martedì 02 Dicembre 2025
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Host 2023: l’Osservatorio individua le tendenze più interessanti per le nuove generazioni

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Host
Host (immagine concessa)

MILANO – Si avvicina l’appuntamento con Host 2023, a fieramilano a Rho dal 13 al 17 ottobre prossimi, che come ogni due anni diventa anche l’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte e i trend futuri prossimi dell’ospitalità professionale, il fuoricasa e il retail. L’ultimo biennio, in particolare, ha portato grandi cambiamenti nelle abitudini di consumo, cui le aziende del settore stanno rispondendo con prodotti innovativi e progetti multisensoriali ed esperienziali, accomunati dalla ricerca della sostenibilità.

Grazie al dialogo diretto e costante con tutti gli attori delle filiere, l’Osservatorio di HostMilano ha identificato alcune tra le tendenze più interessanti.

Il digitale si prepara alla prossima generazione

La transizione digitale è uno dei grandi motori del cambiamento: non si tratta più semplicemente di fotografare un piatto al ristorante, ma di vivere una vera e propria Digital Out Of Home experience (DOOH): un’esperienza immersiva e integrata, che coniuga tecnologie di intelligenza artificiale, realtà aumentata e uso avanzato dei social media.

I QR Code non saranno utilizzati più solo per i menu, ma diventeranno un canale per trasmettere i valori e i fattori caratterizzanti di una location e fornire tracciabilità sui prodotti, anche con informazioni salutistiche e nutrizionali. Lato cliente si diffonderà sempre più la realtà virtuale e aumentata – a partire dai video 3D – mentre il back office utilizzerà in maniera crescente i dati ambientali  degli spazi di consumo (ad esempio, tramite sensori) per offrire un’esperienza più personalizzata.

In parallelo continueranno a svilupparsi le soluzioni tecnologiche cui abbiamo assistito negli ultimi anni: interfacce utente sempre più intuitive, sistemi connessi e gestibili anche da remoto, automazione dei processi di routine per liberare risorse umane, macchine versatili e multifunzione, dispositivi a basso consumo energetico con parti riutilizzabili o in materiali riciclati o riciclabili, in un’ottica di economia circolare.

La sostenibilità diventa “Economia dell’Attenzione”

La consapevolezza di quanto sia urgente agire per preservare gli ecosistemi, infatti, si è molto intensificata negli ultimi tempi, anche in risposta ai sempre più numerosi eventi climatici estremi, come le estati particolarmente calde.

L’ospitalità professionale ha iniziato ad adottare pratiche di sostenibilità che stanno riducendo l’impatto ambientale, ma nei prossimi mesi e anni occorrerà un cambio di passo: dai piani strategici all’attenzione quotidiana a ogni minimo dettaglio – dettagli che gli avventori notano – che possa avere un impatto.

Per questo alcuni analisti hanno definito il nuovo paradigma “Economia dell’Attenzione”. Un paradigma che si traduce, ad esempio, in messaggistica personalizzata e contestuale e in forme di creatività che, anche grazie alle tecnologie innovative, integrano la sostenibilità “by design”, ovvero fino dall’idea iniziale. Si tratta, in un certo senso, di tornare al rispetto per l’esperienza del mangiare e del bere dei nostri nonni e bisnonni.

Grazie a questo approccio, a lungo termine l’Economia dell’Attenzione delineerà un paesaggio del fuoricasa radicalmente nuovo, molto più accattivante perché focalizzato sull’esperienza e più dinamico perché plasmato per rispondere velocemente alle esigenze in evoluzione, fino ad arrivare a rimodellare gli ambienti urbani di domani. Gli attori che sapranno interpretare al meglio questi cambiamenti otterranno anche un positivo ritorno di immagine e di reputazione per i loro brand.

I progetti e il design rifletteranno questo orientamento per proporre, insieme a una personalizzazione crescente – che risponde alla sempre maggiore individualizzazione degli stili di vita – ambienti più esperienziali e multisensoriali: avvolgenti, rassicuranti, dove le tecnologie abilitanti saranno bilanciate con materiali “amichevoli”, integrazione del verde e, soprattutto, una rinnovata centralità del prodotto non solo con le cucine a vista, ma con nuove soluzioni per mettere in risalto materie prime e ingredienti naturali e metodi di preparazione ispirati alla tradizione.

Host: il riflesso economico

Puntare sulla digitalizzazione e sull’innovazione sostenibile significa anche rinnovare macchine, accessori e complementi e puntare su progetti eco-friendly. Un fattore che, insieme alla ripresa post-Covid, si riflette nei dati di settore. Secondo la società di ricerche di mercato Future Market Insights, quest’anno il valore del mercato globale del food service equipment raggiungerà i 44 miliardi di dollari, per toccare i 76 miliardi nel 2032 grazie a un incremento medio del +5,6%.

L’Italia è tra i Paesi produttori leader nel mondo e archivia un 2022 positivo, come confermano i dati di Anima Confindustria Meccanica Varia con le sue associazioni. Le tecnologie hanno raggiunto una produzione stimata di 1.950 milioni di euro (+5,1% sul 2021) mentre le macchine per l’industria alimentare superano il miliardo e mezzo di euro – 1.557 milioni di euro – grazie a un +2,8%.

Il comparto delle macchine per caffè ha chiude il 2022 con una produzione di 545 milioni di euro, di cui più di tre quarti destinati all’export. Le tecnologie professionali per il food raggiungono complessivamente una produzione di 233 milioni di euro, con una quota export/fatturato del 69%.

A Host 2023 le nuove tendenze saranno protagoniste tanto lungo il percorso espositivo, con le proposte di oltre 1.800 aziende da 50 Paesi, come nel palinsesto di oltre 800 eventi.

Di particolare rilievo Smart Label – Host Innovation Award, il riconoscimento all’innovazione sostenibile di HostMilano e Fiera Milano in collaborazione con POLI.design e con il patrocinio di ADI – Associazione per il Disegno Industriale. La cerimonia di premiazione si terrà durante la manifestazione e i prodotti e soluzioni vincitori saranno esposti nell’area dedicata Smart Products e inseriti in una pubblicazione  ad hoc, l’Index di Smart Label.

Authenticity: l’ultimo trend di GenZ e Millennial svelato da un’indagine in rete

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Il gelato di Grom (immagine concessa)

MILANO – La società odierna viene definita come sempre più complessa (71%), superficiale (58%) e finta (45%), un “luogo” dove c’è poco tempo libero da dedicare a se stessi e a ciò che veramente conta (66%), ci sono troppi pensieri e preoccupazioni (49%) e si constata una crisi di valori e un senso di confusione (45%). Una situazione che provoca diverse sensazioni: disagio (61%) e paura (50%) ma anche voglia di reagire (58%).

