martedì 02 Dicembre 2025
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Il futuro del caffè con Finzi, Mutti, Sobrero e Gregori che tornano a fare il punto

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convegno presentazione
La conduttrice del convegno Francesca Romana Elisei (da sinistra) presenta i relatori del convegno sul tuturo del caffè in Italia: Il professor Gian Luca Gregori, rettore dell'Università Politecnica delle Marche, Maurizio Mutti, consumer panel cluster lead di Gfk e Rossella Sobrero, presidente di Koinètica, gruppo promotore del Salone delle Csr
BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – Di nuovo a discutere su quali sono gli spazi di crescita nel settore di caffè, mettendo a fuoco alcune questioni insieme di nuovo ai relatori che si sono alternati durante il convegno organizzato dal Consorzio promozione caffè nel Campus Simonelli Group. In ordine hanno preso per la seconda volta la parola: il dottor Cosimo Finzi – direttore Astra Ricerche, il dottor Maurizio Mutti – GfK Consumer Panel Cluster Lead – , la dottoressa Rossella Sobrero – Presidente Koinètica – e infine il professor Gian Luca Gregori – Rettore Università Politecnica delle Marche e Senior Fellow Luiss Business School.
I precedenti interventi che si sono susseguito durante il convegno, possono essere letti qui, qui, qui, qui e qui.

Cosimo Finzi: “Bisogna pensare ad altri settori del food e del beverage, che danno un po’ l’idea di come trovare nuovi spazi”

“Uno degli aspetti fondamentali sta nella mente del consumatore e fargli capire la varietà ed evitare di intendere il caffè come una commodity. Cioè quando si beve il caffè senza dargli valore, senza capire la differenza tra una miscela e l’altra e attribuire un profondo significato valoriale.
Se ragioniamo, per fare un esempio, con il mondo della birra negli ultimi 15 anni, siamo passati da un consumatore medio che entrava in pizzeria e chiedeva soltanto una chiara, al mondo artigianale che ha fatto evolvere il prodotto al di là del mercato, cambiando molto la mente del consumatore.
Questo ha portato nella sua percezione più alta della bevanda da parte del consumatore, dando un riconoscimento del valore di questo prodotto. Dobbiamo far capire quindi che il caffè non qualcosa di molto simile da una  tazzina all’altra, ma ci sono miscele diverse. Il mercato per la verità lo sta facendo, ma dal punto di vista del consumatore ancora non è stato ancora molto recepito tutto ciò, che ne ha ancora un’idea molto piatta. Dobbiamo raccontare di più, sperimentare e provare di più.
Torniamo all’esempio del vino: essenzialmente guidato dalla percezione di varietà, nel capire la narrazione di vini diversi. Dovremmo fare quello stesso tipo di percorso. Dobbiamo smettere di pensare soltanto a un caffè e basta quando entriamo al supermercato.
Perché in Italia non c’è l’idea che il bar, pur avendo una sola miscela, la racconti? Spieghi che questa miscela proponga determinati profumi e sapori. Anche nell’offerta, non solo nella domanda, diamo per scontato che ci basta un caffè. Cerchiamo invece di creare valore.
Poi c’è la questione dei giovani: dobbiamo riagganciarli a noi, non possiamo permetterci di pensare che per un 18enne o per 25enne un caffè sia un’alternativa ad una bevanda energetica. Se è soltanto un prodotto funzionale, perché a livello di percezione di piacere, di aspetti sentimentali, è molto più bassa delle altre generazioni, perdiamo. Siamo un prodotto edonistico, che poi certo tira su, ma non può essere solo quello.”

Maurizio Mutti, che tipo di interazione c’è tra consumo fuori casa e dentro casa nel caffè?

“E’ qualcosa che abbiamo visto soprattutto come conseguenza della pandemia. Le persone, non potendo più consumare il caffè fuori casa, si sono munite di macchine per berlo in maniera simile in casa, con i famosi sistemi chiusi o con qualcuno che ha preso un’automatica o un sistema classico.
C’è stato questo shift. Adesso, a distanza di anno, siamo tornati a consumare fuori. Ora all’interno delle mura domestiche ci si può preparare un espresso molto simile a quello che si trova al bar. Quindi cerchiamo di sfruttare il fuori casa per dare un valore diverso alla categoria.
Ho vissuto in Inghilterra e ricordo che ci sono catene di caffè, non i bar, che chiedevano a un certo punto se volevi un’Arabica o un’altra miscela, proprio per dare valore al fuori casa. Proponevano il caffè in diverse forme. Quindi, se noi riuscissimo a ritrovare questo anche in Italia, sarebbe un valore.
In Italia ora le cose stanno cambiando, come con il fenomeno del poké: a Milano ora c’è una pokeria ogni 100 metri, 10 anni fa nessuno sapeva cosa fosse. Magari anche con il caffè si può fare qualcosa di diverso.”

