martedì 02 Dicembre 2025
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illy Easy, macchina green, ottiene il sigillo “Qualità ottima” da Altroconsumo

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illy Easy, la macchina compatta e sostenibile di illycaffè (immagine concessa)

MILANO – Dopo un’approfondita analisi delle principali macchine per espresso presenti sul mercato, Altroconsumo, la più grande organizzazione indipendente di consumatori in Italia, ha scelto di conferire il sigillo “Qualità ottima” a illy Easy, la macchina super compatta di illycaffè che consente l’utilizzo delle cialde E.S.E. (Easy Serving Espresso) certificate compostabili e conferibili nell’organico* (sigillo pubblicato ad aprile 2023 qui).

illy Easy ottiene il riconoscimento “Qualità ottima” da Altroconsumo

Consumi, facilità d’uso, tempi di preparazione, temperature del caffè e costo a tazzina sono solo alcuni dei parametri analizzati da Altroconsumo attraverso 55 prove di laboratorio, a seguito delle quali un’equipe di degustatori esperti ha valutato approfonditamente la qualità del caffè.

La macchina illy Easy si distingue per numerosi punti di forza. Con un design minimale e flessuoso che ne esalta la versatilità, è ideale per inserirsi in ogni spazio, sia a casa che in ufficio. Il meccanismo di inserimento dall’alto delle cialde e l’espulsione semi-automatica delle stesse rende ancora più pratico l’utilizzo del sistema E.S.E., mentre l’opzione per regolare il volume e la temperatura in tazza permette al consumatore di ottenere un caffè che rispecchi perfettamente i propri gusti ed esigenze.

Cuore di illy Easy è infine la tecnologia Purge, che pulisce automaticamente il beccuccio con un piccolo getto di acqua calda prima di ogni erogazione, assicurando una pulizia completa e una qualità costante del caffè.

“Questo prestigioso riconoscimento conferma le doti di illy Easy, un prodotto che esprime perfettamente l’attenzione dell’azienda a innovazione, qualità e sostenibilità” commenta Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè. “illy Easy si distingue, infatti, non solo per l’eccellenza del caffè, ma anche perché grazie al sistema E.S.E. permette al consumatore di avere un’esperienza di consumo responsabile”.

illy Easy è disponibile nell’inconfondibile rosso illy e nei colori nero e bianco sull’e-shop illy, nei punti vendita monomarca (illy Caffè e illy Shop), e nel canale Eldom al prezzo consigliato al pubblico di €129.

* Verifica con le Autorità locali.

La scheda sintetica di illycaffè

illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi. L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica al mondo. Ogni giorno vengono gustate 8 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori.

Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp. Dal 2013 illycaffè è inoltre una delle World Most Ethical Companies.

Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 125 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale. Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 25 paesi del mondo.

Nel 2021 Rhône Capital è entrato nel capitale di illycaffè con una quota di minoranza per accompagnare l’azienda nella crescita internazionale. Nel 2022 illycaffè ha impiegato 1230 persone e ha generato un fatturato consolidato pari a €567,7 milioni. La rete monomarca illy conta 190 punti vendita in 34 Paesi.

Tetra Pak presenta il 24° Report di sostenibilità: -39% di emissioni gas serra

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Tetra Pak presenta il 24° Report di sostenibilità (immagine concessa)

RUBIERA (Reggio Emilia) – Tetra Pak presenta la 24° edizione del suo Report di sostenibilità, che conferma l’impegno e i progressi compiuti dall’azienda, tra le realtà leader nelle soluzioni per il trattamento e il confezionamento alimentare, in cinque aree connesse e interdipendenti a cui si interfaccia con un approccio olistico: sistemi alimentari, circolarità, clima, natura e sostenibilità sociale.

La 24° edizione del Report di sostenibilità Tetra Pak

In riconoscimento ai risultati ottenuti negli ultimi anni in materia di decarbonizzazione e alle azioni concrete promosse per la salvaguardia dell’ambiente, l’azienda è stata recentemente inserita da Financial Times e Statista tra gli European Climate Leaders 2023. Nel corso dell’anno 2022, Tetra Pak ha raggiunto importanti traguardi, riducendo le emissioni operative di gas serra (GHG) del 39%[1], mentre l’84% dell’energia elettrica impiegata proviene da fonti rinnovabili[2].

In questo modo l’azienda è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni per le proprie attività entro il 2030. Inoltre, la vendita di 8,8 miliardi di confezioni realizzate con materiali da fonti vegetali e di 11,9 miliardi di tappi sempre da fonti vegetali si è tradotta in un risparmio di 131 tonnellate di CO2.

Per accelerare la raccolta e il riciclo dei cartoni per bevande, Tetra Pak investe, su scala globale, circa 40 milioni di euro l’anno.

Questo, nel 2022, ha contribuito all’avvio a riciclo di ben 1,2 milioni di tonnellate di confezioni con un obiettivo, per il futuro, ancora più ambizioso: insieme ai partner della Alliance for Beverage Cartons and the Environment (Ace), entro il 2030 Tetra Pak ha condiviso l’obiettivo di portare al 70% il tasso di riciclo di questa tipologia di confezioni all’interno dell’Unione Europea.

“Il settore del packaging, e dei cartoni per bevande in particolare, è chiamato a svolgere un ruolo cruciale rispetto alle attuali e imminenti sfide di sostenibilitá ambientale e sicurezza alimentare: contribuire a nutrire in modo sostenibile una popolazione in aumento, tutelando il pianeta. Come azienda leader nelle soluzioni per il trattamento e il confezionamento alimentare, rispondiamo a questa sfida impegnandoci quotidianamente a supportare i nostri partner e clienti nell’efficientamento delle supply chain, facendo dell’innovazione sostenibile la cifra distintiva del nostro operato nella filiera agroalimentare” ha commentato Paolo Maggi, presidente Tetra Pak South Europe.

La situazione in Italia: numeri e partnership

Come confermato dai recenti dati diffusi da Comieco, il Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica con cui Tetra Pak collabora dal 2003, nel 2022 in Italia sono state avviate a riciclo circa 36.000 tonnellate di cartoni per bevande, equivalenti ad un tasso del 40% (in ulteriore miglioramento rispetto all’anno precedente, in cui la percentuale si era attestata al 36,5%).

Per il 2023, si punta a incrementare ulteriormente questo dato, anche grazie al recente accordo firmato da Tetra Pak e Comieco con Iren Ambiente per promuovere una serie di attività legate al potenziamento della raccolta e del riciclo dei cartoni per bevande nel territorio emiliano. Sempre in quest’ottica, si inserisce anche la recente campagna informativa lanciata da Amsa-A2A e Comieco, in collaborazione con Tetra Pak, per la sensibilizzazione dei cittadini milanesi sulla corretta raccolta differenziata dei cartoni per bevande e alimenti.

