martedì 02 Dicembre 2025
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Nestlé e la Casa della sirena festeggiano i primi 5 anni della Global Coffee Alliance

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nestlé starbucks
Laxman Narasimhan, ceo di Starbucks Coffee Company insieme a Mark Schneider, ceo di Nestlé S.A. (immagine concessa)

VEVEY – Nestlé e Starbucks festeggiano i primi cinque anni della Global Coffee Alliance nata nel 2018. L’alleanza combina la forza e l’affinità del marchio Starbucks e l’esperienza dell’azienda in materia di caffè con le reti proprietarie di caffè, le competenze produttive e la copertura del mercato di Nestlé. L’obiettivo è quello di migliorare e far crescere il marchio Starbucks nei prodotti confezionati e nei canali di vendita fuori casa.

Il ceo di Nestlé, Mark Schneider, e il ceo di Starbucks, Laxman Narasimhan, si sono incontrati per celebrare questo importante traguardo presso la sede centrale di Nestlé, a Vevey, in Svizzera.

Nestlé e Starbucks insieme per i 5 anni della Global Coffee Alliance

Attraverso la Global Coffee Alliance, Nestlé e Starbucks hanno introdotto sul mercato un’ampia gamma di prodotti tra cui le capsule Starbucks per i sistemi Nespresso e Nescafé Dolce Gusto, i caffè Starbucks in grani, tostati, macinati e premium istantanei, le cialde K-Cup e le panne per la categoria at-home e per i canali di ristorazione.

Nestlé ha ampliato il business dell’on-the-go di Starbucks a livello globale e ha recentemente lanciato una gamma di bevande pronte da bere a base di caffè nel sud-est asiatico e in Oceania. Inoltre, ha rafforzato in modo significativo la sua attività nel settore in Nord America. Nel 2022, le attività di Starbucks hanno generato 1,6 miliardi di dollari di vendite incrementali per Nestlé.

Le due aziende hanno esteso la copertura dei prodotti premium a marchio Starbucks a quasi 80 mercati in tutto il mondo e, ad oggi, più di 14 miliardi di tazze sono state preparate a casa o servite attraverso i canali di ristorazione.

L’alleanza si basa sull’esperienza e sulle capacità di Nestlé e Starbucks. Insieme, le aziende hanno sviluppato prodotti nuovi e innovativi e hanno introdotto il marchio in nuovi formati e mercati, sfruttando la conoscenza dei prodotti di entrambe le aziende e l’impronta distributiva di Nestlé.

“Siamo orgogliosi del lavoro svolto insieme”, ha dichiarato Mark Schneider, ceo di Nestlé S.A. “Nestlé e Starbucks sono fortemente impegnate a far crescere questo business, e i risultati lo dimostrano. La straordinaria collaborazione tra i due team si basa su valori comuni condivisi e sull’impegno a fornire un caffè eccezionale proveniente da fonti responsabili e sostenibili. Mi auguro che la nostra partnership possa crescere sempre di più”.

Laxman Narasimhan, ceo di Starbucks Coffee Company, ha dichiarato: “La Global Coffee Alliance ha permesso a entrambe le aziende di concentrarsi sui propri punti di forza, il che, si è rivelato di grande successo negli ultimi cinque anni. Siamo certi che il marchio Starbucks abbia ancora enormi opportunità in questo segmento e ci aspettiamo che questo business, grazie all’alleanza, continui a crescere e a raggiungere un maggior numero di consumatori.”

Nestlé e Starbucks continueranno a rafforzare il loro impegno e ad espandere il marchio Starbucks aspirando alla creazione di nuovi momenti dedicati al consumo di caffè. Le due aziende mirano a cogliere nuove opportunità con i caffè freddi e stagionali, due categorie principalmente spinte dai giovani consumatori. Inoltre, svilupperanno programmi e soluzioni per il fuori casa e continueranno a innovare e a offrire al pubblico nuove esperienze di caffè.

La scheda sintetica del Gruppo Nestlé

Il Gruppo Nestlé, presente in 187 Paesi con più di 2000 marche tra globali e locali, è l’azienda alimentare leader nel mondo, attiva dal 1866 per la produzione e distribuzione di prodotti per la nutrizione, la salute e il benessere delle persone. Good food, Good life è la  firma e il mondo dell’azienda.

Nel 2023 Nestlé celebra 110 di presenza in Italia, rinnovando il suo impegno con azioni concrete per esprimere con i propri prodotti e le marche tutto il buono dell’alimentazione.

L’azienda opera in Italia in 9 categorie con un portafoglio di numerose marche, tra queste: Meritene, Pure Encapsulations, Vital Proteins, Optifibre, Modulen, S.Pellegrino, Acqua Panna, Levissima, Bibite e aperitivi Sanpellegrino, Purina Pro Plan, Purina One, Gourmet, Friskies, Felix, Nidina, Nestlé Mio, Nespresso, Nescafé, Nescafé Dolce Gusto, Starbucks, Orzoro, Nesquik, Garden Gourmet, Buitoni, Maggi, Perugina, Baci Perugina, KitKat, Galak, Smarties, Cereali Fitness.

Mauro Cipolla sul caffè nei bar: “Una comunicazione efficace fa la differenza nei clienti e anche nei mercati”

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mauro cipolla espresso italiano
Mauro Cipolla

Mauro Cipolla, il titolare di Orlandi Passion, professionista ben noto agli addetti ai lavori per la sua esperienza e conoscenza della materia, espone il suo punto di vista sull’argomento dello status economico e sociale del caffè nei bar italiani soffermandosi sull’importanza di creare una maggiore inclusività nei confronti dei clienti. Leggiamo di seguito le sue considerazioni.

L’espresso nelle caffetterie

di Mauro Cipolla

MILANO – “Il prezzo è sempre il valore massimo che le persone attribuiscono soggettivamente ad un prodotto e ad un’esperienza. Capisco che la domanda di un bene aumenta con l’aumentare del prezzo tramite la qualità percepita connesso al marcatore sociale e all’appartenenza ad una determinata comunità.

Il vero problema risiede però nella felicità personale nell’acquisto giornaliero, vissuta di fatto grazie alle scelte libere personali per la propria utilità, la quale risiede tra l’equilibro del benessere materiale-consumo giornaliero e il benessere umano sull’acquisto eseguito.

