martedì 02 Dicembre 2025
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Padre e figli uniti nel caffè, dalla Colombia all’Austria: ” Il chicco è nel destino della nostra famiglia”

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Una donna in piantagione (foto concessa)

MILANO – Pablo López Gallo lavora nel e MSc. Quality Department REGIO coffee roastery and tea packaging subsidiary of SPAR group in Austria. Ma le sue origini partono da molto più lontano: bisogna arrivare sino in Colombia, dove è nato e dove tutt’oggi la sua famiglia abita e lavora come coltivatori di caffè in una piantagione di 18 ettari su 11 di foresta naturale.

A Santa Catalina, ad un’altitudine tra i 1900 e i 2100 metri, avviene la coltivazione di 6 varietà (Bourbon red, yellow and pepper. Caturra. Tipica. Chiroso) attraverso lo sforzo costante di 5 dipendenti, 2 dei quali permanenti.

Il padre di Pablo, Hector e sua sorella Susanna, da circa un anno portano avanti sul campo, letteralmente, lo specialty coffee oltre la sola materia prima, verso un concetto di finca che sia progettuale e culturale.

Qui riportiamo la prima parte della lunga intervista che esplora da vicino il mondo alle origini del verde.

Colombia: dalla parte di chi produce

Susanna ha fatto l’ingresso nell’incredibile mondo del caffè attraverso la Federazione dei cafeteros all’interno della quale da 4 anni, si occupa di offrire un servizio tecnico, ai farmer del municipio di Antiopia Urrao e Concordia. Racconta lei stessa: “Urrao conta più o meno 1200 caficultores e noi siamo in contatto con 600 di questi. Sono parecchi da visitare per chi vuole entrare in questa realtà.”

Susanna all’opera (foto concessa)

“Presto mi sono accorta delle necessità e della vulnerabilità dei caficultores: ciascuno ha diverse esigenze che vorrebbe fossero ascoltate e per questo, dar loro assistenza non è sempre facile. Devo trovare un compromesso tra l’ascoltare le loro storie nel miglior modo possibile e il fornire loro gli strumenti per poter valorizzare il loro caffè, così da venderne quantità maggiori ad un prezzo più alto.

Non è stato semplice. Essendo una giovane donna è una sfida farsi anche soltanto considerare. Si dà spesso per scontato che una ragazza non è istruita e quindi nessuno inizialmente mi voleva dar credito. Poi le cose sono pian piano cambiate: ora siamo arrivati al punto in cui i padri e le madri di famiglia mi propongono come esempio da seguire ai loro figli che a loro volta mi possono chiedere qualsiasi cosa.

Da un lato quindi mi sento sola, ma dall’altro, sono diventata un punto di riferimento per gli altri, in particolare per le altre donne che lavorano nei campi e vedono in me la possibilità di un futuro in questo settore e un destino professionale fuori da casa.

Inoltre, in Colombia, le dinamiche famigliari tra i produttori sono tante: non soltanto esistono quelle classiche formate da madre, padre e figli, ma anche di soli uomini e di sole donne che lavorano individualmente, oppure ancora di figli che stanno imparando a portare avanti l’azienda in autonomia.

Io rappresento un’alleata per le mogli coltivatrici che stanno gestendo la produzione. Certo c’è molto da fare e da imparare. Attualmente stiamo lavorando ad un secondo progetto a Urrao con la Federazione che è di carattere più tecnico, in cui vogliamo costruire una finca più grande e quindi trasformarla in un’impresa.

L’abbiamo presentata alla comunità come un esempio possibile di lavoro condiviso con la giunta comunale. Abbiamo spiegato che non ci si può limitare ad essere piccoli coltivatori, perché la gente in Urrao pensa ancora di dover mantenere le dimensioni ridotte.

Con questo modello di finca vogliamo invece cercare di rompere questo paradigma, e comunicare il messaggio che si può essere produttori con qualche albero in più. Il caffè in Colombia spesso ha poco mercato anche perché non ci sono quantità sufficienti da imballare e spedire.

Le drupe di specialty (foto concessa)

Con questa impresa abbiamo ottenuto la certificazione organica per un gruppo di 30 caficultores in un sito dove si lavora in maniera tradizionale. Ci siamo ritrovati ad affrontare diversi dubbi e scetticismi rispetto al fatto che potesse funzionare, ma alla fine siamo riusciti a dimostrare l’efficacia delle nostre proposte ottenendo la certificazione.

Durante questo processo, la mia stessa famiglia si è avvicinata al caffè. Prima bevevamo soltanto il caffè di seconda qualità, perché quello di livello più alto viene venduto, ma grazie alla mia mediazione abbiamo iniziato ad interessarci nella produzione.

Proprio quando la mia famiglia ha capito di poter guadagnare con questa materia prima che è più progetto di vita e non soltanto una commodity, Pablo ha fatto il suo ingresso nella stessa industria in Austria: sembra quasi che sia nel nostro destino famigliare. Così, da un anno gestiamo la nostra finca del caffè, insieme a mio padre.”

Hector: “Si è presentata l’opportunità di comprare questo terreno e precisamente dopo un anno, l’impresa in cui abbiamo lavorato per 20 anni, ha chiuso. Questa finca quindi per noi è come un regalo da Dio. Ci troviamo ad Urrao, un municipio molto noto per la sua violenza. I contadini qui hanno sofferto, avendo subito l’intervento del gruppo armato per anni ed essendo stati spinti ad abbandonare i campi.

Ora però la comunità è rinata, la gente è più coinvolta ed è tornata a lavorare sui terreni. Siamo stati ben accolti dalla gente del luogo. Possiamo lasciare incustodita la casa senza che succeda niente e anzi, la gente condivide molto con il prossimo: un platano, del latte, della frutta, arepaz.

Prepariamo un piatto comune da spartire con tutti: c’è più unione e siamo molto coesi. “

Fare parte di una cooperativa quindi è vantaggioso?

“Sì totalmente. Sono una grande sostenitrice del principio del cooperativismo, perché agire da soli è più difficile. Quando uno si associa, può contare sul massimo delle risorse umane e può esprimere al meglio le sue possibilità. Sono a favore del lavoro condiviso per cui è possibile insegnare, imparare. Io stessa posso testimoniare quanto sia rilevante il ruolo delle donne in tutte le fasi agricole, per esempio partecipando alla creazione della nuova cooperativa che si sta formando attorno ai caffè specialty qui in Urrao.

Io sono l’unica donna che sta partecipando a questa giunta elettiva. Il cooperativismo è un’occasione, sempre che siano chiari gli obiettivi a favore della società.”

La produzione in Colombia sta vivendo un rinascimento guidato dagli specialty?

