Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)
Il consumo di caffè aumenta l’attività di parti del cervello coinvolte nella memoria di lavoro, nel controllo cognitivo e nel comportamento orientato agli obiettivi: non si ottiene lo stesso effetto con la caffeina. In uno studio, in coloro che avevano bevuto caffè è anche aumentata la connettività nelle aree deputate alla visione e al controllo esecutivo. Questo non è accaduto ai partecipanti che avevano assunto solo caffeina. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Laura Cuppini per il Corriere della Sera.
Gli effetti del caffè
MILANO – Per molte persone la giornata comincia solo dopo il caffè del mattino. Lo si beve, oltre che per piacere, anche per svegliarsi ed essere più produttivi. Ma da cosa dipende questo effetto? Alcuni ricercatori dell’Università del Minho di Braga (Portogallo) si sono chiesti se consumare caffeina pura porti agli stessi risultati o se invece sia proprio la tazzina di caffè, nel suo insieme, ad essere una sorta di placebo (ovvero, in farmacologia, una sostanza che viene somministrata soprattutto per gli effetti psicologici che può avere sul paziente).
“È opinione comune che il caffè aumenti la vigilanza e il funzionamento psicomotorio — ha spiegato Nuno Sousa, tra gli autori dello studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Behavioral Neuroscience —, ma quando si arriva a comprendere i meccanismi alla base di un fenomeno si aprono strade per esplorare i fattori che possono modularlo e i potenziali benefici di quel fenomeno stesso”.
Risonanza magnetica
Gli scienziati hanno reclutato persone che bevevano almeno una tazza di caffè al giorno e hanno chiesto loro di astenersi dal mangiare o bere bevande contenenti caffeina per almeno tre ore prima dell’esperimento. Hanno intervistato i partecipanti per raccogliere dati personali e poi li hanno sottoposti a risonanza magnetica funzionale: una prima e una 30 minuti dopo aver assunto caffeina o bevuto una tazza di caffè.
Durante le scansioni di risonanza magnetica, ai partecipanti è stato chiesto di rilassarsi e lasciar vagare la mente. I ricercatori hanno scoperto che l’attività del cosidetto default-mode network, ovvero la “modalità di base” del cervello (insieme di circuiti neurali che si attivano quando non siamo impegnati a svolgere compiti specifici) era diminuita sia dopo aver bevuto caffè sia dopo aver assunto caffeina, il che indica che il consumo di entrambi rende le persone più pronte a passare dal riposo al lavoro.
Tuttavia in coloro che avevano bevuto caffè è anche aumentata la connettività nelle aree deputate alla visione e al controllo esecutivo, parti del cervello coinvolte nella memoria di lavoro, nel controllo cognitivo e nel comportamento orientato agli obiettivi. Questo non è accaduto ai partecipanti che avevano assunto solo caffeina.
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Il regolamento UE che trasforma gli imballaggi dei prodotti (immagine concessa)
MILANO – Il nuovo regolamento UE sugli imballaggi sta per entrare in vigore e sta suscitando l’interesse di esperti e consumatori di tutta Europa. Come affrontare al meglio le implicazioni di questa nuova normativa e come contribuire alla sicurezza dei consumatori? Annualmente, in media, ogni europeo genera 177 kg di rifiuti di imballaggio cioè 79,3 milioni di tonnellate di rifiuti in totale.
Il regolamento UE sugli imballaggi
Non solo, il 40% della plasticae il 50% della carta utilizzati nell’intera Unione Europea sono destinati all’imballaggio.
La produzione di imballaggi provoca emissioni di CO2 pari al totale delle emissioni di CO2 che viene prodotta da un paese dell’UE medio-piccolo. Se da un lato, il riutilizzo di imballaggi è diminuito drasticamente negli ultimi dieci anni, nello stesso periodo i rifiuti di imballaggio sono aumentati di oltre il 20%.
Se non verrà intrapresa rapidamente alcuna azione, questi aumenteranno di un altro 19% fino al 2030; e per i rifiuti di imballaggi in plastica l’aumento previsto è del 46%. Il nuovo Regolamento sugli imballaggi, proposto dall’Unione Europea, mira ad affrontare i rifiuti di imballaggio in costante crescita e la frustrazione dei consumatori.
L’imballaggio è necessario per proteggere e trasportare le merci, tuttavia, gli approcci normativi differiscono da uno Stato membro all’altro, il che crea ostacoli che impediscono il pieno funzionamento del mercato interno degli imballaggi. Le differenze osservate di recente riguardano, ad esempio, le disposizioni in materia di etichettatura degli imballaggi, gli approcci per definire gli imballaggi riciclabili o riutilizzabili e le restrizioni alla commercializzazione di determinati formati di imballaggio.
Per questo motivo, già nel 1994 è entrata in vigore la Direttiva 94/62/CE che mira ad armonizzare le misure nazionali relative alla gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio e a promuovere il riutilizzo, il ricicloe altre forme di recupero dei rifiuti di imballaggio, anziché il loro smaltimento finale, nell’ottica di contribuire alla transizione verso un’economia circolare
La nuova proposta di regolamento su imballaggi e rifiuti di imballaggio adottata dalla Commissione UE modifica ilRegolamento 2019/1020/UE sulla vigilanza del mercato e sulla conformità dei prodotti e laDirettiva 2019/904/UEsulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, e abroga la Direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e rifiuti di imballaggio.