La sostenibilità ambientale, sociale e culturale nel caffè, è una parte integrante della felicità personale per chi è consapevole dei retroscena dei processi e degli sviluppi connessi alla sostenibilità descritta, ma alla fine deve pur sempre avere un riscontro positivo per la propria felicità nel consumo giornaliero”.

La cultura del caffè in Italia secondo Mauro Cipolla

“In Italia, purtroppo, sappiamo che da una parte continuiamo a parlare di caffè come un prodotto basilare e una comodità che nulla conta, (costa poco e che non è connesso alla natura e ai processi dell’uomo), e dall’altra ne parliamo invece come un’esperienza speciale che nel tempo vorrebbe vedersi collegata ad un prezzo in tazza simile a Paesi con altre culture connesse alla consapevolezza del piacere personale e ad altri livelli salariali atti verso il consumo giornaliero.

La chiave del successo nella felicità del consumo nel mondo caffè di qualità risiede nel capire che il consumatore finale in Italia, con un salario netto medio non altissimo, e con un consumo pro capita di 3 o 4 caffè al giorno, se pagasse il caffè espresso 2.50, dovrebbe investire due o più mesi di salari nel consumo giornaliero pro capita. Purtroppo il consumatore italiano spesso non riesce a giustificare una simile spesa tutti i giorni.

Inoltre l’italiano medio ha una cultura del gusto diversa dal mondo anglosassone per quanto riguarda il caffè e non sempre riesce a vivere giornalmente il caffè a tali costi, ma anche è impossibilitato a capire il reale valore aggiunto delle miscele eccelse e delle esperienze speciali connesse alle stesse. Questo è un problema che permane anche con molta formazione tecnica sulla tracciabilità”.

La formazione dei clienti

Mauro Cipolla: “Mentre formiamo i clienti dobbiamo porre attenzione al linguaggio specifico del caffè e ai suoi tecnicismi. Dobbiamo evitare di essere pensati come giudici supremi poiché in Italia si rischia di creare una distanza relazionale sostanziale dal consumatore, peccando così nel trascurare la sostanza dell’esperienza personale e di capire se il consumatore finale è davvero contento e perché.

Se non si capiscono le nostre nobili intenzioni, si rischia di creare un movimento sociale e culturale con altissima formazione comunicativa ma percepita come asettica, distante e non influente sulla vita delle persone di tutti i giorni. Questi aspetti portano ad una perdita di contatto con la realtà dei mercati e al non migliorare l’esperienza sensoriale, emotiva e effettiva come vissuta dal consumatore.

La qualità e l’esperienza percepita personalmente da ogni persona diversa, dovrebbe essere considerata con un peso maggiore rispetto ai parametri di statistica e di piacere “uguale per tutti solo perché apparentemente consapevoli e formati” proprio perché un gusto e un piacere universale, anche se reso consapevole con molta formazione, deve dare adito di rimanere aperto con la tua attività a lunga scadenza e rendere le persone felici di voler ritornare dopo che le novità sono esaurite”.

Un prezzo conforme alla qualità

In tutto questo chiedo; il prezzo in equilibrio con una cultura della consapevolezza locale, ai fini di creare non solo interesse sulle novità e tendenze, bensì un consumo giornaliero o frequente, quanto conta per darci adito di continuare ad esistere e rendere molte persone felici?

Nelle nostre caffetterie Orlandi Passion, già nel 2016 (quando quasi tutti vendevano il caffè espresso al massimo ad 1 euro) proponevamo un gamma di prezzi democratici pari ad 1,30, 1,50 e fino a 2 euro. I diversi prezzi dipendevano dalla materia prima e dai processi e sviluppi in tutta la filiera. Le polemiche e le accuse non si sono fatte attendere, proprio come gli elogi per la qualità.

Ad ogni modo, il prezzo e solo il prezzo, all’aldilà dei nostri sforzi nella comunicazione e nella formazione alla consapevolezza, ha gratificato alcuni e offeso altri, dividendo cosi le persone contro ogni nostra intenzione o desiderio.

Alla fine a causa del Covid 19, abbiamo dovuto chiudere le caffetterie ma di fatto eravamo comunque in perdita per anni e anni ancor prima della pandemia proprio perché avremmo certamente venduto di più e a più persone giornalmente se avessimo avuto prezzi sotto gli euro 1.30.

Infatti, i bar, con i soliti cornetti con margarina e caffè scandalosi a 1.00 erano sempre pieni. Le nostre caffetterie, (la voce girava), erano luoghi speciali vissuti quasi esclusivamente dai più per i momenti speciali e per il fine settimana. Tutto bello, bellissimo, ma alla fine qualcosa deve cedere.

Un equilibrio nel costo e nella cultura dell’espresso

La domanda che rimane è se si possa riuscire a proporre un caffè eccelso che rispetti la sostenibilità ambientale, economica e sociale della filiera, e che al contempo rispetti sia l’imprenditore e la sua attività nei numeri e nelle intenzioni così come il consumatore finale il quale deve essere felice di tornare tutti i giorni diverse volte per un ottimo caffè che pagherebbe di più dei soliti bar.

Come giustificare i prezzi più alti e cosa dobbiamo pagare con l’incasso di ogni caffè? Mettiamola così: i caffè crudi che acquistiamo, possono costare dai 7,50 euro al kg, ai 17 euro al kg e oltre, quando i soliti bar probabilmente utilizzano caffè verdi che non costano ad origine oltre i 4 o 5 euro al kg.

In questi termini, il costo della tazzina del caffè espresso nelle caffetterie calcolando gli 8 grammi per caffè, come materia prima è facilmente capibile, ma ci sono molti altri fattori da tenere in considerazione.

I costi di una caffetteria

Il tutto dipende anche dagli altri costi: da quelli fissi e variabili ma anche dal mercato specifico.