I giovani non ci stanno più e sembra abbiano cambiato rotta adottando un nuovo stile di vita alla ricerca di ciò che è autentico e vero: è quanto emerge da uno studio effettuato con metodologia WOA (Web Opinion Analysis)[1] e realizzato da Grom in occasione del lancio della nuova campagna “Autentico Piacere”, un progetto fotografico realizzato per i 20 anni dell’azienda e scattato dal noto fotoreporter italiano Franco Pagetti.

La nuova era dell’autenticità

La nuova tendenza, definita “Authenticity”, coinvolge le giovani generazioni dei Millennials e Gen Z, che hanno notato un aumento di autenticità intorno a se stessi (61%): la loro voglia e capacità di gustare ciò che vale veramente diventa il volano di uno stile di vita che guarda oltre le apparenze.

“Nell’era delle immagini perfette e filtrate, del multitasking, della corsa alla performance e all’avere di più, le nuove generazioni iniziano ad abbracciare una tendenza opposta: quella verso l’autenticità – ha spiegato lo psicologo, psicoterapeuta e imprenditore Luca Mazzucchelli, commentando il trend e l’indagine dell’azienda – Questo desiderio nasce dalla volontà di vivere esperienze e relazioni che diano un senso più profondo alla propria esistenza”.

Il profilo degli autentici

Convinti della necessità di ritrovare la semplicità e l’autenticità nelle cose che si fanno (62%)e fare solo cose essenziali per la propria vita (65%), gli autentici pensano che il loro approccio migliori la qualità del vivere (75%), portando più serenità e benessere.

Il sogno, quindi, non sono più i luoghi da VIP e le fughe impossibili, ma gli attimi, i posti e i piaceri semplici, autentici e genuini. La maggioranza, infatti, vive azioni quotidiane come veri e propri momenti di “authenticity”: giocare con i bambini (66%), passeggiare in città con gli amici (61%) e stare a contatto con la natura (52%). Parlando di alimentazione, anche consumare un pasto a tavola con parenti e amici (72%) e mangiare un gelato (57%) – specialmente se il gusto non delude le aspettative – sono per i giovani momenti autentici. Proprio sul cibo hanno un’attenzione particolare: cucina autentica significa ingredienti di qualità (29%), ricette legate alla tradizione culinaria italiana (22%) e mangiare bene e sostenibile (18%); mentre, più nello specifico, un gelato – per essere autentico e farli sentire bene – per il 61% deve essere semplicemente buono, per il 55% deve contenere materie prime di qualità e per il 51% il gusto deve rispecchiare il vero sapore degli ingredienti.

Se è vero che i giovani vivono l’autenticità e il piacere che ne deriva nel proprio tempo libero, soprattutto nei momenti conviviali (68%), in un ambiente familiare o con amici (59%),sentono invece una maggiore fatica al lavoro, specialmente nelle interazioni con gli altri, che sentono autentiche solo durante le pause (35%).

Le origini dell’authenticity

L’indagine, quindi, mostra una nuova direzione: un ritorno all’essenziale. Per i giovani, infatti, autenticità significa dare maggiore rilevanza all’”essere” rispetto all’”avere” (65%), vivere solo le esperienze che meritano di essere vissute (58%) e ricercare la semplicità nelle cose (51%).

A specificare meglio l’origine e il significato del trend è lo psicoterapeuta Mazzucchelli: “La psicologia da sempre indica l’autenticità come uno degli ingredienti chiave del benessere personale. Il “vero sé” rappresenta l’essenza autentica di una persona, al di là delle maschere e delle sovrastrutture. Il “falso sé” si riferisce invece a una versione alterata e adattata di sé stessi, spesso influenzata dalle aspettative degli altri o dai condizionamenti sociali. La discrepanza tra ciò che siamo davvero e ciò che “ci ritroviamo a essere” può provocare sensazioni di insoddisfazione, disagio e disconnessione” continua lo psicoterapeuta Mazzucchelli.

Mazzucchelli aggiunge: “In questo contesto, la tendenza delle nuove generazioni – messa in luce dall’indagine – a liberarsi dalle aspettative sociali per esprimere pienamente sé stesse e la ricerca della semplicità come veicolo per concentrarsi solo su ciò che è veramente importante, possono essere visti come segni di crescita psicologica”.

I momenti semplici, dunque, sembrano essere la migliore lente attraverso cui guardare e godersi i piaceri del mondo.

Convinto portatore di questo messaggio è l’azienda Grom: “Crediamo sia fondamentale oggi ritagliarsi momenti di autentico piacere: una passeggiata in centro, un film sul divano, il sapore vero di ingredienti semplici e di qualità. Questo è anche il messaggio che il nostro brand vuole portare ai consumatori, rendendo visibile l’arcobaleno di sensazioni vere che si provano dedicando a se stessi del tempo e un piacere semplice, come gustarsi un gelato” ha commentato Antonio Giglio, global marketing lead dell’azienda.

Giglio aggiunge: “L’autenticità è da sempre un nostro ingrediente speciale e si rispecchia nella nostra filosofia di produzione e, di conseguenza, nel gusto del gelato: infatti, scegliamo attentamente le migliori materie prime di origine naturale e senza additivi,”.

[1] Analisi condotta tra giugno e luglio 2023 su circa 1200 italiani di età compresa tra i 20 e i 40 anni attraverso il monitoraggio e l’analisi di circa 10.000 tra post, commenti e recensioni pubblicati sui social e su internet.

Le quattro regole di Luca Mazzucchelli per seguire il trend dell’authenticity

L’autenticità è una tendenza “giovane”, ma non impossibile da assorbire. Lo psicoterapeuta Mazzucchelli ha infatti condiviso 4 regole utili ad adottare e coltivare l’autenticità nella vita di ogni giorno:

  1. Conosci te stesso: l’autenticità nasce dall’esplorazione e dalla scoperta di chi si è veramente come individui, del nostro vero sé. Conoscersi a fondo è il “cancellino d’ingresso” per vivere una vita autentica.
  2. Agisci in modo coerente ai tuoi valori: individuare i tuoi valori – ossia i motivi per cui, per te, la vita merita di essere vissuta – ti permette di prendere decisioni in armonia con chi senti di essere. Parallelamente, impara a dire di “no” alle cose che senti confliggere con ciò che è autentico per te.
  3. Valorizza la semplicità: porta il tuo sguardo sulle piccole esperienze quotidiane che altrimenti rischi di dare per scontate e cerca di viverle appieno. Un trucco per farlo è approcciarti ad esse come se le vivessi per la prima o per l’ultima volta. Con questa lente, una cena in famiglia, una passeggiata nella natura o un semplice sorriso ricevuto possono riempirsi immediatamente di valore.
  4. Ricerca la qualità anziché la quantità: non siamo felici quando abbiamo più cibo, più amici o più tempo a disposizione. Al contrario, è la scelta di alimenti di qualità, di relazioni profonde e di impiegare il nostro tempo per qualcosa che per noi ha valore, a dare un senso di pienezza e significato alla nostra vita.