“La proposta di regolamento sugli imballaggi lascia molto perplessi – afferma Stefania Linguaglossa, food contact & product expert di TÜV Italia. – “L’intento è buono, se parliamo di riduzione dei materiali utilizzati nel confezionamento ma alcuni divieti sono stati considerati arbitrari e alcuni obiettivi non realistici. Il regolamento punta molto sul riuso e il riutilizzo a scapito del riciclo, unica forma di riutilizzo presente nella direttiva 94/62 e sul quale l’Italia ha puntato molto, tanto che ad oggi la percentuale di imballaggi sottratti alla discarica si aggira intorno all’80%. Gli esperti dei laboratori pH sono in grado di supportarvi e fare chiarezza sui punti presi in esame nella bozza di regolamento.”
I principali contenuti del nuovo regolamento Imballaggi
L’obiettivo principale del regolamento è quello di ridurre i rifiuti di imballaggio pro-capite del 15% entro il 2040, rispetto al 2018. In tal senso, la proposta prevede tre principali direttive:
Riduzione del peso e delle tipologie non necessarie di imballaggi, limitando principalmente la quantità dei materiali (plastica, vetro, carta, alluminio, ecc.) dispersi;
Riutilizzo – Dal 1° gennaio 2030 sarà previsto un sensibile aumento delle percentuali di imballaggi riutilizzabili su grandi elettrodomestici, bevande da asporto, take away, scatole per trasporti;
Riciclo – Dal 2030 i livelli minimi di materiale riciclato aumenteranno considerevolmente:
30% per gli imballaggi in plastica sensibili al contatto in PET;
10% per gli imballaggi in plastica sensibili al contatto diversi dal PET;
30% per le bottiglie di plastica monouso per bevande; 35% per tutti gli altri imballaggi in plastica.
A partire dal 2040, questi livelli minimi saranno destinati ad aumentare ulteriormente.
Perché ciò avvenga le aziende dovranno proporre ai consumatori una certa percentuale dei loro prodotti in imballaggi riutilizzabili o ricaricabili, ad esempio bevande e pasti da asporto o consegne di e-commerce. La progettazione degli imballaggi sarà in formati standardizzati e l’etichettatura sarà resa più chiara e universale,i contenitori per la raccolta dei rifiuti riporteranno le stesse etichette e i simboli presenti saranno i medesimi in tutta l’UE.
Alcune tipologie di imballaggio monouso saranno vietate, come ad esempio gli imballaggi monouso per alimenti e bevande consumati all’interno di ristoranti e caffè, imballaggi monouso per frutta e verdura fresca, flaconi di shampoo, lozioni e bustine in miniatura negli hotel.
I test di trasportabilità per garantire il riuso
Una delle principali missioni dell’imballaggio è quella di preservare l’integrità del prodotto, dal produttore, al trasporto e fino all’utilizzatore. Con i nuovi criteri di riutilizzabilità previsti da Regolamento UE, sarà sempre più necessario garantire questa integrità attraverso una progettazione ben studiata e verificabile attraverso delle prove di trasportabilità sull’imballo, che ne esaminino la robustezza e la resistenza a sollecitazione di vario tipo.
TÜV Italia dispone di un laboratorioe di personale qualificato per effettuare questa tipologia di prove, consentendo, a test superati, di ottenere un rapporto di conformità TÜV SÜD
“L’attenzione ad un package “eco friendly” è ormai massima” – afferma Gianpaolo Mensa, Business Unit Manager della Divisione CPS di Product Service di TÜV Italia. ““Questa esigenza ha avviato un processo di ri-progettazzione che ha come scopo quello di creare imballi con materiali di recupero, performanti come quelli ottenuti con materiali “vergini”. Il nostro laboratorio, grazie alla sua capacità tecnica, può supportare le aziende nella fase di R&D di un package al fine di anticipare possibili complain generati durante la fase di trasporto e progettare, così, un imballo che sia non impattante per l’ambiente e che al contempo preservi intatto il suo contenuto”.
Gli imballaggi a contatto con gli alimenti
Le aziende che producono imballi saranno chiamate a rispettare i requisiti del nuovo regolamento e, nell’implementazione dei tanti cambiamenti, laddove si tratti di imballi alimentari o destinati al contatto con alimenti, l’idoneità dovrà sempre essere verificabile e garantita.
I laboratori pH sono in grado di supportare le aziende coinvolte con analisi chimiche sui materiali a contatto con alimenti, assistenza tecnica e valutazione del rischio food contact e di prodotto.
L'inaugurazione della celebrazione dei 110 anni di Nestlé Italia (immagine concessa)
ROMA – La storia d’impresa italiana del Gruppo Nestlé è iniziata nel 1913 grazie a due prodotti che ancora oggi vantano un posto nelle case degli italiani: la Farina lattea e il Latte condensato. Per celebrare il suo 110° anniversario, il Gruppo Nestlé, ospita a Roma, presso Palazzo Piacentini, sede del Ministero delle Imprese e del made in Italy l’esposizione “110 anni di eccellenza in Italia. Un’impresa che si racconta” dedicata a Baci Perugina e San Pellegrino, icone di italianità e protagoniste indiscusse della storia del Gruppo Nestlé in Italia.