La farm (foto concessa)

“Credo che gli specialty possano rappresentare una rinascita per il caffè colombiano, che ha un potenziale ancora da sfruttare a pieno. Per due aspetti: in Colombia ci sono molte zone in cui le condizioni climatiche permettono di produrre un caffè complesso dal punto di vista aromatico e quindi dal punteggio alto; dall’altra parte, vedo il mercato stesso orientarsi verso una tazza più pulita, e noi possiamo ricavarla attraverso diversi processi dei lavati e delle fermentazioni: questo ci permette di alzare il prezzo.

Il problema ora è che non tutto il mondo ha accesso alle informazioni e alle conoscenze necessarie per coltivare questi prodotti: molti non sanno neppure di coltivare degli specialty. Su 1200 famiglie di produttori, il 50% non sa neppure leggere. Possiamo quindi parlare di un rinascimento soltanto per chi può accedere a strumenti e competenze utili per svilupparsi.

Alcuni produttori non hanno una rete efficiente che possa portare alla messa in commercio della loro materia prima come specialty. Avere il potenziale non è sufficiente di fronte a questo contesto. Bisogna pensare a queste persone che restano isolate. Per cambiare la situazione, il segreto è avere contatti diretti con i farmers, e per poterlo fare, è necessario trovare una persona che faccia da ponte tra una famiglia nei luoghi d’origine e la commercializzazione.

Io stessa potrei rappresentare questa figura, un tramite per raccontare loro che questo caffè è migliore e che per questo si può vendere più facilmente a dei clienti interessanti. Bisogna insegnare che cosa sia il caffè speciale, con delle pratiche agricole più adatte e attraverso un percorso di accompagnamento. Così la gente capirà, approfondirà il tema man mano: ma ci vuole comunque una persona che innanzitutto veicoli le corrette informazioni.”

 

Gianluigi Goi: “La tazzina deve essere raccontata attraverso emozioni e ricordi”

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Una tazzina di caffè espresso (immagine: Pixabay)

Gianluigi Goi è un lettore nonché giornalista affezionato a queste pagine che con la sua esperienza e il suo punto di vista ha contribuito diverse volte proponendo i suoi contenuti sempre interessanti. Questa volta Goi, prendendo spunto da un articolo dell’Osservatore Romano (il quotidiano del Vaticano) di Annalisa Treggi, riflette sull’importanza di raccontare il prodotto del caffè, apprezzandolo anche per la vasta gamma di emozioni, sensazioni e ricordi che sa esprimere. Leggiamo di seguito le sue considerazioni.

Una zolletta di zucchero inzuppata nel caffè

di Gianluigi Goi

MILANO – Un titolo in prima pagina dell’Osservatore Romano (il quotidiano del Vaticano) di venerdì 14 luglio (giornata storica in assoluto: la presa della Bastiglia nel 1789) attira la mia attenzione di seppur modesto aficionado del caffè: “Un mondo intero in una zolletta di zucchero” e mi si apre un piccolo mondo appena leggo “immersa, la zolletta, nel caffè”.

Più che di un articolo di giornale si tratta di un pezzo di bravura di Annalisa Treggi – laureata in lettere, dottorato in traduzione letteraria, scrittrice che si compiace di avere per padre, maestro e amico Dante Alighieri –  giocato sul filo dei sentimenti e dei ricordi: con finezza e maestria.

In un piccolo negozio di alimentari in vacanza, dall’incipit, “ho trovato solo zucchero in zollette, non lo uso più…però aveva qualcosa di familiare”.

Caffè e ricordi

“Dopo pranzo – precisa la scrittrice – il gesto è venuto spontaneo, con la leggerezza delle abitudini che si fanno sovrappensiero. Usando un cucchiaino ho immerso la zolletta nel caffè e poi l’ho tirata su, appoggiandola su un piatto. Tutto è venuto a galla come un’onda di burrasca. Era così che mio nonno Domenico mi faceva assaggiare di nascosto il caffè quando ero bambina, tenendomi sulle ginocchia. … Era un rito e un segreto fra me e mio nonno”.

La scrittrice continua: “E la zolletta zuppa di caffè si è portata dietro tutto quel mondo domestico dell’infanzia. … Sono passati quarant’anni da allora, da quei giorni dimenticati. … I tratti del suo volto sono annebbiati se non li richiamo alla mente con una fotografia. Ma proprio uno dei tre sensi che mancano alla realtà virtuale, il gusto, mi ha portato in dote un di più di una realtà. La zolletta zuppa di caffè non mi ha fatto ricordare, ma rivivere. Non è stato un pensiero, ma un tuffo vivo in un recinto di affetti che non è venuto meno, anche se la morte ha temporaneamente sottratto la compagnia di chi ho amato, di chi mi ha amata”.

Sottolineato che squarciare il velo dei piccoli “segreti” fra nonno/a e nipote è un vero e proprio peccato mortale, mi sembra utile ricordare che domenica prossima, 23 luglio, cade la “Festa dei nonni”, un’occasione che profuma di tenerezza, di amore e anche di tanto impegno.

Ormai convinto, pur nella pochezza del mio sapere caffeicolo, che il caffè vada declinato, preparato e consumato secondo linguaggi e modalità diverse a seconda delle circostanze e degli ambiti produttivi e che quindi l’espresso non è più – a mio avviso – il monarca  ma il primus inter pares, mi sembra, come si evince chiaramente da quanto sopra riportato, che il caffè va “raccontato”, sublimandolo, anche per il plus di emozioni, sensazioni e ricordi che sa esprimere. In quanto “l’acqua negra”, per utilizzare una antica definizione, opportunamente preparata e offerta può assumere il potere non solo del ricordo ma della vivezza delle cose e degli accadimenti.

Jde Peet’s lancia packaging innovativo per il caffè solubile

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Il nuovo packaging di Jde Peet's (credits: JDE Peet's N.V.)

MILANO – Jde Peet’s, leader mondiale pure play nel settore del caffè, rilancia sul packaging ecologico. La multinazionale olandese, quotata alla borsa di Amsterdam, annuncia infatti l’introduzione di confezioni in carta per tutta la gamma di caffè solubile. Il nuovo packaging, che l’azienda definisce unico nel suo genere nel mercato del caffè, sarà riciclabile.

Lo scopo – spiega Jde Peet’s – è quello di creare un ecosistema maggiormente sostenibile nella filiera del caffè solubile incentivando il riutilizzo delle confezioni in vetro e in lattina.

Si tratterà inoltre delle confezioni con la minore impronta di co2 in tutta la gamma esistente dei prodotti Jde Peet’s.

“Questo è un importante passo in avanti nell’agenda di sostenibilità della nostra società e un ulteriore prova della nostra leadership a livello di innovazione” ha dichiarato Fabien Simon, ceo di Jde Peet’s.

“Fornendo soluzioni maggiormente sostenibili nell’ambito del caffè solubile, una delle bevande preferite e maggiormente consumate al mondo, siamo così in grado di dare il massimo contributo alla decarbonizzazione del nostro portafoglio prodotti e del mercato del caffè nel suo complesso”.