I distributori automatici più insoliti dal Giappone all’Australia

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vending machine rimini distributori avellino terni pieve
Una vending machine (immagine: Pixabay)

La grande popolarità dei distributori automatici in tutto il mondo è indiscussa ma il loro forte utilizzo ha cominciato a mettere le radici nella cultura di alcuni Paesi. Questo è il caso del Giappone che ha oltre 5 milioni di vending machine distribuite in tutto il territorio. I modelli più avanzati utilizzano persino un display che scansiona il viso del cliente per suggerire la bevanda più adatta a lui a seconda della propria età e altri parametri. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Focus Junior.

I distributori automatici nel mondo

MILANO – Capita spesso di non sapere decidere cosa prendere, davanti a un distributore di snack e bibite: le scelte sono tante. Pensa che in Giappone, i più avanzati modelli di distributori automatici usano un display che scansiona il tuo viso, per suggerire la bevanda più adatta a te,  seconda della tua età, del tuo genere e del momento della giornata: di mattina tè verde, di sera zuppa di pesce.

D’altronde in Giappone i distributori automatici sono una vera mania, e vendono di tutto, dal sushi al mangime per insetti domestici.

5,51 milioni di distributori automatici

Quello nipponico è il Paese che ha più distributori automatici in assoluto: oltre 5 milioni (uno ogni 25 abitanti). In estate, lì, il clima è molto caldo e umido ed è il Governo a raccomandare di bere spesso: dal tè alla ciliegia alla zuppa di pesce, ce n’è per tutti

E nel resto del mondo?

Anche nel resto del mondo però non scherzano: in Belgio e Australia ci sono distributori che sfornano patatine fritte, a Singapore ciotole di purè, in Francia sfilatini di pane caldo (la baguette). Insomma, Paese che vai, macchinetta che trovi.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

De’ Longhi: 1° semestre ricavi a 291,2 mln in calo del 10,6%, utile netto a 82,7 mln, comparto caffè torna a crescere nel 2° trimestre

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de' longhi
De' Longhi pubblica i risultati del primo semestre 2023 (immagine concessa)

TREVISO – Approvati dal consiglio di amministrazione di De’ Longhi SpA i risultati consolidati dei primi sei mesi del 2023: ricavi a € 291,2 milioni in calo del -10,6% (-10% a cambi costanti); un adjusted Ebitda a € 160,1 milioni, pari al 12,4% dei ricavi (in crescita dal 10,3%); un utile netto a € 82,7 milioni, pari al 6,4% dei ricavi (in miglioramento dal 5%); flusso di cassa prima dei dividendi (“free cash flow”) positivo per € 85.

Nel secondo trimestre il Gruppo De’ Longhi ha realizzato:

  • ricavi per € 688,8 milioni in calo del -2,9% (-0,9% a cambi costanti), ma in crescita del 1,8% al netto dell’effetto dell’uscita dal business del condizionamento sul mercato americano;
  • un adjusted Ebitda di € 85,8 milioni, pari al 12,5% dei ricavi (in marcato miglioramento dal 6,9%);
  • free cash flow positivo per € 66,5

Al 30 giugno 2023, la posizione finanziaria netta di Gruppo è risultata positiva per € 311,7 milioni, in miglioramento rispetto ai € 298,8 milioni del 31.12.2022.

Il Consiglio di Amministrazione ha altresì approvato il Report di Sostenibilità del Gruppo relativo all’esercizio 2022.

Ha commentato l’amministratore delegato Fabio de’ Longhi:

“Siamo molto soddisfatti dei risultati conseguiti nel trimestre, che confermano le nostre attese di una progressiva normalizzazione dei trend di crescita e di profittabilità in questa fase post-pandemica. In particolare, mi preme evidenziare il recupero della marginalità, frutto di una attenta strategia sui prezzi e di un rigoroso controllo degli investimenti, nonché di un recupero dei costi logistici e un allentamento delle pressioni sui restanti costi operativi”.

“Stiamo tornando alla normalità delle dinamiche del business, nonostante uno scenario macroeconomico caratterizzato nel breve termine dai potenziali impatti dell’inflazione e dell’aumento dei tassi di interesse sulla ricchezza delle famiglie e sui consumi”.

“Ciononostante, Il Gruppo può contare sulle intatte potenzialità di sviluppo dei segmenti del caffè e della nutrition a marchio Nutribullet, che hanno rappresentato nel semestre quasi il 65% del fatturato complessivo e che sono destinati a rappresentare, nel medio termine, il principale motore di crescita e di profittabilità del Gruppo. In questo contesto, quindi, confermiamo la guidance per l’anno che prevede ricavi in leggere flessione rispetto al 2022 ed un Ebitda adjusted nell’intervallo di 370-390 milioni di euro”.

Il primo semestre del 2023 si è concluso per De’ Longhi con un fatturato in flessione rispetto al periodo precedente, prevalentemente a causa di alcuni fattori straordinari e temporanei che hanno impattato in maggior misura i primi mesi dell’anno

Come già evidenziato nei mesi scorsi, la sfidante comparazione con il primo trimestre degli ultimi due anni, la riduzione dei livelli di scorte detenute dalla distribuzione e l’uscita dal business del condizionamento mobile sul mercato americano, hanno influenzato l’andamento del fatturato in questa prima fase del 2023.

Tuttavia, nonostante tali fattori, il trend delle vendite è stato in continuo miglioramento mese dopo mese, realizzando un secondo trimestre in crescita al netto della citata discontinuità sul mercato americano. Tale risultato è stato favorito dal recupero della crescita nel mercato europeo, dall’espansione del comparto del caffè (in deciso recupero dopo la temporanea flessione del primo trimestre) nonché dalla marcata progressione dei personal blender di Nutribullet.

A completare il quadro positivo, la marginalità è apparsa in netto miglioramento rispetto al 2022, nonostante il calo dei volumi, grazie al contributo positivo dei prezzi e del mix di prodotto, nonché al contenimento dei costi.

In generale, sebbene il contesto geopolitico e macroeconomico rimanga di difficile lettura, soprattutto per quanto concerne le dinamiche dei consumi, le attese di recupero della crescita organica nella seconda parte dell’anno, assieme al miglioramento della marginalità rispetto all’anno precedente, consentono al Gruppo di essere fiducioso sulla realizzabilità della guidance per l’anno.

Nel primo semestre del 2023 di De’ Longhi i ricavi sono stati in flessione del 10,6%, attestandosi a € 1.291,2 milioni, con un secondo trimestre in calo del 2,9% a € 688,8 milioni. L’impatto della discontinuità del condizionamento mobile in America è stato di ca. € 56 milioni nei 6 mesi, al netto del quale il fatturato nel semestre è sceso del 7,1%, mentre nel trimestre ha evidenziato un andamento positivo dell’1,8%.

