Rancilio Specialty Invicta nel Regno Unito per The Barista League Bristol (immagine concessa)
VILLASTANZA DI PARABIAGO (Milano) – Il 9 settembre 2023, la vivace e culturale città di Bristol si animerà con l’emozionante competizione diBarista League, sponsorizzata da Rancilio Specialty Invicta. Ventiquattro baristi, dodici squadre, ma solo due campioni. La macchina per caffè per espresso professionale a caldaia singola Rancilio Specialty Invicta offrirà la sua eccezionale tecnologia di pre-infusione ed estrazione per guidare i partecipanti attraverso tre round di sfide animate a tema caffè e per aiutarli a mettere in risalto i sapori e gli aromi unici di ogni miscela.
Rancilio Specialty Invicta per The Barista League Bristol
Durante la competizione, i baristi dovranno dimostrare il loro talento e la loro competenza davanti a sei selezionati specialisti del caffè, che si uniranno alla giuria di esperti per questo evento.
Nell’atmosfera vivace e dinamica di Bristol, gli ospiti potranno godere di ottima musica, cibo e caffè dei migliori torrefattori della zona mentre tifano per la loro squadra preferita. Tutto incluso in un’esperienza indimenticabile per tutti gli appassionati di caffè.
Sergio Iardella, senior partner di Bain & Company (immagine concessa)
MILANO – Il settore horeca è solido, avendo chiuso il 2022 in crescita rispetto all’anno precedente, seppur ancora indietro del 4% rispetto al 2019. Se il 2022 si è rivelato un anno di stabilizzazione per il settore della ristorazione – con alcuni trend strutturali (come lo smart-working e i servizi di delivery) legati alla pandemia che rimarranno, seppur ridimensionati e normalizzati – il rallentamento della crescita economica nel 2023 non sembra condizionare significativamente il settore fuori casa, il cui giro d’affari è atteso in (lieve) aumento quest’anno.
Ecco cosa emerge dall’approfondimento di Bain & Company Italia realizzato in occasione del Rapporto Annuale Ristorazione curato da Fipe-Confcommercio, presentato lo scorso 4 aprile a Roma.
L’approfondimento di Bain si focalizza in particolare sui trend che stanno caratterizzando il settore Horeca e sul punto di vista e le prospettive degli operatori della filiera.
“I consumatori”, spiega Sergio Iardella, senior partner di Bain & Company, “preferiscono risparmiare su altri beni e servizi anziché rinunciare a socialità e convivialità. Tuttavia, nonostante le prospettive positive per il canale fuori casa, ci aspettiamo che l’inflazione che sta caratterizzando la prima metà del 2023, ci accompagni anche per il resto dell’anno, generando potenzialmente alcune conseguenze: aumento dei prezzi al consumo, ampliamento del divario tra segmenti premium e value, potenziale contrazione della spesa nel fuori casa qualora la riduzione della capacità di spesa dei consumatori comprima ulteriormente le spese discrezionali. In questo contesto, è fondamentale che i protagonisti della ristorazione adottino strategie mirate a mitigarne l’impatto”.
Infatti, secondo più dell’80% degli operatori horeca intervistati, sia l’industria dei beni di largo consumo che gli esercenti sembrano aver sofferto sensibilmente l’aumento dei costi che hanno potuto solo parzialmente mitigare trasferendolo ai consumatori finali tramite un incremento dei prezzi.
“Guardando al resto dell’anno, gli operatori dell’industria non prevedono ad oggi una contrazione dei consumi significativa nel canale a fronte della pressione inflattiva. Lo scenario del 2023 rimane cautamente positivo, con la maggioranza degli intervistati che prospetta – per l’anno in corso – una crescita del segmento nell’ordine del +5-10% rispetto al 2022”, continua Aaron Gennara Zatelli, partner di Bain & Company.
La tenuta del settore nel 2023 sarà guidata da diversi fattori: innanzitutto, la stabilità della domanda dei consumatori italiani. Poi, la premiumizzazione sostenuta dalla maggiore attenzione da parte dei consumatori verso la qualità degli ingredienti, la ricerca di unicità e la sostenibilità dei prodotti offerti. Inoltre, contribuiscono alle previsioni positive la ripresa del turismo internazionale e la tenuta dei sotto-canali con offerte più accessibili e dei canali premium.
Aaron Gennara Zatelli, partner di Bain & Company (immagine concessa)
La ripresa del turismo in Italia
Dopo il crollo registrato nel 2020, l’Italia ha visto una graduale ripresa del turismo, soprattutto in ingresso ed a fine 2022, con presenze sempre più vicine ai livelli pre-Covid (-10% vs 2019), e con ottime prospettive per il 2023, dato l’allentamento dei lockdown in Cina. Tuttavia, per effetto dell’inflazione, oltre il 60% degli italiani ha dichiarato nella seconda metà del 2022 di voler programmare le vacanze preferendo il contesto nazionale.
L’aumento del turismo nel nostro Paese determina effetti positivi sul fuoricasa: il ritorno del turismo internazionale, infatti, sta portando una spinta ai volumi. Inoltre, l’elevata presenza di turisti stranieri ha fatto aumentare la spesa per consumi HoReCa, con un maggiore interesse verso le esperienze premium del settore.
Il lavoro da remoto cambia i consumi
Durante la pandemia, l’improvviso balzo in avanti dello smart-working ha stravolto profondamente il modo di lavorare, incidendo negativamente sull’intero settore della ristorazione funzionale, specializzato nelle colazioni e nei pasti lavorativi. Il “new-normal” del 2022 ha portato la normalizzazione di un modello ibrido, per cui il lavoro da remoto rimane strutturalmente per 2-3 giorni alla settimana, contribuendo a cambiare le abitudini alimentari dei consumatori europei.
Se, da un lato, abbiamo visto una riduzione della spesa per colazioni e pranzi consumati fuori casa, dall’altro abbiamo notato una forte inclinazione verso uscite serali per aperitivi e cene, in una prospettiva di consumo esperienziale, sociale e di gratificazione personale. Inoltre, durante il weekend, si registra un incremento di pasti consumati fuori casa e takeaways. Ancora più interessante è l’evoluzione della tendenza di consumare bevande alcoliche in club, bar o ristoranti che, tra il 2021 e il 2022, ha visto un aumento notevole, passando da un 15% a un 25%, con picchi del 40% in Spagna e in Italia.
Sostenibilità, fattore imprescindibile per rimanere nell’arena
La sostenibilità è ormai un fattore abilitante per competere nell’arena dei prodotti di largo consumo.
Il fenomeno della maggiore attenzione dei consumatori alla sostenibilità è in parte dovuto a una nuova responsabilità sociale aziendale, ma è anche una conseguenza della sensibilizzazione verso il tema da parte di un numero crescente di consumatori. La crescente attenzione dei consumatori verso le tematiche di sostenibilità ha spinto l’industria ad adottare pratiche più sostenibili nei processi produttivi e nei prodotti stessi.
Gli esercenti considerano quindi la sostenibilità nella loro offerta, utilizzando ingredienti a basso impatto ambientale o adottando pratiche socialmente responsabili. Tuttavia, si evidenzia ancora una discrepanza tra le intenzioni d’acquisto dei consumatori (prodotti sostenibili) e ciò che viene effettivamente comprato (prodotti meno sostenibili a prezzi più convenienti).
Delivery e consegne a domicilio, l’era della normalizzazione
Il severo lock-down pandemico ha dato una fortissima accelerazione allo sviluppo di modelli di “Food e grocery delivery”: negli ultimi 3 anni si è verificato un notevole sviluppo di piattaforme con servizi di consegna a domicilio, con una crescita a valore significativa di 2-3x volte da 1,5B€ a 4,0B€ tra il 2019 e il 2021.
Con la ripresa delle abitudini di consumo fuori casa – in Italia, come nel resto d’Europa – questo fenomeno sta rallentando. Tuttavia, nonostante questa normalizzazione, nel 2022, quasi 4 consumatori italiani su 10 hanno usufruito dei servizi di consegna a domicilio.
Per quanto riguarda il segmento specifico del food delivery, il mercato italiano è presidiato da 4 grandi player che presidiano circa il 95% del mercato totale: le barriere all’ingresso per eventuali nuovi player sono quindi considerevoli.
Gennara continua: “Consolidamento e digitalizzazione sono altri temi da anni fortemente ricorrenti nel settore, ma che sinora non hanno ancora trovato realizzazione né prevediamo possano trovarla nel breve periodo secondo la maggior parte degli operatori intervistati. Per quanto riguarda il primo tema, nonostante le complessità del contesto macro-economico finora non abbiamo osservato, nel settore, un tasso di chiusure particolarmente elevato né tra i punti vendita né tra i distributori del canale horeca”.
Gennara aggiunge: “La filiera si è dimostrata resiliente, grazie alla caratteristica dei family business che la contraddistingue. Gli esperti concordano che nel lungo periodo vi sarà la tendenza all’aumento di piccole (qualche decina di punti vendita) e grandi catene, ma nel breve periodo non si prevedono cambiamenti sostanziali, poiché gli esercizi indipendenti rimangono saldamente parte integrante del tessuto del fuori casa, risultando particolarmente elastici nell’adattamento”.
“Per far fronte all’attesa turbolenza nel settore del fuori casa e affrontare il potenziale riassetto competitivo che interesserà questo mondo, i principali attori dell’industria devono lavorare su tre aree fondamentali: offrire un’esperienza di consumo ben definita, adottare una gestione più consapevole del conto economico del locale e accogliere la sostenibilità come pre-requisito per competere”, conclude Iardella.
La scheda sintetica di Bain & Company
Bain & Company è l’azienda di consulenza globale che aiuta le aziende change-makers più ambiziose a definire il proprio futuro. Con 65 uffici in 40 paesi, lavoriamo insieme ai nostri clienti come un unico team con un obiettivo condiviso: raggiungere risultati straordinari che superino i concorrenti e ridefiniscano gli standard del settore.
L’approccio consulenziale di Bain è altamente personalizzato e integrato e, grazie alla creazione di un ecosistema di innovatori digitali, assicura ai clienti risultati migliori e più duraturi, in tempi più brevi. Il nostro impegno a investire oltre 1 miliardo di dollari in 10 anni in servizi pro bono mette il nostro talento, la nostra competenza e le nostre conoscenze a disposizione delle organizzazioni che affrontano le sfide di oggi in materia di istruzione, equità razziale, giustizia sociale, sviluppo economico e ambiente.
Fondata nel 1973 a Boston, in Italia ha celebrato il trentennale nel 2019: la sua approfondita competenza e il portafoglio di clienti si estendono a ogni settore industriale ed economico e in Italia la rendono leader di mercato.
MILANO – Continua il monitoraggio Altroconsumo dei prezzi dei prodotti alimentari: anche questo mese è stato verificato il costo di 10 alimenti ad alta frequenza di acquisto, che quindi si trovano spesso nel carrello della spesa degli italiani.
Monitoraggio di Altroconsumo su 10 prodotti alimentari: 5 registrano una riduzione di prezzo
L’organizzazione sta monitorando alcune categorie di prodotti alimentari: sono solo 10 alimenti ma si tratta di beni ad alta frequenza di acquisto che entrano spesso nel carrello della spesa degli italiani.
Come per il mese di maggio, anche per giugno 2023 i prezzi continuano a scendere. Questa riduzione riguarda ora 5 prodotti su 10: latte (-0.2%), pasta (-0.4%), zucchero (-0.6%), caffè (-4.0%), banane (-0.4%). L’altra metà del nostro paniere registra ancora aumenti: passata di pomodoro (+0.7%), olio di semi di girasole (+1.5%), zucchine (+0.5%) e soprattutto olio extravergine di oliva (+4.7%).
Confrontando i prezzi di giugno 2023 con quelli di gennaio 2023 si può vedere come dall’inizio dell’anno ben 9 prodotti su 10 hanno registrato riduzioni dei prezzi. Solo l’olio extravergine di oliva continua ad aumentare (ed in misura importante): a giugno costava il 15% in più rispetto a gennaio.
Anche se la corsa dei prezzi sembra aver invertito la tendenza, oggi la spesa di prodotti alimentari costa comunque molto di più rispetto a un anno fa. Se è vero che attualmente si spende meno rispetto a gennaio 2023, per molti prodotti costano comunque di più rispetto al 2022 e al 2021.
Se consideriamo una spesa tipo formata da tutti i prodotti del paniere di fiducia vediamo come questa spesa oggi costa quasi 26 euro, il 10% in più di quanto ci sarebbe costata un anno fa (23.62€) e oltre il 30% in più di quanto l’avremmo pagata a giugno 2021 (19.64€). In due anni i consumatori italiani hanno visto aumentare il costo di questo paniere di prodotti alimentari di base del 32%.
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Autogrill lascia Piazza Affari dove era presenta da ormai 26 anni. La società passa ora completamente sotto il controllo della svizzera Dufry. L’addio della società rappresenta un ulteriore tassello nella trasformazione voluta da Alessandro Benetton dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Laura Bonadies per il portale d’informazione Deal Flower.
Il nuovo corso di Autogrill
MILANO – Autogrill abbandona Piazza Affari dove era sbarcata circa 26 anni fa. Il delisting è avvenuto a seguito dell’Opa lanciata da Dufry sulle azioni della società della galassia Benetton. La società passa interamente sotto il controllo dell’azienda svizzera (quotata a Zurigo) di cui i Benetton sono i primi azionisti con una quota poco superiore al 22% tramite Edizione, la holding della famiglia Benetton.
La nuova era della società si baserà essenzialmente sue due direttrici. La prima prevede l’espansione all’estero, con un particolare focus su quei Paesi in cui la società non è ancora presente; la seconda è una vera e propria rivoluzione dei punti Autogrill.
La nuova società avrà accesso a circa due miliardi di clienti in tutto il mondo e circa due mila partner tra aeroporti, autostrade, porti e stazioni. Il tutto condito con una buona dose di tecnologia che sta diventando uno degli asset portanti di tutta la galassia Benetton
La trasformazione della galassia Benetton
L’addio di Autogrill a Piazza Affari rappresenta un ulteriore tassello del profondo processo di trasformazione voluto dallo stesso Alessandro Benetton dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova.
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Bevanda vegetale di soia e mandorla (immagine: Pixabay)
Secondo uno studio presentato a Nutrition 2023, il congresso della Società Americana di Nutrizione, la maggior parte delle bevande vegetali a base di soia o avena, insieme a molte altre, sono meno nutrienti del classico latte vaccino. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale dell’Ansa.
Lo studio sul latte vaccino e le bevande vegetali
MILANO – La maggior parte del latte a base vegetale, da quello di soia a quello di avena o riso solo per fare qualche esempio, ha una quantità inferiore di proteine rispetto al latte vaccino, e in quasi un terzo dei casi è privo anche di calcio e vitamina D rispetto all’opzione lattiero-casearia.
Lo rivela uno studio presentato a Nutrition 2023, il congresso della Società Americana di Nutrizione. Precedenti ricerche hanno dimostrato che i latti a base vegetale sono a basso contenuto di 4 minerali chiave: fosforo, magnesio, zinco e selenio.
Ora il team di Abigail Johnson dell’Università del Minnesota ha analizzato le etichette nutrizionali di 237 prodotti alternativi al latte vaccino, come la controparte di mandorle, avena, riso e semi di soia attualmente molto in voga. Sono stati confrontati i livelli di proteine, calcio e vitamina.
E’ emerso che solo il 19% dei latti a base vegetale (meno di uno su 5) corrispondeva al latte di mucca per le proteine.
In media, i latti a base vegetale contenevano solo 2 grammi di proteine per 240 millilitri, mentre il latte di mucca ha 8 grammi per 240 ml, sia scremato, sia parzialmente scremato o intero. I prodotti a base vegetale che corrispondevano o superavano il contenuto proteico del latte vaccino tendevano ad essere a base di soia, afferma Johnson.
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Nella città di Perm in Russia esiste un bar dove assieme a cappuccino e caffè viene servito anche latte materno. Si tratta del Coffee Smile, un locale che sta acquisendo ogni giorno sempre più popolarità grazie ad una scelta singolare che ha fatto discutere il pubblico: il latte materno viene condiviso in maniera gratuita in Italia.
Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Radio 105.
Il bar dove si serve il latte materno in Russia
PERM (Russia) – Che sapore ha il latte materno? Di certo la nostra memoria di adulti non si spinge così in là nel tempo, tornando indietro all’epoca del nostro allattamento direttamente dal seno della mamma. Eppure, oggi, in Russia, esiste un bar in cui è possibile ordinare, oltre ai classici caffè, cappuccino e tè, anche il latte materno. Ebbene sì, avete capito bene: il caffè “Coffee Smile”, molto famoso nella città russa di Perm, offre infatti ai suoi avventori una experience quantomeno bizzarra, al punto da essere stata ampiamente criticata sui social dove le persone non hanno gradito l’idea di bere caffè mescolato con il latte materno.
In molti hanno definito l’idea “disgustosa” e si sono rifiutati persino di provarlo. Più aperti, anche se in netta minoranza, altri, che, incuriositi dal gusto della bevanda, hanno detto che una volta nella vita vorrebbero provarla.
Tuttavia, non è solo l’idea di bere latte materno ad avere sollevato un polverone di critiche: a tanti, infatti, non è andato giù nemmeno il costo di questa trovata (che da un po’ di marketing che non di sensibilizzazione nei confronti dei diritti delle donne, tra i quali vi è senza dubbio quello di allattamento in pubblico): pare infatti che bere una tazza di latte materno costi 650 Rubli (circa 8 dollari americani o 7,50 euro).
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MILANO – Dopo il brillante podio dello scorso gennaio, è tempo di guardare al futuro: il Club Italia Coupe du Monde de la Pâtisserie rende noto che le selezioni per il nuovo Team Italy si svolgeranno venerdì 8 Settembre, presso CAST ALIMENTI, a Brescia, storica “palestra” degli allenamenti e sede del Club Italia. Candidature aperte a tutti i pasticceri (evento formulato per la prima volta a coppie) per affrontare la novità annunciata: solo superando questa sfida tra squadre europee, l’Italia potrà accedere alla prossima competizione mondiale del 2025.
Selezioni aperte per partecipare alla sfida
A contendersi un posto nel Team Italia, saranno compagini composte per la prima volta da due persone che dovranno sostenere le seguenti prove: torta gelato, pièce in zucchero, dessert al piatto da ristorazione e pièce in cioccolato. I due membri della squadra prima classificata andranno a comporre il nuovo team Italia; il membro della squadra seconda classificata che avrà ottenuto il punteggio più alto, sarà il terzo componente del
Team, mentre l’altro membro sarà riserva. Volontà del Club è poter valorizzare anche il singolo professionista meritevole.
Il nuovo Team rappresenterà l’Italia alla prossima Coppa Europa, selezione che si terrà all’interno del salone Sirha Europain 2024 (Parigi), dal 21 al 24 gennaio. Superata questa sfida l’Italia potrà accedere alla Coupe du Monde de la Pâtisserie 2025, il più prestigioso e rinomato concorso del settore a livello internazionale, che si terrà presso il salone di Sirha (Lione) a gennaio 2025.
Il Club Italia, presieduto da Alessandro Dalmasso, invita tutti i professionisti italiani a partecipare alle selezioni per valorizzare la Pasticceria Italiana e poter vivere un’esperienza indimenticabile.
Jacopo all'opera dietro il bancone dell'Ammazza Caffè (foto concessa)
MILANO – Anche a Verona lo specialty risponde all’appello: non sono in tanti a portarlo avanti, ma qualcuno ha scelto di parlarne, di servirlo, di investirci. Si chiama Ammazza Caffè, il locale di Jacopo e Michelangelo che, dopo aver studiato insieme da ingegneri e aver lavorato per grandi aziende da Milano alla Danimarca, sono stati colpiti dal fulmine degli specialty coffee: l’amore è scoccato per Jacopo durante il suo periodo professionale passato nel Regno Unito, dove – caso ha voluto – la caffetteria vicino casa sua fosse quella di Max Colonna.
“Da italiano che non conosceva gli specialty, ho provato da loro il mio primo Geisha colombiano senza sapere niente a riguardo. Era il più costoso che c’era ed è stato incredibile.” Mi sono chiesto: che cosa ho bevuto sino ad adesso? E da lì ho cominciato a frequentare la caffetteria tutti i giorni.”
Ammazza Caffè nasce, come molte cose hanno fatto, durante la pausa riflessiva imposta dal Covid
Racconta Jacopo: “Ho riflettuto sulla mia professione e sulla mia vita e ho deciso di lasciare il mio lavoro e provare a fare altro. A quel punto ho voluto investire su cosa mi appassionava. Ed ecco che sono tornato agli specialty, prodotto con cui condividevo i valori per una filiera sostenibile e tracciabile.
Jacopo dentro il locale (foto concessa)
Michelangelo invece aveva lo stesso interesse per i distillati e così, abbiamo aperto Ammazzacaffè. Ci siam detti: facciamo scoprire lo specialty in una città come Verona, dove ancora c’era molto da fare in termini di comunicazione rispetto ad un pubblico già più preparato all’estero.”
Ma a Verona lo specialty è così diffuso o siete tra i primi a spingerlo nella vostra zona?
Dentro l’Ammazza Caffè (foto concessa)
“Siamo arrivati noi con Ammazzacaffè nel 2022, e pochi mesi prima di noi ha aperto il flagship store della torrefazione di Cobelli, Garage Coffee Bros. Essendo ingegneri abbiamo una forte predisposizione per la ricerca e abbiamo letto molti libri e ci siamo confrontati con altri professionisti. Abbiamo preso molto tempo per fare sperimenti e prendere confidenza con la macchina – abbiamo acquistato La Goretti Apollo, di un’azienda bolognese di Andrea Goretti che ne realizzava a mano pochi modelli all’anno.
La nostra è stata l’ultima da lui realizzata, prima che l’azienda fosse acquistata da una di Hong Kong. È una semiautomatica che funziona molto bene per il controllo della temperatura, con due gruppi separati dal boiler, uno centrale per gestire il latte -.
Volevamo esser in grado di gestire infusione, pre-infusione e pesiamo tutto: sottolineiamo così la gestualità nella preparazione. Abbiamo scelto di avere una lavagna con 3 caffè espresso e 3 in filtro (ora anche un cold brew), in modo tale che non si possa entrare da noi e ordinare soltanto un caffè: bisogna scegliere e così noi abbiamo l’occasione di spiegare il prodotto.
Vogliamo distinguerci con proposte già spinte e per questo motivo non abbiamo scelto delle miscele, seppure specialty, che potessero avvicinare il cliente attraverso un primo step che fosse più in linea al gusto italiano.”
Che caffè servite da Ammazza Caffè?
“A rotazione, ogni due settimane acquistiamo da tutta Europa. Abbiamo avuto caffè da una trentina di torrefazioni circa. Ora abbiamo un caffè base che costa un euro e 50 singolo, un Ruanda molto agrumato di Nomad, un Costa Rica Reposado con acidità spinta di Ineffable e un messicano Lotecito che sa di yogurt di Vote Coffee.
Per il filtro abbiamo invece un Etiopia di Ineffable, il Competition che è un colombiano che sa di lime e salvia di Nomad, un Equador di Peackocks. L’espresso che costa di meno da noi è da un euro e 50 e si arriva a due euro, in filtro, quello standard costa 4 euro e si arriva agli 8.
All’iniziò abbiamo aperto prelevando la gestione di un bar pregresso. I primi che sono entrati sono stati i vecchi clienti ed è avvenuta subito una scrematura iniziale. Avremmo forse dovuto lavorare più sulla comunicazione. Adesso invece va meglio: abbiamo scelto di stare in una via non di passaggio, così chi viene da noi sa già più o meno cosa aspettarsi o comunque è un tipo di clientela curiosa. La conversazione diventa molto più semplice e abbiamo modo di raccontare meglio.”
Avete provato a portare lo specialty fuori dal mondo della colazione, magari verso l’aperitivo?
“Facciamo le nostre acque toniche e il nostro punto di contatto tra caffè e altre bevande è quello: prepariamo molto l’espresso tonic e proponiamo anche quello corretto con il distillato all’amarena. Non ne facciamo tanti perché la gente (fatica a bere il caffè dopo una certa ora (ho cambiato solo perché noi non abbiamo spritz ma allunghiamo distillati artigianali con la tonica). Il brunch è un momento che aiuta però a spingere lo specialty, anche se per noi non è un punto focale. Da Ammazza Caffè organizziamo la colazione anche sul tardi ed è l’orario che funziona meglio insieme al pomeriggio per i caffè filtro.
Abbiamo investito tanto per creare questo posto. Tornando a parlare di attrezzature, per quanto riguarda il grinder abbiamo a disposizione un Malkohenig Vario K30 che però abbiamo fatto modificare, con macine SSP burrs fatte in Corea, ad alta prestazione in materiali ceramici che durano più a lungo e sono molto più affilati, garantendo così un’uniformità incredibile.”
E l’offerta del food?
“Anche in questo caso abbiamo deciso di puntare su molte cose piuttosto delicate. Cuciniamo noi stessi dei piatti vegani, con ricette fruttate in cui cerchiamo di bilanciare gli aromi che non coprano il caffè. Lasciamo molta flessibilità a chi entra nel locale. Quando pensiamo dei brunch particolari in collaborazione con altri locali di Verona, proponiamo noi degli abbinamenti: ad esempio una volta abbiamo lavorato con Madres e i
fermentati, servendo appunto dei caffè a fermentazione anaerobica. Sono sapori molto forti che si sposavano bene.”
Questa estate come si trasforma l’offerta dell’Ammazza caffè per quanto riguarda gli specialty?
“Puntiamo tanto sul cold brew che ci piace tantissimo e poi l’espresso tonic con il ghiaccio.”
E avete cavalcato la tendenza delle bevande vegetali?
“Abbiamo scelto di usare solo quella a base d’avena che è più delicata anche rispetto al gusto dello specialty. Aggiungiamo al costo normale del caffè un euro. Se uno prende il caffè a un euro e 50 per esempio, il cappuccino costa 2 e 50.”
MILANO – The Blender è il nuovo digital magazine firmato da Lavazza dedicato alla cultura del caffè, ma non solo. La storia di Lavazza è una storia fatta di conoscenza, passione e voglia di guardare sempre al futuro, iniziata con l’intuizione di Luigi Lavazza che, oltre 125 anni fa, fu il primo a ideare l’arte della miscelazione combinando origini selezionate di diversi caffè per dar vita a prodotti unici e inconfondibili. Oggi, la maestria di Lavazza non si esprime solo ‘dentro la tazzina’, ma va al di là, creando e nutrendo un mondo dove quotidianamente si incontrano e si miscelano le migliori esperienze di caffè e di vita.
Tra le pagine di The Blender si leggono storie provenienti da tutto il mondo, tradizioni e tendenze, fuori e dentro i locali. Attraverso interviste, editoriali, infografiche e video, The Blender racconta il mondo del caffè, italiano e internazionale, con una prospettiva diversa, unica come i valori di Lavazza.
Con questo progetto editoriale Lavazza intende creare un dialogo fresco e attuale fra lettori e professionisti del caffè, grazie alla creazione di contenuti originali, ricchi di consigli e spunti per il tempo libero.
“Nel corso della nostra lunga storia siamo riusciti a creare ed alimentare un legame profondo con i nostri clienti e, in generale, con tutto il mondo del fuori casa. Siamo molto contenti di dare vita ad uno spazio dove poter raccontare e valorizzare le persone che quotidianamente lavorano con noi alla diffusione della giusta cultura del caffè” ha commentato ha commentato Igor Nuzzi, Regional Director Italy & Iberia Lavazza Group “Con questo nuovo progetto vorremmo parlare non solo al mondo dei professionisti, ma anche a tutta la comunità dei coffee lovers e al target più giovane, creando un mondo dove si incontrano e si miscelano le migliori esperienze di caffè e di vita”.
The Blender introduce il lettore in un racconto capace di ispirare stili di vita ed esperienze grazie alla voce del brand, di esperti, di influencer e personaggi di rilievo del mondo dell’entertainment, e dei professionisti del mondo del fuori casa
All’interno del magazine sarà dato spazio a tutte le anime del mondo dell’horeca (non solo bar, ma anche ristoranti e hotel, così come le caffetterie dei musei o degli spazi di coworking), così come saranno valorizzati i diversi momenti di consumo del caffè e le sue molteplici preparazioni: dalla colazione, passando per il brunch, il caffè dopo pranzo e la merenda, fino all’aperitivo e al post cena.
‘Gusto’, ‘esperienza’, ‘responsabilità’ e ‘creatività’ sono le quattro anime che si miscelano in The Blender per raccontare il meglio della coffee culture di oggi
– Il gusto è rappresentato dai diversi blend del caffè e dagli abbinamenti migliori, passando per ricette e guide dei posti da provare, fino ad esplorazioni degli ultimi trend e sapori dal mondo.
– Un’area del magazine è invece dedicata all’esperienza perché un caffè non è mai un semplice caffè, ma rappresenta un momento da vivere assieme agli amici per chiacchere, del tempo da dedicare a se stessi, nello smartworking o nel divertimento.
– La responsabilità, uno dei valori fondanti della visione Lavazza, su The Blender prende vita nei contenuti, nelle storie e nei consigli pratici che saranno di ispirazione per il consumatore.
– Infine, una tazzina di caffè diventa il baricentro di un mondo fatto di creatività: design, arte, illustrazione, musica, fotografia, che si ritrovano nei locali presentati per design innovativo e originale, nei racconti e punti di vista di chi li ha ideati.
E per rendere ancora più avvincente l’esperienza di lettura del magazine, The Blender si caratterizza per un’identità visiva chiara, riconoscibile e accattivante grazie all’utilizzo di elementi grafici artistici e di immagini di forte impatto. La direzione editoriale è affidata a YAM112003 che, con il contributo di una redazione dedicata, pubblicherà periodicamente storie accattivanti proponendo un racconto contemporaneo di tutto ciò che ruota attorno ad una tazzina di caffè. L’agenzia ha curato anche la direzione creativa del magazine con la collaborazione dell’artista Simone Brillarelli.
Un assaggio dei contenuti di apertura
The Blender, Café History Camparino Milano (foto concessa)
I primi contenuti di The Blender cercano di ampliare lo sguardo il più possibile sul mondo della caffetteria e dei luoghi che hanno fatto la storia, partendo dalla ristorazione italiana.
Nella sezione Caffè History si raccontano i locali più iconici che hanno saputo rinnovarsi nel tempo, abbracciando modernità e sostenibilità.
The Blender, Caffè Society, Coworking (foto concessa)
Nella sezione Caffè Society si parla di come la caffetteria stia cambiando e dei nuovi format che stanno conquistando il cuore dei consumatori partendo dal coworking, con alcuni indirizzi in Italia e nel mondo. Nella rubrica Master of… sono messe in luce le nuove professioni del mondo caffè con interviste ad illustri personaggi. Food Backstage è invece uno spazio privilegiato per fare quattro chiacchiere con chef e bartender e scoprire qualcosa in più sul dietro le quinte e sui piatti a base di caffè più interessanti.
Quale podcast italiano ascoltare per una pausa? Quali sono gli accessori imprescindibili da avere in casa se si è amanti del caffè? Tutte queste domande trovano risposta nella rubrica Wishlist. In City Guide i visitatori trovano indirizzi utili per gustare un buon caffè ovunque si trovino e, proprio in occasione del lancio del magazine, si parte dai tour dedicati alla costa ligure, alla Capitale e a Napoli.
Saranno presto online i racconti di alcuni locali storici della città partenopea che hanno trovato il giusto mix tra innovazione e tradizione, in particolare:
– Gran Caffè La Caffettiera: bar storico situato nell’elegante Piazza dei Martiri. Da oltre 44 anni, il Gran Caffè La Caffettiera è noto per l’arte nella preparazione del caffè. Il posto giusto dove assaporare una tazza di buon caffè napoletano autentico
– 177 Toledo: inaugurato lo scorso 6 Giugno, il ristorante completa il progetto delle Gallerie d’Italia di Napoli, che vede al suo interno anche il Luminist e l’Anthill cocktail bar. Tavoli interni, vista mozzafiato, grandi spazi per gli ospiti e una proposta fine dining che anima di nuova linfa la tradizione napoletana. I due menù degustazione ovvero il “71” e il “22”, con il loro richiamo alla simbologia della tombola, costituiscono un omaggio alla cultura partenopea.
– L’Antiquario è un secret bar nato in una storica strada degli antiquari a Napoli, in stile classico europeo del 900, velluto e carta da parati ne caratterizzano il design, giacche bianche e caldi sorrisi il personale. Specializzato in cocktail e champagne, è recentemente entrato nella prestigiosa lista dei The World’s 50 Best Bars
– Grand Hotel Parker’s: situato nel quartiere di Chiaia, l’hotel più antico di Napoli – con sole 67 camere completamente ristrutturate – si contraddistingue per la sua impareggiabile vista sul Golfo di Napoli, da Posillipo al Vesuvio, con Capri e la Penisola Sorrentina sullo sfondo. Dal 1870 ad oggi, il grand hotel accoglie ed emoziona generazioni su generazioni di viaggiatori, tra cui leggendari scrittori come Virgina Woolf, Oscar Wilde e Robert Louis Stevenson. Il Grand Hotel Parker’s è da sempre sinonimo di ospitalità Napoletana ed Eleganza d’altri tempi.
Lavazza, fondata a Torino nel 1895, è un’azienda italiana produttrice di caffè di proprietà dell’omonima famiglia da quattro generazioni. Il Gruppo è oggi tra i principali protagonisti nello scenario globale del caffè, con un fatturato di oltre 2,7 miliardi di euro e un portfolio di marchi leader nei mercati di riferimento come Lavazza, Carte Noire, Merrild e Kicking Horse. È attivo in tutti i segmenti di business, presente in 140 mercati, e con 8 stabilimenti produttivi in 5 Paesi. La presenza globale è frutto di un percorso di crescita che dura da oltre 125 anni e gli oltre 30 miliardi di tazzine di caffè Lavazza prodotti all’anno sono oggi la testimonianza di una grande storia di successo, per continuare a offrire il miglior caffè possibile in qualsiasi forma, curando ogni aspetto della filiera, dalla selezione della materia prima al prodotto in tazza.
Il Gruppo Lavazza ha rivoluzionato la cultura del caffè grazie ai continui investimenti in Ricerca e Sviluppo: dall’intuizione che ha segnato il primo successo dell’impresa – la miscela di caffè – allo sviluppo di soluzioni innovative per i packaging; dal primo espresso bevuto nello Spazio alle decine di brevetti industriali sviluppati. Un’attitudine a precorrere i tempi che si riflette anche nell’attenzione rivolta al tema della sostenibilità – economica, sociale e ambientale – considerata da sempre un riferimento per indirizzare la strategia aziendale. “Awakening a better world every morning” è il purpose del Gruppo Lavazza, che ha l’obiettivo di creare valore sostenibile per gli azionisti, i collaboratori, i consumatori e le comunità in cui opera, unendo la competitività alla responsabilità sociale e ambientale.
La Marzocco apre la seconda filiale cinese a Guangzhou
Dopo la parentesi sfidante della pandemia, che ha portato a un lungo periodo di lockdown, la Cina è diventata il primo mercato per il business internazionale de La Marzocco, con oltre 7000 macchine vendute all’anno.
L’apertura della filiale a Guangzhou segue il flusso di una serie di novità ed eventi che hanno visto La Marzocco protagonista: l’azienda, lo scorso maggio, ha partecipato alla prima edizione cinese di Sigep, una delle fiere più importanti a livello internazionale per il mondo del caffè.
La seconda filiale dell’azienda a Guangzhou (immagine concessa)
Il mese successivo, La Marzocco, in occasione di Hotelex, il celebre appuntamento fieristico in Asia dedicato al settore Horeca ha presentato l’intera gamma di attrezzature per caffè “handmade-in-Florence” e mostrato per la prima volta sul territorio il progetto di Officine Fratelli Bambi.
“La Cina rappresenta per noi uno dei mercati più importanti insieme agli Stati Uniti, dove la nostra azienda è riuscita anno dopo anno a imporsi come vero e proprio punto di riferimento del made in Italy e dove siamo diventati un brand di culto nel settore del caffè di alta gamma e dello specialty coffee”, ha dichiarato Guido Bernardinelli, ceo di La Marzocco. “Il mercato cinese oggi occupa il primo posto per numero di macchine vendute e siamo sicuri che la seconda filiale di Guangzhou giocherà un ruolo cruciale nell’ulteriore rafforzamento della nostra strategia di sviluppo sui mercati asiatici”.
La scheda sintetica dell’azienda
La Marzocco, fondata nel 1927 dai fratelli Bambi, fin dall’inizio si è specializzata nella produzione artigianale di macchine da caffè espresso per bar con particolare attenzione alla qualità̀, al risultato in tazza ed allo stile. In oltre 90 anni di storia l’azienda fiorentina ha introdotto una serie di tecnologie e brevetti rivoluzionari, diventando leader per design ed innovazione nel settore delle macchine per caffè tradizionali.
Tutti i modelli, compresi gli ultimi nati per il consumatore finale, sono realizzati a mano ed esportati in più̀ di cento paesi dove si incontrano nelle migliori caffetterie, nei più̀ raffinati ristoranti del mondo e nelle case.
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