Nestlé Italia compie 110 anni: l’esposizione a Roma
Aperta al pubblico dal 5 al 28 luglio 2023, l’installazione celebrativa si sviluppa attraverso due sezioni monografiche che prendono vita da un nucleo circolare e proseguono ai lati dello Scalone d’Onore, per incorniciare, infine, la “pietra angolare” della storia d’impresa di Nestlé nel nostro Paese: la prima confezione di Farina Lattea con cui Nestlé ha iniziato questo percorso lungo 110 anni.
“110 anni di eccellenza in Italia. Un’impresa che si racconta”, realizzata grazie ai materiali degli archivi storici Nestlé, Perugina e San Pellegrino, mette in mostra l’evoluzione di due eccellenze, attraverso le loro tappe più importanti che rappresentano anche un viaggio – tutto italiano – fatto di immagini, video, collezioni, che fanno tutt’ora parte dei ricordi e delle emozioni di tutti. Simboli dell’italianità che non si ferma mai, questi due marchi hanno attraversato l’evoluzione della cultura e del costume in Italia e continuano ad andare lontano rimanendo fedeli alla loro tradizione.
Lo dimostra il caso Baci Perugina, l’icona della storia dolciaria italiana, nata grazie al genio creativo di Luisa Spagnoli e da sempre messaggera di amore e emozioni che, con il suo valore storico, rappresenta per il Gruppo Nestlé l’appartenenza al territorio e il radicamento ad esso: sin dalla sua nascita, infatti, Baci Perugina ha sempre rispettato la sua tradizione, con la stessa ricetta di sempre, ma ha anche saputo sperimentare e innovarsi continuamente ad esempio con le sue edizioni limitate.
Allo stesso modo, l’acqua San Pellegrino – definita lo champagne delle acque minerali – sinonimo di convivialità, fine dining, con le sue radici italiane e la sua anima internazionale rappresenta al meglio il saper vivere all’italiana in tutto il mondo.
Saranno proprio questi due brand, i protagonisti assoluti dell’esposizione che ripercorre le fasi maggiormente significative dei loro trascorsi, partendo dalle loro fabbriche di produzione, passando per i prodotti che hanno fatto la storia fino ad arrivare alla comunicazione che ha saputo rimanere nei ricordi di tutti gli italiani.
Per Baci Perugina, ad esempio, si ritroveranno le campagne “Tubiamo?” e “Chi ama, Baci” ma anche la sorprendente creatività nella campagna di Dolce&Gabbana, che celebra l’amore in tutte le sue forme, realizzata in occasione del centenario dello scorso anno.
Per San Pellegrino invece ritroveremo un manifesto del 1950, in cui campeggia la descrizione dell’acqua San Pellegrino “antiurica e anticatarrale ottima per la tavola”, e la foto in bianco e nero del famoso fotografo statunitense Elliot Erwitt, in una campagna del 2004.
L’esposizione, il cui progetto creativo e allestitivo è curato da Louder, è patrocinata da Altagamma, di cui San Pellegrino è socia, sarà visitabile gratuitamente dal 5 al 28 luglio, dal lunedì al venerdì dalle ore 15.30 alle 18.00 presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy in via Vittorio Veneto 33 a Roma.
MODICA (Ragusa) – Caffè Moak è official sponsor della Ebay Bobo Summer Cup Padel 2023: la manifestazione che si terrà a Marina di Ragusa dal 7 al 9 luglio e che proseguirà in altre località turistiche italiane. Durante ogni tappa è previsto un torneo di padel amatoriale ed uno di ex calciatori: i vincitori delle categorie si sfideranno nella finalissima di domenica.
Caffè Moak sponsor Ebay Bobo Summer Cup Padel 2023
Un’iniziativa straordinaria, ideata e organizzata dallo sportivo per eccellenza Bobo Vieri, per raccogliere fondi a sostegno della ricerca in neuroncologia infantile della FondazioneBambinoGesùOnlus.
Caffè Moak accompagnerà la manifestazione a tutti i livelli, a partire dalla conferenza stampa di apertura il 7 luglio alle 11.30 nella sede di Caffè Moak in viale delle Industrie a Modica. Il caffè sarà inoltre protagonista della Charity Dinner che si terrà venerdì 7 luglio nella splendida cornice di Villa Criscione.
Durante il torneo Caffè Moak avrà un’area nello Sponsor Village dove il Brand Ambassador e Trainer di Caffè Moak, Marco Poidomani, campione italiano in carica di Coffee & Good Spirits, con il supporto straordinario di Giovanni Peligra preparerà caffè e cocktail analcolici al caffè per gli ospiti del torneo.