Jde Peet’s è impegnata a ridurre la quantità dei materiali di imballaggio e delle emissioni a essi associate tanto nella fabbricazione, quanto nel trasporto e nello smaltimento di fine vita.

L’innovativo confezionamento in carta va a diretto sostegno dello sforzo dell’azienda volto a minimizzare l’impronta di carbonio lungo tutta la catena di valore e il suo obiettivo di raggiungere il 100% di packaging riutilizzabili, riciclabili o compostabili entro il 2030.

In linea con questo traguardo, Jde Peet’s ha stabilito nel 2022 di adempiere agli standard di Science Based Target initiative (SBTi), emissioni di Scope 1, Scope 2 e Scope 3.

La nuova gamma di packaging sarà inizialmente disponibile in alcuni mercati, per vari brand, a partire dal 2024.

Manpower group: le novità del Decreto Legge Lavoro e digitalizzazione, in che modo impatteranno sull’horeca

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horeca roundtable
La tavola rotonda di Manpower
MILANO – Si è svolta la RoundTable horeca organizzata da Manpower Group, con due focus particolarmente attuali: il Decreto Legge c.d Decreto Lavoro N.48/2023 e la nuova disciplina delle causali nei contratti di lavoro a tempo determinato, tra considerazioni e indicazioni operative; la trasformazione digitale, tra impatti, opportunità e nuove possibilità di crescita dei business.
Luca Piroli, Dario Ceccato, Monica Segalini, Claudia Cattaneo, e Claudio Peci, hanno portato il loro contributo sui temi trattati.

La RoundTable horeca si apre con il primo tema: il decreto trasformato in legge. Un’introduzione

Un decreto che è stato ampiamente atteso dalle imprese e altrettanto annunciato dal Governo e che ha richiesto un finanziamento di 3,4 miliardi, quindi piuttosto ingente, di scostamento dal bilancio. Decreto lavoro, in quanto approvato il primo di maggio.

Contenuti eterogeni:

– superamento del reddito di cittadinanza
– misure sul welfare
– taglio cuneo fiscale
– finanziamento di fondi competenze
– incentivi per l’inserimento dei giovani
Non c’è ancora una circolare interpretative, ma queste sono le prime considerazioni che è possibile fare:
La scelta del Governo è stata quella di intervenire chirurgicamente su un aspetto complesso che le aziende vivono: l’utilizzo delle causali che sono state definite da tutti come impossibili da applicare e hanno di fatto prodotto la loro disabilitazione da parte delle imprese, che hanno scelto di non superare i 12 mesi e non rinnovare i contratti, perché in passato le causali dovevano esser apposte in caso del superamento del contratto dei 12 mesi o in caso di rinnovo.
Ciascuno ha scelto quindi di evitare il problema, non superando questi limiti. Perdendo di fatto know how, dipendenti fidelizzati.
La scelta del Governo è stata quella di intervenire eliminandole: è stato totalmente riscritto l’articolo che le conteneva, valorizzando il ruolo della contrattazione collettiva.
Grandissima novità quindi le causali che oggi sono possibili da scrivere e rappresentano per le aziende un alleggerimento. Il Decreto 48 è entrato in attivo dal 5 di maggio. Altra novità: i rinnovi alla luce da questa novità, sono acausali. Prima ogni volta che si rinnovava qualsiasi tipo di contratto, doveva apporre una causale ora non è più necessario.
I casi previsti dai contratti collettivi sono sottoposti alle nuove causali. Quindi prima cosa è controllare a quale contratto nazionale si fa riferimento, ma anche quella territoriale e aziendale: ciascuna impresa può, ragionando con le proprie organizzazioni sindacali, stabilire e scrivere delle causali taylor made, cucite sulle esigenze aziendali. In mancanza, di previsioni della contrattazione collettiva, le parti (datore di lavoro e dipendente) possono indicare come causale delle specifiche di natura tecnica, produttiva sino al 30 aprile del 2024. Un termine stringente con la finalità di dare una scossa alla contrattazione collettiva.

Come si deve scrivere una causale? Ce lo dicono 20 anni di giurisprudenza

Nulla si distrugge e si dimentica, è ragionevole pensare che la valutazione sarà legata alla specificità delle causali, che va scritta sempre in maniera analitica, contenendo le esatte esigenze delle parti e ciò che è definibile il nesso causale: perché si deve prorogare quel contratto, rinnovandolo oltre 12 mesi e qual è il nesso di causalità tra il rinnovo rispetto all’esigenza.

Una novità positiva per gli operatori e le aziende

L’esperto, il consulente dello Studio di Padova Ceccato Tormen, con tantissimi clienti horeca sul territorio: come si sono adeguati a questa novità i clienti del settore?
Dario Ceccato: “L’adeguamento è particolare. E’ un decreto legge che è entrato in vigore immediatamente. Se è vero che la contrattazione collettiva si stava lentamente muovendo lo è altrettanto il fatto che non si è evoluta particolarmente negli ultimi anni. L’applicazione concreta è quindi ancora timida. Non tutti i contratti si sono adeguati. Dal 2001 sulle motivazioni causali, la contrattazione collettiva ha detto poco e nulla.
Però è vero che oggi la legge di conversione ha prodotto il principio della a causalità nel rinnovo. Che di fatto sembra una norma di ragionevole buon senso. Invece questa apertura è importante, perché consente di sfuggire alla logica della contrattazione collettiva e dall’altra, di solito, risolve un limite per il lavoratore stesso: una causale rimessa ad una determinata commessa e alta stagione, rende evidente che quel lavoratore non potrà sfuggire da una determinata attività. La ricerca delle acausalità non solo semplifica la scrittura del contratto, ma rende più duttile le mansioni dell’operatore.

Quale potrebbe essere la strategia contrattuale per la stagione di fine agosto e settembre?

La strategia dipende da come una realtà vuole porsi. In questo momento una strada potrebbe esser l’ipotizzare delle buone relazioni sindacali e costruire un percorso di inserimento lavorativo se si vuole puntare al tempo determinato. In un momento in cui è difficile reperire personale, si deve pensare a trattenerle.

Luca Piroli Strategic Client Manager horeca: qual è l’opportunità commerciale e il sentiment generale?

“Da un’azienda, il giovane vorrebbe formazione continua e crescita. Legandosi al decreto, in cui l’apprendista diventa un elemento importante in quanto non fa computo, redigere un contratto vantaggioso per l’azienda economicamente, diventa uno strumento per far crescere dal basso le risorse all’interno delle imprese.
In questo momento il fatto che non facciano computo la rendono uno strumento flessibile nella durata e noi lo proponiamo chiavi in mano: la formazione si crea taylor made con l’azienda e finanziamo tutti gli aspetti formativi.
E’ uno dei contratti migliori che abbiamo in Italia in questo momento.”