Sobrero, parlando molto della comunicazione anche della reputazione dell’azienda. C’è la paura di comunicare male? Come evolve questa paura, cosa produce?

“C’è un fenomeno che sta diventando preoccupante, che è il green hushing. La paura di comunicare: piuttosto che essere accusato di dare dati non veritieri, non si dice più niente. Questo è l’ultimo dei fenomeni preoccupanti, ma per il momento riguarda forse le grandi multinazionali di petrolio. Chi ha però prodotti sani, corretti, deve sfruttare la comunicazione che aiuta a dar valore. Credo che il caffè abbia un mondo di valori da trasmettere e va raccontato bene.”

Quali sono i rischi della disintermediazione?

“Oggi comunicare bene è ancora più difficile di una volta. Proprio perché c’è un rumore di fondo e tutti comunicano agli altri, ma questa modalità poi frastorna le persone, che non distinguono più qual è la comunicazione che si basa su solide informazioni e dati, e quella invece che è un racconto fine a se stesso. Bisogna dare alla comunicazione anche una descrizione delle fonti. Può sembrare antitetico con la creazione dell’empatia.
Ma ora la vera sfida oggi è coniugare la capacità di parola, di empatia, con la veridicità dei dati.
Abbiamo parlato per anni di sostenibilità e sviluppo sostenibile come di un dovere, un problema verso cui stare attenti. Ora basta: non dobbiamo avere più questo approccio. Esser sostenibili deve essere anche un piacere, deve esser desiderabile.
Lo faccio non perché ho un obbligo morale. Spero che non sia più necessario dire che si deve agire per la sostenibilità, perché sarà acquisito come comportamento e ne saremo contenti.
Alcuni di noi lo fanno già quotidianamente, le aziende lo hanno inserito nei piani strategici saranno quelle che ne godranno i maggiori frutti. Hanno condiviso e ingaggiato più persone possibili. Quindi: gradevolezza, semplicità, empatia e molta concretezza.
I dati sono importanti, così come la loro analisi e la comunicazione delle fonti che si basano su delle verità specifiche.”

Professor Gregori, una domanda delle domande: come può esser migliorata la gestione della forza vendita?

“Il tema fa riferimento ai diversi modelli di business e bisognerebbe capire se abbiamo agenti, mono o pluri, o venditori diretti. Questi strumenti vanno poi calati nelle differenti realtà.
Un tema che voglio lanciare era quello di creare un’Accademy di management per le imprese e l’idea sarebbe quella di farla proprio in questa sede, per affrontare queste tematiche.
Segniamo anche alcuni concetti: l’idea di ragionare in termini di mercati internazionali, penso che per qualcuno già ci sia.
E poi il riconoscimento del rito del caffè da parte dell’Unesco. Mi sono occupato per tanti anni del made in Italy che abbiamo trattato come un marchio in cui tutti andavano a prendere e a cui nessuno andava a dare, senza fare investimenti. Ci sono tanti usurpatori e pochi utilizzatori virtuosi. Penso che sia il caso di evitare che questo accada anche con il caffè per dargli una maggiore forza.”

Brasile: raccolta al giro di boa, Cecafé presenta soluzioni per tracciabilità e deforestazione

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Chicchi di caffè tostato (credits: Alexa from Pixabay)

MILANO – Il dibattito sulla nuova normativa anti-deforestazione tiene banco nei paesi produttori, a cominciare dal Brasile. Il Consiglio degli esportatori brasiliani di caffè (Cecafé) ha partecipato la scorsa settimana al workshop “Tracking Coffee & Deforestation”, promosso dalla Federazione europea del caffè (Ecf) e dall’Agenzia dell’Unione europea per il programma spaziale (Euspa).

Un appuntamento che ha visto la presenza di commercianti crudisti, torrefattori, associazioni dei paesi produttori e importatori, nonché dell’Ico e dell’Agenzia tedesca di cooperazione internazionale (Giz).

Cecafé è stata rappresentata ai massimi livelli dal direttore generale Marcos Matos, che ha sottolineato l’importanza del coinvolgimento dei paesi produttori nella fase di implementazione della nuova legge, prevista di qui a dicembre 2024.

L’organizzazione brasiliana ha svolto, nella prima giornata di lavori, una presentazione nella quale ha esposto i progressi realizzati negli ultimi decenni dalla caffeicoltura brasiliana sul fronte della sostenibilità sottolineando, a tale proposito, l’importanza del Codice forestale e del Catasto ambientale rurale.

Matos ha presentato inoltre la Piattaforma brasiliana di tracciabilità, sviluppata e promossa da Cecafé, la cui catena di custodia rispecchia l’organizzazione efficiente e capillare del settore brasiliano del caffè, a livello produttivo, logistico e commerciale.