La componente valutaria (comprensiva della gestione delle coperture) ha contribuito negativamente per 0,6 punti percentuali di crescita dei ricavi nel semestre e di 2 punti percentuali nel secondo trimestre.

Nel corso degli ultimi 12 mesi, l’area europea ha risentito pesantemente sia degli effetti del conflitto russo-ucraino (e del collegato deterioramento del consumer sentiment) che dell’indebolimento del potere d’acquisto dei consumatori. Tuttavia, nel corso degli ultimi mesi la regione ha mostrato segnali di miglioramento rispetto alle precedenti dinamiche, ritornando in territorio positivo.

Nel dettaglio, nel secondo trimestre:

l’area dell’Europa sud-occidentale ha evidenziato un fatturato quasi invariato rispetto all’anno precedente (-1,2%), grazie ad una forte ripresa di Francia ed Austria, mentre restavano ancora in territorio negativo Italia e Germania;

• in crescita a doppia cifra il fatturato dell’Europa nord-orientale, che ha beneficiato di una ripresa quasi omogenea dei Paesi dell’area, caratterizzata da una significativa accelerazione del caffè unita ad una sostanziale stabilizzazione del comparto della cottura e preparazione dei cibi;

• l’area MEIA ha visto il fatturato in calo principalmente a causa del contesto macro e della debolezza della food preparation;

• nell’area America il fatturato è stato significativamente penalizzato dalla discontinuità relativa all’uscita dal condizionamento mobile, con un impatto di ca 33 milioni di Euro nel trimestre; al netto di tale effetto, l’area è cresciuta del 5,5% grazie all’espansione del caffè e del comparto della nutrizione, legato al marchio Nutribullet;

• infine, la regione Asia Pacific ha mostrato un calo del -7,4% (-2% a cambi costanti), come effetto della performance negativa di Australia e Nuova Zelanda, in marcato rallentamento rispetto ad un 2022 particolarmente brillante, ma con gli altri principali mercati di Greater China, Giappone e Corea del Sud in forte crescita.

Per quanto concerne l’evoluzione dei segmenti di prodotto, il trimestre ha visto un ritorno alla crescita del caffè, dopo il temporaneo arretramento del primo trimestre, ed una food preparation che, sebbene ancora in sofferenza, ha visto alcune famiglie di prodotto tornare in territorio positivo (food processors, personel blenders, spin juicers e friggitrici).

E’ rimasto pesantemente penalizzato il settore del comfort (riscaldamento e condizionamento portatili) a causa della citata discontinuità rappresentata dall’uscita dal segmento dei condizionatori portatili sul mercato americano.

In flessione anche l’home care (pulizia della casa e stiro), che tuttavia pesava nel semestre per solo il 2,9% del fatturato totale.

Infine, si segnala la straordinaria crescita del comparto delle macchine per il caffè professionale di Eversys (+60,7% nel trimestre e +58% nei 6 mesi) il cui peso sul totale dei ricavi del semestre è passato dal 3% al 5,2%.

Da segnalare che il totale caffè, sia consumer che professionale, ormai rappresenta poco meno del 60% del fatturato di Gruppo, una soglia che è ragionevolmente destinata ad essere superata nei prossimi 12-18 mesi.

Relativamente all’evoluzione della profittabilità del Gruppo, il semestre ha visto un sostanziale miglioramento dei margini nonostante un fatturato in calo. Le azioni di aumento dei prezzi implementate lo scorso anno, il miglioramento del mix ed un’attenta gestione dei costi hanno consentito di compensare l’effetto negativo della flessione dei volumi.

Nel trimestre:

• il margine industriale netto si è attestato a € 335,8 milioni, pari al 48,8% dei ricavi (49,6% nel semestre) rispetto al 45,2% del 2022, beneficando di un miglioramento della componente price-mix, oltre ad una sostanziale stabilità dell’effetto relativo ai costi di produzione. Nello specifico, l’effetto price-mix ha contribuito positivamente per € 20 milioni (€ 40,2 milioni nel semestre);

• l’Ebitda adjusted è stato pari a € 85,8 milioni, ovvero il 12,5% dei ricavi (12,4% nel semestre) in marcato miglioramento rispetto al 6,9% del secondo trimestre 2022, e in continuità con la marginalità realizzata nel primo trimestre. La profittabilità ha anche beneficiato della minore
esposizione sul fronte degli investimenti in media e comunicazione (“A&P”), scesi di € 8,8 milioni nel trimestre e € 24,5 milioni nel semestre, in linea con i piani del management;

• l’Ebitda è stato pari a € 83,5 milioni, ovvero il 12,1% dei ricavi (8% nel 2022) dopo € 2,3 milioni di oneri non ricorrenti (che si comparano con 8 milioni di proventi non ricorrenti del secondo trimestre 2022);

• il risultato operativo (Ebit) si è attestato a € 58 milioni, pari all’8,4% dei ricavi (4,4% nel 2022), dopo un livello di ammortamenti allineato all’anno precedente (pari a € 25,5 milioni);

• infine, l’utile netto di competenza del Gruppo è stato pari a € 44 milioni, (€ 82,7 milioni nel semestre) ovvero il 6,4% dei ricavi (3% nel 2022).

Il Gruppo De’ Longhi ha chiuso il primo semestre del 2023 con una Posizione Finanziaria Netta attiva pari a € 311,7 milioni, in aumento di € 12,9 milioni nel semestre e di € 256,3 milioni nei 12 mesi. Analogamente, anche la Posizione Netta nei confronti di banche ed altri finanziatori era attiva per € 403,8 milioni, in miglioramento sia nel semestre (+14,4 milioni) che nei 12 mesi (+271,1, milioni).

Il flusso di cassa, prima dei dividendi e delle acquisizioni (“Free Cash Flow before dividends and acquisitions”) è stato pari a € 66,5 milioni nel trimestre, € 85 milioni nel semestre e € 328,3 milioni nei 12 mesi.

Guardando le principali determinanti di questo risultato positivo, evidenziamo che nel semestre il Gruppo è stato in grado di generare € 161,2 milioni di cassa dalla gestione corrente e dai movimenti di capitale circolante (rispetto al primo semestre del 2022 in cui vi era stato un assorbimento di € 165,6 milioni).

A livello di capitale circolante operativo (pari al 6,9% dei ricavi 12 mesi rolling), si segnala nel semestre un’importante generazione di cassa dell’aggregato dei crediti-debiti commerciali (€ 200,1 milioni), solo parzialmente assorbita dalla variazione negativa del magazzino (€ 123,2 milioni), in crescita fisiologica a € 660,5 milioni, ma inferiore di € 281 milioni rispetto al livello dello scorso anno.

La spesa per investimenti infine ha assorbito nel semestre € 58 milioni di cassa, in netto calo rispetto ai 94,1 milioni dello scorso anno. Si ricorda che durante il secondo trimestre il Gruppo ha erogato dividendi per complessivi € 72,1 milioni.

Eventi successivi alla chiusura del periodo

Non si rilevano eventi di rilievo successivi alla chiusura del semestre.

Altre delibere

Nella seduta odierna il Consiglio di amministrazione ha altresì approvato, in continuità con la pubblicazione della Dichiarazione Non Finanziaria, il Report di Sostenibilità del Gruppo relativo all’esercizio 2022. Il Report è accessibile sul sito internet della società, all’indirizzo https://www.delonghigroup.com/it/sostenibilita/documenti.

Nel dettaglio

de' longhi
Conto economico consolidato riclassificato (dati concessi)
de' longhi ricavi
Ricavi per area geografica (dati concessi)
stato patrimoniale
Stato patrimoniale consolidato riclassificato (dati concessi)
dati longhi
Composizione della posizione finanziaria netta (dati concessi)
rendimento
Rendimento finanziario consolidato (dati concessi)

Riccardo Cagnetti, dentro la Caffetteria Memory tosta il suo caffè: “Dovevo partire dal verde per servire l’espresso”

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Dentro la caffetteria Memory (foto concessa)
Dentro la caffetteria Memory (foto concessa)
MILANO – C’è il modo di intendere il servizio del caffè al bar in maniera differente e lo ha dimostrato Riccardo Cagnetti, che nella sua caffetteria Memory di Andria, ha unito le sue competenze da barista e da torrefattore dietro al bancone. Abbiamo parlato con lui per capire come gestisce queste due anime.

Caffetteria Memory, attività storica, aperta oltre 50 anni fa dal padre Pasquale

“Da sempre il nostro bar è stato identificato in città come un posto in cui venire a consumare il miglior caffè prima di andare al lavoro o al rientro dai campi. Infatti i nostri orari di apertura sono piuttosto singolari: dalle 2-14.

Da piccolo osservavo mio padre trafficare ore e ore con il macinadosatore e la macchina da caffè e ne ero letteralmente affascinato: ho sempre desiderato fare questo lavoro e oggi,  mi rende felice.

Il mio carattere curioso mi ha portato a non fermarmi mai alla prima soluzione che mi si presentava davanti e così, in questi ultimi dieci anni, ho studiato e viaggiato, sempre alla ricerca di nuove soluzioni per il mio caffè che è sempre stato il mio pallino, in tutte le sue forme. Su questa bevanda ho concentrato le mie ricerche fino al punto di comprendere che se volevo governare completamente il mio espresso dovevo senz’altro partire dal verde.

Come ha selezionato la macchina da usare nel suo locale e come questa aiuta a gestire tutta la parte più tecnica legata agli spazi idonei alla tostatura (tra i fumi di scarico, il rumore, il calore sviluppato e la fase di raffreddamento). E’ come una macchina che solitamente si usa per la campionatura del verde oppure è più complessa?

Quando ho deciso di iniziare a tostare il caffè, ho svolto una ricerca approfondita a partire dalle mie esigenze specifiche, che poi sono anche le stesse di molti altri baristi come me: il fabbisogno settimanale di caffè, circa 20 chili, gli spazi a disposizione, pochi metri quadri, l’alimentazione, elettrica visto che non ho l’attacco del gas, ma soprattutto ho capito che avevo bisogno di una tostatrice che mi facilitasse il compito il più possibile sia da un punto di vista della costanza della qualità sia da un punto di vista strettamente produttivo visto che non ho molto tempo a disposizione.

Ho provato dei tostini usati per la campionatura del verde ma ho compreso subito che non era quello che serviva a me, io non dovevo testare qualche chilo ogni tanto, io volevo realmente produrre, bene, il mio caffè. Ho provato anche macchine più grandi a gas ma non erano calibrate per la mia attività e inoltre il rischio di sbagliare sarebbe stato troppo alto.

La caffetteria Memory con la Tostabar (foto concessa)

La scelta è caduta sulla prima tostatrice a profilazione automatica progettata espressamente per il bar: Tostabar. Con la Tostabar posso realizzare delle ricette, salvarle e replicarle in modo automatico, oppure, se voglio, posso lavorare in modalità completamente manuale. Rumore e calore sono trascurabili e i fumi li allontano attraverso una canna fumaria.”

I tempi di preparazione di un espresso in questo modo non si allungano, se si comprende anche la tostatura? Mi spieghi meglio qual è il rito del caffè nella sua caffetteria Memory

“Mi piace la parola “rito” perché ormai per me tostare il mio caffè è diventato una parte importante del lavoro, anzi forse è la parte più gratificante e la attendo con gusto. Tosto due giorni a settimana durante le ore pomeridiane. In quanto ai tempi cerco di utilizzare gli orari un po’ morti del bar durante i quali approfitto per produrre.”

Quanti chili riesce a tostare e poi a usare al giorno?

“Per il momento tosto due volte a settimana per circa quattro ore riuscendo a produrre una quindicina di chili al giorno: una parte sarà destinata all’espresso e una parte alla vendita del macinato per moka.”

Prepara anche dei pacchetti con il suo caffè da vendere per prepararlo a casa?

“Certo! Ho messo a punto un sistema per cui propongo dei pacchetti già etichettati e pesati che poi macino al momento davanti al cliente: è un’esperienza molto piacevole per loro.”

Ma il suo espresso, dato che è totalmente fatto da lei, ha un costo maggiore?

La caffetteria Memory con la Tostabar (foto concessa)

“Direi proprio di no. Anzi, penso che se volessi acquistare un caffè torrefatto della mia qualità dovrei pagarlo almeno tre volte tanto.

Credo però che in Italia in generale e al Sud Italia in particolare, l’espresso sia la bevanda più popolare in assoluto e dovrebbe rimanere nel bar quella più accessibile economicamente, proprio perché rappresenta anche un momento di incontro. Il mio poi è un bar frequentato da un pubblico molto popolare che non accetterebbe un prezzo diverso dall’euro. Tuttavia, la soluzione che ho adottato di tostare da solo il mio caffè con Tostabar mi permette di differenziare e vendere qualche referenza anche ad un prezzo superiore. Ma va oltre l’espresso principale.”

Anche le monorigini quindi le vende a 1 euro? E soltanto in espresso?

“In realtà la mia carta dei caffè prevede solo una monorigine che cambio ogni tanto a seconda di quello che ho in casa, ed è la “monorigine del mese”. Sempre disponibili invece ho due miscele gourmet diverse e differenziate per grado di tostatura: una all’italiana e una alla napoletana a € 1,30 servite in double shot. Solo espresso.”

E’ economicamente sostenibile al netto di tutta la fatica e i costi che devi affrontare?

