)

DUBLINO – Si è recentemente tenuto un corso specifico a Dublino che definisce il futuro del mondo del caffè Specialty. Davide Cobelli ha partecipato a questo corso specifico per diventare istruttore del Coffee Value Assesment di Sca, primo italiano a poter fare questo tipo di formazione.

Davide Cobelli istruttore Coffee Value Assesment

Il Coffee Value Assesment è stato per la prima volta presentato a Portland nei primi mesi del 2023, a seguito si una ricerca iniziata da SCA nel 2020 (che tutt’ora prosegue nelle sue fasi finali), il primo risultato è stata la pubblicazione del White Paper towards a definition of Specialty Coffee (che trovate qui), il documento modernizza e attualizza la definizione di Specialty Coffee che era ferma alla sua nascita nel 1974, nello specifico oggi Sca definisce:

” Specialty coffee is a coffee or coffee experience recognized for its distinctive attributes, and because of these attributes, has significant extra value in the marketplace.”

Con l’uscita del nuovo Coffee Value Assesment ci sono e ci saranno numerosi macro-cambiamenti nell’ eco sistema di Sca e del caffè in generale, che Cobelli sintetizza così:

1. Cambiamento radicale nell’attribuzione di un valore numerico, che oggi era basato su una scala da 0-100 dove oltre gli 80 punti si aveva la definizione di “Specialty”

2. Definizione di cosa sia “Specialty” per come lo conosciamo oggi

3. Adozione di un nuovo e totalmente diverso sistema di valutazione del caffè, che ad esempio parte da 1 a 9 in una scala edonica-affettiva (e non più da 6 a 10)

4. Separazione della valutazione edonica dalla valutazione descrittiva oggettiva

Cobelli afferma: “In pratica, è in atto una vera rivoluzione sensoriale nel mondo della Specialty Coffee Association, che si modernizza e diventa attuale, staccandosi dal concetto di Arabica Lavato con cui abbiamo tutti assaggiato e valutato i caffè negli ultimi 20 anni”.

Cobelli continua: “Oggi i caffè sul mercato Specialty non sono più solo lavati, esite una vera e propria tendenza ad un approccio moderno nei processi di lavorazione, anche i “tradizionali” utilizzano tecniche moderne e migliorative se si vuol fare qualità. Una volta i caffè naturali erano destinati ad un mercato di bassa qualità, ma anche grazie alla popolarità raggiunta dall’Espresso e dalle bevande a base Espresso in giro per il mondo, si è lavorato molto per rendere i Caffè naturali e Semilavati, di grande qualità”.

Cobelli conclude: “Purtroppo, però, nella valutazione del Cupping Form, nata per i Lavati, questi ultimi hanno delle limitazioni nella valutazione”.

Sca, dunque, andrà sempre di più verso la scelta di creare un sistema di valutazione dall’approccio moderno, come l’inserimento della “dolcezza” nella scheda Descrittiva, togliendo il Bilanciamento presente nelle schede degli ultimi 20 anni, ma soprattutto aprendo il mercato della valutazione professionale del caffè anche ai “NON Specialty” arrivando addirittura ad aggiungere la voce “estremamente bassa” come valutazione qualitativa degli attributi valutati (mentre prima si partiva da “buono”).

La parte Estrinseca sarà un’altra grande novità, con una scheda (ad oggi ancora in fase di creazione” ad HOC per dare le informazioni rilevanti sul caffè, tali da poter dare la possibilità di valutare il caffè anche in base alle informazioni come processi, dimensioni, densità, certificazioni, Farm price, ecc.

Si lavora per il futuro, basti pensare che ad oggi, una grossa fetta dei caffè Specialty (o venduti come tali) non passerebbe la valutazione del caffè verde, grazie alle diverse fermentazioni a cui sono sottoposti.

Anche i Quakers (chicchi bianchi) rientrano nell’esclusione dall’essere Specialty grade, nonostante molti caffè Etiopi di alta qualità ne siano comunque provvisti, a questo proposito ad esempio aggiungiamo che CQI ha da tempo sdoganato i Quakers come difetti per la loro impercettibilità in tazza se in numero contenuto.

Molte novità per il futuro, di cui possiamo essere a conoscenza già oggi. Cobelli aprirà le porte della propria Accademia di Verona a questo corso già nelle prossime settimane, portando la propria conoscenza acquisita anche in giro per l’Italia dove richiesto.