In ottica di economia circolare a basse emissioni, che riconosce l’importanza strategica di dare una seconda vita ai materiali che compongono i cartoni per bevande, si confermano strategiche le partnership con Cartiere Saci e con il Gruppo Lucart, realtà di eccellenza nel riciclo dei cartoni per bevande, in grado valorizzare le fibre di cellulosa recuperate in nuovi prodotti in carta ad alto valore aggiunto. Un ulteriore passo avanti è stato poi compiuto nel 2022, grazie alla nascita di Newpal, frutto della collaborazione tra CPR System e Lucart, che ha avviato una linea di produzione di pallet a base di polyal per la Grande Distribuzione.

In Italia, Tetra Pak collabora inoltre con Ecorevive ed Ecoplasteam, aziende specializzate nel riciclo di PolyAl (la componente di plastica ed alluminio del cartone per bevande), individuando nuove opportunità di mercato e promuovendo i prodotti ottenuti dai materiali riciclati.

L’obiettivo di medio periodo è quello di arrivare a utilizzare l’intera capacità combinata delle due aziende, pari a 14 mila tonnellate di PolyAl. In questo scenario si inserisce anche lo sviluppo, congiuntamente a Filoalfa (Gruppo Maip), di Alfapak3D, il filamento per la stampa 3d ottenuto dal riciclo di questa frazione.

“Con una solida esperienza sui temi ambientali e un forte impegno per il futuro, continueremo a lavorare nel segno della collaborazione con i nostri partner e stakeholder per trovare soluzioni sostenibili alle sfide che dobbiamo affrontare come società. Dopo tutto – conclude Maggi -, questo è il cuore del nostro scopo: ci impegniamo a rendere il cibo sicuro e disponibile, ovunque. E ci impegniamo a proteggere ciò che è buono: il cibo, le persone e il pianeta”.

La scheda sintetica di Tetra Pak

Tetra Pak è l’azienda leader mondiale nelle soluzioni per il trattamento e il confezionamento degli alimenti. Lavorando a stretto contatto con i nostri clienti e fornitori, offriamo prodotti sicuri, innovativi e a basso impatto ambientale, che ogni giorno soddisfano le esigenze di centinaia di milioni di persone in più di 160 paesi. Con oltre 23.000 dipendenti in tutto il mondo, crediamo nella leadership industriale responsabile e in un approccio sostenibile al business. Il nostro motto, “Protegge la bontà”, rispecchia il nostro impegno per rendere gli alimenti sicuri e disponibili, ovunque.

Maggiori informazioni su Tetra Pak sono disponibili qui.

Note

[1] GHG Protocol scope 1, 2 e viaggi di lavoro.

[2] Grazie all’aumento della capacità dell’azienda di autoprodurre energia da propri impianti fotovoltaici da 5,55 MW nel 2021 a 8,47 MW nel 2022.

La Genovese pubblica il Bilancio di sostenibilità: costante aumento caffè bio

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Il logo di La Genovese

ALBENGA (Savona) – La scelta di stilare un proprio Bilancio di sostenibilità per La Genovese testimonia la volontà di raggiungere una sempre maggiore sensibilità e impegno aziendale nei riguardi della sostenibilità ambientalesociale ed economica, con l’obiettivo di riuscire a garantire sempre più nel tempo il soddisfacimento di tutti gli stakeholder, la tutela dei loro interessi e di generare con le proprie azioni un impatto positivo sul proprio territorio.

La Genovese stila il Bilancio di sostenibilità

“Dal 1936 la nostra famiglia è nel mondo del caffè. Siamo radicati e fortemente legati al nostro territorio e crediamo che oggi la sostenibilità sia uno dei valori imprescindibili da perseguire per un’azienda moderna e che il nostro business non possa prescindere da considerare il rispetto dell’ambiente, della persona e della comunità” – afferma Alessandro Borea, Amministratore delegato de La Genovese.

Con questo primo Bilancio di sostenibilità La Genovese ha voluto rendicontare l’impegno aziendale in ambito sociale, ambientale, culturale e lo sforzo intrapreso in questi ultimi anni a garanzia dei propri clienti, dei consumatori e dell’ambiente. È un punto di partenza, la descrizione, e ancora più importante, la misurazione delle iniziative attuate.

“Abbiamo deciso di monitorare il nostro impegno, realizzando il nostro primo Bilancio di Sostenibilità relativo al 2022, affinché sia da stimolo nel nostro agire quotidiano e nel nostro lavoro con uno sguardo costante all’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile” continua Alessandro Borea. “Siamo consapevoli che il percorso verso la sostenibilità si possa ottenere solo attraverso una misurazione il più possibile precisa del nostro impatto e la ricerca del miglioramento continuo e costante.”

La strategia imprenditoriale de La Genovese si identifica attraverso un piano ideale di sostenibilità a cui ogni anno si aggiungono nuove azioni orientate al miglioramento continuo: dall’aumento di prodotti sostenibili, all’uso di imballi riciclabili e compostabili per tutti i suoi prodotti, al miglioramento dell’intero ciclo produttivo a partire dall’efficienza energetica.

I principali passi finora compiuti sono testimoniati dal costante aumento dei caffè biologici, sostenibili e provenienti da micro aziende anche a prevalenza femminile.
Il bilancio ambientale fotografa al 2022 la transizione in atto tra gli imballaggi flessibili triaccopiato con gli imballaggi flessibili 100% riciclabili e alu-free, e dall’installazione dell’innovativo bruciatore green della torrefattrice. Tutta l’energia utilizzata è proveniente da fonti rinnovabili così come il gas consumato è a CO2 compensata.

Scelte sostenibili sono state compiute anche nel nuovo Flagship store CoffeeStorming totalmente plastic free, a partire dall’uso delle bottiglie di plastica.
Infine l’impegno verso i giovani è tangibile attraverso una borsa di studio dedicata agli studenti dell’Istituto professionale alberghiero Giancardi di Alassio.

Per il 2023 l’impegno de La Genovese si concentrerà sulla realizzazione di una Matrice di Materialità che consenta di conoscere quali siano le reali aspettative degli stakeholder riguardo all’impegno verso la sostenibilità sociale e ambientale. Sarà ulteriormente sviluppato il percorso di formazione delle risorse umane e il benessere in ambito lavorativo.

L’impegno per il futuro è incrementare il numero di referenze biologiche, certificate RFA e  provenienti da micro aziende, e continuare la conversione di tutti gli imballi verso pack sostenibili, riciclabili e compostabili.

Già nel 2023 è stato avviato un progetto di microtostature in Coffeestorming in modo da tostare direttamente tutto il caffè consumato nel locale o venduto al dettaglio.
Infine saranno avviati nuovi processi di verifica e controllo di tutte le emissioni con l’obiettivo, in un primo step, di renderle totalmente misurabili per poi poter lavorare efficacemente sulla loro riduzione.

Per scaricare il Bilancio di sostenibilità 2022 dell’azienda basta cliccare qui.