Al fine di rafforzare lo spirito benefico dell’evento e la raccolta fondi, Caffè Moak ha creato una landing page dedicata e devolverà tutti i proventi delle vendite alla Fondazione Bambino Gesù Onlus. Un QR Code, applicato ad una divertente istallazione a forma di racchette da padel alate brandizzate Moak, spiegherà agli utenti come accedere alla landing page e acquistare i prodotti selezionati.
“Caffè Moak non poteva mancare all’appello di Bobo Vieri e di Gabriele Schembari: abbiamo accolto con slancio ed entusiasmo l’occasione di sostenere il “Bobo Summer Cup 2023”, un evento veramente unico nel suo genere che unisce la voglia di divertirsi alla solidarietà e che sarà un importante momento di accoglienza di noti sportivi e personaggi straordinari nel ragusano.” dice Alessandro Spadola, CEO del Gruppo Moak.
La scheda sintetica di Caffè Moak
L’azienda nasce nel 1967 a Modica da un piccolo laboratorio siciliano fondato da Giovanni Spadola, scegliendo il nome “Moak” quale anagramma di moka ed ispirandosi all’antico nome arabo della sua città, Modica.
Oggi l’azienda è guidata con la stessa passione dai figli del fondatore, Alessandro (CEO) e Annalisa (CMO) che hanno portato quella che era un’eccellenza artigianale locale a divenire un brand ed un gruppo imprenditoriale riconosciuto nel settore della torrefazione e della distribuzione del caffè in oltre 50 Paesi nel mondo.
La qualità del prodotto e l’ecosostenibilità sono alla base della filosofia aziendale: dalla selezione delle migliori monorigini, coltivate rispettando il lavoro dell’uomo e l’ambiente, alla tostatura per ogni qualità di caffè, fino al controllo dell’intero ciclo produttivo da un laboratorio di analisi interno tecnologicamente all’avanguardia.
All’innovazione tecnologica Moak ha da sempre affiancato l’evoluzione culturale: nel 2000 nasce il progetto “Moak Cultura” inaugurato con il concorso Caffè Letterario Moak cui è seguito il concorso Fuori Fuoco, che hanno visto il connubio tra artisti emergenti e personaggi illustri della cultura, in particolar modo nel campo della letteratura e fotografia artistica.
Due progetti fortemente voluti per poter apprezzare il Caffè Moak in contesti ed esperienze di socialità ed integrazione socio-storico-culturale: elemento di aggregazione e di identità collettiva dove il “food” e il “taste” sono anche memoria e rito, scambio culturale e patrimonio di significati ottenuti grazie ad un prodotto di qualità abbinato all’evoluzione innovativa.
Dopo le prime selezioni all’estero (Uruguay, Brasile e Belgio), i riflettori sono ora puntati sul Grand Final che si terrà nel Bel Paese nella Marca trevigiana da giovedì 5 a domenica 8 ottobre. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Belluno Press.
La Tiramisù World Cup 2023
TREVISO – La Tiramisù World Cup 2023 è tornata a viaggiare nel mondo e ora è pronta al rientro nel Bel Paese. Dopo aver promosso il dessert italiano più famoso nel mondo con le selezioni a Montevideo (Uruguay), San Paolo (Brasile) e Bruxelles (Belgio), l’edizione di quest’anno si prepara al Grand Final (5-8 ottobre) che avrà per tema “Treviso e il caffè”.
Si aprono ufficialmente le iscrizioni all’edizione 2023 della Tiramisù World Cup (www.tiramisuworldcup.com), la “sfida più golosa dell’anno” che mette in gara centinaia di aspiranti “chef” nella preparazione del popolare dolce al cucchiaio.
Dopo le prime selezioni all’estero (Uruguay, Brasile e Belgio), ora i riflettori sono puntati sul Grand Final che si tiene nella Marca trevigiana da giovedì 5 a domenica 8 ottobre.
“Il tiramisù è senz’altro uno dei modi migliori per gustare il caffè. Ecco perché abbiamo scelto come tema di quest’edizione “Treviso e il caffè” – spiega Francesco Redi di Twissen, ideatore e organizzatore della rassegna – . In aggiunta, abbiamo già iniziato alcune sperimentazioni caffè specialty che assaggeremo anche durante le gare”.
Dopo la pausa forzata dovuta all’emergenza sanitaria, la Tiramisù World Cup ha ripreso le selezioni a livello internazionale, portando la specialità italiana a essere protagonista di nuovi eventi nel mondo. In primavera, infatti, la TWC è approdata a Bruxelles, Montevideo e San Paolo, iscrivendo già nella fase finale delle gare tre concorrenti stranieri.
“Altri partecipanti si sono già pre-iscritti dallo scorso anno e arriveranno dall’Europa (Francia, Germania, Austria), dalla Thailandia e dall’india – continua Redi – . Molti ci hanno già scritto: sono impazienti partecipare alla festa e vogliono cogliere l’occasione per visitare il nostro territorio”.
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Secondo quanto riportato dai media locali, almeno 10 macchine per la raccolta del tè sono state distrutte dai lavoratori di tè in Kenya nell’ultimo anno. Le manifestazioni hanno provocato la morte di un manifestante e diversi feriti. Una task force del governo locale vuole anche che venga approvata una legge per limitare l’importazione di macchine che sostituiscono i lavoratori. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Cristiano Volpi per il portale Africa24.