Sulla formazione, ci si concentra sull’importanza della trasformazione digitale

Claudia Cattaneo, responsabile di una divisione interna di Manpower che si occupa solo di questo, Exsperis: candidati, profili di professionisti, in campo di tecnologie IT a livello global e in Italia.
La divisione tecnologica composta da ingegneri, informatici di varie specializzazioni. Ci occupiamo di tutta la parte di attraction dei giovani, dagli junior agli executive. Così come della formazione, di up skilling nei percorsi tecnologici nell’IT. I servizi come progettazione e sviluppi di progetti in ambito hardware.
Molte aziende, non hanno ancora strutture interne IT e si appoggiano ad enti esterni per gestire questo tipo di attività.

Le sfide delle aziende che devono investire sulle tecnologie:

Ci sono due driver fondamentali: da una parte, utilizzare i dati che le imprese hanno a disposizione per trasformarli in una personalizzazione di servizi, trasformando le esperienze dei clienti.
Dall’altra, le tecnologie necessarie all’efficientamento dei contratti, del business in tutte le aree, che produce un benefit economico, con impatti su tutte le aziende, dalle piccole alle grandi. Il lavoro è customizzato, adattandosi alle condizioni, alle strutture e alla maturità di ciascuna impresa.
Nell’horeca la tecnologia è entrata da tempo per gestire gli aspetti di vendita. Ma le potenzialità risiedono nella loro applicazione nella gestione dei servizi agli utenti. Tramite soltanto i primi livelli di prenotazione e accreditamento, c’è la possibilità di raccogliere molti dati, in out sourcing oppure customizzandoli internamente.
Ora i temi principali richiesti dalle aziende sono il data science, security – trasversale a tutte le industry oltre l’horeca – migrazione dei data in cloud, gestioni dei processi legati agli utenti.
Tenendo conto del fatto che la tecnologia è in continuo aggiornamento.
Cristiano Peci direttore di Talent Solution, azienda del Gruppo Manpower che si occupa di processi formativi, di reclutamento e di supporto del lavoratore nell’intero ciclo professionale.

Il tema della talent shortage che è sempre più attuale: ma ci sono dei casi di successo e nuove visioni nell’affrontare il fenomeno?

“L’attrattività e del retainer dei talenti all’interno di un’azienda si è evoluto: fino a qualche anno fa si parlava di shortage negli ambiti digitali e di skills IT, mentre oggi la maggior parte degli interlocutori in altri ambiti risentono della shortage. Questo è un tema importante: c’è bisogno di due braccia e due gambe, spinte dalla volontà.
Oggi c’è anche un people gap: c’è la necessità di trovare persone che abbiamo la voglia di entrare in certe realtà è affrontare dei percorsi. Le aziende devono dimosrtare che ci sono delle opportunità di evolversi professionalmente. Si parla di attraction: i best cases in questo caso si basano proprio sulla capacità di esser attrattivi sul mercato.
Si fa non soltanto con un’operazione di recruitment mirata: oggi le persone in pochissimo tempo scoprono sul network quanto un’azienda investe in formazione, quanto si può crescere dal punto di vista personale e retributivo, le policy di smartworking, di crescita di compensation and benefit. Quindi, l’azienda che vuole avere una capacità di attirare nuovi candidati, deve pensare innanzitutto a come far crescere i propri dipendenti, in quanto è subito reperibile online.
Negli ultimi anni, pandemia, missmatch e skillsgap, l’inflazione, hanno spinto le aziende a trovare compromessi nelle assunzioni, e a chiedere delle analisi di attrattività.
Per fare un’attività di process recruitment efficace, si deve analizzare le proprie possibilità di sviluppare attività per l’empower brandind. L’utilizzo della tecnologia nel recruiting è fondamentale: bisogna esser capillare, con una tecnologia che sia facilmente accessibile per i candidati e per chi deve poi gestirle.”

Fipe, prezzi: l’inflazione rallenta a giugno anche nella ristorazione, incrementi per pasticceria e gelateria, 6,2%

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Prezzi, a giugno l’inflazione rallenta anche nella ristorazione (immagine concessa)

ROMA – La ristorazione segue il profilo decrescente dell’andamento dell’inflazione generale, passando dal +6,5% di maggio al +6,3% di giugno. Si avvertono gli effetti del raffreddamento dei prezzi dell’energia e degli alimentari, che hanno condizionato favorevolmente l’intero tessuto economico.

Fipe: l’inflazione nel settore della ristorazione

Restano, tuttavia, particolarmente alte le variazioni dei prezzi di altri importanti servizi turistici, primi tra tutti il trasporto aereo che, rispetto a un anno fa, segna un + 23,5%.

A renderlo noto è il Centro Studi di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana pubblici esercizi, che, partendo dai dati diffusi dall’Istat, ha elaborato le informazioni per Bar, Ristoranti e Mense.

Entrando nel dettaglio, l’aumento dei prezzi nel canale bar è stato dello 0,3% su base congiunturale, mentre rispetto a un anno fa l’aumento è stato del +4,8%, ben al di sotto dell’inflazione generale. Nello specifico, gli incrementi sopra la media per questo canale riguardano i prodotti di pasticceria e gelateria (+6,2%) e gli snack (+5,4%).

Se guardiamo ai ristoranti, in quelli tradizionali e nelle pizzerie a giugno gli aumenti sono decelerati rispetto a quanto rilevato il mese precedente, registrando rispettivamente +0,3% e +0,1%.

Le variazioni rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso si attestano a +5,5% per i ristoranti e +6,5% per le pizzerie. Da segnalare l’aumento tendenziale dei prezzi nel delivery (+11,3%).

Profilo molto diverso della ristorazione collettiva, dove l’aumento tendenziale dei prezzi per la quota a carico delle famiglie è stato dello 0,5%. Un caso particolare è quello delle mense scolastiche, in cui è stata registrata una variazione tendenziale negativa (-0,3%) che ha frenato la crescita dei prezzi relativa all’intero comparto.

Inflazione da zucchero: il gelato industriale supera i 7 euro al kg

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Un gelato confezionato (immagine: Pixabay)

Il prezzo dei gelati e dei dolci è aumentato per via dell’inflazione che sta interessando lo zucchero, la cui produzione della stagione è diminuita del 12%, un milione di tonnellate sotto le stime iniziali della Ue (a quota 14,6 milioni). Oltre allo zucchero, anche il latte è salito del 23% e le uova del 35%. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Alessia Conzonato per Il Corriere della Sera.

Inflazione da zucchero: il calo della produzione di dolci

MILANO – Il costo di gelati e dolci sarà più salato quest’anno a causa dell’inflazione che sta colpendo lo zucchero e quindi tutti la filiera. Secondo Bloomberg, la materia prima si vende attualmente a mille euro alla tonnellata, in vista della stagione di raccolto 2023-2024 che avrà inizio il prossimo ottobre. Si tratta, però, di un prezzo più alto di due volte rispetto a quello fissato per la stagione 2022-2023.