Starbucks apre a Bari in via Argiro: l’evento il 27 luglio

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Il logo di Starbucks

BARI – L’espansione del marchio a stelle e strisce nel Bel Paese non accenna a fermarsi. A breve la sirenetta di Seattle sbarcherà per la prima volta in Puglia scegliendo come sede Bari in via Argiro 112.

Starbucks a Bari

Il locale targato Starbucks verrà aperto al pubblico giovedì 27 luglio. Il giorno prima, il 26 luglio, avverrà il pre-opening con la presentazione ufficiale del punto vendita.

Lo store a Firenze

Recentemente il brand ha aperto il terzo store nella città di Firenze (ne abbiamo parlato qui).

Situato nel cuore della città, a due passi dalla Cattedrale di Santa Maria del Fiore e da Piazza del Duomo con la celebre Cupola del Brunelleschi, il punto vendita unisce le tinte cromatiche della vicina cattedrale con degli artwork a tema botanico.

Osservatorio TheFork, la fotografia delle nuove aperture in Italia nella ristorazione: 1° trimestre registrate 2.997 imprese

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L'analisi di consumi estivi

MILANO – Anche quest’anno, in occasione dell’edizione 2023 dei TheFork Awards, premio che individua le migliori nuove aperture dell’anno, TheFork e Format Research hanno condotto uno studio di mercato con l’obiettivo di analizzare l’apertura di nuove attività di ristorazione in Italia.

I risultati dell’Osservatorio TheFork

I risultati dell’Osservatorio, ormai punto di riferimento permanente del settore, mostrano un primo trimestre caratterizzato da una crescita nel numero delle nuove imprese, pari al 9%, a fronte però di un parallelo aumento delle cessazioni (+15%), con un saldo quindi ancora col segno meno.

Al netto di ciò, gli utenti rimangono la forza trainante del settore, mostrandosi sempre più aperti a nuovi trend, tra cui la digitalizzazione e la valorizzazione del territorio e della sostenibilità.

La fotografia delle nuove aperture in Italia

Nel primo trimestre del 2023, rispetto allo stesso periodo del 2022, sono state registrate 2.997 nuove iscrizioni di imprese nel settore della ristorazione, per un totale di 4.787 ristoranti con somministrazione nati da ottobre 2022 ad oggi, a fronte di 9.000 cessazioni. Nello specifico, le regioni che hanno registrato il maggior numero di imprese con servizio al tavolo nuove nate da ottobre 2022 sono il Lazio (821), la Lombardia (620) e la Toscana (422).

Per quanto riguarda la tipologia di locali, tra le nuove aperture prevalgono i ristoranti di cucina italiana in tutte le regioni della penisola, con una media del 62%, mentre la cucina asiatica si aggiudica il secondo posto soprattutto nelle regioni del nord e del centro (15%). Sul terzo gradino del podio si collocano le pizzerie (10%), seguite da ristoranti a base di carne/pesce (7%) e ristoranti con cucina internazionale (greca, francese, messicana, etc., 6%).

Tra le diverse aree geografiche rimane stabile la distribuzione dei nuovi ristoranti in base alla fascia di prezzo. La fascia più comune (62%) risulta essere quella tra i 15€ e i 30€ per persona. Dal punto di vista della digitalizzazione invece, più del 45% delle nuove aperture si presta alla possibilità di prenotare tramite il proprio sito web, mentre il 30% accetta prenotazioni con TheFork.

Nuove aperture e abitudini di consumo

Tra i punti focali dell’Osservatorio TheFork Awards, rientrano anche le nuove tendenze dei consumatori italiani sulla scelta dei ristoranti e sulle abitudini relative al mangiare fuori casa. In particolare, l’80,8% dei consumatori dichiara di mangiare fuori casa al ristorante a cena o a pranzo nel weekend almeno una volta al mese, mentre il 28% consuma un pasto al ristorante una volta a settimana. Dati in salita rispetto al 2022 quando a mangiare fuori casa almeno una volta al mese era il 75,2% dei rispondenti e una a settimana solo il 14,8%.

Circa il 67% afferma di essere ben disposto a scoprire e provare nuovi ristoranti, attitudine che si accentua negli utenti di genere femminile tra i 18 e i 54 anni. Dal punto di vista geografico, questa tendenza è più diffusa nelle regioni del Nord Est e del Centro. C’è una crescita importante quindi della voglia di novità giacché secondo questo nuova indagine solo l’1% dei rispondenti non si reca mai in nuovi locali, mentre nel 2022 il dato era nettamente superiore (27%).

Tra le modalità e i canali impiegati per individuare nuovi locali, i favoriti rimangono il passaparola (59,6%) e la ricerca su web e app di prenotazione, proprio come TheFork (58,8%). Anche i social network fanno la loro parte: il 70% dei consumatori, infatti, afferma di essersi imbattuti in video dove vengono suggeriti ristoranti e per il 61% di loro, ciò li ha spinti a provarli.

Interessante notare come la maggior parte di questi contenuti video sono spesso realizzati dai ristoranti stessi (41,5%) oppure da pagine social che suggeriscono locali. Sempre più influenti nella scelta sono dunque gli aspetti relativi al digitale e all’innovazione proprio dei ristoranti: in particolare, la possibilità di prenotare online (21,4%), di pagare il conto digitalmente (17,8%) e di consultare il menu digitale (17,3%).

Per quanto riguarda le caratteristiche “offline” che incuriosiscono maggiormente i consumatori e li spingono a provare un ristorante aperto da poco figurano il livello di sostenibilità del locale (38,5%) e una cucina innovativa, fatta di sapori nuovi accanto a quelli della tradizione (37,8%).

Al terzo posto troviamo, invece, l’impatto positivo che il ristorante ha sul territorio (24,4%), che si traduce, per i consumatori, nell’offerta e utilizzo di prodotti di stagione (38,5%) e piatti locali (36,9%) con ingredienti a km0 (33,2%), segnale di come l’attenzione alla sostenibilità si stia riconfermando tra i principali trend anche nel mondo della ristorazione.

TheFork Awards 2023: le novità della quinta edizione

Anche quest’anno, il prestigioso premio ideato da TheFork e Identità Golose si prepara ad incoronare le migliori nuove aperture nella ristorazione italiana. La premiazione è fissata per il 24 ottobre presso l’elegante Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa Italiana, e vedrà protagonisti 55 top chef che, insieme agli utenti e al pubblico di TheFork, decreteranno i nuovi ristoranti e le nuove gestioni che hanno rappresentato al meglio il Made in Italy gastronomico nel 2023.

Tra i grandi nomi della cucina italiana che formeranno la giuria spiccano Moreno Cedroni, Enrico e Roberto Cerea, Carlo Cracco, Antonia Klugmann, Niko Romito, Massimo Bottura, Isabella Potì, Giancarlo Perbellini, Claudio Sadler e Antonino Cannavacciuolo. A presentare la serata sarà ancora una volta Gerry Scotti, quest’anno accompagnato dal maestro e ideatore della “cucina pop”, Davide Oldani.