La rivolta contro le macchine in Kenya
KENYA – I raccoglitori di tè del Paese stanno distruggendo le macchine introdotte per sostituirli nel corso di violente proteste che evidenziano la sfida che i lavoratori devono affrontare man mano che un numero sempre maggiore di aziende agroalimentari si affida all’automazione per ridurre i costi.
Secondo quanto riportato dai media locali, almeno 10 macchine per la raccolta del tè sono state date alle fiamme in più occasioni nell’ultimo anno.
Le recenti manifestazioni hanno provocato la morte di un manifestante e diversi feriti, tra cui 23 agenti di polizia e lavoratori agricoli.
L’Associazione dei coltivatori di tè del Kenya (KTGA) ha stimato il costo dei macchinari danneggiati in 1,2 milioni di dollari (170 milioni di scellini kenioti), dopo che a maggio sono stati distrutti nove macchinari appartenenti a Ekaterra, produttore del marchio di tè più venduto Lipton.
A marzo, una task force del governo locale ha raccomandato alle aziende produttrici di tè di Kericho, la più grande città produttrice di tè del Paese, di adottare un nuovo rapporto 60:40 tra la raccolta meccanizzata del tè e la spremitura a mano.
La task force vuole anche che venga approvata una legge per limitare l’importazione di macchine per la raccolta del tè.
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Marco Feliziani, amministratore delegato di Simonelli Group, spiega le ragioni che hanno partato all'organizzazione del convegno sul futuro del caffè in Italia
BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – Iniziamo la pubblicazione degli interventi che si sono succeduti al convegno che ha visto riuniti molti degli attori che muovono la filiera del caffè in Italia. Incontro, organizzato nel Campus di Simonelli Group dal Consorzio promozione caffè, che si è sviluppato attorno a diverse voci, dati, riflessioni di cui daremo conto in mondo integrale: una documentazione necessaria per chi c’era e per chi non c’era.
Ad introdurre la giornata di confronto, Marco Feliziani, amministratore delegato di Simonelli Group e Michele Monzini, presidente del Consorzio promozione caffè.
Marco Feliziani presenta il Campus di Simonelli Group e scruta il futuro
Feliziani: “Benvenuti qui al Campus di Simonelli Group, una struttura che è entrata in azione da poco tempo, destinata ad essere la sede di ricerca oltre che di formazione certificata per tutti coloro i quali, a vario titolo e con diverse professionalità, operano nel mondo del caffè. A nome di Simonelli Group saluto con piacere gli illustri relatori, la giornalista Romana Elisei, gli amici del Consorzio promozione caffè che ci hanno onorato con l’organizzazione di questo incontro e tutti gli intervenuti.
Il tema del convegno oggi è di estrema importanza, soprattutto in questo momento, per il settore tutto. Il titolo è “Cosa succede e come può cambiare”: non se lo chiedono solo i torrefattori, ma l’intera filiera in ogni suo segmento, dal produttore al barista passando al torrefattore sino a chi come noi produce macchine di caffè e attrezzature, si pone oggi la domanda contenuta in questo titolo.
Il mercato del caffè, come tutti i mercati che operano in un sistema globalizzato, oggi risente di fenomeni contingenti che escono spesso al di fuori dai fattori interni del singolo comparto.
Nell’esaminare le criticità, non vanno dimenticati due aspetti: il primo è il valore del mercato e il secondo è la necessità di tenere alta la qualità
Il valore del mercato sta continuando ad espandersi e ogni soggetto della filiera per propria parte deve esser lungimirante nel seguire le tendenze di questo cambiamento, anche attraverso la personalizzazione dei prodotti in base ai gusti e consumi di ogni particolare area geografica.
Come Simonelli Group siamo impegnati in oltre 130 paesi nel mondo e questo adeguarsi a ogni singolo mercato per noi è un mantra, sia per quanto riguarda il prodotto sia per quanto riguarda i servizi legati al mercato. Questo ha comportato investimenti nella ricerca e nell’innovazione tecnologica e i risultati ci hanno ripagato degli sforzi compiuti sino a oggi.
Tornando al secondo aspetto della qualità nel prodotto e del servizio: mai abbassarne il livello. Occorre elevare la qualità perché è l’unico elemento valido nel medio e lungo periodo per non soccombere alla concorrenza.
C’è poi un terzo fattore da non dimenticare, la formazione: noi di Simonelli Group ci crediamo molto e questo Campus che voi vedete lo dimostra, lo abbiamo realizzato perché esso costituisce anche il punto di incontro nella filiera del caffè.
Vi ringrazio e vi auguro un buon convegno.”
Michele Monzini: “Il settore ha voglia di fare formazione e di imparare”
Michele Monzini, presidente del Consorzio promozione caffè, presenta il convegno sul futuro
“Grazie a tutti voi per esser venuti: vedervi così numerosi è una grandissima soddisfazione. Siamo felici perché questo vuol dire che il settore ha voglia di fare formazione e di imparare.
Abbiamo creato questa giornata per darci degli strumenti in più per analizzare il settore con varie visioni e per darci delle informazioni ulteriori per trarre le conclusioni e pensare le strategie future.