Se si lavora in una grande città con una grande affluenza turistica straniera abituata ai costi e al gusto dei Caffè Speciali, o in una città con un grande bacino di utenza universitaria molto dinamica e innovativa mentalmente, con scambi internazionali, e al contempo per esempio o non si paga l’affitto (poiché di proprietà) oppure si hanno dei finanziamenti molto agevolati o addirittura a zero costo di varia natura, è dunque ovvio che il tutto rimane più semplice e che si potrebbe certamente arrivare ad un punto di pareggio e ad un profitto lavorando con un’ottima qualità e a prezzi contenuti come per esempio 1,50 euro.

Se inoltre si ha la fortuna di avere un mercato interno creato da finanziatori altruistici con finanziamenti a costo zero o quasi,( ove non si deve ripagare il debito ) e si hanno i flussi di cassa creati da terzi che investono altruisticamente e non invece direttamente dai propri ricavi, ed inoltre i ricavi giornalieri provengono in parte dai finanziatori altruistici per ideologia e missione come clienti, allora il tutto diventa più semplice non solo ai fini finanziari ma anche economici e il prezzo del caffè a 1,50 euro dovrebbe essere più che nobile per mettere il tutto in equilibrio con il mercato Italia.

Un investimento sociale

Tutto cambia però quando si parla del mercato italiano delle piccole e medie cittadine di provincia che hanno demografiche e numeri diversi, dove ci si deve creare una clientela da zero che non sia in qualche modo collegata alla propria attività come stakeholder investitore, e quando si pagano tutti gli investimenti a debito, l’affitto, ottima materia prima e si pagano tutti i collaboratori con il giusto compenso e si investe nel sociale locale.

Se tutti vendessimo esclusivamente, per esempio, il caffè espresso a euro 2,50, senza dare scelta alcuna verso prezzi più moderati, questa sarebbe una sconfitta per la sostenibilità ambientale e sociale, poiché non possiamo dimenticarci che queste ultime passano anche dalla sostenibilità economica delle aziende e delle persone.

Il caffè di qualità in Italia e il successo dei bar secondo Mario Cipolla

Dovremmo certamente essere grati dell’estrema attenzione che finalmente si sta dando al mondo del caffè di qualità in Italia, ma non dovremmo trasmettere un contenuto inadeguato al mercato (non solo per aspetto comunicativo e prezzo); e comunque non dovremmo di certo creare discriminazione verso coloro che giustamente potrebbero non riuscire a spendere certe somme per un caffè.

Quando penso al successo nei mercati locali preferisco essere cauto verso ciò che vedo come estremismo di culto, o il fanatismo degli associati, soprattutto se con prezzi molto alti, poiché così agendo si agisce contro tutte le logiche della libertà di scelta nella qualità percepita per la propria soddisfazione individuale. In più si rischia di essere fuori equilibrio con la realtà.

Sarebbe bene lasciare ampio spazio al feedback, ma anche non bloccarsi sulla terminologia nel contesto formativo, così come sugli stereotipi di cosa lo standard professionale vorrebbe etichettare come buono o non buono basando il tutto solo sulla tracciabilità, sulla ruota dei caffè nei gusti percepiti di noi professionisti e su prezzi altissimi ( fermo restando che rimango sempre fedele però in termini di non voler avere difetti nella materia prima, nelle lavorazioni e nelle relazioni umane sociali in tutta la filiera ).

L’uso corretto della comunicazione e del prezzo portano all’educazione nei confronti delle diversità, la quale fa poi la differenza tra le persone e dunque nei mercati.

In sintesi non tutti i caffè ad 1,30 o 1,50 euro sono improponibili da un punto di vista sociale, economico e naturale. Sotto il benchmark dell’1,30 euro diventa un altro discorso per motivi strettamente pratici ed eccessi in gusto, aromi e/o prezzi che non incontrano il gusto di abbastanza persone nella gran parte mercati locali delle piccole cittadine in Italia e non solo.

 

La Giornata internazionale del caffè sarà dedicata alla sicurezza sul lavoro

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Giornata Internazionale del caffè
Il logo dell'evento realizzato dall'Ico (International coffee organization) per la Giornata internazionale del caffè

MILANO – Il rispetto per i lavoratori e l’osservanza degli standard di sicurezza sono le basi di un lavoro dignitoso e parte integrante del riconoscimento dei diritti umani. Promuovere il rispetto per tali standard internazionali e sostenere l’impegno degli stakeholder chiave nella loro difesa è essenziale per raggiungere una crescita inclusiva, rafforzare la stabilità e la sostenibilità dell’industria del caffè e migliorare la qualità della vita dei lavoratori.

Così l’Ico, in un comunicato congiunto con l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), che presenta il tema della prossima Giornata internazionale del caffè – in programma, come sempre, il 1° ottobre – il cui tema di quest’anno sarà appunto la sicurezza sul lavoro.

L’Ilo è l’Agenzia specializzata dell’Onu sui temi del lavoro e della politica sociale.

Per l’occasione, Ico e Ilo hanno anche lanciato la campagna comune #CoffeePeople e una challenge sui social che ha come claim: “promuovere il diritto a un ambiente di lavoro sicuro e salubre nella filiera del caffè”.

L’Ico e l’Ilo – si legge ancora nella nota – svolgono un ruolo complementare nel sensibilizzare concretamente sull’esigenza di pratiche sostenibili, responsabili e inclusive nel posto di lavoro.

La campagna #CoffeePeople servirà anche da ulteriore cassa di risonanza per il Vision Zero Fund (Fondo Visione Zero), il programma per la riduzione delle morti e degli infortuni sul lavoro, attraverso la facilitazione dell’accesso alla catena di forniture globali dei paesi in via di sviluppo.

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L’analisi Competitive Data: 2022 vendite nell’horeca +14,3% di caffè torrefatto con 672 milioni, ma ancora -22,4% rispetto al 2019

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competitive data horeca vending
Il logo Competitive Data

MILANO – Competitive Data ha rilasciato l’edizione 2023 del report Caffè nel canale horeca in Italia, dove analizza l’andamento del mercato nell’ultimo triennio, con le previsioni fino al 2025. Le torrefazioni considerate nel report detengono una quota di mercato aggregata dell’82,7% a valore, del 75,3% a volume, e sviluppano un fatturato aggregato totale (tutti i canali, tutti i prodotti) di 4.104,3 milioni di euro.