“I TheFork Awards sono da sempre un’occasione importante per mostrare il nostro supporto alle imprese della ristorazione e premiare l’impegno e la dedizione di queste realtà”, ha commentato Carlo Carollo, Country Manager di TheFork Italia. “Anche in uno scenario estremamente mutevole come quello attuale, l’impegno e il sostegno di TheFork rimangono invariati. Ci sentiamo responsabili di condividere il nostro know-how e la nostra esperienza con gli operatori del settore, per supportarli nell’assecondare i trend e migliorare l’esperienza degli utenti, elemento determinante per la crescita e lo sviluppo delle nuove aperture.”

La scheda sintetica di TheFork

TheFork, brand di Tripadvisor è la principale piattaforma per le prenotazioni online di ristoranti in Europa e Australia. In prima linea nel sostenere e promuovere la cultura della ristorazione, TheFork utilizza la tecnologia per favorire le connessioni reali tra clienti e ristoratori e per avviare questi ultimi al successo.

Con una rete di circa 55.000 ristoranti partner in 12 Paesi, quasi 40 milioni di download dell’app e più di 20 milioni di recensioni verificate, TheFork è la piattaforma di riferimento per tutti gli appassionati di food che vogliono vivere esperienze indimenticabili al ristorante.

Attraverso TheFork (sito e app) gli utenti possono facilmente selezionare un ristorante in base alle loro preferenze, consultare le recensioni degli utenti, controllare la disponibilità in tempo reale, prenotare immediatamente online 24 ore su 24, 7 giorni su 7, beneficiare di offerte speciali e pagare direttamente sull’app.

Per i ristoranti, TheFork fornisce un software, TheFork Manager, che consente di ottimizzare la gestione delle prenotazioni e il tasso di occupazione, aumentare le prenotazioni e la visibilità, combattere i no-show, gestire i pagamenti e semplificare le operazioni, connettendosi alla più ampia community di appassionati di ristorazione.

La scheda sintetica di Tripadvisor

Tripadvisor, la più grande piattaforma di viaggio del mondo*, aiuta centinaia di milioni di persone ogni mese** a rendere ogni viaggio il loro miglior viaggio, dalla pianificazione alla prenotazione fino alla partenza. I viaggiatori di tutto il mondo utilizzano il sito e l’app di Tripadvisor per scoprire dove alloggiare, cosa fare e dove mangiare lasciandosi ispirare dalle oltre 1 miliardo di recensioni e opinioni dei quasi 8 milioni di strutture presenti sulla piattaforma.

I viaggiatori si rivolgono a Tripadvisor per trovare le migliori offerte su alloggi, esperienze, ristoranti e scoprire ottimi posti nelle vicinanze. Disponibile in 43 mercati e 22 lingue Tripadvisor rende la pianificazione dei viaggi, indipendemente dalla loro tipologia, semplice e veloce. Le sussidiarie e affiliate di Tripadvisor, Inc. (NASDAQ: TRIP), possiedono e gestiscono un portafoglio di marchi e aziende di media di viaggio, operanti con vari siti web e app.

* Fonte: SimilarWeb, utenti unici deduplicati mensilmente, marzo 2023
** Fonte: file di registro interni di Tripadvisor

Lo spot tv di WindTre viene rimosso per denigrazione diretta contro i distributori automatici

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Lo spot Windtre con Rosario Fiorello

Il Giurì della Pubblicità, organo dell’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria (Iap) in Italia, ha riconosciuto che nello spot TV di WindTre c’è una denigrazione della vendita tramite distributori automatici. Confida, Associazione italiana distribuzione automatica, ha chiesto la cancellazione dello spot che non verrà più messo in onda. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Fantavending.

La denigrazione nello spot di WindTre sui distributori automatici

MILANO – ll Giurì della Pubblicità è un organo dell’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria (IAP) in Italia. Il suo compito è quello di giudicare la comunicazione commerciale su richiesta del Comitato o delle aziende.

Esamina le controversie relative alla pubblicità e determina se una particolare pubblicità o campagna pubblicitaria è in violazione del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale.

Iliad ha presentato al Giurì precise accuse sull’ormai famoso spot Wind, in particolare sostiene ci sia stata una “denigrazione diretta” sul presupposto che il pubblico associ il distributore automatico protagonista del video alle sue Simbox, bollandole come non funzionanti.

Il Giurì della Pubblicità ha riconosciuto che nello spot TV di WindTre c’è una denigrazione di una particolare modalità di commercio, ovvero la vendita tramite distributori automatici.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Boram Um, il campione barista mondiale: “È il primo passo per cambiare il modo in cui la gente si immagina il Brasile del caffè”

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Boram Um
Boram Um durante il suo mondiale (foto concessa)
MILANO – Alla terza competizione, quattro anni di formazione, dietro un’azienda familiare, la Um Coffee con sede in Brasile, produttori, torrefattori e caffetterie specialty tutti insieme: ecco cosa c’è alle spalle del campione del mondo baristi 2023 Boram Um. Che ci ha raccontato la sua avventura per vincere il campionato mondiale, affiancato dall’altro talento di famiglia, il fratello maggiore Garam Victor Um che si è piazzato terzo per la categoria brewers. Insomma, quando si dice che buon sangue non mente.

Boram Um, prima domanda per rompere il ghiaccio: com’è essere il miglior barista del mondo?

“La cosa positiva è che i campioni precedenti sono stati molto gentili nel raccontare come sono andate le loro esperienze e come è stato per loro dopo aver vinto i mondiali. Ora ho un’idea un po’ più precisa di cosa mi aspetta nei prossimi mesi: viaggerò molto e lavorerò in tanti Paesi diversi. Spaventa un po’ spostarsi così tanto, ma sarà una buona opportunità e un’esperienza preziosa. Sono molto eccitato.”

Ma sapeva che avrebbe vinto il primo posto o che sarebbe stato almeno tra i 6 finalisti?

La presentazione di Boram Um (foto concessa)

“No, è difficile fare previsioni. Durante la competizione possono succedere tante cose. Anche piccoli errori possono escluderti dai 6 finalisti. È molto difficile prevedere il risultato. Sapevamo di poter fare bene, avevamo una presentazione molto forte, ottimi caffè, esperienza: partecipiamo da tre anni ai mondiali. Avevamo buone aspettative, ma è comunque molto sorprendente arrivare primi”.

Boram UM ci racconta un po’ del suo percorso di professionista che l’ha portato fino ai vertici del campionato di bartending

“La mia famiglia è sudcoreana, si è trasferita in Brasile molto tempo fa e mio padre ha iniziato a produrre caffè circa 20 anni or sono. Dato che in Brasile non siamo produttori di caffè tradizionali ma specialty, abbiamo iniziato a innovare, a fare cose nuove e ho cominciato ad occuparmi dl caffè grazie all’azienda agricola.
Gestivo e gestisco tuttora, il controllo qualità della farm e dell’esportazione. Poi ho iniziato a lavorare come barista, perché nel 2016 abbiamo deciso di aprire la nostra caffetteria in Brasile. Negli ultimi 7 anni abbiamo aperto alcuni coffee shop e abbiamo continuato con la torrefazione. Tutta questa esperienza mi ha permesso di diventare un professionista del settore.
Abbiamo una visione piuttosto unica di ciò che il caffè potrebbe essere e di ciò che potrebbe influenzarne la qualità: sono stato felice di condividere sulla scena mondiale questa nostra storia. Sicuramente era una parte importante del mio discorso. Queste qualità uniche come barista e come competitor mi hanno dato la possibilità di visitare molti altri produttori e di imparare tecniche diverse. Questo mi ha ispirato ad applicare processi differenti al caffè che produciamo nella nostra farm, ed è così che quest’anno abbiamo presentato il nostro Pink Bourbon sulla scena mondiale”.

Quale macchina ha utilizzato per l’allenamento? E ci sono state aziende che l’hanno maggiormente supportata nella preparazione e nella partecipazione?

Boram durante il servizio alla giuria (foto concessa)

“Mi sono allenato su molte macchine diverse, ma qui abbiamo una La Marzocco e un Malkhoenig E65 come macinino. È soprattutto la nostra azienda di caffè a fornire il maggior supporto per le competizioni. Io e i miei fratelli siamo soci dell’azienda. Il maggiore investimento è stato il nostro“.

Ma quanto è importante competere?

“Penso che sia davvero importante per noi competere. Soprattutto sapendo che il Brasile è un enorme Paese produttore e consumatore. Questo è il primo passo per iniziare a cambiare il modo in cui le persone consumano il caffè. Portare in Brasile questo tipo di risultato mette in evidenza il mio Paese come nuovo mercato per molte aziende che iniziano a guardare verso di noi in modo diverso in termini di alta qualità.”

Ora invece scendiamo nei dettagli della sua gara mondiale: Boram Um che caffè ha portato, come lo ha declinato nelle varie preparazioni, che storia ha presentato in pedana?

“Abbiamo usato due caffè: un Geisha di Panama, che è stato la mia ispirazione – vedere come veniva lavorato questo incredibile caffè e imparare queste nuove tecniche mi ha fatto venire una gran voglia di applicarle al caffè che produciamo nelle nostre piantagioni -. Quindi le abbiamo usate sul Pink Bourbon che produciamo nella nostra farm. Questo caffè è stato preparato e tostato da noi e quindi sono stato felice di portarlo a livello mondiale.
Per l’espresso ho servito un 100% Geisha, poi per il latte ho fatto una miscela (30% di Pink Bourbon e 70% di Geisha), e per la bevanda a base caffè ancora 100% di Pink Bourbon. Ho deciso di fare così perché ho pensato che sarebbe stata una bella progressione: per l’espresso, questo era il mio obiettivo, volevo essere in grado di produrre questo espresso di alta qualità; nel latte, volevo spiegare che abbiamo raggiunto questo obiettivo presentando la sinergia tra due terroir diversi, il caffè brasiliano e quello panamense. Per il signature, volevo invece elevare il nostro caffè ed è per questo che alla fine ho usato solo il Pink Bourbon.
Per il signature, abbiamo preparato 4 ingredienti. Volevo una bevanda molto rinfrescante: Ho preparato uno sciroppo di ciliegia, pesca e lime. In pratica, frutta con zucchero e acqua fatta fermentare un po’. Poi ho preparato un coffee oil sacrum: dopo aver versato l’espresso si ottiene un fondo di caffè usato e da questo si estrae l’olio.
Quindi si mette lo zucchero, il disco di caffè e l’acqua mescolati nel filtro di carta e si estrae tutto l’olio che diventa uno sciroppo di caffè. L’abbiamo creato in gruppo. Abbiamo anche preparato l’infuso citrico: acqua calda, limone con erba limoncina riscaldata a lungo e che apporta molti componenti aromatici. L’ultimo ingrediente è stato il succo d’arancia da aggiungere e per creare la nostra composizione.
Il coffee oil sacrum aiuta davvero ad aumentare i flavours della bevanda, soprattutto perché abbiamo usato gli stessi fondi di caffè usati per prepararla. Questo è stato il bonus: è un modo creativo di usare il caffè come ingrediente”.

Qual è stata la parte più difficile della preparazione del concorso?

“Penso che tutto il processo abbia le sue sfide: trovare il caffè giusto e sviluppare i giusti profili di curva. E spesso le risposte arrivano solo quando si è al campionato, a causa delle diverse temperature, dei diversi ingredienti e dell’acqua: questo influisce molto su ciò che stiamo cercando di fare. Credo che un concorrente debba pensare di più alla salute mentale e a come prepararsi adeguatamente alla competizione. È molto stressante, molte cose possono andare storte.
La differenza principale per me questa volta è che negli anni precedenti, quando qualcosa andava storto, era molto difficile rimediare: questa volta molte cose sono andate storte, ma dato che avevo esperienza e avevo un team che mi sosteneva molto, è stato più facile affrontare la gara. Ero molto felice e questo ha fatto la differenza”.

Ora che è campione del mondo, cosa vorrebbe realizzare?

Boram Um: “Voglio espandere il nostro marchio, far conoscere il caffè brasiliano di alta qualità nel mondo e godermi l’esperienza di entrare in contatto con le varietà di tutto il mondo. Penso che sia molto bello che ora, dopo la mia vittoria, molti concorrenti stiano venendo da noi in cerca di caffè con cui competere. È molto importante cambiare la percezione del mercato. Più concorrenti ci sono che scelgono caffè brasiliani, più questo porterà risultati interessanti per il caffè brasiliano”.

Può parlarmi un po’ della situazione del caffè brasiliano? Perché di solito viene utilizzato, soprattutto in Italia, come ingrediente standard per le miscele. Invece gli specialty o comunque i caffè molto buoni ci sono anche lì

“Credo che il Brasile sia molto vario come Paese e come qualità di caffè. Siamo molto conosciuti per le miscele ad alto volume e per i caffè più commerciali. Ma credo che questa sia la nostra occasione per iniziare a mettere in mostra un maggior numero di piccoli produttori, che producono davvero una materia prima di alta qualità e fanno crescere la domanda di partite di alta qualità in tutto il mondo. In Brasile produciamo molti volumi, ma siamo composti da molti micro e piccoli produttori: quasi il 17% dei produttori di caffè in Brasile sono piccoli agricoltori. Portare una maggiore quantità di questa alta qualità nel mondo aiuterà anche loro qui”.

Boram Um, cosa fate nella vostra azienda agricola?