“Sulla base di quanto abbiamo realizzato, siamo stato indicati come progetto pilota di riferimento per l’UE nell’implementazione della nuova normativa” ha spiegato Matos in un’intervista.

“Saremo partner dell’Euspa e dell’Ecf, nel fornire competenze, esperienze e benchmark da replicare in altri paesi”.

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Rancilio Group sostenibile: cento alberi per i Boschi di Valera

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rancilio group albero
Rancilio Group si unisce all'iniziativa "Adotta un albero" promossa dal vicino Parco delle Groane (immagine concessa)

VILLASTANZA DI PARABIAGO (Milano) – Il 23 giugno 2023, Rancilio Group si unisce all’iniziativa “Adotta un albero” promossa dal vicino Parco delle Groane, contribuendo alla piantumazione di ben cento alberi presso i Boschi di Valera ad Arese, Milano. Questo progetto ambizioso mira ad arricchire il patrimonio boschivo e naturale di alcune aree selezionate tra Monza-Brianza e la provincia di Milano. L’elemento chiave di questa iniziativa è il coinvolgimento attivo di bambini e famiglie, incoraggiandoli a trascorrere il loro tempo libero all’aperto, a partecipare ad attività sul territorio, a connettersi con la natura e a sviluppare un amore per l’ambiente che li circonda.

Rancilio Group per l’iniziativa “Adotta un albero”

L’adozione da parte del gruppo è stata concepita in concomitanza con il Rancilio Day, l’evento aziendale in cui i collaboratori di Rancilio Group invitano le loro famiglie a scoprire l’azienda e il proprio lavoro in una serata di divertimento e ringraziamento.

Ogni famiglia partecipante ha ricevuto una pergamena personalizzata con il proprio nome e la località in cui sarà piantato l’albero a loro dedicato. Inoltre, per i più piccoli, sono stati donati i libri illustrati del Parco delle Groane sulla flora e la fauna che lo popolano.

Questa iniziativa rappresenta un impegno tangibile per la salvaguardia dell’ambiente e la promozione di uno stile di vita sostenibile, anche per le generazioni a venire. L’azienda è grata a tutte le famiglie che hanno partecipato a questa iniziativa e non vede l’ora di vedere questi alberi crescere e contribuire alla bellezza e alla biodiversità dei Boschi di Valera.

Per scoprire l’iniziativa basta cliccare qui

Fabbri 1905 pubblica il Bilancio di sostenibilità: oltre 1,350 milioni investiti in nuove tecnologie

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Il Bilancio di sostenibilità di Fabbri (immagine concessa)

BOLOGNA – Oltre 1,350 milioni di euro investiti in innovazione tecnologica e di processo, ben 290 marchi registrati, quasi l’80% dei fornitori provenienti dal territorio, oltre il 93% dei dipendenti – di cui poco meno della metà donne – con contratto a tempo indeterminato e possibilità di usufruire della flessibilità del lavoro agile: sono solo alcuni dei dati contenuti nel primo Bilancio di sostenibilità di Fabbri 1905, che dal 2022 ha scelto, in anticipo sugli obblighi di legge, di intraprendere un percorso formalizzato per integrare e mettere a sistema nel proprio modello di business i molteplici progetti di sostenibilità portati avanti negli anni.

Il primo Bilancio di sostenibilità di Fabbri 1905

Il documento, pubblicamente consultabile qui e redatto sulla base dei più solidi e diffusi standard di rendicontazione europei (GRI Standard) con il diretto coinvolgimento della prima linea aziendale, è infatti un prezioso strumento attraverso cui l’azienda intende offrire risposta alle complessità e ai bisogni del nostro tempo.

“Siamo nati nel 1905 – ha commentato Michele Magli, direttore generale di Fabbri 1905 – quando le aziende erano piccole imprese di famiglia e le ricette si tramandavano di generazione in generazione. Oggi, dopo più̀ di un secolo di sviluppo ed evoluzione, sono sempre gli stessi i valori che cerchiamo e portiamo in ogni preparazione”.

Magli continua: “Sicurezza, gusto e salute sono da sempre i pilastri del nostro impegno e crediamo che la costante ricerca di qualità̀ ed eccellenza nei prodotti e nei servizi offerti significhi prima di tutto valorizzazione delle persone che con noi li creano, rispetto dei valori etici e religiosi di ogni individuo che li apprezzerà. Per ognuno di noi e per il futuro del pianeta ci impegniamo affinché́ i progetti, i processi, le metodologie e le materie prime rispondano ad obiettivi di equilibrio territoriale, prevenzione dell’inquinamento, tutela dell’ambiente e del paesaggio”.