Lo scenario competitivo

Nel 2022 si è assistito ad un cambio di passo verso una maggiore concentrazione del mercato, che era già covava da anni, ma avveniva lentamente: l’eccezionale impennata dei costi l’ha accelerata sensibilmente.

I primi quattro player detenevano il 28,1% del mercato a valore nel 2021, passato al 28,6% nel 2022; ancora più evidente è il cambio di passo a volume, con una quota aggregata delle prime quattro torrefazioni che passa dal 28,0% del 2021 al 29,2% del 2022.

Le tensioni inflattive hanno bloccato gli investimenti, che pur avevano ricominciato a crescere dopo gli eventi pandemici, dirottando la massima attenzione sui costi.

Le torrefazioni più solide ed attrezzate finanziariamente sono riuscite a trarre vantaggio da questa situazione ritagliandosi opportunità importanti.

Sono le stesse torrefazioni che negli ultimi due anni mostravano gli indici di competitività più elevati, che le posizionavano tra le torrefazioni solide.

Sono anche le torrefazioni che hanno segmentato la gamma prodotti per renderla più aderente alle esigenze dei mutati scenari di mercato e, non da ultimo, le prime che hanno mostrato più prontezza nell’adozione delle istanze della sostenibilità, trasferite in una o più linee di prodotto, per intercettare una sensibilità e una domanda crescente.

In un tale contesto ambientale, di nuovo, le torrefazioni che avevano già cominciato a digitalizzare il rapporto tra forza vendita ed esercente ora si trovano a disporre di un vantaggio in termini di riduzioni dei costi di relazione con i clienti, e godere di una maggiore fidelizzazione sul lato consumatore.

Stesso discorso per le torrefazioni che avevano migliorato l’analisi del potenziale di vendita dei clienti: con l’aggravarsi delle condizioni finanziarie della clientela occorre selezionare quelle che possano avere un potenziale di crescita sostenibile nei mesi futuri, che non siano irrimediabilmente compromesse sul fronte economico-finanziario, e siano localizzate in aree con potenziale di vendita soddisfacente.

L’incremento dei costi, nuovi modelli sociali e di consumo che riducono le opportunità nel segmento della prima colazione al bar, la necessità di implementare e gestire modelli di business più complessi per continuare a competere, spingono le torrefazioni ad unire le forze per aumentarne le dimensioni e/o cercare partner finanziari che possano aiutarle anche per lo sviluppo sui mercati esteri.

L’andamento del mercato e gli scenari previsionali

Nel 2022 le vendite di caffè torrefatto nel canale horeca hanno fatto registrare una crescita a valore del +14,3%, per attestarsi su un controvalore di 672,0 milioni di euro. Il gap da recuperare rispetto al 2019 è ancora consistente (-22,4%).

Le torrefazioni devono abituarsi a fare i conti con una maggiore quantità e complessità di variabili esogene ed endogene al business, e delle combinazioni tra i pesi di ponderazione delle dimensioni sociali, economiche, competitive, politiche, climatiche, sanitarie, energetiche, che possono abbattersi con violenza sugli equilibri aziendali, e che rende necessario tracciare (almeno) due tipi di scenario.

E’ stato calcolato in 34 milioni di euro la differenza tra lo scenario base e lo scenario peggiore per il 2023, mentre è nel 2024 che il gap si amplia a 54 milioni di euro.

La solidità dei bar per regione

La capacità dei bar a sostenere le turbolenze in atto è stata costruita analizzando sette indicatori finanziari e patrimoniali, ponderati da altre variabili esterne, quali le prospettive economiche e sociali degli ambiti territoriali di riferimento.

Ne consegue un ranking di maggiore o minore capacità ad assorbire gli squilibri finanziari derivanti da una serie di shock esogeni.

Le previsioni per il 2023 vedono una distribuzione del rischio di insolvenza più lineare rispetto al 2022, con una situazione che migliora progressivamente mano a mano che ci si sposta dalle regioni del Sud a quelle del Nord.

Ulteriori approfondimenti sono disponibili qui.

La scheda sintetica di Competitive Data

Competitive Data è una società specializzata nella realizzazione di ricerche di mercato e nella consulenza strategica di Marketing; i suoi servizi supportano le aziende nei processi di analisi, valutazione, e scelta, delle decisioni più efficaci e appropriate per crescere, in Italia e all’estero, attraverso una lettura intelligente dei dati, l’interpretazione dei risultati raggiunti, e l’impiego di metodologie tradizionali unite a quelle più innovative legate al mondo digitale.

Le aziende caffeicole in Italia: 4,5 mld stimati del fatturato non consolidato

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I top 5 produttori italia di caffè per fatturato
I top 5 produttori italiani di caffè per fatturato (immagine concessa)

MILANO – Il comparto del caffè torrefatto nel 2022, a livello mondiale, è valutato intorno ai 111 miliardi di euro e ciò si traduce in consumi pari a 170,8 milioni di sacchi da 60 kg. In questa cornice l’Italia gioca un ruolo di prim’ordine: il fatturato non consolidato delle aziende del Bel Paese del comparto nel 2022 è stimato da Mediobanca (ne abbiamo parlato qui) in 4,5 miliardi di euro e l’incidenza Ebitda sul fatturato delle imprese italiane si attesta all’11,6 per cento.

Il 2022 è stato un anno in crescita per le aziende con percentuali interessanti nonostante l’inflazione. Per saperne di più, leggiamo di seguito l’analisi dell’ufficio studi Pambianco.

La crescita delle imprese in Italia nel mondo del caffè: numeri alla mano

MILANO – Il mercato mondiale del caffè torrefatto nel 2022 è valutato intorno ai 120 miliardi di dollari (circa 111 miliardi di euro). Esso rappresenta consumi pari a 170,8 milioni di sacchi da 60 kg, equivalenti a 3,1 miliardi di tazzine bevute ogni giorno su scala globale.

È muovendo da questi numeri che un recente report di Mediobanca prevede un aumento regolare delle quantità nei prossimi anni, con tassi di crescita compresi tra l’1 e il 2 per cento.

In questo quadro, l’Italia riveste un ruolo di primo piano, innanzitutto come Paese consumatore – è il settimo al mondo con circa 95 milioni di tazzine di caffè sorseggiate ogni giorno – ma soprattutto come torrefattore.