La filiera del caffè come sapete, è molto lunga ed ampia: lunga perché il caffè proviene da paesi molto lontani, Considerando il caffè torrefatto in Italia, che fortunatamente è molto apprezzato nel mondo, i dati lo indicano come un mercato in crescita e noi italiani dobbiamo impegnarci per continuare a ingrandirci anche all’estero e non soltanto in Italia.
Sono presenti qui anche alcuni Paesi produttori, gli spedizionieri che si occupano di logistica, gli importatori di crudo e i torrefattori. Abbiamo anche delle aziende importantissime per il nostro settore, in primis chi ci ospita e volevo ringraziare anch’io, in questo ambiente bellissimo in cui si fa ricerca e ci darà molti spunti per crescere insieme come filiera.
Poi ci sono anche produttori degli impianti industriali che ci danno l’opportunità di tostare il caffè. Ci sono i produttori di imballaggi e anche i commercianti di porcellane. Perché per offrire e consumare il caffè c’è bisogno di inserirlo tostato a regola d’arte e importato dalle origini, estratto con macchine di qualità, nella tazzina.
Noi siamo il Consorzio promozione caffè, anche se probabilmente qualcuno non sa neppure cosa sia: è un Consorzio che da 30 anni promuove il consumo consapevole del caffè. Ogni volta che noi parliamo di caffè ne promuoviamo il consumo, lo facciamo sempre appoggiando le nostre tesi su fondamenti scientifici.
Non diciamo solo che il caffè è buono soltanto perché ci piace, ma perché ci sono diversi studi dietro che hanno dimostrato che possiamo consumarlo.
Se ricordate bene, non più di 25 anni fa, il caffè era abbastanza considerata una droga, un qualcosa di cui non abusare. Oggi, anche grazie all’attività del consorzio, il caffè è invece considerata una bevanda che fa bene. Auguro buon lavoro a tutti e spero che il convegno sia interessante, ringraziando ancora chi ci ospita.”
Il Campus Simonelli sede del convegno sul futuro del caffè in Italia
Marco Travaglia, presidente e amministratore delegato del Gruppo Nestlé in Italia (immagine concessa)
ROMA – Nel 2022 il Gruppo Nestlé ha generato 4,2 miliardi di euro di valore condiviso in Italia, pari allo 0,22% del PIL, registrando un incremento del 5,5% rispetto al 2020. In un anno fortemente condizionato da diverse urgenze e continui cambiamenti, Nestlé ha saputo fornire un contributo importante al sistema-Paese: rispetto al totale del valore generato dal Gruppo in Italia, ben il 94% delle ricadute risulta distribuito tra Stato, lavoratori e attori esterni coinvolti nella filiera.
Lo studio “Nestlé crea valore per l’Italia”
Sono questi alcuni dei dati emersi dalla nuova edizione dello studio “Nestlé crea valore per l’Italia” presentato da Marco Travaglia, presidente e amministratore delegato del Gruppo Nestlé in Italia e Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys, durante l’incontro che si è tenuto presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy per celebrare i 110 anni di Nestlé in Italia.
L’analisi evidenzia il significativo impulso che il Gruppo Nestlé fornisce all’Italia in termini di occupazione. Infatti, ogni suo dipendente genera indirettamente 8 posti di lavoro in Italia, per un totale di 43.040 addetti. Grazie alle sue attività produttive, nel 2022 Nestlé ha determinato la creazione di 1.257 milioni di euro di salari lungo la filiera, pari allo 0,8% delle retribuzioni dell’industria manifatturiera ed equiparabile al consumo annuale medio di 43.596 famiglie.
“Nestlé riveste un ruolo sempre più centrale nell’economia del nostro Paese, generando un valore condiviso di cui beneficiano l’intera nazione e le piccole comunità locali. Nel corso dei nostri 110 anni di presenza in Italia abbiamo costruito un solido e radicato legame con il territorio, contraddistinto da caratteristiche uniche che vogliamo continuare a valorizzare” – ha dichiarato Marco Travaglia, presidente e amministratore delegato del Gruppo Nestlé in Italia – “Continuiamo a credere e a scommettere sull’Italia attraverso investimenti costanti sull’intero comparto, sviluppando progetti che riescono ad avere impatti sociali positivi e mettendo a disposizione di istituzioni, enti e aziende la nostra capacità di innovare costantemente.”
Dei 4,2 miliardi di euro di valore condiviso generati dal Gruppo Nestlé in Italia dal 2022, le ricadute dirette ammontano a 816 milioni di euro, quelle indirette a 2.018 milioni di euro e le indotte a 1.394 milioni di euro. Inoltre, lo scorso anno Nestlé ha contribuito a versare 1.537 milioni di euro di tasse nel nostro Paese, pari allo 0,3% delle entrate fiscali italiane, e ha elargito donazioni per un valore pari a 3,4 milioni di euro.
110 anni di Nestlé in Italia
La storia di Nestlé in Italia inizia 110 anni fa, nel 1913, quando viene depositata a Milano l’etichetta “Farina Lattea Nestlé”. Allora il Gruppo vendeva due prodotti ancora oggi presenti sulle nostre tavole: il latte in polvere e Il Latte Condensato.