La produzione di zucchero della stagione è diminuita del 12%, un milione di tonnellate sotto le stime iniziali della Ue (a quota 14,6 milioni). In Italia questo è dovuto anche alla siccità che ha colpito il settore lo scorso anno e che si teme possa ripetersi.

L’impatto non è stato lo stesso per tutti: se da un lato le grandi aziende hanno trovato il modo di assorbire i rincari, le piccole e medie – tipo le pasticcerie – hanno dovuto affrontare un aumento dei prezzi di circa il 58%.

Per quanto riguarda i gelati, ad esempio, la produzione per l’estate 2023 è quasi totalmente completata negli stabilimenti italiani: lo scorso anno era di 177.560 tonnellate, pari a circa 4 miliardi di porzioni, e quest’anno si aggira intorno alla stessa cifra.

A diminuire, però, è possibile che sia la domanda proprio a causa dei costi più elevati, che si ripercuotono sul prezzo finale. Oltre allo zucchero, anche il latte è salito del 23% e le uova del 35%. Il nuovo incremento si somma a quello già registrato nell’estate 2022, +13,1% rispetto all’anno precedente.

Aumenta (ancora) il prezzo dei gelati

L’associazione Consumerismo No profit ha analizzato l’andamento dei listini del gelato su tutto il territorio italiano: Firenze è la città con i prezzi più alti, la media si attesta a 7,93 euro al kg (con punte di 9,66 euro/kg) con un aumento del 34% sull’anno scorso (quando si spendeva 5,91 euro/kg). Il costo supera i 7 euro al kg nelle città di Bolzano (7,20 euro), Ravenna (7,09 euro) e Milano (7,01 euro).

A Roma il costo è di 5,88 al kg. Padova, Vicenza e Siena, invece, sono le città più economiche: il valore medio è sotto i 5 euro al kg, rispettivamente 4,55 e 4,68 euro.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Riccardo Illy: “Il 1° brevetto delle cialde di carta lo portò in Italia mio padre negli anni ’70 dagli Stati Uniti”

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riccardo illy polo del gusto
Riccardo Illy

Riccardo Illy ha avuto una vita interessante: a 18 anni si fece assumere come facchino da una cooperativa. A 19 se ne andò di casa, senza dire nulla ai suoi, per sposarsi in jeans e scarpe da tennis con Rossana Bettini, che dopo quasi mezzo secolo resta sua moglie. Da sindaco si sottrasse alla scorta che il prefetto di Trieste voleva imporgli e continuò a girare in moto, nonostante l’ordigno zeppo di chiodi esploso davanti alla sua casa: “Però circolavo armato”.

Nel 2016 lasciò illycaffè, che ora vede al comando il fratello Andrea, per dedicarsi al Polo del Gusto, la holding familiare dei prodotti di nicchia: Domori (cioccolato), Dammann Frères (tè), Pintaudi (biscotti), Achillea (succhi e confetture bio), Agrimontana (frutta conservata). La mattina appena sveglio beve un tè invece del caffè. Leggiamo di seguito la prima parte dell’intervista di Stefano Lorenzetto per Il Corriere della Sera.

L’intervista ad Adrea Illy

L’uomo è ciò che mangia.

“Sì, aveva ragione Ludwig Feuerbach. Un’industria universale. L’uomo mangia da sempre e continuerà a farlo”.

Si vocifera che lei consumi gli yogurt scaduti.

“Sono ancora vivo”.

Ha la tendenza a svicolare.

“Non sono un anarchico. È che da ragazzo mal sopportavo gli eccessi di disciplina”.

Esemplifichi.

“In casa si parlava italiano e tedesco. Per farmi imparare il francese, a 16 anni mio padre Ernesto m’incentivò a tradurre in italiano L’agressivité détournée di Henri Laborit”.

L’autore dell’”Elogio della fuga”, guarda caso.

“Ci ricavai i soldi per passare dalla Vespa 50 al Ktm 125”.

È sfuggente ma rigoroso.

“Merito di mia madre Anna, convertitasi al valdismo: reputava il cattolicesimo poco rigido. Mi fece battezzare in chiesa solo per non arrecare un dispiacere al nonno Francesco, fervente cattolico, che stava morendo di tumore”.

Questo che cosa comportò?

“I valdesi non hanno la confessione. Quindi è meglio non peccare”.

Il nonno fondò la Illycaffè.

“Giusto 90 anni fa. Era nato nel 1892 a Timisoara, in Ungheria, oggi Romania. Ma aveva ascendenze francesi. Nelle Ardenne c’è Illy, un paesino”.

La concorrenza di Nespresso si fa sentire?

“Beh, non c’è confronto fra Nestlè, che nel 2022 ha fatturato 94,6 miliardi di euro, e noi, arrivati a 500 milioni e rotti. Però il primo brevetto delle cialde di carta lo portò in Italia mio padre negli anni Settanta dagli Usa. Lo ebbe da Cyrus Melikian, un armeno”.

Perché scese in politica?

“Me lo chiesero cittadini, amici, industriali, scienziati. Arrivarono a me per disperazione, dopo che Giacomo Borruso, rettore dell’università, aveva rifiutato la candidatura a sindaco di Trieste”.

Per leggere l’intervista completa basta cliccare qui. 

Bazzara dona una borsa di studio ai giovani della Società Venjulia Rugby Trieste A.s.d

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Bazzara insieme al Venjulia Rugby Trieste (immagine concessa)

TRIESTE – La Bazzara non è solo caffè ma anche cultura e insieme al Venjulia Rugby Trieste propone anche corsi di formazione con borse di studio agli atleti meritevoli. L’azienda crede fortemente nel concetto di formazione, una concreta possibilità per i giovani utile ad intraprendere i primi passi verso un futuro all’insegna del successo.

Ecco perché, insieme alla partnership che si protrae negli anni, nata per condivisione di intenti e vedute, la torrefazione triestina continua a supportare i giovani della Società Venjulia Rugby Trieste A.s.d. in un’avventura all’insegna dello sport e dell’apprendimento.

Bazzara insieme al Venjulia Rugby Trieste

Una borsa di studio per i corsi SCA Foundation – seguiti dal Quality Manager Marco Bazzara, nella Bazzara Academy di via Battisti 1 – verrà infatti donata dall’azienda ai giovani della Società di Rugby triestina per incentivare dei pilastri che per l’azienda sono fondamentali nella vita e nel mondo del lavoro in generale: preparazione, formazione e spirito di collaborazione.

Il binomio tra le due realtà non poteva di certo mancare e sta particolarmente a cuore all’azienda. La partnership è infatti già giunta al secondo anno di fila a sostegno delle categorie Under 17, Seniores maschile FIRSTXV e Under 19, in virtù di una grande intesa e comunanza di valori con la società sportiva giuliana e con il mondo del rugby.

“In Bazzara noi ci occupiamo di promozione caffeicola da sempre poiché inseriti in un contesto di filiera produttiva ma in realtà, per quanto siamo innamorati del prodotto caffè, il nostro focus si rivolge con particolare enfasi alla promozione a 360° dell’Italian Beauty e quindi, nel complesso, anche della cultura di cui la formazione diviene assolutamente parte.” afferma Franco Bazzara, presidente della torrefazione.

Il caffè incontra lo sport

Proprio perché la Bazzara crede nella formazione a tutto campo e la ritiene un processo fondamentale in un mercato del lavoro sempre più specializzato e in continua evoluzione in cui la preparazione non può prescindere dalla passione, l’azienda ha pensato di sostenere i giovani del rugby triestino che con il loro spirito di squadra condividono un concetto fondamentale per la famiglia Bazzara, ovvero quello di “fare rete”.

La Bazzara e i giovani della Venjulia Rugby Trieste A.s.d. continuano dunque insieme a creare progetti, tra questi una borsa di studio per l’atleta più meritevole dell’anno sportivo.

Sono questi i presupposti per poter accedere ai corsi, che vanno dall’insegnamento dell’analisi del caffè verde, il riconoscimento dei suoi difetti, la scelta del perfetto profilo di tostatura, l’analisi sensoriale del caffè tostato, le più disparate tecniche di estrazione del caffè che vanno dalla moka fino al cold brew, passando per french press, aeropress e syphon.

Per concludere il corso, che si sviluppa in cinque moduli, per cinque giorni di full immersion, c’è il corso Barista che insegna come effettuare un’estrazione perfetta dell’espresso e la realizzazione di un cappuccino italiano fatto a regola d’arte.

Molti sono gli sbocchi lavorativi che questa borsa di studio offre ai giovani atleti, soprattutto nella città di Trieste: dal lavorare all’interno dei numerosi caffè presenti in città, fino all’analisi del caffè verde presso i crudisti passando come torrefattore ed analista nelle torrefazioni presenti a Trieste e Muggia.

La partnership tra le due realtà triestine è ben consolidata tanto da aver già assegnato e svolto il primo corso Foundation Sca. Noel Rossi è il nome dell’atleta triestino che si è particolarmente distinto in campo nella scorsa stagione, 19 anni e molta voglia di mettersi in gioco.

Ex capitano della rappresentativa under 19, Noel ha dichiarato in merito al corso: “Voglio ringraziare la Bazzara Academy per questa opportunità che mi è stata data grazie alla partnership con il Venjulia Rugby, società che sono felice di rappresentare in questa affascinante esperienza formativa. Il Foundation Camp è un percorso veramente interessante, ti permette di scoprire cosa c’è dietro una singola tazzina di caffè! Come triestino non posso che sentirmi coinvolto in questo che è uno dei settori di maggior mercato nella realtà locale per esportazione e lavorazione della materia prima”.

Durante il prossimo autunno verrà selezionato un secondo ragazzo e/o ragazza sempre proveniente dal Venjulia Rugby Trieste.

Determinazione, rispetto, lealtà e inclusione sono gli altri esemplari valori fondanti di questo sport condivisi dalla Bazzara, portati avanti con grande coesione e senso di appartenenza dai ragazzi del Venjulia. Bazzara crede molto nello sport, “abbiamo sempre detto – dichiara Franco Bazzara- che il rugby ci appassiona soprattutto perché lo riteniamo una buona palestra di vita. È uno sport caratterizzato da preparazione, fair play, duro allenamento, strategia, sana combattività, voglia di festeggiare tutti insieme dopo la gara”. Un approccio che la Bazzara condivide come azienda anche nel mondo del caffè e del lavoro in generale.

“Il rugby insegna che per raggiungere la meta c’è bisogno di formazione e tanto duro lavoro. – continua Franco Bazzara – Insegna che va allenato il corpo ma anche il cervello, perché servono potenza così come strategia e autocontrollo. E che nessuno riesce a fare niente da solo: il gruppo, la comunità, sono fondamentali. Insieme e con determinazione si superano gli ostacoli e si raggiungono gli obiettivi: è il senso della vita, ed è ciò che ogni giorno cerchiamo di fare nella nostra azienda, un gruppo unito che dà sempre il massimo”.

La Bazzara Academy è una tra le prime accademie europee nella promozione formativa e culturale del caffè di qualità. L’azienda infatti non si occupa soltanto di produzione ed export del caffè, ma ha incentrato la sua attività anche nell’organizzazione dei tantissimi corsi proposti dall’Accademia che possono essere svolti singolarmente o tramite la consolidata e acclarata formula dei “Camp” per tutti i livelli Foundation ed Intermediate del percorso formativo della Specialty Coffee Association SCA.

Il rugby può essere per i ragazzi una genuina educazione alla socialità: sviluppa lo spirito di gruppo, la disciplina, la capacità di gestire la propria aggressività e di comportarsi con responsabilità.

“Forma un carattere forte in un fisico forte. Ti insegna a superare le difficoltà della vita – conclude Franco Bazzara – e come azienda supportiamo il rugby a Trieste perché si tratta di una possibilità di crescita sana che possiamo offrire ai nostri figli e anche a noi stessi”.

L’Istituto espresso italiano lancia le ricette per l’estate

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Coffee Shock caffè
Coffee Shock di Caffè Milani (immagine concessa)

BRESCIA – Il caffè non va in vacanza e se al mattino il rito lo vuole caldo e profumato per dare la carica giusta per iniziare la giornata, durante il resto del giorno il caffè diventa freddo. Ed un ottimo corroborante per affrontare il caldo che attanaglia le città italiane. Così si va dalla tazzina con il cubetto di ghiaccio, quello shakerato, la crema fino ai cocktail e persino ai gelati e sorbetti all’espresso.

Le ricette per l’estate

L’Istituto espresso italiano (Iei) come ogni anno ha chiesto ai propri soci qualche consiglio e tendenza per gustare al meglio uno dei migliori alleati per combattere la calura. Perché il caffè, grazie alla caffeina consente recuperare energia e riprendersi dalla spossatezza dovuta proprio al caldo.

In Italia si bevono 95 milioni di tazzine di caffè al giorno, quasi una media di 1,6 a persona. Secondo l’Area Studi Mediobanca nel Mondo sono 3,2 miliardi le tazzine bevuto ogni giorno. Valore stimato in crescita a 3,8 miliardi di tazzine entro il 2030.  Un dato che non cala neppure nei mesi estivi. I caffè freddi infatti stanno guadagnando terreno in tutto il mondo grazie al loro gusto, freschezza, convenienza e qualità.