Il fatturato non consolidato delle imprese italiane del comparto nel 2022 è stimato da Mediobanca in 4,5 miliardi di euro e l’incidenza Ebitda sul fatturato delle imprese italiane si attesta all’11,6 per cento.

Un anno di crescita

Stando a quanto riferiscono le aziende, il 2022 è stato un anno in crescita con percentuali interessanti nonostante la crisi energetica e l’inflazione. E i driver di crescita sono stati la monoporzione in Gdo e le performance per l’export. Sul piano comunicativo, invece, è la sostenibilità ad attrarre le attenzioni maggiori.

Il Gruppo Lavazza ha chiuso il 2022 con ricavi pari a 2,7 miliardi di euro e un fatturato in crescita del 17,6% rispetto al 2021 grazie all’aumento complessivo dei volumi e alla gestione dei costi, nonostante lo scenario macroeconomico particolarmente complesso che ha visto un forte rincaro del caffè verde, del costo degli imballi, di energia, gas e costi di logistica e noli, oltre all’apprezzamento del dollaro.

Il 2022 è stato molto positivo anche per illycaffè, nonostante il contesto macroeconomico, l’inflazione e l’aumento delle materie prime, infatti, i ricavi sono cresciuti del 13,6% rispetto all’anno precedente totalizzando 567,7 milioni di euro.

Caffè Borbone ha chiuso il 2022 con ricavi pari a 262,7 milioni di euro, confermando il monoporzionato come prodotto principale e con una crescita nel canale Gdo del +36,1% a valore, significativamente superiore alla media del canale (+9,6 per cento).

Sempre a doppia cifra è continuata la crescita nell’e-commerce e in ultimo si è ulteriormente consolidata la presenza nel canale specializzato, rappresentato dai negozi che vendono cialde e capsule, dove Borbone resta il leader. L’estero ha registrato una crescita del 22%.

Newlat Food: ricavi a 413,3 mln +23,2% rispetto al 2022, il presidente Mastrolia: “Un risultato straordinario”

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Angelo Mastrolia, presidente Newlat Food (immagine concessa)

REGGIO EMILIA – Il Consiglio di amministrazione di Newlat Food S.p.A. (“Newlat Food” o la “Società”), sotto la presidenza di Angelo Mastrolia, ha esaminato ed approvato la Relazione finanziaria semestrale al 30 giugno 2023. Nel primo semestre 2023, Newlat Food ha conseguito un ottimo livello di marginalità ed una solida generazione di cassa nonostante il difficile contesto di mercato.

Relazione finanziaria semestrale di Newlat Food

I ricavi raggiungono euro 413,3 milioni in crescita del 23,2% rispetto ad euro 335,5 milioni nella prima metà del 2022. L’Ebitda normalizzato si attesta a euro 39,8 milioni un incremento del 40.7% rispetto al periodo precedente, mentre l’Ebitda consolidato si attesta ad euro 38,5 milioni rispetto ad euro 25,2 milioni nel 2022, con un forte incremento della propria marginalità sul fatturato pari al 9,3%, in deciso aumento rispetto ai livelli raggiunti l’anno precedente (7,5% al 30 giugno 2022).

Il risultato operativo (EBIT) consolidato è pari ad euro 23 milioni, in aumento del 197,3%, rispetto a euro 7,7 milioni del primo semestre 2022.

Il risultato netto consolidato è pari a euro 10,7 milioni, in forte aumento del 391,4% rispetto al primo semestre 2022.

Il presidente Angelo Mastrolia ha commentato: “Lo straordinario risultato del primo semestre dell’anno conferma un livello di crescita organica tra i migliori del settore, dando prova delle previsioni di forte miglioramento dei margini comunicati in sede di chiusura dell’esercizio 2022″.

Mastrolia continua: “Le nostre previsioni sono state addirittura superate, raggiungendo un margine Ebitda oltre il 9% e una generazione di cassa che proietta il gruppo a oltre 30 milioni di FCF per fine anno. La leva operativa generata dalla forte crescita del fatturato e dalla grande attenzione ai costi ci ha permesso di far crescere l’utile netto a 10,7 milioni di euro rispetto ai 2,2 milioni di euro dello scorso anno”.

Mastrolia conclude: “Tutto questo nonostante l’impatto negativo dell’aumento dei tassi di interesse. I risultati semestrali contribuiscono a dare maggior forza e maggiore flessibilità al gruppo anche sul fronte M&A, sul quale stiamo lavorando alacremente, con la speranza di proiettare in breve tempo il nostro Gruppo ben oltre il miliardo di euro di fatturato”.

Analisi dei ricavi consolidati

Nel primo semestre del 2023, Newlat Food ha realizzato ricavi consolidati pari a euro 413,3 milioni, come di seguito suddivisi per linee di business:

ricavi business unit
Ricavi per Business Unit (dati concessi)
  • I ricavi relativi al segmento Pasta risultano in aumento nel periodo in esame per effetto dei maggiori volumi di vendita, a seguito dell’acquisizione di nuova clientela e di un incremento del prezzo medio di vendita.
  • I ricavi relativi al segmento Milk Products risultano essere in netto aumento (+16,4%) per effetto combinato di un incremento del prezzo medio di vendita e dei maggiori volumi rispetto allo stesso periodo del precedente esercizio.
  • I ricavi relativi al segmento Bakery Products risultano essere in aumento per effetto di un incremento del prezzo medio di vendita e dei volumi per effetto anche dell’acquisizione di nuova clientela.
  • I ricavi relativi al segmento Dairy Products risultano essere in netto aumento come conseguenza di un incremento dei volumi di vendita.
  • I ricavi relativi al segmento Special Products risultano essere in aumento per effetto di un aumento dei volumi e un incremento del prezzo medio di vendita.
  • I ricavi relativi al segmento Instant noodles & bakery mixes risultano essere in aumento come conseguenza dell’acquisizione di EM Foods e di un incremento del prezzo medio di vendita in particolar modo nel mercato della Grande Distribuzione Organizzata nel Regno Unito.
  • I ricavi relativi al segmento Altri prodotti risultano essere in linea con il precedente periodo per un effetto combinato di diminuzione dei volumi di vendita e di incremento del prezzo medio di vendita.
ricavi
Ricavi per canale distributivo (dati concessi)

I ricavi relativi al canale Grande Distribuzione Organizzata si incrementano, principalmente per effetto di un aumento della domanda legata ai principali segmenti in cui opera il Gruppo ed in generale ad un prezzo medio di cessione più elevato rispetto allo stesso periodo del precedente esercizio.