Il Bilancio restituisce la fotografia nitida di una realtà imprenditoriale orgogliosamente radicata sul territorio, emiliano-romagnolo e nazionale, e fortemente impegnata nello sviluppo della comunità, con particolare attenzione a progetti di inclusione sociale e di pari opportunità, ma anche capace di guardare lontano ed esportare il buono dell’Italia in ogni angolo del mondo: con un fatturato consolidato 2022 che si attesta a 100 milioni di euro, Fabbri 1905 – attiva nei settori largo consumo, food service, gelateria e pasticceria artigianale, semilavorati per le industrie alimentari – segna una crescita del + 25% rispetto al 2021 derivante dall’incremento dei volumi in tutte le aree geografiche. L’azienda ha infatti esportato ben 1.300 prodotti in oltre 100 Paesi del mondo.

Ambiente, economia, società: i principali progetti

Un’attività complessa e ad alto investimento umano e tecnologico, che consente all’azienda di intervenire direttamente su ben 8 obiettivi di sviluppo sostenibili individuati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite (3, salute e benessere; 4, istruzione di qualità; 5, uguaglianza di genere; 7, energia pulita e accessibile; 8, lavoro dignitoso e crescita economica; 9, industria e innovazione; 12, consumo e produzione responsabili; 13, cambiamenti climatici) e di contribuire fattivamente al benessere sociale, economico e ambientale.

Su quest’ultimo aspetto viene documentato un particolare impegno nell’efficientamento energetico, nel risparmio idrico e nel sostegno all’economia circolare, con progetti riguardanti il packaging, la produzione di energia da fonti rinnovabili, la riduzione e il riutilizzo di scarti.

Lato economico emerge un forte presidio dell’innovazione, con oltre 1,350 milioni di euro investiti nel 2022 e 290 marchi registrati. Una propensione che si ripercuote positivamente anche sul consumatore e sulla salute, con oltre 40 prodotti Vegan OK, oltre 600 prodotti Gluten Free, più di 400 prodotti Lactose Free, che si aggiungono alle certificazioni Kosher e Halal.

Un capitolo a parte merita infine l’aspetto sociale, cui l’azienda bolognese – holding a guida orgogliosamente familiare, legata ai luoghi in cui è insediata da un legame affettivo che si tramanda di generazione in generazione – dedica da sempre una parte consistente delle proprie risorse.

Le pari opportunità sono un cavallo di battaglia di un’azienda a forte trazione femminile, che deve il suo prodotto icona, Amarena Fabbri, alla moglie del fondatore, Rachele Fabbri. L’attenzione per la componente femminile si è concretizzata negli anni attraverso due progetti di sostegno all’imprenditorialità e all’occupazione: Lady Amarena, dal 2015 l’unico concorso internazionale riservato alle barlady da ogni angolo del pianeta.

Rilevante il sostegno alla ricerca scientifica: dal 2015 Fabbri è al fianco di AIL (Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma ONLUS), anno in cui ha visto la luce Cockt-AIL, il primo contest itinerante e solidale per barman e barlady, e a Fondazione ANT Italia Onlus, la più ampia realtà non profit in Italia per l’assistenza specialistica domiciliare gratuita ai malati oncologici.

Tra i progetti a favore della comunità cittadina da menzionare l’eco-murales realizzato dallo street artist Cheone sulle mura esterne della sede bolognese dell’azienda: un’opera di riqualificazione urbana per la città, ma anche un intervento anti-smog perché il finish protettivo assorbe anidride carbonica proprio come farebbe un piccolo impianto di alberi. Restando in tema arte, particolarmente caro all’azienda, c’è il Premio Fabbri per l’Arte, una fucina per giovani talenti della pittura, scultura e grafica.

Torino: il Comune punta sui rooftop bar con il panorama

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La Mole Antonelliana, simbolo di Torino (immagine: Pixabay)

Burocrazia e vecchie regole frenano nel capoluogo piemontese il trend internazionale dei locali con affaccio skyline. Ammirare il tramonto in compagnia di un buon drink è quasi impossibile a Torino. Tuttavia, Palazzo Civico annuncia una possibile svolta e un rilancio dei rooftop bar. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Paolo Coccorese per Il Corriere della Sera.

I rooftop bar a Torino

TORINO – Cercare rifugio sulle terrazze panoramiche all’ora dell’aperitivo è oramai una tendenza in tutte le grandi città. Da New York a Barcellona, da Londra a Milano, non c’è niente di più glamour che sorseggiare un cocktail in compagnia dello skyline metropolitano. Un brindisi guardando tutti dall’alto che a Torino è vietato. Per via di quello che l’assessore all’Urbanistica Paolo Mazzoleni definisce un “combinato disposto” tra le autorizzazioni commerciali e i vincoli del Piano Regolatore.

“Norme obsolete che vogliamo cambiare — spiega —. Anche perché non c’è una reale contrarietà a questo tipo di progetti”. Facendo così sperare chi non vede l’ora di sedersi a un bar “affacciato” sulla Mole Antonelliana.