Per saperne di più:

Harry’s bar di Venezia offre lavoro ma non trova personale, Arrigo Cipriani: “Italia fondata sulle ferie”

0
venezia harry's bar rivoire
Venezia (immagine: PIxabay)

Arrigo Cipriani, il patron dell’Harry’s Bar di Venezia, condivide la sua frustrazione nella difficoltà di reperire personale per il suo punto vendita. Cipriani afferma che l’Italia è “ormai fondata sulle ferie” e aggiunge “ce la facciamo lo stesso, ma lavoreremmo meglio con 5-6 persone in più”. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Tomaso Borzomì per il quotidiano Il Messaggero.

Harry’s Bar a Venezia alla ricerca di personale

VENEZIA – L’Italia non è più una Repubblica fondata sul lavoro. “Ora è fondata sulle ferie”. La frecciata, neanche tanto velata, parte da Arrigo Cipriani ed è rivolta a chi non è più disposto a fare sacrifici, ma aspira o pretende uno stipendio assicurato. Novantuno anni portati con disinvoltura, il patron dell’Harry’s Bar di Venezia continua a usare l’ironia per spiegare concetti alla base del suo pensiero, come ha sempre fatto per divulgare la sua filosofia del “lusso della semplicità”, cioè il concetto che il vero lusso sta nelle cose semplici ma fatte con cura e attenzione ai clienti.

Tutto nasce dalla pubblicazione sui social di una ricerca di personale per alcune posizioni nel mondo Cipriani. All’Harry’s, l'”oste” cerca infatti un contabile senior, uno junior, ma anche camerieri, pasticceri, factotum e un autista con patente di barca. Figure che, ormai da tempo, sono sempre più ricercate. Cipriani rassicura: “Ce la facciamo lo stesso, ma lavoreremmo meglio con 5-6 persone in più”.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Sfratto del Caffè Greco, gestori pronti a pagare 35mila euro al mese d’affitto: il 5 luglio la mediazione con Sgarbi

0
caffè greco
Il Caffè Greco

Lo sfratto del Caffè Greco è stato rinviato. La vicenda vedrà una svolta mercoledì 5 luglio con un doppio appuntamento: un incontro al ministero della Cultura con Vittorio Sgarbi, che si è offerto come mediatore, e l’udienza presso la Corte d’Appello per discutere dello sfratto, che era stato fissato per il 22 giugno scorso. Carlo Pellegrino e la moglie Flavia Iozzi sono dichiarati disponibili a raddoppiare l’affitto portandolo così a quota 35mila euro. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Lilli Garrone pubblicata sul Corriere della Sera.

Lo sfratto del Caffè Greco

ROMA – “Il Caffè Greco deve restare qui in via Condotti. Quello che si può discutere è il “quantum” dell’affitto”: con queste parole l’ingegner Carlo Pellegrino ieri mattina, nel corso di una riunione organizzata per fare il punto sulla situazione in merito al lungo braccio di ferro con l’Ospedale Israelitico, titolare delle mura del locale storico in pieno Centro, che non vuole rinnovare l’affitto agli attuali conduttori, peraltro anche titolari dell’”Azienda Caffè Greco”, ovvero del marchio e degli arredi che acquistarono a suo tempo dagli eredi dell’antico titolare Federico Gubinelli.

Una vicenda che avrà il suo momento determinante la prossima settimana, mercoledì 5, con un doppio appuntamento: un incontro al ministero della Cultura con Vittorio Sgarbi, che si è offerto come mediatore, e l’udienza presso la Corte d’Appello per discutere dello sfratto, che in un primo momento era stato fissato per il 22 giugno scorso.

L’Ospedale israelitico non molla: cambiare i gestori

Carlo Pellegrino e la moglie Flavia Iozzi ieri sono dichiarati disponibili a raddoppiare l’affitto portandolo a 35mila euro, “valutando anche una percentuale sul fatturato” e persino ad acquistare le mura. Ma soprattutto “noi vorremmo incontrare il presidente dell’Ospedale Israelitico, Antonio Spizzichino, per trattare – aggiungono – non soltanto i suoi avvocati”.

Da parte sua, Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, ha dichiarato che “permangono molte posizioni all’apparenza inconciliabili, ma ho verificato un grande senso di responsabilità tra le persone convenute, anche da parte dei rispettivi legali. Come Ministero stiamo facendo la nostra parte”.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui