martedì 02 Dicembre 2025
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Mercati del caffè: arabica in ripresa, robusta altalenanti

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Il logo dell'Ice

MILANO – Mercati del caffè in ripresa alla fine della settimana trascorsa. A New York, il contratto per scadenza settembre è tornato in territorio positivo giovedì 20 e venerdì 21 luglio, recuperando 635 punti dai minimi di mercoledì, per chiudere l’ottava a 161,85 centesimi sostenuto soprattutto dal real brasiliano, ai massimi delle ultime due settimane sul dollaro.

Ice Robusta sull’ottovolante: il contratto principale (settembre) è volato a 2.604 dollari, mercoledì 19 luglio, ha perso 68 dollari nella successiva seduta di giovedì, ma ha recuperato venerdì terminando la settimana in ripresa di 66 dollari, a quota 2.602.

Entrambi i mercati del caffè risentono del basso livello delle scorte certificate

Per quanto riguarda Londra, gli stock sono scesi, la settimana scorsa, a un nuovo minimo storico di 5.273 lotti, pari a 878.833 sacchi. Le scorte di New York si attestano a 535.870 sacchi, minimo degli ultimi 8 mesi.

Intanto è allarme El Niño in Vietnam e in tutta l’Asia di sud est. In un suo recente report, la filiale vietnamita del colosso bancario Hsbc mette in guardia sui rischi del fenomeno, che potrebbe portare siccità e scarsità idrica, con conseguenze per l’agricoltura, ma anche per la produzione di energia idroelettrica.

Nel rapporto – intitolato “Prospettive Asean– l’arrivo de El Niño –gli analisti di Hsbc indicano, tra le produzioni maggiormente a rischio, quelle di riso, palma da olio e caffè.

L’intenso episodio El Nino del 2016 ebbe gravi conseguenze per l’economia vietnamita

Il raccolto di riso – di cui il Vietnam è il quinto produttore mondiale – calò del 10%. Il raccolto vietnamita 2016/17 di caffè subì una flessione di oltre 2,2 milioni di sacchi (fonte: Usda), risentendo dei danni arrecati dalla siccità a circa un quinto delle superfici coltivate.

Quest’anno, il bilancio deve tenere conto anche del forte calo preventivato per il raccolto dell’Indonesia, secondo produttore di robusta dell’area, dovuto a eventi meteorologici pregressi (forte siccità).

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Rancilio Specialty a Tokyo per l’Espresso italiano champion Japan 2023, il 4 agosto

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rancilio japan
Rancilio Specialty a Espresso italiano champion Japan 2023 (immagine concessa)

VILLASTANZA DI PARABIAGO (Milano) – Un nuovo appuntamento aspetta tutti gli appassionati dell’espresso italiano il 4 agosto 2023 a Tokyo, Giappone. Rancilio Specialty RS1 si unirà a Rancilio Grindtech Kryo come sponsor ufficiali della sesta edizione giapponese dell’Espresso italiano champion.

Ospitato dall’Associazione italiana espresso (Iei) in collaborazione tecnica con l’Istituto internazionale assaggiatori caffè (Iiac), l’evento vedrà tredici baristi professionisti sfidarsi per ottenere il prestigioso titolo di miglior esperto di espresso italiano del Giappone.

Rancilio Specialty  per l’Espresso italiano champion Japan

In soli undici minuti, i concorrenti dovranno mettere in mostra le loro abilità utilizzando la tecnologia di estrazione RS1 e la precisione granulometrica di Kryo per creare quattro espresso e quattro cappuccini che rispecchino la lunga tradizione italiana.

Con la propria vittoria, il campione avrà l’opportunità di avanzare alla finale internazionale che si terrà il prossimo ottobre 2023 presso Host Milano. In palio anche una Rancilio Silvia, la macchina per espresso progettata appositamente per la casa.

Riguardo Espresso italiano champion Japan 2023

  • 04 agosto 2023
  • Dalle 10 alle 16:30
  • Tokyo Big Sight East Halls (qui la posizione su Google Maps)
  • 3 Chome-11-1 Ariake, Koto City
  • Tokyo 135-0063, Giappone

illycaffè si allea con la quotata Hangzhou Onechance Tech, occhi sul mercato cinese: “In Borsa, ingresso entro il 2026”

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scocchia illycaffè
Cristina Scocchia amministratore delegato illycaffè (foto concessa)
MILANO – illycaffè – gruppo controllato all’80% dalla famiglia Illy e al 20% dal fondo Rhone Capital – punta alla Cina, per portare l’espresso italiano nella terra legata tradizionalmente ad un’altra bevanda: il tè. Un mercato che rappresenta un obiettivo importante per l’azienda triestina, che vuole rafforzarsi sia online che nel canale domestico grazie alla partnership con Hangzhou Onechance Tech, gruppo da 800 milioni di capitalizzazione presente sulla Borsa di Shenzen.
L’amministratore delegato, Cristina Scocchia, ha rilasciato un’intervista su questi prossimi sviluppi – quotazione in borsa e triplicare gli affari in Cina entro il 2026, aumento dei ricavi e della distribuzione globale con grandi investimenti, tra cui quello nello stabilimento produttivo di Trieste per 120 milioni – nell’articolo firmato da Sara Bennewitz su Repubblica. 

illycaffè alla conquista della Cina con la capsula di caffè solubile da aprire sul momento

Prodotto che è più in linea con l’abitudine cinese più incline a consumare tè e infusi: una strategia che illycaffè, così come ricorda Cristina Scocchia su Repubblica, ha applicato per ogni mercato su cui ha cercato di penetrare, a partire dagli Stati Uniti con il cold brew e le lattine.
E ora il piano è quello di estendersi con l’apertura di nuovi punti vendita – che il ceo definisce su Repubblica come la bandiera per investire sul marchio – per rafforzarsi nelle zone dove il brand ancora non è capillare. Cristina Scocchia racconta a Repubblica “Abbiamo 176 punti vendita tra negozi e gestione diretta e franchising e puntiamo a raddoppiare aprendo altri 150 franchising entro il 2026“.
L’intervista completa, a questo link.

Starbucks apre a Bari, le prime polemiche: nel video promo si parla napoletano

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Il logo di Starbucks

BARI – Ormai è tutto pronto per l’inaugurazione del nuovo punto vendita di Starbucks a Bari in via Argiro 112. Si tratta del primo locale del brand a stelle e strisce in Puglia (ne abbiamo parlato qui). L’apertura è prevista per il 27 luglio ma le prime polemiche non tardano ad arrivare.

Le polemiche sul video promo del nuovo Starbucks di Bari

Nel video ufficiale rilasciato sul canale Starbucks di Instagram, la protagonista della pubblicità afferma con un chiaro accento partenopeo “V’aspettamm”: ciò ha indispettito alcuni baresi che si sono lamentati dell’inflessione linguistica che non ricorda quella barese bensì il dialetto napoletano.

Il brand ha subito rassicurato i futuri clienti affermando che la testimonial del promo è originaria di Bari e lavorerà nella nuova sede.

 

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Milano: dal bar Iter l’intelligenza artificiale che crea drink

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Il Duomo di Milano (Foto di Dimitri Vetsicas da Pixabay)

Nel bar Iter a Milano, situato sui Navigli, è l’intelligenza artificiale a creare e realizzare i drink per i clienti. C’è di più: nel locale a settembre arriveranno 8 cocktail inventati da Chat Gpt, realizzati dopo un breve botta e riposta con il bartender. Leggiamo di seguito la prima parte della notizia pubblicata sul portale d’informazione Cool In Milan.

Intelligenza artificiale nel bar Iter a Milano

MILANO – Volete assaggiare un drink creato dall’intelligenza artificiale? Allora non dovete perdervi questo posto. Da Iter a Milano, è proprio l’intelligenza artificiale a inventare e realizzare il drink. A tal proposito, a settembre arriveranno 8 cocktail inventati da Chat Gpt, realizzati dopo un breve botta e riposta con il bartender. Il risultato finale, quindi, è un cocktail creato a quattro mani, dove il barman ha dovuto solo aggiungere il suo tocco personale.

Riportiamo, quindi, le parole di Carlo dall’Asta, uno dei soci di Iter, il quale spiega a Cool in Milan:

“Abbiamo utilizzato ChatGPT, un’intelligenza artificiale open source, per creare le ricette dei nostri drink. Abbiamo iniziato a dialogare con il modello AI, ponendo domande sempre più specifiche e rielaborando poi le risposte ottenute. Siamo riusciti a sviluppare otto drink unici, interamente creati dall’AI, che abbiamo poi consegnato ai nostri bartender perfezionandole ulteriormente con tocchi personali”.

In questo senso, si vuole sfidare tutta la clientela a domandargli cosa è realizzato dall’uomo e cosa dalla macchina. Si tratta di una vera e propria provocazione, nata dalla voglia di sperimentare e spinta dalla curiosità verso un argomento molto attuale.

Infatti, come spiega sempre Carlo Dall’Asta a Cool in Milan: “L’idea è nata a fronte di questa tendenza a interagire sempre di più l’AI. Ci piaceva l’idea di stuzzicare il cliente e invitarlo a riflettere su questi sistemi sempre più presenti nelle nostre vite: cosa è reale e cosa non lo è?”.

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Il caffè contrasta l’aggregazione delle proteine Tau, sintomo dell’Alzheimer: lo studio

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Uno studio condotto dall’Università di Verona aggiunge evidenze positive per il ruolo del caffè nel contrastare l’aggregazione delle proteine Tau, uno dei sintomi della malattia di Alzheimer. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche, secondo il team di ricerca italiano lo studio potrebbe aprire la strada alla progettazione di altri composti bioattivi contro le malattie neurodegenerative. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Quotidiano Sanità.

Il caffè valido alleato contro l’Alzheimer

MILANO – Il caffè espresso fornisce una scossa ultra-concentrata di caffeina e aiuta il cervello a proteggersi dalla malattia di Alzheimer, inibendo l’aggregazione delle proteine Tau. È quanto emerge da uno studio tutto italiano condotto dall’Università di Verona e pubblicato dal Journal of Agricultural and Food Chemistry.

Diversi studi avevano già evidenziato come il caffè possa avere effetti benefici contro alcune malattie neurodegenerative, tra cui quella di Alzheimer. Sebbene i meccanismi esatti di questa azione non siano chiari, si pensa che un ruolo importante lo svolga la proteina Tau.

Nelle persone sane, le proteine Tau aiutano a stabilizzare le strutture del cervello; quando invece si sviluppano alcune patologie neurodegenerative, le proteine Tau si raggruppano tra loro formando dei cluster che danneggiano il cervello. Prevenire questa aggregazione può ridurre i sintomi delle malattie neurodegenerative.

Lo studio

Il team italiano – guidato da Mariapina D’Onofrio – ha estratto alcuni frammenti da chicchi di caffè e ne ha caratterizzato la composizione chimica utilizzando la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare. Tra i composti, i ricercatori hanno selezionato gli alcaloidi caffeina, teobromina – presente anche nel cioccolato – trigonellina e il flavonoide genisteina, su cui si sono concentrati per ulteriori esperimenti. Queste molecole, oltre all’estratto complessivo, sono state incubate, in vitro, insieme a una forma abbreviata della proteina Tau per 40 ore.

Per leggere lo studio completo basta cliccare qui

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Forbes Italia nomina tra le 100 donne di successo, Fausta Colosimo e Rossanna Bettini Illy

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fausta colosimo forbes
Fausta Colosimo in mezzo ai sacchi di caffè (foto concessa)
MILANO – Forbes Italia ha stilato la sua lista per il 2023,  con i nomi delle 100 professioniste che si sono distinte per le loro capacità, ciascuna nel proprio settore: quello del caffè e del cioccolato sono rappresentati da due personaggi ben conosciuti per le loro competenze imprenditoriali.

Forbes Italia: compaiono nella lista, Fausta Colosimo Head of international markets di Caffè Trucillo e Rossana Bettini Illy, presidentessa dell’Istituto Internazionale Chocolier

Due donne che sono già apparse anche su queste pagine (qui e qui) per raccontare proprio la loro esperienza e gli obiettivi raggiunti nei propri campi.
Qui è possibile consultare l’elenco completo delle donne che hanno supportato la crescita dell’Italia.

Cacao 4.0? Si lavora sulla tostatura, gli ingredienti e il palato: le prospettive

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fave cacao ghana africa america Emily Urías cioccolato virus modica svizzera
Le fave di cacao (Pixabay licensed)
MILANO – Anche il cacao è un prodotto in evoluzione, inserito all’interno di una filiera che deve affrontare diverse sfide per il futuro: si parla di nuovi processi di coltivazione, innovative tecniche di lavorazione, e sono tanti gli studi che ne raccontano le prospettive. Dal Journal of Agricultural and Food Chemistry che ha pubblicato il lavoro dei ricercatori del Virginia Tech e dell’Università dell’Illinois con focus sulla torrefazione del cacao, alla ricerca comparsa su Applied Materials & Interfaces svolta dall’Università di Leeds, nel Regno Unito centrata sulle percezioni sensoriali, gli esempi sul tema si sprecano.

Cacao: cosa ci aspetta

Primo punto: innovare sui metodi di lavorazione. Proprio come avviene con il caffè, anche il cacao ha bisogno di esser trasformato attraverso il processo della tostatura che incide sugli aromi finali. In questa fase delicata, è importante tenere conto di quei composti volatili che, se da un lato contribuiscono a conferire le note caramellate e di nocciola, dall’altra potrebbero coprire delle sfumature più labili come i sentori floreali e fruttati.
A seconda quindi del grado di cottura che si esercita sul cacao, questo potrà presentarsi con caratteristiche aromatiche piuttosto differenti e particolari. Lo spazio per fare sperimentazioni e ricerca su questo fenomeno, è aperto per gli artigiani più visionari.
Un altro punto da esplorare, riguarda la sensazione al palato. Come ha dimostrato il secondo studio che abbiamo citato precedentemente, quello che si avverte come prima sensazione sulla lingua è determinato dai grassi in superficie (ma non dalla loro quantità). Sono questi che, entrando in contatto con la saliva, formano le prime goccioline di cioccolato che inviano al cervello una sensazione piacevole.
Prospettive per il mercato? Pensare a realizzare un cioccolato che abbia uno strato di grasso che si riduce gradualmente dall’esterno all’interno: questo allungherebbe da una parte l’esperienza gradevole percepita dal cervello, e dall’altra si ingerirebbero meno grassi – cosa preferibile per il corpo -.
Certamente, nel futuro del cacao, si parla di sostenibilità – e non potrebbe esser altrimenti, considerata la pervasività di questa tematica nell’ultimo periodo per le aziende e i consumatori – e un esempio virtuoso è la start up WNWN Foods Labs. Attiva da anni nella sua sede a Londra, è riuscita ad ottenere il primo cioccolato amaro senza cacao ma abase di orzo e carrube biologiche con tanto di certificazione e originarie dalla nostra Italia e dalla Spagna. La fermentazione è inclusa nel processo, insieme ad altri ingredienti come il burro di karité dal Ghana e lo zucchero a dosi limitate.
La ricerca della start up non si arresta a questa prima soluzione. Perché se da un lato si sono posti l’obiettivo di 15-50 micrometri di calibro delle particelle di cacao (che si trova tra i 15 e i 19 micrometri per un prodotto gourmet e tra i 22 e i 25 per quelli commerciali), dall’altro si studia per riprodurre la versione con un mix tra la bevanda vegetale a base di avena e lo zigolo dolce.
Quindi per questa azienda innovativa, il cacao del futuro sarebbe, semplicemente, senza cacao.

Cacao of Excellence in collaborazione con Eurochocolate, 13-22/10

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cacao of excellence eurochocolate
Cacao of Excellence ed Eurochocolate uniscono le forze per celebrare il cacao di qualità e i suoi produttori (immagine concessa)

PERUGIA – Cacao of Excellence, organizzazione leader dedicata alla promozione del cacao di qualità superiore e al riconoscimento dei suoi produttori, annuncia la sua collaborazione con Eurochocolate, il rinomato festival europeo del cioccolato di Perugia, Italia. Insieme, intendono presentare la cultura, la storia e gli straordinari produttori dell’antica coltura del cacao. La partnership culminerà con la partecipazione di Cacao of Excellence all’attesissimo Festival Eurochocolate del 2023, che si terrà dal 13 al 22 ottobre 2023.

Cacao of Excellence insieme a Eurochocolate

Eurochocolate è un evento annuale che ha affascinato gli appassionati di cioccolato fin dalla sua nascita nel 1994. Il festival, che si svolge nell’affascinante città di Perugia, attira ogni anno quasi un milione di visitatori, sia turisti che italiani.

La kermesse di quest’anno ha un significato ancora maggiore, poiché è di questi giorni la notizia di una nuova entusiasmante avventura: la prossima costruzione nello storico edificio del Mercato Coperto di Perugia de “La Città del Cioccolato“: una struttura permanente (2.800 mq) dedicata esclusivamente al mondo del cacao e del cioccolato che sarà inaugurata nell’ottobre 2024 in occasione del 30° anniversario di Eurochocolate.

L’innovativa struttura sarà dotata di una fattoria dimostrativa e di un laboratorio dimostrativo del cioccolato, offrendo ai visitatori un’esperienza accattivante che illustra l’intero percorso dal cacao al cioccolato. Con la costruzione di questa struttura all’avanguardia, l’azienda riafferma il proprio impegno nei confronti dell’industria del cacao e promuove una visione inclusiva per il futuro del cioccolato.

La collaborazione tra Eurochocolate e Cacao of Excellence rappresenta una naturale estensione dei valori fondamentali di Eurochocolate, in quanto il Festival ha sempre riconosciuto e celebrato la diversità dei Paesi produttori di cacao e gli agricoltori che dedicano la loro esperienza alla coltivazione del cacao più pregiato del mondo.

Insieme, coglieranno l’opportunità offerta dal Festival Eurochocolate per promuovere e onorare il cacao di alta qualità, evidenziare la diversità del cacao e riconoscere l’inestimabile contributo dei produttori di cacao.

“Siamo entusiasti di collaborare con Eurochocolate, un festival che condivide la nostra passione per il cacao e riconosce l’importanza di sostenere le comunità produttrici di cacao”, ha dichiarato Brigitte Laliberte, direttore di Cacao of Excellence. “Il Festival Eurochocolate è la piattaforma perfetta per mostrare gli eccezionali sapori e le storie che si celano dietro questa straordinaria coltura. Unendo le forze, possiamo accrescere la consapevolezza e l’apprezzamento per il cacao di alta qualità, celebrando al contempo gli agricoltori impegnati che rendono possibile tutto questo”.

I visitatori del Festival Eurochocolate 2023 potranno godere di un’esperienza coinvolgente, caratterizzata da esposizioni interattivesessioni didattiche e degustazioni curate da Cacao of Excellence. La presenza di Cacao of Excellence rafforzerà senza dubbio la reputazione del festival come il più grande festival del cioccolato in Europa, consolidando la sua posizione di evento imperdibile per gli appassionati, i professionisti e gli intenditori di cioccolato di tutto il mondo.

Cacao of Excellence è guidato dall’Alleanza tra Bioversity International e il Centro Internazionale per l’Agricoltura Tropicale (CIAT), un’organizzazione internazionale di ricerca per lo sviluppo con sede a Roma, Italia. L’Alleanza fornisce soluzioni basate sulla ricerca in più di 70 Paesi in quattro continenti, che sfruttano la biodiversità agricola e trasformano in modo sostenibile i sistemi alimentari per migliorare la vita delle persone in una situazione di crisi climatica, in modo da sostenere il pianeta, promuovere la prosperità e nutrire le persone.

Il rapporto con le altre agenzie internazionali di sviluppo agricolo con sede a Roma, come l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) e il Programma Alimentare Mondiale (WF), nonché con il settore italiano della ricerca e dello sviluppo, è molto importante per l’Alleanza e Cacao of Excellence, così come i collegamenti con le diverse Iniziative Sostenibili Europee relative al cacao e al cioccolato.

Inoltre, Cacao of Excellence si trova in una posizione unica in Italia per ricevere fave di cacao da tutto il mondo senza che la produzione sia minacciata da parassiti e malattie.  Lavora a stretto contatto con gli attori della catena del valore e mette in mostra l’esclusiva produzione di cioccolato di qualità superiore, made in Italy.

Per maggiori informazioni su Cacao of Excellence e sulla sua collaborazione con Eurochocolate, è possibile cliccare qui.

La scheda sintetica di Cacao of Excellence

Cacao of Excellence, guidata dall’Alleanza di Bioversity International e dal Centro Internazionale per l’Agricoltura Tropicale (CIAT), è una piattaforma globale che scopre, convoca, promuove e premia i produttori di cacao di eccellenza di ogni provenienza, concentrandosi sulla qualità superiore del cacao e sulla diversità dei sapori.

Dal 2009, la piattaforma organizza i prestigiosi premi globali Cacao of Excellence, che celebrano il lavoro dei coltivatori di cacao e mettono in mostra sapori eccezionali in tutto il mondo. La visione di Cacao of Excellence è quella di guidare l’espansione del cacao di qualità superiore, assicurando la prosperità di un maggior numero di produttori e beneficiando di sistemi agricoli resilienti.

Riconoscendo, preservando, valorizzando e promuovendo la qualità del cacao e la diversità dei sapori lungo tutta la catena del valore, miglioriamo i mezzi di sussistenza dei piccoli agricoltori e promuoviamo la sostenibilità della catena di approvvigionamento del cacao, favorendo comunità prospere, resilienti e sane, dalle origini ai consumatori.

Susanna, la farmer colombiana: “Il caffè non è soltanto bevanda: è una famiglia, è creare progetti”

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Susanna all'opera (foto concessa)

MILANO – Dopo aver introdotto qui la realtà della famiglia di coltivatori in Colombia (la prima parte è qui), con una panoramica di quello che sta succedendo tra i farmers locali e alla materia prima, il racconto continua: i temi affrontati vanno dal cambiamento climatico, alle certificazioni biologiche e sul futuro per questo mercato.

Le certificazioni biologiche sono davvero vantaggiose per voi coltivatori o sono più che altro uno strumento di marketing?

“Per un’azienda è molto costoso: essere certificati come biologico aumenta il valore del caffè per un massimo del 20%, che non è tantissimo. Quindi ottenere questo riconoscimento, per me, attualmente non vale la pena. Inoltre, i parametri da soddisfare non rispecchiano spesso le condizioni effettive che si trovano nel campo, in quanto sono state fissate secondo le esigenze degli acquirenti.

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Uno dei sacchi di caffè dal laColombia(foto concessa)

Il mercato richiede queste certificazioni ma è molto difficile applicare gli stessi standard in piantagione. Si tratta di parametri che sono stati pensati per aziende agricole europee e statunitensi: le esigenze dei consumatori hanno creato la richiesta di certificazioni che però sono state stabilite negli Usa e che non funzionano nei Paesi d’origini.

Per esempio uno dei punti è la tracciabilità, una parola che però l’80% dei coltivatori non conosce neppure. Non hanno gli strumenti e i documenti necessari per raggiungerla. “

Nei Paesi consumatori, dall’altra parte della filiera, si parla spesso della digitalizzazione come una svolta rivoluzionaria anche alle origini: secondo voi, in Colombia è effettivamente così?

“E’ un tema molto complesso. Ho parlato con famiglie che non hanno neppure il cellulare. E non è possibile avere milioni di Susanna nel mondo come me ad aiutarli. In generale dobbiamo considerare che i coltivatori non hanno completato le superiori. Molte tecnologie sono pensate per i mercati occidentali e spesso non sono adattabili alle reali esigenze dei coltivatori.

Potrebbero portare in teoria dei vantaggi, ma non sono a disposizione di tutti. Molte persone rimarranno indietro, senza cellulari e internet: quest’ultimo è il primo vero passo per poter procedere alla digitalizzazione. Si tratta di un processo che sta avvenendo davvero in maniera lenta rispetto al resto del mondo come gli Stati Uniti. I più giovani che sono più pratici di questi strumenti, cercano altre opportunità.”

Hector: “In tanti non hanno gli strumenti digitali. Anche internet non è arrivato a coprire tutte le parti rurali. La tecnologia dei macchinari è piuttosto difficile da avere, non soltanto per l’agricoltura, ma per qualsiasi aspetto della vita: ancora qua tiriamo il latte a mano. Le macchine sono molto costose e quindi difficilmente un contadino potrà procurarsele, come per esempio un trattore. I giovani che imparano a usare la tecnologia difficilmente restano a lavorare nei campi, perché vanno nelle città o addirittura in altre nazioni.”

Il difficile tema legato al prezzo: avere contatti diretti con micro torrefattori aiuta ad alzarlo?

“Sì, il contatto diretto aiuta il nostro commercio. Noi siamo un caso speciale, perché abbiamo trovato in Pablo un interlocutore diretto con il tostatore in Europa. Ma in questo momento stiamo ancora costruendo una rete che si basi su meno intermediari possibili tra noi e il consumatore finale.”

Pablo: “Nell’azienda in cui lavoro, ci sono almeno 3 intermediari tra le origini e il cliente. E questa rappresenta il modello più semplice. In questo caso riesco a promuovere questo commercio come fair trade. Ma chi non ha un contatto come il mio, resterebbe isolato dal mercato. Avrebbero bisogno di entrare in una rete fatta di molti interlocutori. Normalmente i farmers non hanno contatti con i torrefattori. È raro, perché spesso si passa attraverso i green coffee traders. Questo determina un minor guadagno per i coltivatori stessi ed è il quadro più diffuso in Colombia.”

Quali sono le difficoltà maggiori dal punto di vista della logistica e di solito quanti intermediari sono necessari per spedire il vostro caffè dalla Colombia?

“Siamo attualmente in una fase di apprendimento proprio di questi meccanismi e dobbiamo capire in che modo superare le difficoltà logistiche e costruire una filiera con un numero di intermediari che sia il più basso possibile. Non è facile. Ci sono tanti passaggi da fare e documenti da riempire: non si può fare senza coinvolgere più figure.”

Mentre il cambiamento climatico? Come riuscite ad affrontare questo fenomeno?

Hector: “Il cambiamento climatico è una cosa reale che si avverte concretamente. Prima si poteva stabilire genericamente quali sarebbero stati i mesi di pioggia, mentre ora è sempre più difficile fare delle previsioni di questo tipo. Lo stesso vale per le tempeste che oggi sono più violente e fanno più danno. Abbiamo molti terreni impoveriti a causa dei classici modelli agricoli.

Ultimamente stiamo notando che altre persone copiano poco a poco il nostro modello di finca, riservando alcune aree protette per l’acqua, degli alberi, della fauna come uccelli e serpenti. Siamo stati i primi che non hanno voluto toccare neppure un albero – che di solito vengono tagliati e utilizzati – con grande sorpresa dei nostri vicini. Si chiedono il motivo e noi spieghiamo che sono importanti per l’acqua. Noi possiamo cercare di contrastare il cambiamento climatico per le prossime generazioni.”

Susanna: “Ci mancano le competenze tecniche avanzate. Quello che facciamo per la nostra finca è studiare, ottenere maggiori informazioni per migliorare le pratiche agricole. Così che possiamo diventare ancora una volta un esempio per gli altri che poi potranno replicare i nostri metodi. Siamo gli unici a non usare i pesticidi, paghiamo per tenere sotto controllo le erbacce manualmente e conservare meglio le piante. Piantiamo gli alberi, conserviamo l’acqua, trattiamo le polpe del caffè: dimostriamo che è possibile farlo in modo da convincere gli altri.

Non conosciamo molti altri strumenti per combattere il cambiamento climatico. Stiamo anche studiando delle nuove varietà che siano più resistenti all’eccesso o alla mancanza di acqua. E una volta trovate, le piantiamo nella nostra finca: lo abbiamo già provato con una varietà resistente alla Roja.”

Avete attivato strategie per rendere il lavoro nei campi ancora attraente per i giovani che si solito si allontanano dalla produzione o persino dalla Colombia?

“Penso che questo tema sia uno dei problemi più grandi del settore agricolo in questo momento nei Paesi produttori. Per questo motivo stiamo cercando di implementare nella finca in modo che sia un esempio per tutti. Un’altra strategia è offrire condizioni contrattuali migliori per garantire la sanità e la sicurezza sociale. In modo che chiunque possa vivere degnamente con un guadagno interessante ottenuto dal proprio lavoro.

La persona che si occupa per noi dell’amministrazione, arriva dalla città insieme a tutta la sua famiglia: siamo riusciti quindi ad attirarlo fin qui nel campo. Questo è un esempio meraviglioso del fatto che sia possibile invertire il processo: portiamo pazienza e gli dedichiamo il tempo necessario per insegnargli le corrette pratiche agricole. Vedendo che i campi sono un’opportunità di lavoro interessante, a sua volta racconterà agli altri cittadini che esiste una realtà concreta fuori dalla città.

Un’altra cosa da fare è pagare degli stipendi più elevati ai coltivatori. Se riesco a produrre il mio caffè come specialty e a venderlo direttamente, posso alzare un prezzo più alto e così rendo la mia piantagione sostenibile economicamente. Proponendo sul mercato invece una materia prima non differenziata, ad un costo minimo, non sono in grado di fare dei margini. In questo senso lo specialty può essere una buona opportunità di guadagno.”

“Anche se può essere un rischio – si collega Pablo – In una cooperativa ci si appoggia agli altri per produrre una materia prima di un certo livello: facciamo l’esempio di 600 farmers che trovano in Europa un buon acquirente come può essere Lavazza o Ima, interessato agli specialty coffee, allora tutto procede come previsto.

Ma cosa succede se anche soltanto uno o due farmers di questa cooperativa non seguono gli stessi standard qualitativi? Che i restanti 598, che cercano di fare qualità, soffriranno la competizione. Bisogna esser tutti convinti e agire nella stessa maniera, ma non è molto semplice muoversi tutti coordinati. E poi bisogna anche rispettare le condizioni contrattuali in ogni caso.

Ci sono tanti elementi che sono fuori controllo del contadino come il cambiamento climatico, malattie della pianta, e la qualità quindi può essere danneggiata all’improvviso. E in questo caso non si può contare sugli specialty.”

Che cosa direste agli italiani che non vogliono assolutamente pagare un espresso più di un euro?

“Si dovrebbe raccontare come nasce un espresso, il lavoro dietro che noi produttori portiamo avanti. Il caffè non è soltanto una bevanda: è una famiglia, è un progetto, un anno di coltivazione (con tre anni di processo precedenti, la selezione a mano per permettere l’esportazione di un prodotto maturo). Sono persone, tempo, sacrifici che vanno considerati. Una tazza di caffè è molto più di quello che si vede nel bar.”

Hector: “Il caffè dovrebbe costare in Italia almeno un euro e cinquanta. E dovrebbero esserci meno intermediari: del prezzo finale, la maggior parte dovrebbe andare al produttore e non all’intermediario. C’è troppa speculazione sul caffè. Se volete conservare il Pianeta, contrastare il cambiamento climatico, pagate un euro e cinquanta il caffè.”

E in conclusione, che cosa intravedete per il futuro del caffè della Colombia?

“Sono una persona molto positiva e quindi, a fronte di tutte le difficoltà che dobbiamo affrontare dalla finca al Paese, credo che il caffè è un prodotto che ha un futuro. Le persone continuano a investire in questo prodotto, perché ha alle spalle una lunga storia. Ci sono delle donne che devono tutto al caffè. Non è un business facile, ma resta il motore delle famiglie colombiane, così come lo è per noi.

Stiamo investendo tutto in questo nostro progetto, tracciando un futuro anche con la formazione di una cooperativa di specialty coffee. Ci sono dei problemi, ma stiamo lavorando per trovare delle soluzioni.”