“Facciamo molti tipi di lavorazione, come il motore di fermentazione. Collaboriamo anche molto con i nostri vicini e con i piccoli produttori per imparare a migliorare la qualità. A volte li aiutiamo anche a commercializzare il loro caffè. Per far fronte ai cambiamenti climatici, abbiamo investito in tecniche di crescita all’ombra. Una delle più importanti soluzioni che possiamo adottare per la coltivazione. Il nostro caffè è molto più sano e sostenibile a lungo termine. Siamo un produttore di dimensioni medio-piccole in Brasile, produciamo circa 5 mila sacchi all’anno.
Vendiamo il nostro prodotto in tutto il mondo, esportando la maggior parte del nostro caffè: in Corea, in Giappone, in alcune parti d’Europa soprattutto al Nord e in Nord America. Naturalmente siamo molto entusiasti di lavorare a stretto contatto con l’Asia, soprattutto perché è un mercato in forte crescita e anche perché i consumatori asiatici sono molto soddisfatti del prodotto. È sicuramente molto divertente lavorare con le aziende asiatiche”.

E ora, qualche parola sull’altro talento mondiale della famiglia: Garam Um

Perché hai deciso di partecipare al concorso per brewers e non per baristi come tuo fratello?
“Da quando ho iniziato a lavorare con il caffè, ho subito pensato che fosse affascinante il modo in cui le variabili influenzano la bevanda finale nella preparazione. Così, da allora ho sempre voluto esplorare di più e acquisire maggiori conoscenze per la brewers competition.”

Era la prima volta che partecipava al campionato mondiale?

“Era la seconda volta che partecipavo alla World Brewers Cup, è sempre un processo di apprendimento per ogni competizione a cui ci si iscrive. Mi è sembrato che questa volta fosse un po’ più difficile perché ci sono stati molti cambiamenti nelle regole per i concorrenti e i giudici”.
Ha portato anche il caffè coltivato e tostato dalla sua azienda?
“No, ho usato caffè provenienti dalla Colombia (varietà Laurina) e da Panama (varietà Geisha) e ne ho fatto una miscela”.

Dal suo punto di vista, il fatto di essere tra i campioni mondiali della preparazione finale del caffè, cosa dice del caffè come prodotto agricolo in Brasile oggi?

“È un grande scenario che ha un impatto molto positivo per il Brasile come produttore, perché tutti al di fuori cercheranno ancora di più il caffè di qualità nel nostro Paese e gli daranno più valore”.

Convegno sul futuro del caffè: si apre il dibattito fra addetti ai lavori con diverse proposte

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godina caffè simonelli
Il convegno di Consorzio promozione e Simonelli Group (immagine concessa)
BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – Durante il convegno organizzato dal Consorzio promozione caffè all’interno del Campus Simonelli Group, si sono analizzati i problemi e le potenzialità del mercato del caffè con dati alla mano e risultati di anni di esperienza sul campo. Dopo una serie di interventi (che è possibile trovare qui, qui, qui, qui, quie qui), si è aperto il dibattito con una platea di addetti ai lavori, che hanno recepito le informazioni fin lì esposte e hanno esposto le loro opinioni e dubbi.

Michele Monzini è il primo a prendere la parola nel dibattito dalla platea:

“Mi è tornato in mente quando la dottoressa Sobrero ha parlato della casa di vetro e quindi dell’azienda trasparente. Effettivamente le nostre aziende devono essere trasparenti, facendo storydoing e non solo storytelling.
Se facciamo solo storytelling senza storydoing facciamo un danno innanzitutto a noi stessi. In Italia siamo un settore molto frammentato, tutti facciamo caffè e in particolare espresso. Quello che racconterà Cosimo è la spiegazione di quanto il lavorare bene tutti, permette a tutti di crescere. basta che uno soltanto faccia un passo falso per creare una macchia che nuocerà a tutti.

Cosimo Finzi: un aneddoto interessante

“Ieri sera a cena ho raccontato questa cosa che oggi ripropongono. Come Astraricerche facciamo ricerche in tanti ambiti diversi e abbiamo analizzato molti casi di difficoltà.
Ne racconto uno più strutturato: qualche anno fa, sei case di produzione di olio extra vergine d’Oliva, immettono sul mercato secondo la Guardia di Finanza  dell’olio tecnicamente fuori commercio.
Tra le sei ci sono nomi famosi tra i quali Bertoli e Caratelli. Scoppia il finimondo con una classica reazione italiana: l’italiano medio reagisce come se fosse la fine del mondo e non compra più quelle marche. 
All’estero, nel nord Europa, la fiammata iniziale non è così gigantesca, però lì dura molto più a lungo. In questo caso, come Istituto abbiamo deciso di auto commissionare questa ricerca ponendo tre domande: hai sentito al cittadino italiano di questo scandalo? Tantissimi hanno detto di sì. Due: cosa ne pensate? Gravissimo, una cosa inaccettabile.
Quindi la percezione di gravità incredibile di una messa in commercio di un olio vergine invece che extra vergine.
Il punto chiave che è interessante, arriva quando chiediamo, quali sono le marche coinvolte: le 4 marche più riconosciute sono quelle due più celebri Carapelli Bertolli, coinvolte con altre due che non c’entravano niente, mai nominate neppure per errore dai media.
Passiamo all’esempio più recente: lo scandalo di del pomodoro confezionato. Ci capita di fare la stessa cosa e chi viene accusato di esser il cattivo della situazione è Mutti. Io ci scherzo, ma questo fenomeno è gravissimo.
Quando ho iniziato a lavorare due anni fa, se un’azienda x combinava un pasticcio, da competitor ero contento. Ma adesso non è cosi: se lui è l’untore e io sono l’unto, quando capita il pasticcio, il danno è anche su di me.
Per essere chiari: se qualche azienda del settore, in qualsiasi parte della filiera, fa un pasticcio a livello magari di comunicazione o di sostanza, o quel pasticcio non lo fa ma qualcuno esterno accusa di averlo fatto, attenzione. Perché tutti devono drizzare le antenne, soprattutto quelli più attigui, attivandosi.
Nel caso di qualche anno fa quindi, se io fossi Monini, forse mi sarei occupato della comunicazione per dire: non c’entriamo niente.
E’ bello stare insieme, ma in queste situazioni si capisce che seppur nella competizione, evitare gli errori, bisogna remare bene insieme e collaborare nell’immagine complessiva sul mercato positiva. “

Andrej Godina interviene con una domanda sul mondo del bar

Oggi, quando entriamo nel locale è la regola dell’uno. Un solo marchio, un solo prodotto, un solo prezzo, di solito minore di una bottiglietta d’acqua. 
L’acqua non ha nomi, non ha gusto, non ha caffeina, non è neppure un servizio perché viene data in bottiglia e da versarsi da solo.
Il caffè è uno dei pochi prodotti con un prezzo indifferenziato: la marca A costa come quello B, il caffè di qualità costa come quello difettato.

Quali sono i motivi per cui si è arrivati a questo punto e quali le soluzioni per uscire da queste indifferenziazioni?