  • I ricavi relativi al canale B2B partners registrano un incremento per effetto di un aumento della domanda dovuto principalmente all’acquisizione di nuova clientela ed in particolare nel comparto bakery. I dati al 30 giugno 2023 sono influenzati dall’inclusione nel perimetro di consolidamento della neo-acquisita EM Foods.
  • I ricavi relativi al canale Normal trade sono in forte incremento quale aumento della domanda di vendita dovuta all’acquisizione di nuova clientela e di un miglioramento delle condizioni di vendita in termini di prezzo medio di cessione.
  • I ricavi relativi al canale Private label registrano un incremento nel comparto Pasta e Dairy, per effetto di un aumento del prezzo medio di vendita.
  • I ricavi relativi al canale Food services sono sostanzialmente in linea con lo stesso periodo del precedente esercizio.
ricavi per aree geografiche
Ricavi per aree geografiche (dati concessi)
  • I ricavi relativi all’Italia aumentano, principalmente per effetto di un incremento dei volumi di vendita e del prezzo medio di cessione.
  • I ricavi relativi alla Germania si incrementano, per effetto dell’aumento dei volumi nel settore Pasta ed in generale di un incremento del prezzo medio di vendita.
  • I ricavi relativi al Regno Unito si incrementano, per effetto di un prezzo medio di vendita più elevato rispetto allo stesso periodo del precedente esercizio.
  • I ricavi relativi agli Altri Paesi di incrementano per effetto principale dell’acquisizione di EM Foods. Al netto dell’acquisizione i ricavi verso altri paesi risulterebbero comunque in aumentano quale conseguenza di un incremento della domanda e del prezzo medio di cessione.

Analisi della Posizione Finanziaria Netta

Il debito finanziario netto al 30 giugno 2023 è pari ad Euro 69,2 milioni, rispetto ad Euro 109,8 milioni al 31 dicembre 2022, in netto miglioramento per Euro 40,6 milioni, grazie alla capacità del Gruppo Newlat di generare flussi di cassa dall’attività operativa e dalla vendita di azioni proprie. Al netto degli effetti contabili IFRS 16 di leasing, la posizione finanziaria netta è pari ad Euro 23,1 milioni rispetto ad Euro 63,1 milioni del 31 dicembre 2022.

Azioni proprie

In forza dell’autorizzazione all’acquisto e disposizione di azioni proprie, deliberata dall’Assemblea degli azionisti della Società del 27 aprile 2023, Newlat Food alla data del 30 giugno 2023 deteneva n. 1.008.521 azioni proprie.

Fatti di rilievo intervenuti dopo la chiusura del primo semestre 2023

Dopo il 30 giugno 2023 non sono avvenute operazioni atipiche o non usuali che richiedano variazioni alla relazione finanziaria semestrale 2023.

Evoluzione prevedibile della gestione

Considerando il breve lasso di tempo storicamente coperto dal portafoglio ordini del Gruppo e le difficoltà ed incertezze della attuale situazione economica globale non risulta agevole formulare previsioni sull’andamento del secondo semestre 2023, che appare comunque molto positivo.

Il Gruppo continuerà a prestare particolare attenzione al controllo dei costi ed alla gestione finanziaria, al fine di massimizzare la generazione di free cash flow da destinare sia alla crescita organica per via esterna che alla remunerazione degli Azionisti.
Alla data di approvazione della relazione semestrale è ancora in corso il conflitto tra Russia e Ucraina.

Dall’inizio del conflitto si è registrata una crisi nel settore “Oil&Gas” e nell’approvvigionamento delle materie prime, che ha causato molta incertezza sull’andamento dell’economia mondiale oltre ad aver determinato un progressivo incremento dei prezzi, che sta condizionando le politiche commerciali del Gruppo, che, a sua volta, ha provveduto a ridefinire con i principali clienti le condizioni di vendita.

In ragione di quanto esposto, il Gruppo non ha possibilità di prevedere in quale misura i suddetti eventi possano avere ripercussioni significative sulle prospettive del Gruppo per il 2023, ma gli

Amministratori ritengono, sulla base delle informazioni disponibili alla data di predisposizione della presente relazione, di escludere ragionevolmente impatti negativi significativi.

I risultati nello specifico

Indebitamento finanziario netto newlat
Indebitamento finanziario netto (dati concessi)
bilancio consolidato newlat
Bilancio consolidato (dati concessi)
Conto economico consolidato
Conto economico consolidato (dati concessi)
movimenti
Prospetto dei movimenti di patrimonio netto consolidato (dati concessi)
rendiconto finanziario
Rendiconto finanziario consolidato (dati concessi)

Iginio Massari arriva ad Alba, capitale della Ferrero, con un nuovo store in via Maestra

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Iginio Massari costa panettoni
Il maestro pasticciere Iginio Massari (foto Pasticceria Massari)

Il mastro pasticcere Iginio Massari prosegue l’espansione del suo marchio nel Bel Paese e approda ad Alba. Il nuovo store è atteso nei locali, attualmente in ristrutturazione, dello storico bar Cignetti, al civico 5 di via Maestra. Leggiamo di seguito parte dell’articolo pubblicata sul portale d’informazione La Voce di Alba.

Iginio Massari ad Alba

ALBA – Dalla celebre Pasticceria Veneto nella sua Brescia ai laboratori aperti a Milano (in piazza Diaz), Torino (piazza Cln) e quindi a Verona, Firenze e, dalla prossima primavera, anche ad Alba.

E’ atteso nella capitale delle Langhe, e precisamente nei locali dello storico bar Cignetti, al civico 5 di via Maestra, la prossima apertura di una pasticceria con le insegne di Iginio Massari, 82 anni, probabilmente il più noto pasticciere italiano nel mondo anche grazie alla consacrazione televisiva arrivata negli ultimi anni con la partecipazione a diverse edizioni del popolare contest “MasterChef”.