Rooftop: dove ci si affaccia già in città

Ammirare il tramonto in compagnia di un buon drink è quasi impossibile a Torino. Per farlo, la scelta (quasi) obbligata è salire all’ultimo piano di Green Pea per sedersi intorno al bancone di Otium Rooftop. Il ristorante e il lounge bar aperto da Oscar Farinetti sul tetto (con l’erba inglese e la piscina) del suo “mall del sostenibile” sono uno dei pochi posti dove trascorrere una serata “da vertigini”.

Gli altri sono La Pista, all’ultimo piano del Lingotto, e Piano 35, la cucina da una stella Michelin a 167,25 metri di altezza nella “serra” sulla punta del grattacielo di Intesa SanPaolo.

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Ristorazione autostradale: Aigrim su richiesta di abbassamento prezzi di vendita di Aspi

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autostrada aigrim
Un'autostrada (immagine: Pixabay)

MILANO – “La richiesta avanzataci da Aspi, per il tramite dell’ente incaricato del monitoraggio Scenari Srl, di allineare i prezzi attraverso il meccanismo del Prezzo di mercato medio qualora esaudita rappresenterebbe un colpo ferale per un settore, quello della ristorazione autostradale, che già oggi vive un momento di profonda crisi” dichiara Cristian Biasoni, presidente di Aigrim.

La ristorazione autostradale e la richiesta di Aspi per Aigrim

Biasoni continua: “Si creerebbe infatti una situazione paradossale nella quale da un lato i concessionari beneficiano dell’adeguamento al rialzo dei canoni all’inflazione, dall’altro viene richiesto alle catene di ristorazione di tenere bloccati i prezzi di vendita o addirittura di adeguarli al ribasso con un effetto deleterio sui margini. In un contesto di mercato inflattivo a doppia cifra questa dinamica non è più sostenibile economicamente dalle catene”.

Lo scorso mese di aprile Aigrim aveva richiesto ad Aspi la sospensione temporanea del meccanismo che prevede l’allineamento dei prezzi di vendita dei “prodotti paniere” al prezzo medio di mercato la cui rilevazione avviene sulla base dei prezzi di vendita praticati da bar e ristoranti extra rete autostradale situati nella zona esterna limitrofa alle aree di servizio in autostrada.

I mercati esterni all’autostrada

“Si tratta di un benchmark del tutto erroneo da adottare poiché mette a confronto esercizi commerciali che sono espressione di mercati differenti, caratterizzati da strutture di costi (tra cui spiccano i canoni di affitto da pagare alle concessionarie autostradali) livello di investimenti e canali completamente incomparabili – continua Biasoni – Infatti, la differente e peculiare struttura di costi e di attività delle aree di servizio rende del tutto imparagonabile il mercato dei nostri Associati con i mercati esterni all’autostrada. Ci lamentiamo che i prezzi in autostrada sono alti, ma forse non tutti sanno che i canoni che le catene di ristorazione devono pagare alle concessionarie autostradali sono mediamente pari al 20% dei ricavi con punte di molto superiori su tratte come Autobrennero.”

La struttura dei costi di gestione degli Associati Aigrim e quella di chi invece opera in mercati contigui all’autostrada sono di fatto imparagonabili: il servizio erogato dalle catene di ristorazione prevede infatti l’apertura dei punti vendita 24 ore al giorno per tutti i giorni dell’anno e la gestione di un intero building di importanti dimensioni, compresi i servizi igienici per i viaggiatori, siano essi clienti o meno. Ne derivano pertanto elevati costi del lavoro e importanti costi gestionali, che rimangono tali anche in fasce orarie giornaliere e in periodi dell’anno contraddistinti da ricavi di modesta entità.

La richiesta di adeguamento prezzi avanzata da Aspi alle catene di ristorazione attraverso il meccanismo del PMM arriva quando è in corso un confronto avviato da Aigrim con il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture finalizzato a trovare le misure di intervento necessarie per salvaguardare un settore importante e che dà oggi occupazione a oltre 25.000 addetti.

La scheda sintetica di Aigrim

Aigrim (Associazione imprese grande ristorazione multilocalizzate) nasce nel novembre 2013 per raggruppare, in seno a Fipe–Confcommercio, le imprese che effettuano attività di somministrazione di alimenti e bevande nei centri urbani, nei centri commerciali, nelle aree di servizio autostradali, negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie e marittime ed in altri siti in concessione. Oggi, aderiscono ad AIGRIM 12 tra le più grandi e prestigiose Imprese di ristorazione, impiegando circa 50.000 dipendenti, contando su oltre 3 miliardi di ricavi e gestisce più di 3.000 punti di ristoro in tutto il territorio nazionale, sia in forma diretta che in franchising.