“Siamo un Paese strano. Tutto quello che è stato detto è verissimo e pensando a livello di studio economico è un grande non sense. Se abbiamo due prodotti venduti allo stesso prezzo di qualità diverse, dovremmo farci qualche domanda.
Il tema è quello: il consumatore è stato educato malissimo, in generale a ragionare sui prezzi. Uno dei grandi temi: esiste il cittadino da un lato e il consumatore dall’altro. Se  intervisto chiedendo qualcosa facendolo ragionare da consumatore, vuole qualità a basso prezzo, se lo si fa ragionare come cittadino, inizia a spostarsi su dinamiche ambientali e sociali.
Se si mettono insieme due cose, chiedendo agli italiani se avvertono il contrasto tra ciò che vuole da consumatore e cosa da cittadino, il 75% risponde: sì tantissimo. Si rendono conto che stiamo giocando sul filo molto sottile, perché a volte si pensa da consumatore e altre da cittadino.
In fondo, il prezzo un po’ più alto avrebbe una ritenuta positiva su tutte le parti della filiera. Un secondo aspetto: se è una commodity avrà quasi sempre lo stesso prezzo e al massimo cambierà tra Milano e Catania. E’ la sola differenza. 
Il punto è che se andiamo all’estero la differenza la vediamo ma non protestiamo perché il caffè lo paghiamo così tanto. Dobbiamo lavorare su questo.
La cosa interessante l’abbiamo vista nella birra: si è riusciti a dare una differenziazione dei prezzi per cui ora se si va a comprare una Ipa 7 e mezzo, una blanche 6 euro, una lager normale 4.50. La parte bassa è rimasta uguale ed è tutto il resto ad esser salito.
Avete sentito una rivoluzione in merito? No. Perché si è creato una percezione di valore.
Dobbiamo fare la stessa cosa sul caffè. Andrebbe studiato in modo approfondito a livello di percezione del barista. E’ importante anche avere un unico prodotto e che lo pubblicizziamo: perché no? Ci sono tanti luoghi dove si vende un prodotto ma c’è un racconto. Noi abbiamo accettato questo aspetto.
Ultima osservazione: il consumatore è stato spinto ad abituarsi a determinati prezzi. Nel mondo dell’olio, sono più o meno tutti d’accordo che 5 euro e 20 per una bottiglia sono una follia, ma poi siamo gli stessi a comprare a quel prezzo nei supermercati e i produttori sono tutti allineati su quella fascia.
Negli ultimi 15 anni guarda caso, la percezione della qualità dell’olio che compriamo si è abbassata: non potevamo spingere invece il consumatore ad esser più consapevole ed evoluto? Bere magari un caffè in meno, ma pagando il doppio per uno che è una goduria?”.

Replica il professor Gregori: quali sono i rischi di questo livellamento

“Questo è il tema classico di marketing. Ragionare in termini di marketing indifferenziato, per cui si va a vendere un prodotto senza differenziare nulla o quello differenziato.
Come fare questo e che effetti si ha sul consumatore finale e l’intermediario? Trovo spesso un frattura quando si parla di valore. Gli esempi potrebbero esser tanti: tu fai uno sforzo industriale per portare un prodotto di valore in quella impresa commerciale, ma quest’ultima non trasferisce lo stesso valore ai suoi dipendenti.
Quindi dividerei le fasi: ce n’è una prima di proposta di valore da parte dell’impresa al suo interno. Poi però questo non basta: è chiaro che la distribuzione ha in mano la politica di prezzo e fa i suoi calcoli.
Quindi il vero problema è ragionare con politiche di trade marketing nei confronti del distributore. Il passaggio fondamentale sono i progetti di category. Tu devi far capire alla distribuzione che se ragioniamo partendo dal consumatore finale e torniamo indietro, convincendoli sul fatto che c’è un acquirente finale che è disposto a pagare qualcosa in più, non lo lascia.
Poi si fa una proposta, facendo comprendere che il value chain dev’essere per tutti: la catena del valore non è solo per te, ragionando su logiche di profitto, poi si devono dividere questi profitti.
Si deve ragionare partendo dal consumatore finale, facendo una proposta di trade marketing al distributore, cercando di capire come anche lui può trarre valore dalla tua offerta di valore.”

Tipo di comunicazione per la sostenibilità. Raccontiamo, per ogni risorsa all’interno dell’azienda la sua attività, il suo compito e come lo fa. La domanda è: come si sostiene a livello comunicativo la sostenibilità a livello di filiera?

Sobrero: “Se i vostri collaboratori raccontano quello che fanno in termini di impegno, è buono: i migliori ambasciatori della sostenibilità sono proprio i dipendenti. Chi ci crede davvero, anche se spesso le scelte della sostenibilità arrivano dall’alto, rappresenta già una cosa straordinariamente positiva. Come poi farlo capire all’esterno? 
Ci sono tanti strumenti, da quelli più classici come il report di sostenibilità che però viene letto dagli addetti ai lavori, a strategie di comunicazione che trasferiscono questo impegno che se raccontato dai dipendenti acquista un valore diverso. A me aveva colpito alcuni anni fa l’azienda Leroy Merlin che aveva fatto raccontare il proprio impegno del report di sostenibilità dai propri dipendenti.
La crescita dell’azienda ne ha tratto beneficio. La sincerità di trader di condividere con tutti gli steakholder le proprie sfide è importante. Bisogna anche, dato che è un percorso anche difficile verso la sostenibilità, anche dire con molta onestà se ci sono state difficoltà che a volte non sono negligenze.
Sono contesti, situazioni complesse che vanno condivise. I bilanci di sostenibilità che mi convincono di più sono quelli che nelle pagine finali hanno delle tabelline in cui si dice che su determinati obiettivi non si è arrivati al 100%, ma che ci si impegna nell’arco di due anni a soddisfarli.”
Maurizio Mutti: “Abbiamo chiesto a un campione di 1.000 aziende, cosa vorreste trovare in uno strumento comunicativo. La prima cosa è stata i nomi dei worst cases: i fenomeni che sono andati male e i motivi per cui sono andati male. Sapere perché altri hanno provato, e perché qualcuno stava andando bene ma poi è andato male: questa è la parte interessante.
Come azienda ho un’esperienza ambientale che non ha funzionato a livello pratico, comunicativo, economico e condivido, in un ambito ristretto, i motivi per cui non è andato bene. Ci scambiamo informazioni in maniera riservata, per capire: attenzione a me non è andata bene, si può fare qualcosa di meglio e di diverso.”

Nuovo Regolamento Macchine: la risposta dell’UE ai cambiamenti tecnologici nell’ambito dei costruttori

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regolamento ue macchine
Il nuovo Regolamento Macchine (immagine concessa)

MILANO – Migliorare ulteriormente la sicurezza delle macchine all’interno dell’Unione Europea: questo l’obiettivo per il quale l’UE ha deciso che fosse arrivato il momento che la Direttiva Macchine (CE) 2006/42 fosse modificata e aggiornata. La necessità di tenere il passo con i rapidi sviluppi tecnologici e affrontare i rischi emergenti nel settore delle macchine, quali l’integrazione dell’intelligenza artificiale e della robotica, sono alla base del cambiamento e della promulgazione del nuovo Regolamento Macchine (UE) 2023/1230.