“In merito ai costi, facendo i conti, sicuramente sì, visto che ho sempre scelto di acquistare caffè di qualità dalle torrefazioni e di certo non me lo regalavano. Per la fatica è vero che è un impegno in più, ma non mi pesa perché per me è una vera goduria tostarmi il caffè. Mi piace provare, sperimentare e migliorare giorno dopo giorno.”

E che caffè usa? Monorigine, specialty? Miscele (se sì, quali) e quanto lo tosta?

“Durante i miei viaggi e miei studi mi sono imbattuto in caffè straordinari, estratti in ogni modo possibile e immaginabile, ho assaggiato caffè talmente acidi e agrumati che se chiudevo gli occhi potevo immaginare di bere una spremuta di pompelmo oppure talmente fermentati da risvegliare nella mia mente il ricordo dei funghi porcini. Esperienze uniche.

Per il Memory però non volevo niente del genere, cercavo un espresso all’italiana di una qualità altissima ma che fosse immediatamente comprensibile da tutti i miei clienti, un caffè senza compromessi, pulito e con un gran corpo vellutato, dolce e cremoso, persistente e cioccolatoso: un espresso che lasciasse i miei clienti senza parole. Ho creato una mia miscela bilanciando caffè brasiliani, indiani ed africani e li tosto all’italiana.”

Da chi si rifornisce?

“Il mio crudista di fiducia è la Don Fernandos Trading sempre del Gruppo Ing. Napoli & C. Hanno un listino molto vasto, con miscele e monorigini e posso assosrtirmi anche con scatole di soli 10 kg. Oppure sacchi da 30 kg. Questo mi permette di provare e sperimentare.”

Come si è formato per poter diventare anche il torrefattore del suo bar?

“Alcuni anni fa ho avuto la fortuna di incontrare quello che poi è diventato il mio mentore, l’Ingegnere Angelo Napoli, un vero gigante nel campo del caffè, peraltro sempre molto disponibile. Con lui ho trascorso molte ore a discutere di caffè, a tostare e ad assaggiare. Ho frequentato il suo laboratorio e la sua azienda e studiato approfonditamente il libro di cui è autore: mi si è aperto un mondo, mi ha insegnato molto di più lui gratuitamente che le decine di corsi a pagamento che ho frequentato! Gli sono molto grato.”

I suoi clienti fin qui come hanno reagito? E’ un valore aggiunto per il suo locale, la aiuta a differenziarsi?

“La gratificazione che provo da questa innovazione che ho portato nel mio bar è dovuta al fatto che riesco a portare in tazza esattamente quello che ho in mente, posso cioè personalizzare fino in fondo il mio caffè e credo che questo entusiasmo sono stato capace di trasmetterlo anche ai miei clienti, che sono letteralmente impazziti e ogni giorno sono più numerosi.< Il mio bar non è più uno come tanti ma è un bar torrefazione. Ho creato anche una vera e propria carta dei caffè, propongo miscele differenziate per monorigini e per grado di tostatura e, con il mio brand, vendo molto caffè macinato fresco per la moka.”

Mentre per l’espresso che macchine e macinini usa?

“Per l’espresso utilizzo una macchina automatica a tre gruppi, una Cimbali M100 Attiva. Il macinadosatore volumetrico a macine coniche, un Mazzer Kony. Sono molto soddisfatto di entrambi.”

Quali saranno le prossime evoluzioni di questo progetto?

“Adesso voglio godermi un po’ di quello che ho realizzato, voglio continuare a tostare con la mia Tostabar, imparare sempre di più e migliorare ulteriormente le performance di vendita del mio bar.

Qualche giorno fa però ho fatto una battuta con un giornalista che mi ha intervistato e ho detto che mi piacerebbe acquistare una piantagione di caffè, chissà in un futuro ci si può riuscire.”

Keurig Dr Pepper batte le previsioni trimestrali, ma le vendite di caffè scendono sotto il miliardo di dollari

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Keurig Dr Pepper
Il logo di Keurig Dr Pepper

MILANO – Keurig Dr Pepper batte le attese degli analisti di Wall Street e alza le previsioni annuali sulle vendite, ma il business caffè, che si è da poco arricchito di una partecipazione nel torrefattore specialty La Colombe, segna il passo. Il gigante americano del beverage – il cui azionista di maggioranza è l’onnipresente Jab Holding, veicolo di investimento della famiglia Reimann – chiude il secondo trimestre con un fatturato di 3,79 miliardi di dollari, ben al di sopra della stima di 3,69 miliardi fatta da Refinitiv data.

E si aspetta ora vendite nette in crescita del 5-6%, contro la precedente previsione del 5%. Reiterata inoltre la guidance, per un eps in crescita del 6-7%.

Le vendite nette di caffè negli Usa di Keurig Dr Pepper arretrano però nel secondo trimestre del 5,7%, a 970 milioni di dollari, contro 1,029 miliardi nello stesso periodo dell’anno scorso.

A fronte di rincari nei prezzi dell’1,6% ha inciso l’effetto volume/mix negativo per il 7,3%. I consumi nel canale alimentare hanno continuato a essere impattati negativamente dall’ulteriore ripartenza della mobilità.

La situazione è comunque migliorata di mese in mese. Il fatturato derivante dalle vendite di caffè porzionato ha subito un calo del 4,6% per effetto di una flessione del 7,7% nelle consegne dovuto, in primo luogo, alla minore vivacità dei consumi domestici indotta dalla maggiore mobilità, dall’uscita da alcuni contratti di private label con bassi margini di guadagno e dal raffronto sfavorevole con l’anno precedente, durante il quale la società ha reintegrato i livelli delle scorte successivamente a problemi di approvvigionamento.

Raffrontando i 12 mesi più recenti con l’ultimo periodo equivalente pre-Covid, le consegne di caffè porzionato nel canale alimentare sono cresciute del 16,9%, con un cagr in cifra singola media.

Le consegne di macchine da caffè sono state pari 9,9 milioni di unità, nei 12 mesi al 30 giugno 2023, pari a un calo dell’11% sul pari periodo immediatamente precedente.

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Chaberton Partners lancia il podcast “Connecting the Dots”: Antonio Baravalle, ceo Lavazza, nella 1° puntata

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Antonio Baravalle, ceo Lavazza nel primo episodio del podcast (immagine concessa)

MILANO – Guardare al passato per superare gli ostacoli futuri: dai sogni d’infanzia ai traguardi raggiunti, passando per le sfide affrontate; alcuni tra i più importanti manager italiani raccontano la loro storia in “Connecting the Dots – The Invisible Path to Success“, il nuovo podcast, disponibile da oggi sulle principali piattaforme audio free (tra cui: Spotify, Google, Amazon, YouTube, iTunes) realizzato da Chaberton Partners, la società internazionale di executive search fondata nel 2017 da Christian Vasino.

Il podcast “Connecting the Dots”

Nella prima puntata del podcast Antonio Baravalle, ceo del Gruppo Lavazza, intervistato da Massimo Picca, senior equity partner di Chaberton Partners, ripercorre le tappe fondamentali che lo hanno portato al timone di una delle più importanti aziende italiane che ha conquistato i mercati internazionali, condividendo esperienze uniche e importanti insegnamenti.

Nato a Torino nel 1964, Antonio Baravalle si è laureato in biologia all’Università degli Studi di Torino, per poi conseguire un Master in Business and Administration presso la SAA – Scuola di amministrazione aziendale di Torino. Con oltre trent’anni di esperienza al vertice di importanti aziende italiane, Baravalle ricopre dal 2011 il ruolo di ceo del Gruppo Lavazza.

“Essere human explorers significa avere la possibilità, ed il privilegio, di incontrare ogni giorno persone e storie straordinarie. Manager, top manager ed imprenditori che hanno condotto percorsi di successo attraverso sentieri a volte invisibili, collegando momento per momento i vari puntini delle loro traiettorie, delle loro vite” – spiega Christian Vasino, ceo di Chaberton Partners.

Vasino continua: “Connecting the Dots è il nome che abbiamo pensato per questo podcast. Un luogo in cui incontrare alcune di queste storie speciali, consapevoli che ognuno di noi è diverso, che ogni percorso è unico e irripetibile. Ma che i sogni che lo guidano, le paure e le domande che ci accompagnano, gli errori da cui imparare e le scoperte che facciamo lungo la strada sono simili. E che ogni storia può essere un punto di luce che illumina la strada per molte altre storie straordinarie”.

Sinossi generale

Dove sono tracciate le strade che portano al successo, quali sono i momenti chiave di un percorso di vita o di carriera. In uno dei discorsi più citati del nostro tempo, a Stanford nel 2005, Steve Jobs ricorda che non si possono unire i puntini guardando in avanti, si può solo farlo quando ci si guarda alle spalle, e bisogna avere fiducia nel fatto che in qualche modo, i nostri puntini, si uniranno in futuro.

Connecting the dots è il luogo in cui si incontrano le storie di chi oggi è alla guida di alcune delle più importanti aziende italiane, per scoprire punto dopo punto i momenti chiave, i maestri, le sliding doors, gli errori e le intuizioni che stanno dietro ad ogni storia di successo.

La scheda sintetica di Chaberton Partners

Chaberton Partners è la società di Executive Search che si sta affermando tra le realtà più dinamiche ed innovative nel mercato del leadership consulting e della consulenza sulle tematiche del capitale umano e della corporate governance.

Fondata nel 2017 dall’attuale ceo, Christian Vasino, nel corso di pochi anni ha registrato una forte crescita sia in Italia, dove è presente con proprie sedi a Milano, a Roma e a Padova, sia all’estero, a Ginevra e Zurigo, Vienna, Parigi e Londra. Nel breve termine è prevista l’apertura di nuove sedi a Madrid, Francoforte e Boston.

Chaberton Partners conta su un’organizzazione di oltre 180 professionisti che hanno gestito negli ultimi 12 mesi circa 700 progetti per oltre 400 aziende italiane e multinazionali, tra cui la ricerca di top manager e Board member.

Chaberton Partners è una realtà in grado di coniugare la capacità consulenziale propria delle grandi firm internazionali con l’agilità e la capacità di innovazione di una start-up. Questo consente di affrontare ogni progetto con un approccio flessibile ed una metodologia disegnati in base alle esigenze reali delle aziende clienti.

Consorzio promozione caffè celebra il giorno dell’amicizia: “Espresso bevuto al bar dal 33,7% per convivialità”

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consorzio promozione caffè amicizia
Consorzio promozione caffè per la Giornata mondiale dell'amicizia (immagine concessa)

MILANO – Non importa che ora o che giorno sia: “ci prendiamo un caffè” è una frase che sa innescare come nessun’altra un rituale di socialità. Perché il caffè è un vero proprio rompighiaccio, che svela il desiderio di approfondire una conoscenza, ritrovare un legame, rafforzare un’amicizia. Può essere bevuto in diversi modi, preparato con i metodi più disparati, ma riesce comunque a mettere tutti d’accordo. Il piacere di bere un buon caffè non risiede infatti solo nell’apprezzarne il gusto, l’aroma o gli effetti energizzanti, ma soprattutto nella bellezza di condividerlo con qualcuno di speciale.

Caffè e socialità: le preferenze degli italiani

Anche quest’anno il Consorzio promozione caffè si è avvalso dell’expertise di AstraRicerche per indagare l’evoluzione delle abitudini di consumo del caffè da parte degli italiani. Secondo la recentissima indagine, condotta lo scorso giugno, quasi l’80% dei nostri concittadini beve caffè tutti i giorni e circa il 33,7% degli intervistati afferma di consumarlo al bar proprio per assaporarne la convivialità, per il piacere di scambiare quattro chiacchiere con il barista o gli altri clienti.

La survey ci mostra inoltre come siano molti i coffee lover che preferiscano bere il caffè in luoghi di socialità piuttosto che a casa: su 100 caffè infatti, circa 14 vengono bevuti al bar; ma sono anche tanti quelli consumati proprio a casa di amici o conoscenti (quasi 10 su 100) sul luogo di lavoro (12,2 su 100) di studio (4 su 100), ma anche al ristorante (6,5 su 100) e nei locali di intrattenimento (circa 4 su 100). Una fotografia che dimostra come il caffè sia un vero e proprio catalizzatore sociale, in grado di unire le persone e favorire lo scambio.

Le tradizioni made in Italy

Concedersi un caffè con un amico è da sempre una delle piccole ma fondamentali gioie della vita. Non deve quindi stupire che esistano delle vere e proprie tradizioni legate al caffè e alla condivisione, che affondano le proprie radici in secoli lontani e attraversano i popoli, le culture e i continenti del nostro mondo. Parlando del Made in Italy, come non citare il caffè sospeso, l’usanza della tazzina di espresso lasciata in regalo al cliente successivo.

Un semplice, anonimo gesto di generosità nato nei bar di Napoli, che negli anni ha ispirato tante iniziative di solidarietà in tutto il mondo. E sempre all’ombra del Vesuvio nasce anche la cuccumella, la caffettiera che rappresenta il gusto dell’attesa: a differenza dell’espresso, pronto in pochi minuti, con la cuccumella ci si affida ad una preparazione lenta, in grado di regalare agli ospiti il piacere di scambiare due chiacchere.

Salendo in Valle d’Aosta, invece, esiste un caffè che è un vero e proprio sigillo di fratellanza, conosciuto come il “caffè dell’amicizia” e che trae le sue origini da una usanza che lega la cultura italiana a quella araba: bere insieme da uno stesso tipico recipiente, detto grolla o coppa dell’amicizia, una bevanda a base di caffè lungo, grappa e limone.

Caffè e condivisione all’estero

Andando oltre i nostri confini, vediamo invece come il caffè possa assumere anche un ruolo spirituale quando si parla di celebrare la convivialità. In Turchia, servire il caffè per amici e ospiti è considerata un’arte, che consiste nel preparare la bevanda nelle cezve, delle particolari tazze in ottone.

Dopo un primo giro, il caffè viene messo nuovamente sul fuoco per poi riempire le tazzine che vengono lasciate appositamente a metà. Anche in questo caso la lentezza della cerimonia si trasforma in bellezza di stare insieme e socializzare.

In Etiopia, il caffè è considerato addirittura una bevanda sacra e la cerimonia è un’esperienza unica, dedicata proprio all’amicizia.

Agli ospiti vengono mostrati i chicchi tostati, così da farne apprezzare tutta la qualità, dopodiché il caffè viene macinato e poi versato nella jebena, una tradizionale pentola d’argilla. Una volta pronto, viene prima versato alle persone più anziane per poi fare altri tre giri: la terza tazza di caffè viene chiamata baraka e serve per benedire l’amicizia tra i presenti.

Ma anche gli abitanti della Giordania, in particolare le tribù di beduini, sono dei veri e propri cultori dell’accoglienza: durante la cerimonia della jaha viene consumato nel deserto un rituale di amicizia che ha come protagonista proprio il caffè, bevuto amaro in tre sorsi che rappresentano gioia, ospitalità e benvenuto.

“Come da tempo sosteniamo, il caffè non rappresenta soltanto un’esperienza di gusto, ma anche un momento di condivisione, un vero e proprio rito sociale. Le tradizioni legate alla preparazione e la familiarità del suo aroma riescono a rendere ogni atmosfera accogliente e confortevole, favorendo la conversazione e lo scambio. È quando lo beviamo in compagnia di un amico, quando lo prepariamo per riservare a qualcuno un’attenzione speciale, quando diventa un’occasione per ritrovarsi, che il caffè assume un sapore veramente unico” commenta Michele Monzini, presidente di Consorzio promozione caffè.

Il caffè, insomma, è bevanda capace d’unire e superare, con un sorso, barriere e diversità. Quindi cosa aspettate? Celebrate la giornata mondiale dell’amicizia offrendo un buon caffè ad un amico.

Ima: finalizzata l’acquisizione del 60% di Phoenix Italia S.r.l.

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Ima
Il logo del Gruppo Ima

OZZANO DELL’EMILIA (Bologna) – Il 13 luglio 2023 Ima ha perfezionato il closing per l’acquisizione del 60% di Phoenix Italia S.r.l. e del 100% della sua controllata Phoenix Tech S.r.l., entrambe società con sede a Bareggio (Milano), dal socio unico Phoenix Group Holding S.r.l. Fondata nel 1994 e con 37 dipendenti guidati da Paolo Albertoni e Paolo Lupoli, Phoenix Italia sviluppa, produce e vende soluzioni di etichettatura per distributori, system integrator e produttori di macchine.

Ima finalizza l’acquisizione del 60% di Phoenix Italia S.r.l.

In particolare, Phoenix Italia è specializzata nella produzione di applicatori di etichette print & apply ed etichettatrici modulari per etichette autoadesive per imballaggi secondari e di fine linea, coprendo quasi tutte le richieste di print & apply ed applicazione di etichette.

Le soluzioni di Phoenix Italia sono caratterizzate da modularità, intercambiabilità e versatilità e sono progettate per garantire una facile integrazione all’interno delle linee di produzione degli utenti finali e aiutare gli stessi utenti a massimizzare la produttività e l’efficienza.

La sua ampia offerta di prodotti copre vari settori, con particolare attenzione alla logistica: farmaceutico e cosmetico, alimentare e bevande, cartario, postale e grafico, chimico, meccanico, elettronico, mobili e elettrodomestici.

Maggiori informazioni su Phoenix Italia sono disponibili sul sito web cliccando qui. Questa acquisizione consente all’azienda di ampliare ulteriormente la propria offerta di soluzioni avanzate per i mercati del fine linea e dell’e-commerce.

Gruppo Celli: Angelos Papadimitriou è il nuovo presidente e ceo ad interim

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Angelos Papadimitriou celli
Angelos Papadimitriou (immagine concessa)

SAN GIOVANNI IN MARIGNANO (Rimini) – Il Gruppo Celli, uno dei principali operatori a livello mondiale nella progettazione e produzione di impianti e accessori per l’erogazione di bevande e controllato da Ardian, annuncia la nomina di Angelos Papadimitriou come presidente e, ad interim, amministratore delegato.

Angelos Papadimitriou ha guidato per dieci anni il Gruppo Coesia, leader mondiale nelle soluzioni industriali e di packaging, in qualità di chief executive officer. Nella sua carriera ha ricoperto posizioni apicali in multinazionali del calibro di Pirelli, GlaxoSmithKline, Merck e McKinsey. Originario di Atene, Papadimitriou ha studiato Computer Science and Business Economics alla Brown University e conseguito un MBA alla Harvard Graduate School of Business Administration.

Angelos Papadimitriou è il nuovo presidente e ceo ad interim di Gruppo Celli

Il Consiglio di Amministrazione ha, inoltre, deliberato la nomina di Claudio Colombi quale Amministratore. Colombi ha ricoperto posizioni manageriali apicali in ambito Operations e Gestione Risorse Umane nel Gruppo 3M e nel Gruppo Coesia con responsabilità mondiali in Italia ed all’estero. Imprenditore, fondatore e Chairman di Perspective Developing People e Perspective Improvement, Colombi è laureato in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università di Padova.

Marco Bellino, managing director di Ardian e membro del consiglio di amministrazione del Gruppo Celli, ha commentato: “A nome del consiglio di amministrazione, vorrei dare il benvenuto in azienda ad Angelos Papadimitriou e Claudio Colombi. Angelos e Claudio vantano un’esperienza pluriennale nel guidare multinazionali e accelerarne lo sviluppo. Con il loro ingresso, Ardian rinnova il proprio impegno verso i clienti, i fornitori e i dipendenti di Celli con l’obiettivo di accompagnare il Gruppo in una nuova fase di espansione e consolidamento”.

Angelos Papadimitriou ha dichiarato: “Sono onorato di unirmi ad Ardian, uno dei principali operatori di private equity a livello mondiale, nell’investire nel Gruppo Celli e guidarne lo sviluppo. Da 50 anni, Celli è un leader mondiale nel settore degli impianti per l’erogazione di bevande, riconosciuto per l’innovazione, la qualità e la sostenibilità delle proprie soluzioni. Lavorerò con la squadra del Gruppo Celli in tutto il mondo per cogliere le molteplici opportunità di crescita davanti a noi”.