Sucralosio, il dolcificante che aumenta il rischio di tumori: lo studio

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Un nuovo studio scientifico pubblicato su Journal of Toxicology and Environmental Health rileva che una sostanza chimica chiamata sucralosio-6-acetato risulterebbe genotossica.Questo significa che è in grado di creare rotture nel dna e causare lo sviluppo di tumori. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul portale d’informazione L’Indipendente.

I pericoli del sucralosio

MILANO – Conoscete già il sucralosio? Si tratta di un dolcificante artificiale alternativo allo zucchero che l’industria usa ampiamente per svariati prodotti in vendita al supermercato, nei bar, negli integratori, nelle bevande e prodotti per sportivi.

Un nuovo studio scientifico appena pubblicato a fine maggio 2023 su Journal of Toxicology and Environmental Health rileva che una sostanza chimica chiamata sucralosio-6-acetato, che si forma quando digeriamo cibi o bevande contenenti il sucralosio, è genotossica. Questo significa che è in grado di creare rotture nel DNA, in altre parole di danneggiare il nostro codice genetico.

La sostanza chimica si trova anche in tracce nel dolcificante stesso (prima che nei derivati che scaturiscono con la digestione) e la scoperta solleva interrogativi su come il dolcificante possa contribuire a problemi di salute, ad esempio allo sviluppo di tumori dal momento che qualsiasi sostanza genotossica è anche in grado di indurre una patologia tumorale. In pratica le sostanze genotossiche sono anche cancerogene.

Inoltre, le sostanze genotossiche sono associate nella ricerca scientifica a malattie cardiovascolari, neurodegenerative, invecchiamento precoce, disfunzioni del sistema immunitario. Si, avete capito bene. E le sostanze genotossiche fra gli additivi alimentari, i conservanti, i cibi stessi, sono più numerose di quello che si possa immaginare.

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Brioche cubica: il croissant di Tentazioni Cafè a Genova

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brioche cubica
La brioche cubica di Tentazioni Café (facebook: Tentazioni Café)

Croccante fuori e soffice dentro, il nuovo prodotto da pasticceria inventato in Svezia ha conquistato tutto il mondo e adesso verrà sfornato anche a Sestri Ponente, Genova, nel bar Tentazioni Café. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Elisa Morando pubblicato sul portale Genova Today.

La brioche cubica arriva a Genova

GENOVA – Qualcuno la definisce la brioche più virale del web. La sua forma non è più a cornetto ma riprende più le sembianze di un cubo e per questo ha cambiato anche il suo nome: si chiama Crubik. E adesso, seguendo l’onda delle tendenze, è arrivata anche a Genova.

A preparare la bioche quadrata genovese è il bar Tentazioni Cafè a Sestri Ponente, in via Sestri 60R, a pochi passi dalla nuova sede di Strakkino. La coda davanti al locale si è creata fin dal primo giorno di lancio, alla fine di giugno, motivo per il quale il bar ha dato la possibilità fin da subito di prenotare il prodotto per i giorni successivi.

“L’ultimo oggetto del desiderio della colazione è il croissant cubico ripieno di crema pasticciera alla vaniglia oppure in diverse farciture secondo il gusto di ogni palato – scrivono i titolari sulla loro pagina Facebook – Un piccolo capolavoro di design gastronomico, nell’intuizione di stravolgere un classico intramontabile semplicemente cambiandogli forma, ma anche un prodotto ben riuscito nel gusto, con l’involucro croccante e il cuore soffice”.

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Caffè Milani lancia la linea di miscele in grani Elisir d’Aroma

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caffè milani elisir
Elisir D’Aroma, i caffè in grani firmati Caffè Milani (immagine concessa)

LIPOMO (Como) – Una nuova linea di prodotti in casa Caffè Milani, dedicata interamente agli appassionati di caffè che vogliono assaporare a casa la stessa esperienza del bar. Elisir D’Aroma è la gamma di caffè in chicchi dal formato 190g disponibile in anteprima nello shop online e presto distribuita in alcuni punti vendita selezionati, tra GDO e boutique del gusto.

La linea Elisir d’Aroma

Una linea di nicchia, composta da due miscele Fine Cafè, 100% arabica, e Cuoril, il blend decaffeinato della torrefazione – e quattro caffè monorigine – Etiopia, Brasile, India e Papua Nuova Guinea.

Ogni particolare è curato nel dettaglio, dalla selezione dei chicchi al design dei prodotti, che raccontano, in un viaggio alla scoperta dei profumi del caffè, le donne che raccolgono le drupe, gli animali e gli oggetti tipici di ciascun Paese di origine attraverso un collage fotografico in cui al centro della scena c’è una tazzina di Caffè Milani, punto di partenza e di arrivo di questo viaggio intorno al mondo. Le donne sono figure centrali nel racconto, come nel mondo della coltivazione del caffè, perché sono coloro che raccolgono le drupe e selezionano i chicchi migliori.