A renderlo noto, confermando così voci che in questa direzione si inseguivano da alcuni mesi, è la consigliera comunale Maria L’Episcopo, che spiega: “Ho creduto con forza e determinazione nel progetto che avrebbe portato il grande maestro pasticcere Iginio Massari qui in città”.

Maria L’Episcopo continua: “Con Liliana e Laura Barbero, proprietari del Cignetti, sono quindi intervenuta sostenendo e promuovendo quest’idea affinché diventasse realtà e ieri, domenica 10 settembre, il maestro Massari è venuto ad Alba per un ulteriore sopralluogo nei locali attualmente in fase di ristrutturazione e che in primavera ospiteranno la nuova pasticceria del maestro”.

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La pasticceria Gualtieri a Firenze compie 90 anni: ora il restyling

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gualtieri pasticceria
L'entrata della pasticceria Gualtieri nel 1972 (immagine concessa)

FIRENZE – La storica pasticceria Gualtieri compie 90 anni e torna indietro nel tempo: a quel 1933 in cui tutto cominciò, grazie a una storia d’amore. Si è riacceso lunedì 11 settembre l’insegna più dolce di Porta Romana, in via Senese 18 rosso, dopo una meticolosa ristrutturazione.

Specchiere anticate, lampadari in ottone, mattonelle in graniglia e boiserie, tutto realizzato su misura da artigiani locali, per respirare di nuovo l’atmosfera degli anni Trenta.

I novant’anni della pasticceria Gualtieri

L’appuntamento è stato alle ore 19, per un brindisi con Ginevra, quarta generazione alla guida della pasticceria, insieme al compagno Giulio Fiorentini.

Si conobbero in negozio i bisnonni di Ginevra Gualtieri, lei figlia del titolare di tre pasticcerie a Firenze, lui garzone di bottega.

La storia d’amore generò il desiderio di creare un luogo tutto loro. Trovarono uno spazio a Porta Romana, poco lontano dal centro, all’epoca ancora un’area considerata quasi campagna.

ginevra gualtieri
Giulio Fiorentini e Ginevra Gualtieri (immagine concessa)

Da quel momento torte, biscotti e pasticcini sono state un affare di famiglia. E di coppia: alla guida della pasticceria ci sono sempre stati moglie e marito, per quattro generazioni.

Ognuna ha onorato la tradizione, affrontando le sfide del momento e riuscendo a superarle ogni volta, innovandosi.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando era difficilissimo reperire le materie prime, il bisnonno di Ginevra andava di nascosto in bici fino a Greve a cercare la barbabietola, che usava al posto dello zucchero.

“Le persone facevano una coda infinita per mangiare anche solo un piccolo pezzo di torta”, racconta Ginevra.

Alla fine di quel periodo buio, nel 1949, i locali subirono la prima trasformazione, testimoniata da foto in bianco e nero che oggi costituiscono l’album di famiglia e l’archivio storico del locale, ma anche un pezzo di storia di Firenze.

“All’epoca Porta Romana era sempre ai confini della città e la pasticceria era davvero lussuosa per quel contesto: alcune persone erano intimorite”, prosegue Ginevra ricordando il racconto dei nonni.

Nel 1972 la seconda ristrutturazione, con una nuova insegna che non ha mai sostituito il logo originale, disegnato dalla prima generazione di Gualtieri.

Fino al restyling di oggi, che pone di nuovo quel logo al centro del packaging. Ogni dettaglio è stato curato, dalle ceramiche all’argenteria, realizzata in modo “sartoriale” da un argentiere fiorentino.

Dolci e torte restano fedeli alla linea. Compresa la famigerata Torta Iris, omaggio alla città del giglio, la cui ricetta si tramanda da 90 anni.

Il segreto? Sta proprio nell’iris: mandorle pugliesi e frutta semicandita vengono macinate con una particolare procedura che ne preserva aromi e oli essenziali. All’impasto si aggiungono uova, burro, zucchero e vaniglia bourbon.

gualtieri iris
La torta Iris, simbolo della pasticceria Gualtieri (immagine concessa)

Nessun tipo di farina: ma al centro un pizzico di polvere del bulbo di iris, che un tempo si coltivava in grande quantità nelle campagne fiorentine e si esportava soprattutto in Francia, dove veniva impiegato in profumeria.

Anche i nonni da parte materna di Ginevra Gualtieri lo coltivavano. La glassa di zucchero di canna fondente e la forma geometrica rendono infine la Torta Iris l’icona di Gualtieri.

Non è l’unica ricetta che si tramanda da quasi un secolo: la Sacher – così richiesta che viene prodotta durante tutto l’anno – segue ancora le indicazioni di una parente di origini austriache.

Poi ci sono la torta tirolese di pere, l’intramontabile profiterole, consegnato anche in versione scomposta – per i veri intenditori – con bignè riempite di crema chantilly e cioccolato fiordilatte da fondere sul momento.

Tra i semifreddi il classico zuccotto fiorentino, ma anche un meringato particolarmente apprezzato perché non eccessivamente dolce.

E poi le nuove creazioni, come la tarte citron, nata da un viaggio in Costiera Amalfitana, lungo il cosiddetto Sentiero dei Limoni, con terrazzamenti gialli e verdi che guardano il mare.

“Qui abbiamo trovato lo sfusato amalfitano – racconta Ginevra – un limone dalla forma allungata, con scorza alta e per niente amara. Oggi ce ne occorrono diversi chili al mese per realizzare questa torta, guarnita da meringa all’italiana flambata”.

Dal 2013 alla linea tradizionale si è affiancata una linea praticamente equivalente vegan, grazie all’impegno e alla determinazione del padre di Ginevra, che ci ha lavorato per un anno intero per arrivare allo stesso livello di eccellenza.