In termini di quote regionali, l’Asia Pacific è leader con l’83% del volume totale, seguita dal Nord America e dall’Europa con rispettivamente il 10% e il 3%. I consumi sono aumentati in tutte le regioni dal 2012, stimolati dallo sviluppo di nuovi prodotti e dall’aumento dell’interesse per le scelte di bevande più sane.

Anche in Italia il consumo di caffè freddo è in aumento, in questo caso si punta su prodotti di qualità o legati a ricette locali della tradizione come l’espresso con ghiaccio alla Salentina, o lo shakerato. La granita al caffè è più diffusa nel sud Italia, mentre tipico della Costiera Amalfitana il “caffè granito”. Ci sono poi il “mezzo freddo” della Sicilia orientale, l’aromatizzato, fino al “caffè del nonno”, una crema fredda di espresso.

Le 6 ricette dei professionisti Iei da rifare anche a casa

L’Istituto espresso italiano (Iei) ha chiesto ai propri soci di proporre alcune ricette e tendenze del momento, anche da poter riproporre a casa o al mare.

E così ci sono l’Iced Coffee Coconut di Costadoro e il Coffee Shock proposto da Caffè Milani per una idea in cinque strati realizzata in collaborazione con gli alunni delle discipline del gusto di Enaip di Lecco. Di fatto è un dolce, servito in una tazzina, che ad un primo sguardo sembra un caffè macchiato ma all’assaggio rivelerà una piacevole sorpresa. Ma c’è anche la Grattachecca con la moka di Essse Caffè, una granita realizzata in collaborazione con il maestro Sebastiano Caridi, brand ambassador di Esse Caffè.

Tra le delizie estive a base di caffè non potevano mancare i golosi e facilissimi tartufi agli amaretti e caffè di Dersut. Una ricetta anti calura arriva anche dalla Spagna, dalla iper calda Madrid, con un fresco ristoro: è il Cookie Iced Latte proposto da Alex Del Castillo per Rancilio per quello che è un piacere pomeridiano di mezza estate. Infine Coffee protein smoothie di G.I.FI.ZE per assecondare le principali esigenze dei clienti: da chi ha intolleranze o segue regimi nutrizionali particolari fino a chi segue filosofie alimentari specifiche.

Le ricette dei professionisti Iei

Iced Coffee Coconut: Costadoro

iced coffee coconut
Iced Coffee Coconut (immagine concessa)

Ingredienti:

  • 200ml di Alpro Barista Cocco (freddo)
  • doppio espresso preparato con la miscela Costadoro RespecTo
  • cubetti di ghiaccio q.b.

Procedimento:

  • Riempire un bicchiere da 300ml con i cubetti di ghiaccio
  • Versare nel bicchiere la dose di Alpro Barista Cocco
  • Versare la doppia dose di espresso
  • Mescolare e servire

Coffee Shock: Caffè Milani

La proposta di Caffè Milani, realizzata in collaborazione con gli alunni delle discipline del gusto di ENAIP LECCO, è un dolce, servito in una tazzina, che ad un primo sguardo sembra un caffè macchiato ma all’assaggio rivelerà una piacevole sorpresa. Il dolce è composto da 5 strati.

1) Crumble

Ingredienti:

  • 300 g farina 00
  • 200 g burro
  • 100 g zucchero
  • 1 pizzico di sale
  • 1 espresso Action Bio 100% Arabica

Procedimento:

Unire tutti gli ingredienti per ottenere un impasto omogeneo. Sbriciolare su una teglia con carta forno l’impasto in piccoli pezzi e cuocere a 180°C per circa 5 minuti.

2/4) Cremoso al caramello

Ingredienti:

  • 92,5 g zucchero
  • 40 g tuorlo
  • 250 g cioccolato al latte
  • 7,5 g colla di pesce
  • 665 g panna liquida

Procedimento:

Mettere in acqua fredda la colla di pesce. Mettere lo zucchero in un pentolino, portarlo sul fuoco e continuare a mescolare finché imbrunisce. Contemporaneamente portare a ebollizione 165g di panna liquida. Aggiungere la panna bollente al caramello. Creare un composto con tuorli e cioccolato in pezzi a cui aggiungere il composto panna-caramello e la colla di pesce ben strizzata. Mescolare finché il cioccolato non si scioglie. Montare per pochi minuti la panna rimanente e aggiungerla al composto.

3) Pan di Spagna

5) Meringa

Assemblaggio:

In una tazzina da caffè disporre il crumble sul fondo. Aggiungere lo strato di crema al caramello, adagiare sopra il dischetto di pan di Spagna, aggiungere nuovamente uno strato di crema al caramello e infine coprire con una meringa. Per una pausa di puro gusto accompagnare il dolce con una tazza di espresso Action.

Grattachecca con la moka: Essse Caffè

Realizzato in collaborazione con il maestro Sebastiano Caridi, brand ambassador di Essse Caffè.

esse caffè grattachecca
Grattachecca con la moka (immagine concessa)
  • Granita al caffè
  • Caffè ristretto 145g
  • Sciroppo di glucosio 30g
  • Zucchero 10g
  • Gelatina in fogli 1g
  • Acqua per gelatina 5g

Procedimento

Mixare tutti gli ingredienti, inserirli in un recipiente e riporlo nel freezer. Frustare ogni 15’ fino ad arrivare a consistenza desiderata.

Brioche con il Tuppo

Ingredienti

  • Farina 300W 500g
  • Lievito di birra 8g
  • Zucchero 75g
  • Miele 15g
  • Uova 350g
  • Burro 150g
  • Vaniglia 1g
  • Sale 8g
  • Acqua 40g

Procedimento

Impastare farina, lievito e liquidi. Aggiungere lo zucchero in due volte. Aggiungere sale, miele e vaniglia. Concludere l’impasto con il burro freddo.

Pezzare delle palline da 30g per il fondo e da 10g per il tuppo.

Dopo aver fatto riposare le palline da 30g, forarle e inserire all’interno i 10g aggiuntivi. Far lievitare per 4h e successivamente cuocere a 170° per 18/19 minuti.

Panna zuccherata

Panna 35% mg 100g

Zucchero 10g

Tartufi agli amaretti e caffè Dersut

I tartufi agli amaretti e caffè sono delle praline facilissime e super golose da preparare in pochi minuti. Perfetti da servire come fine pasto, si tratta di piccoli peccati di gola senza troppi sensi di colpa.

caffè dersut
Tartufi agli amaretti e caffè Dersut (immagine concessa)

Alla base di questi dolcetti ci sono biscotti secchi, amaretti, formaggio spalmabile, caffè – il Selezione del Conte Dersut con miscela 100% Arabica – e cacao amaro.

Il risultato? Dei bocconcini cremosi, aromatici e non troppo dolci con cui potersi regalare delle vere e proprie coccole.

I tartufi agli amaretti e caffè sono anche una preparazione molto pratica: si realizzano senza l’uso di forno e fornelli, sporcando solo una ciotola, e possono essere fatti con largo anticipo e poi conservati in frigorifero fino al momento di essere serviti.