Nel retro di queste nuove confezioni di caffè monorigine è stato inserito un QR code che una volta scansionato, consentirà di fare un viaggio durante il momento della preparazione del caffè. Una voce narrante illustrerà, infatti, la cultura, la geografia e la popolazione del Paese di origine dei chicchi e spiegherà le caratteristiche organolettiche e sensoriali che si trovano in tazza. Una vera e propria esperienza culturale e sensoriale, che rende omaggio al caffè e alla sua storia.

I quattro caffè monorigine 100% Arabica

La selezione dei quattro caffè monorigine 100% arabica è una proposta gourmet dedicata ai palati raffinati che comprende una selezione di chicchi di qualità assolutamente eccellente, ricercati ed esclusivi, che permettono di “viaggiare” nella varietà sensoriale del caffè tra i quattro più importanti Paesi produttori.

La monorigine 100% Arabica Brasile si caratterizza per l’aroma delicato, l’acidità appena percettibile, data dalla qualità Santos, e dona in tazza note aromatiche di frutta, cioccolato e prodotti da forno.

La monorigine 100% Arabica India Monsoon Malabar si riconosce per il corpo pieno e l’aroma speziato, che sviluppano netti sentori di frutta secca, note dolci di pasticceria e lievi accenni di legno, oltre alle note aromatiche di pepe nero e burro.

La monorigine 100% Arabica Etiopia è dedicata al Paese di origine del caffè per eccellenza, ed è composta dai chicchi della varietà Sidamo, una delle più pregiate. Grazie al suo aroma prorompente regala note inedite di pepe nero e cannella che si uniscono ai sentori di frutta tropicale, di spezie e di rhum.

La monorigine 100% arabica Papua Estate Plantation si caratterizza per il profumo delicato e il corpo setoso. La leggera acidità, poco accentuata ma presente, lascia il posto a freschi sentori floreali e ad accenni di frutta estiva, come la pesca, ma anche a note di frutta secca e di caramello.

Il formato da 190 grammi

Un formato per coffee lover che va incontro all’esigenza di degustare il caffè come al bar, non solo per il risultato in tazza, ma per la modalità di estrazione. Una linea che garantisce qualità e freschezza grazie alla pezzatura da 190 g, piccola e comoda da consumare a casa, che offre la possibilità di macinare i grani sul momento, mantenendo ed esaltando al meglio gli aromi del caffè.

Con questo formato Caffè Milani offre un’esperienza intensa per i suoi clienti che potranno scegliere tra sei diverse referenze. Questa opportunità consente di sperimentare, scoprire e condividere le affascinanti note sensoriali del caffè.

La scheda sintetica di Caffè Milani

1937, Como: Celestino Milani divine Mastro tostatore e decide di acquistare una piccola torrefazione locale, lasciandosi alle spalle la vita da barista senza mai dimenticarla. Nasce così Caffè Milani, che da tre generazioni vede la famiglia, ora nelle persone di Pierluigi, il figlio di Celestino, e dei suoi due figli Elisabetta e Mattia, tostare il caffè e soprattutto dare vita a progetti, iniziative e prodotti che si esprimono nella passione di una vita.

Nel frattempo, negli anni ’70 l’azienda si è spostata da Como a Lipomo, e nel 2017, in occasione degli 80 anni, ha inaugurato all’interno dell’headquarter del brand Esposizione Caffè Milani, uno spazio poli funzionale in cui vivere il caffè a 360° gradi. Qui al profumo di caffè si unisce una location pensata per la formazione, alle visite in azienda, con un percorso dedicato alla storia aziendale, e uno spazio museale in cui si può visitare una micro-piantagione di caffè e ritrovare pezzi unici di design che aiutano a spiegare l’evoluzione del rito dell’espresso nel corso del tempo.

Una tazzina di caffè non è mai solo una tazzina di caffè: dietro i chicchi che sono stati macinati per produrla c’è un mondo intero, fatto di geografia, di luoghi, di storie di persone che si intrecciano, mani che compiono gesti sapienti, di porti, di ricerca, di design, di studio.

I numeri di Caffè Milani

  • 100.000.000 – tazzine servite al bar nel mondo all’anno
  • 17.500.000 – tazzine consumate a casa all’anno 3000 – metri quadri dello stabilimento di Lipomo 85 – anni di attività di Caffè Milani
  • 30 – Paesi del mondo che forniscono i chicchi a Caffè Milani 3 – generazioni di famiglia coinvolte

La virtù del torrefattore, a scuola con Cremonese: l’errore è parte integrante dell’apprendimento

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tostatura Marco Cremonese
Marco Cremonese

MILANO – Recentemente presso la Espresso Academy di Firenze, si è tenuto un corso della Specialty Coffee Association (SCA) di tostatura, livello base. Dietro la cattedra, Marco Cremonese consulente e trainer SCA nelle materie caffè verde, assaggio, e tostatura. Per capire cosa si può apprendere in queste occasioni, sui banchi Eugenio Sini, esperto di sostenibilità e appassionato di caffè.