In tutti questi anni, Nestlé ha lasciato una significativa impronta sul territorio italiano, diventando un punto di riferimento per milioni di famiglie in tutto il Paese.
Il Gruppo è presente nel nostro Paese con 10 stabilimenti e 74 punti vendita che impiegano circa 4.600 persone. Da sempre, grazie alla missione di Good food, Good life, la strategia di crescita dell’azienda si fonda sul concetto della creazione di valore condiviso che oggi si sviluppa su: costante ricerca per migliorare la nutrizione, la salute e il benessere, progetti a impatto sociale positivo presso le comunità in cui opera e sostenibilità ambientale, volendo continuare a investire su economia circolare e rigenerazione delle risorse che utilizza.
Tradizione e capacità internazionale sono i due valori che contraddistinguono principalmente il Gruppo al giorno d’oggi e che vengono, tra gli altri marchi, interpretati nel migliore dei modi da Baci Perugina e S. Pellegrino a cui è dedicata l’esposizione patrocinata da Altagamma di cui proprio S. Pellegrino è socia e allestita presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy per celebrare l’importante anniversario dell’azienda.
Con il suo valore storico, Baci Perugina rappresenta per il Gruppo l’appartenenza e il radicamento sul territorio: sin dalla sua nascita, infatti, Baci Perugina ha sempre rispettato la sua tradizione sperimentando e innovandosi continuamente. Conosciuta in tutto il mondo, S. Pellegrino è icona di italianità nel mondo. Con le sue radici italiane e la sua anima internazionale, infatti, il brand rappresenta al meglio il Made in Italy e il saper vivere all’italiana in tutto il mondo.
Lo studio “Nestlé crea valore per l’Italia” è consultabile qui.
Andrea Villa e Daniele Ricci alla ricerca dell'ispirazione per il signature (foto concessa)
MILANO – Che dietro al vicecampione mondiale barista Daniele Ricci, ci fosse un dream team di super professionisti, ne abbiamo parlato (qui e qui): in primis il vincitore, poi attraverso la testimonianza di Maurizio Valli e ora, con le parole di Andrea Villa, che ha firmato anche lui la prova del Word of Coffee, con il signature drink.
Villa, come avete lavorato insieme al drink che è salito sulla pedana di Atene?
“Diciamo che sono uno di quelli che hanno lavorato in back office. È dal 2018 che lavoro con Daniele per creare i signature che ha portato ai campionati nazionali e mondiali. Questa volta, quando abbiamo finito di bilanciarlo, sentivo già che era il migliore realizzato fin lì: era un tuffo in un mare cristallino. In mente avevamo già il risultato e poi Daniele ha fatto la differenza.”
Quindi come avete studiato il risultato finale?
“Solitamente durante l’anno, un po’ per la mia categoria Coffee in good spirits, e un po’ per la mia passione che riverso nel mio locale, sperimento sempre e provo soluzioni nuove. Per cui la tonica è sempre stata il mio cavallo di battaglia e poi nella miscelazione sono legati alla gassatura.
Era un prodotto che quindi avevo usato più volte, mentre con Daniele parallelamente nell’ultimo anno avevamo portato avanti la fermentazione, dalla kombucha, dalla verdura, dalla frutta, portandola dentro un latte, creando lo yogurt aromatizzandolo con la maracuja. Questa è stata la mia sperimentazione.
Daniele Ricci in gara, @coffeeandlucas @myMediaStudio
A questo ho aggiunto, il Timor Pepper, che ho beccato durante i miei giri e confronti con grandi professionisti. È un pepe ma sa di frutta esotica e ricorda molto il mango, il passion fruit. Abbiamo tantissime bacche: quando parliamo di pepe ci viene in mente la piccantezza, ma in realtà ha mille sfumature balsamiche, di frutta, di verdure. Infine lo zafferano, che da tempo volevo miscelare con il caffè perché è un abbinamento un po’ strano: provandolo, ha funzionato.
Devo dire che siamo andati abbastanza a colpo sicuro: gli ingredienti li avevo già in mente. Anche Daniele mi ha raccontato il suo caffè già quando era a Panama. E quindi ho studiato i possibili accostamenti con gli ingredienti principali.
Poi quando l’ho assaggiato veramente, devo dire che ha retto alla prova della pratica: i prodotti subito giravano nel drink. Poi è stata una questione solo di bilanciamento, tra la nota acida, la giusta dolcezza, la valorizzazione del caffè e il mouth feel corretto, il corpo adeguato. È questione di 5ml in più o in meno per dargli un senso.
L’aria del Timor Pepper spiegata da Villa
Qui abbiamo giocato con le consistenze. Daniele ha creato con l’aeratore l’aria di pepe, con il bar spoon l’ha adagiata sul drink però solo da un lato del bicchiere. Ha chiesto di fare un sorso prima dalla parte dell’aria per far arrivare in bocca l’effetto sparkling e girandolo, bevendo, arrivava il drink completo. Il palato già preparata all’assaggio e poi il reale cocktail. Quindi abbiamo studiato anche rispetto al modo di berlo.