Ingredienti per circa 12 tartufi

  • 100 g di formaggio spalmabile intero (no light)
  • 50 ml di caffè Selezione del Conte Dersut della moka a temperatura ambiente
  • 90 g di biscotti secchi
  • 40 g di amaretti
  • 2 cucchiai di zucchero a velo
  • cacao amaro

Preparazione

Raccogli il formaggio spalmabile, ben scolato del suo liquido, in una ciotola pulita. Aggiungi lo zucchero a velo e mescola con un cucchiaio. Poi incorpora anche il caffè.

Frulla i biscotti e gli amaretti in modo da ottenere una polvere omogenea e versa tutto nella ciotola con la crema.

Amalgama con una spatola o un cucchiaio di legno fino ad ottenere un composto denso e sodo.

Con un cucchiaino preleva una noce di impasto. Poi, con il palmo delle mani, roteala formando un tartufo. Infine passalo nella polvere di cacao amaro.

Sistema i tartufi man mano su un piattino o vassoio da portata. Conservali in frigorifero fino al momento di portarli in tavola.

Puoi personalizzare la copertura dei tartufi come preferisci, magari diversificandola e utilizzando, oltre il cacao amaro, della granella di mandorle oppure le codette di cioccolato.

Se vuoi aggiungere una nota croccante puoi anche sistemare al centro di ogni pallina una nocciola o una mandorla tostata.

Un fresco ristoro direttamente dalla Spagna: Rancilio

rancilio
Rancilio (immagine concessa)

Ricetta che arriva della Spagna, zona iper-calda da Madrid

Autore: Alex Del Castillo

Ingredienti:

  • Ghiaccio tritato a riempire il bicchiere
  • Sciroppo di biscotto 25 m
  • Emulsione di latte freddo 150 ml
  • Espresso lungo 40 ml

Preparazione:

Sulla base di ghiaccio tritato unire lo sciroppo di biscotto e l’espresso, quindi aggiungere solo il latte emulsionato molto freddo.

Sarà un piacere pomeridiano di mezza estate.

Coffee protein smoothie: G.I.FI.ZE.

Con questo prodotto abbiamo pensato di assecondare le principali esigenze dei nostri clienti: da chi ha intolleranze o segue regimi nutrizionali particolari fino a chi segue filosofie alimentari specifiche.

G.I.FI.ZE.
G.I.FI.ZE. (immagine concessa)

Ingredienti:

  • 100 ml latte vegetale (mandorla/avena)
  • 50 ml sciroppo d’agave
  • 1 banana media congelata
  • 2 espressi (50 ml circa)
  • Ghiaccio
  • 30 ml latte scremato o 0,1%

Procedimento:

Inserire nel blender la bevanda vegetale, lo sciroppo d’agave (35ml), la banana congelata a pezzi, 3/4 cubetti di ghiaccio secondo dimensione. Attivare il blender e nel mentre aggiungere due espressi appena erogati. Mantenere la pulsazione fino al raggiungimento della consistenza desiderata.

Nel turn mix montare il latte scremato ben freddo con 15 ml di sciroppo d’agave.

Composizione:

Prendere un tumbler alto

Inserire lo smoothie fino a 4/5 del bicchiere

Colmare con la crema di latte montata a freddo

Decorare con rondella di agrume essiccato e inserire un bastoncino di liquirizia

La scheda sintetica dell’Istituto espresso italiano

L’Istituto espresso italiano (Iei), di cui fanno parte torrefattori, costruttori di macchine per caffè e macinadosatori e altre aziende della filiera, tutela e promuove la cultura dell’espresso e del cappuccino italiani di qualità. Oggi conta 37 aziende aderenti con un fatturato aggregato di circa 700 milioni di euro. Per maggiori info basta cliccare qui.

Hausbrandt presenta il cocktail Coffee Negroni di Bruno Vanzan

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coffe negroni hausbrandt
Coffee Negroni (immagine concessa)

TRIESTE – Hausbrandt, con il suo mondo di gusto fatto di passione, ricerca e innovazione, conferma il legame con Bruno Vanzan figura di spicco del bartendering internazionale. Rivisitare un grande cocktail all’italiana, il Negroni, in chiave moderna, con caffè Hausbrandt – questa la mission che ha spinto Bruno Vanzan alla creazione del “coffee cocktail” per Hausbrandt.

Hausbrandt presenta il Coffee Negroni

Coffee Negroni è un cocktail a base di caffè espresso con Vermouth ambrato, bitter, gin, liquore alla nocciola e ghiaccio, che stupisce ed entusiasma per versatilità e carattere.

hausbrandt caffè
Il caffè Gourmet 100% Arabica (immagine concessa)

Per questa creazione è stata scelta la miscela top di gamma: Gourmet, 100% Arabica – con i suoi sentori di agrumi e spezie al palato rivela un gusto finissimo di cacao e ben si abbina agli altri ingredienti del cocktail. La straordinaria versatilità del caffè si esprime in un drink che segna il passo delle tendenze nel dinamico settore del bartendering.

La ricetta

Ingredienti

  • 2 cl Vermouth ambrato
    (circa 1/3 di tazzina espresso)
  • 2 cl Bitter
    (circa 1/3 di tazzina espresso)
  • 2 cl Gin (circa 1/3 di tazzina espresso)
  • 3 cl caffè (espresso o preparato con la moka)
    Hausbrandt miscela Gourmet
  • 3 cl Liquore alla nocciola
    (circa metà tazzina espresso)
  • Ghiaccio a cubetti
  • Cubo di ghiaccio

Guarnizione

  • n. 1 fetta di arancia
    disidratata
  • n. 1 bastoncino di radice di
    liquirizia
  • n. 1 anice stellato
  • Alc. 18% Vol

Preparazione

• Riempire il bicchiere tumbler con dei cubetti di ghiaccio e con l’aiuto di un barspoon mescolare il ghiaccio per raffreddare le pareti del bicchiere;
• Scolare l’acqua in eccesso con l’aiuto di uno strainer;
• Aggiungere gli ingredienti nel mixing glass iniziando dal vermuth ambrato, il bitter, il gin, il caffè Hausbrandt,
il liquore alla nocciola come ultimo ingrediente;
• Aggiungere dei cubetti di ghiaccio nel mixing glass e mescolare bene tutti gli ingredienti con l’aiuto del barspoon;
• Rimuovere il ghiaccio dal bicchiere tumbler e versare il contenuto del mixing glass filtrando il ghiaccio con l’aiuto dello strainer;
• Aggiungere il cubo di ghiaccio (il cubo di ghiaccio si scioglie più lentamente rispetto ai cubetti ed il cocktail mantiene il suo sapore originale oltre che rimanere freddo più a lungo)
• Decorare con la fetta di arancia disidratata, la radice di liquirizia e l’anice stellato.