di Eugenio Sini

La tostatura è professione di sensibilità e di equilibrio, con una forte valenza etica

Questo è quanto riporto a casa dopo una giornata passata con Marco Cremonese e la sua vasta conoscenza del mondo del caffè. Otto ore di corso per apprendere i rudimenti della
tostatura e soprattutto la filosofia che ci sta dietro. La giornata si è aperta con una
premessa: per tostare occorre innanzitutto conoscere chi andrà a consumare il caffè.
Un’idea ovvia ma non banale. Tutto è orientato all’esperienza del consumatore finale,
dall’estrazione al profilo di tostatura, dalla macchina tostatrice all’acquisto di caffè verde.

Scienza e arte della tostatura

L’albero illustrativo (foto concessa)

La mattina è stata dedicata agli aspetti più teorici, partendo innanzitutto dalla fisica e dalla
chimica della tostatura: un approccio che in questo campo ha pochi decenni di vita, ma è
solo su rigorose basi scientifiche che il tostatore può esercitare la sua arte.

È essenziale saper ricondurre alcune delle sensazioni del consumo di caffè alle varie caratteristiche del chicco: la corposità ai carboidrati insolubili, la viscosità ai lipidi, l’acidità agli acidi, l’amarezza alla caffeina nonché ai pigmenti imbrunenti e alle melanoidine. Capire come questi elementi mutano durante le varie reazioni chimiche è essenziale, ma non è tutto.

Il lavoro del tostatore non è solamente quello del chimico. Infatti, se la chimica ci dice che esistono oltre 1000 composti volatili che si ottengono con la tostatura del caffè, sta poi alla sensibilità del tostatore trovare l’equilibrio tra tutti questi elementi, ad esempio estraendo acidi che, complessivamente, rendano una sensazione di dolcezza al palato.

La Probat su sui esercitarsi (foto concessa)

La macchina che consente questo lavoro è la tostatrice, di cui, nel corso della mattina, sono state presentate tutte le principali caratteristiche: dalla struttura ai materiali, dalle fonti energetiche ai software fino alle imprese produttrici, con simpatici aneddoti sulle differenti filosofie aziendali da una sponda all’altra del Reno. Anche in questo caso, la meccanica è importante, ma il tostatore è chiamato a fare un lavoro di grande sensibilità che eccede quello dell’ingegnere o del tecnico.

Ad esempio, la misurazione della temperatura all’interno del tamburo non è oggettiva. Varia da macchina a macchina in funzione della qualità e collocazione degli strumenti di misurazione. Ma il tostatore non si basa su un valore assoluto di temperatura. Conoscendo adeguatamente la propria macchina, saprà riconoscere a quali livelli di temperatura il caffè inizierà ad ingiallire, a quali arriverà il primo crack (che conclude la fase di Maillard per inaugurare la fase di sviluppo) e a quali rischia di arrivare al secondo crack.

Per questo, il tostatore dovrà conoscere bene la propria attrezzatura e per farlo dovrà portarla ai suoi limiti. È solo conoscendo l’eccesso che si possono prendere le misure per trovare il giusto equilibrio.

La prova del fuoco

Una prova di tostatura (foto concessa)

Con questo spirito, nella seconda parte della giornata, il corso si è spostato nel laboratorio
dell’Espresso Academy. Qui, ancora sotto l’attenta supervisione di Marco Cremonese, i
partecipanti hanno avuto l’occasione di conoscere i limiti di una piccola tostatrice a gas bruciando un kg di caffè verde dell’Honduras. Una volta prese le misure con le rilevazioni della temperatura e del tempo, si è proceduto a disegnare un profilo di tostatura per espresso.

A partire da questa ideale traiettoria, si è provato a tostare due distinti carichi di caffè verde messicano. Niente è andato come previsto, ma non ha avuto importanza: la
finalità era imparare e poiché l’errore è parte dell’apprendimento, lo scopo è stato
pienamente raggiunto.

Equilibrio e virtù

La giornata è stata molto formativa, ma si è capito subito di aver scavato solo la superficie.
Senza dubbio il mestiere del tostatore è ricco e complesso e non può essere trasmesso in un libro o in un corso, per quanto lungo.

Al tostatore è richiesto di essere innanzitutto competente in campi specializzati come la botanica, la chimica e la meccanica, ma soprattutto di conquistarsi con la pratica la sensibilità alle piccole variazioni di ogni singola scelta che va a determinare la tazza di caffè, senza perdere di vista il gusto del consumatore di riferimento e il gusto in senso ampio come abitudine sociale. Il tostatore deve quindi essere curioso ed eclettico, rigoroso ed estroso, portando ad unità scienza e arte, teoria e pratica, piacere personale e gusto collettivo. In due parole: essere virtuoso.

Eugenio Sini