Stiamo stati attenti anche sulla temperatura che è fondamentale.
Una volta trovato il drink, abbiamo pensato ad usare una classica shakerata. Siamo stati attenti all’uso di un ghiaccio grosso pieno che non permettesse troppa diluizione, preparato da noi da portare in fiera. Abbiamo pesato la quantità di ghiaccio e abbiamo fatto diversi test proprio per capire per quanti secondi shakerarlo per un tempo esatto. Daniele ha dichiarato alla giuria: shakerato 5 secondi. Un secondo in più lo avrebbe fatto più acquoso.“
Come ha fatto con il caffè, a valorizzarlo senza coprirlo?
“Il Caturra ha un suo carattere ben marcato. Del resto, la bellezza dei signature in competizione è proprio esaltare il caffè, facendo sì che si creino dei nuovi flavour: due ingredienti creano un terzo risultato completamente nuovo. Bisogna considerare poi che il caffè poi cambia durante il passare dei giorni, insieme al drink. Dunque in preliminary, semifinale e finale i flavour si modificano in piccole sfumature. La sfida dove sta? Nel fatto che più sei capace a coglierle e raccontarle correttamente, più punti prendi per la giuria.
Per saperlo, prima dei 15 minuti di gara c’è un’ora di pratica in cui è possibile assaggiare l’espresso, il milk e il cocktail, per dare i flavour e gli elementi che emergono in quel determinato giorno.
È un lavoro di team dove tutti sono presenti per capire la ricetta migliore, perché un secondo in più o in meno di estrazione dell’espresso. Perché il caffè muta anche rispetto al clima del paese in cui lo prepari.
Villa: “Questa ricetta si è rilevata perfetta e che mi ha soddisfatto completamente rispetto agli altri mondiali”
“Difficile però da riportare nei locali, perché si tratta di un procedimento lungo alle spalle. Per realizzarlo ci abbiamo impiegato un mese e mezzo di lavoro. Ma sul momento bisogna preparare lo yogurt, l’estratto di passion fruit, un syrup al rosmarino, il tonico, il foam con l’estratto di Timor Berry, non sono tempistiche da proporre dietro al bancone o a casa.
La gara, dico sempre, rappresenta un po’ il raggiungimento degli studi che si fanno alle spalle nei mesi e negli anni da cui poi prendere spunto per riproporlo nei propri locali magari con dei tasting in cui dedicare un’ora per degustare in un percorso esperienziale.
Un’altra cosa che mi è piaciuto studiare, è il fatto che sia nato come analcolico, che per me è stata ulteriormente una sfida, perché i distillati e i liquori aiutano a dare spinta al drink. Con gli analcolici invece devi saper miscelare ingredienti delicati. – conclude Andrea Villa – E ora arriveranno sfide nuove e il mondo della miscelazione con il caffè sta correndo in una maniera velocissima. “
Lo stand DVG De Vecchi al World of coffee Atene (immagine concessa)
DVG De Vecchi condivide la sua esperienza al World of coffee 2023 tenutasi ad Atene (ne abbiamo parlato qui). In particolar modo l’azienda è stata apprezzata per la sua ultima novità “Minimo“, la guarnizione sottocoppa per i professionisti del caffè, la quale è stata candidata al Best New Product Competition. L’azienda ha anche avuto modo di sostenere il vicecampione mondiale barista Daniele Ricci e il finalista al campionato mondiale Brewers Giacomo Vannelli. Leggiamo di seguito la loro testimonianza.
DVG De Vecchi al World of coffee 2023 di Atene
CORNATE D’ADDA (Monza) – Dopo la partecipazione alla fiera Woc Atene 2023, l’azienda DVG De Vecchi è tornata in patria con l’entusiasmo alle stelle. DVG De Vecchi ha incontrato clienti storici e nuove conoscenze, condiviso esperienze e scoperte, ascoltato i visitatori e gli espositori con le loro idee ed il desiderio di migliorare l’esperienza del caffè ed è stata percepita la volontà di migliorarsi sempre.
Molto apprezzate le ultime novità, tra cui la guarnizione sottocoppa “Minimo” per i professionisti e gli appassionati del caffè, che è stata annoverata nella rosa dei prodotti candidati al Best New Product Competition.
I prodotti dell’azienda in esposizione (immagine concessa)
L’azienda pensa che Minimo aiuterà a preservare i polsi dei baristi e delle bariste, consentendo loro di preparare caffè speciali per gli amanti di questa bevanda straordinaria.
DVG De Vecchi vende in tutto il mondo, ma progetta e produce in Italia con passione ed impegno.
Con un po’ di sano campanilismo, l’azienda si dichiara orgogliosa del vicecampione mondiale barista Daniele Ricci e del finalista al campionato mondiale Brewers Giacomo Vannelli.
Il vicecampione mondiale barista Daniele Ricci e il finalista al campionato mondiale Brewers Giacomo Vannelli (immagine concessa)
Con questa carica di energia, DVG De Vecchi parteciperà a Woc Copenaghen 2024. Ma prima appuntamento a Host Fiera Milano 2023.
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