Il nuovo Regolamento Macchine

L’obiettivo principale è garantire che le macchine commercializzate nell’UE siano conformi a requisiti di sicurezza più rigorosi, fornendo una maggiore protezione per gli utenti e l’ambiente. Allo stesso tempo promuove l’innovazione e la competitività dell’industria delle macchine, semplifica la conformità per gli operatori economici e rafforza il sistema di sorveglianza del mercato, creando un ambiente di mercato equo e sicuro per tutti.

L’aggiornamento della normativa ha tenuto conto dei progressi tecnologici avvenuti dal momento dell’emanazione della Direttiva Macchine, risalente ormai a 15 anni fa. Ciò significa che i requisiti di sicurezza sono stati adattati per affrontare nuove tecnologie e nuove sfide.

Il primo, e più evidente cambiamento, riguarda la nomenclatura: regolamento anziché direttiva. Questo garantisce un approccio più armonizzato e standardizzato in tutta l’UE. Infatti, a differenza delle direttive, che hanno bisogno anche di un decreto di recepimento nazionale, i regolamenti entrano in vigore subito alla data stabilita dal regolamento stesso e si applicano automaticamente e uniformemente in tutta l’Unione Europea. Una seconda e importante modifica riguarda il coinvolgimento degli enti terzi, la cui valutazione diventa obbligatoria per diverse tipologie di macchine.

Il nuovo regolamento macchine (UE) 2023/1230 pubblicato il 29/06/2023 entrerà in vigore ufficialmente in UE il prossimo 19/07/2023 e sarà applicabile a partire dal 14/01/2027, data quest’ultima, che segna dunque l’abrogazione definitiva della Direttiva Macchine (CE) 2006/42.

Di seguito altri cambiamenti chiave previsti dal nuovo Regolamento:

  • Integrazione delle disposizioni sull’intelligenza artificiale: il regolamento si applica ai sistemi che utilizzano tecnologie di intelligenza artificiale per gli aspetti che riguardano le possibili influenze sulla sicurezza della macchina;
  • Misure di sicurezza informatica rafforzate: la sicurezza informatica è un aspetto che non può più essere trascurato per le macchine. Per questo motivo il nuovo regolamento macchine chiede che i circuiti di comando, che svolgono funzioni di sicurezza, siano progettati in modo da evitare che attacchi malevoli possano causare comportamenti pericolosi delle macchine (cyber security);
  • Macchine automatizzate e telecomandate: il Regolamento definisce le linee guida per garantire l’uso e il funzionamento sicuri delle macchine automatizzate e telecomandate;
  • Istruzioni e dichiarazioni digitalizzate: le istruzioni per l’uso, in caso di macchine, e le istruzioni per l’assemblaggio, in caso di quasi-macchine ed in maniera analoga le dichiarazioni di conformità / incorporazione possono essere fornite dal fabbricante in formato digitale. Questo snellisce i processi e migliora l’accessibilità;
  • Valutazione obbligatoria da parte di un organismo notificato: sei categorie di prodotti richiedono la valutazione obbligatoria della conformità da parte di organismi terzi. Tra questi anche le macchine ed i componenti di sicurezza con comportamenti basati sul machine learning;
  • Specifiche comuni: quando non sono disponibili norme armonizzate adeguate, le specifiche comuni forniscono un’opzione di ripiego, garantendo chiarezza e coerenza;
  • Procedure di salvaguardia semplificate: le procedure di salvaguardia sono state semplificate e allineate con altre normative pertinenti per facilitare misure di sicurezza efficienti ed efficaci.

Tra intelligenza artificiale e cybersecurity

“Il nuovo regolamento macchine rappresenta l’evoluzione in chiave moderna dei concetti espressi dalla precedente Direttiva 2006/42/CE, adattati al nuovo quadro legislativo (NLF – New Legislative Framework) introdotto nel 2008 ed alle sfide del presente”, – spiega Dario Turco, ispettore regolamento macchine di TÜV Italia. “Rispetto alla precedente Direttiva ne viene ampliato lo scopo, introducendo nuove specifiche e definendo obblighi specifici per tutti gli operatori economici”.

Turco aggiunge: “Sono introdotti nuovi requisiti che riguardano la cybersecurity, l’intelligenza artificiale, le macchine mobili controllate da remoto ed i robot collaborativi. Viene introdotto il concetto di “modifica sostanziale” e la figura della “persona fisica o giuridica” con relativi obblighi; i requisiti per le quasi-macchine diventano più stringenti e rientrerà nell’ambito di applicazione del nuovo Regolamento macchine anche il “software che garantisce funzioni di sicurezza. Infine, diventa obbligatorio per almeno sei categorie di prodotti la verifica della conformità da parte di un Organismo Notificato. L’introduzione del nuovo Regolamento delinea la volontà delle istituzioni europee di allineare il mercato alle sfide tecnologiche del presente aumentando gli standard di sicurezza e di qualità dei prodotti sul mercato a garanzia di tutti gli operatori economici ed allo stesso tempo degli utilizzatori.”

In definitiva, l’aggiornamento della Direttiva Macchine è importante per migliorare la chiarezza, la coerenza e l’adeguatezza dei requisiti di sicurezza delle macchine nell’Unione Europea, incorporando i progressi tecnologici e migliorando la protezione dei consumatori.

Starbucks: bufera sulla Bbc per un servizio su Oleato

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oleato starbucks
L'idea alla base di Oleato (immagine concessa)

MILANO – Bufera sulla Bbc per Starbucks Oleato: all’origine delle polemiche, un servizio televisivo dedicato a Oleato, la nuova linea di bevande di caffè a base di olio d’oliva della multinazionale americana, andata in onda lo scorso 23 febbraio, sul canale informativo Bbc News.

Il caso è stato sollevato da un telespettatore, che ritenendo il servizio “palesemente pubblicitario” ha deciso di rivolgersi direttamente all’Executive Complaints Unit (ECU), l’autorità per i reclami dell’ente britannico.

L’Ecu ha dato ragione all’abbonato bacchettando i responsabili del canale per i “riferimenti persistenti e ripetitivi” al marchio Starbucks, presentato sotto una luce “eccessivamente positiva”.

L’autorità è giunta infatti alla conclusione che “la frequente apparizione sullo schermo del nome e del logo di Starbucks è andata al di là di quanto editorialmente giustificabile in quel contesto”.

L’Ecu ha inoltre sottolineato che “il commento del giornalista si è spinto troppo oltre creando l’impressione di un’approvazione o reclamizzazione del prodotto, contraria alle raccomandazioni delle Linee guida”.

“In quanto ente pubblico” conclude il giudizio “alla Bbc è tassativamente vietato fare pubblicità o promozione. Essendo la Bbc finanziata con il canone, i giornalisti in video e online devono prestare attenzione a non sconfinare nella promozione di beni o servizi”.

Continua intanto il muro contro muro tra Starbucks e sindacati negli Usa. Le trattative sulla sindacalizzazione dei locali stentano a decollare, tra stop and go e accuse reciproche.

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