Nel 2014 è stato ufficialmente inaugurato anche il laboratorio gluten free. Un arsenale in grado di sfornare dolci e dolcezze per ogni esigenza, da 90 anni.

illycaffè insieme a Food for Soul per la sostenibilità del sistema alimentare

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scocchia milano illycaffè
Lo chef Massimo Bottura e l'amministratore delegato Cristina Scocchia al Refettorio Milano (immagine concessa)

TRIESTE – illycaffè, azienda leader nel caffè di alta qualità sostenibile, annuncia un impegno quadriennale a supporto di Food for Soul, l’organizzazione no profit fondata dallo chef Massimo Bottura e da Lara Gilmore che dal 2015 si prende cura delle persone bisognose a partire dalla forma primaria di assistenza, il cibo, mettendo al primo posto il riutilizzo delle materie prime.

illycaffè a supporto di Food for Soul

Un’idea fondante basata sulla solidarietà e sulla lotta allo spreco che ha ispirato il progetto “Refettori”, grazie al quale spazi abbandonati o trascurati delle città rinascono per diventare luoghi comunitari dove ogni giorno centinaia di persone in condizione di vulnerabilità sociale possono sentirsi accolte, e dove la tavola diventa complice di nuovi legami.

Ma non si tratta di mense comuni: questi luoghi sono speciali anche perché grandi chef internazionali collaborano al progetto mettendo a disposizione il proprio tempo e la propria passione per regalare un momento di conforto alle famiglie in difficoltà.

L’impegno e l’attenzione verso i temi della sostenibilità e dei diritti fondamentali e inalienabili sono valori fortemente radicati nel dna di illy, che da sempre persegue la missione di deliziare gli amanti del buono e del bello nel mondo con il miglior caffè sostenibile che la natura possa offrire, incoraggiando un sistema alimentare salutare ed equo.

“C’è un mondo enorme dietro questo progetto che abbraccia l’universo del food, passando per l’arte, il design, l’architettura e la sostenibilità. Tutti valori che da sempre intersecano l’universo illy,” commenta Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè.

Scocchia continua: “In un periodo complesso come quello che stiamo vivendo, in cui ogni giorno aumentano le richieste di aiuto da parte di famiglie e persone in difficoltà, semplici gesti possono fare la differenza. Per questo illy ha scelto di dare il suo contributo a Food For Soul, l’organizzazione non profit fondata dal nostro chef ambassador, Massimo Bottura e dalla moglie Lara Gilmore, che supporta e sostiene le persone socialmente vulnerabili nei Refettori di tutto il mondo”.

Come afferma lo chef Massimo Bottura: “Cucinare non riguarda solo la qualità degli ingredienti ma anche la qualità delle idee. In Food for Soul come in ogni progetto della Famiglia Francescana, la nostra attenzione in cucina guarda a come le idee prendono forma, ispirate dalla cultura e motivate ora più che mai da scelte sociali. La filosofia di illy si basa su valori che condividiamo, in cui crediamo fermamente, unendo creatività e qualità ad un approccio sostenibile al cibo”

Per i prossimi quattro anni illycaffè, nominato “Curator of Tomorrow” dell’organizzazione, offrirà un sostegno finanziario per potenziare l’espansione dei Refettori, contribuendo a creare nuove basi operative e ad aumentare i pasti serviti a comunità socialmente vulnerabili e isolate, contribuendo al recupero di oltre 60 tonnellate di cibo ogni anno.

Le donazioni prevedono inoltre sostegno in natura di prodotti e forniture di caffè e supporto al Learning Network dell’organizzazione, una rete creativa e educativa realizzata per favorire il dialogo e lo scambio di idee tra i partner dell’organizzazione in tutto il mondo.

“Il cambiamento sociale è più rapido e sostenibile quando ci uniamo per superare sfide complesse che impediscono alle persone di vivere bene e incidono sulla salute del nostro pianeta” ha condiviso Lara Gilmore, Presidente di Food for Soul. “Siamo entusiasti che illy si unisca alla famiglia globale di sostenitori di Food for Soul, impegnati a garantire cibo sano, senza sprechi e a promuovere comunità inclusive. Il loro costante impegno sociale e ambientale, insieme ai nostri valori condivisi, alimenterà il nostro lavoro di sviluppo, amplierà il nostro impatto e ci aiuterà a far progredire la nostra cultura”.

La scheda sintetica di illycaffè

 illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi. L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica al mondo. Ogni giorno vengono gustate 8 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori.

Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp. Dal 2013 illycaffè è inoltre una delle World Most Ethical Companies.

Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 125 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale.

Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 25 paesi del mondo.

Nel 2021 Rhône Capital è entrato nel capitale di illycaffè con una quota di minoranza per accompagnare l’azienda nella crescita internazionale. Nel 2022 illycaffè ha impiegato 1230 persone e ha generato un fatturato consolidato pari a €567,7 milioni. La rete monomarca illy conta 190 punti vendita in 34 Paesi.

Dropstery presente a Cheese 23 dal 15 al 18 settembre a Bra

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cheese dropstery
Dropstery a Cheese (immagine concessa)

BRA (Cuneo) – In occasione del festival dedicato al formaggio Cheese 23 a Bra (Cuneo) dal 15 al 18 settembre il brand sarà presente con i suoi caffè speciali per presentare in esclusiva il nuovo marchio: Dropstery (rebranding di Gocce in Roastery). Tra le varie referenze di caffè certficate slow food spiccheranno l’Honduras Rio Colorado shg, il microlotto Honduras Dona Elda provenienti dalla piantagione dell’azienda e il Messico Oro Bio dell’amico produttore di Dropstery Efrain Lechuga.

Dropstery a Cheese 23

Infine Dropstery proporrà un decaffeinato speciale colombiano proveniente dalla azienda agricola Villa Esperanza nella zona di Tolima. Le preparazioni saranno declinate sia in espresso sia nei vari metodi pour over.

Sarà una splendida occasione per curiosi o coffee lover fare un’esperienza di caffè differente: non solo gustando tazze dal profilo organolettico senza difetti, ma provando a capire cos’è un caffè buono per Dropstery, pulito per l’ambiente e giusto per chi lo produce.

Per rendere possibile a comprendere questo, durante la 4 giorni l’’azienda coinvolgerà il pubblico con vari interventi e work shop in collaborazione con il caffè esperto Andrej Godina.

Gli eventi

Sabato 16 settembre h 15:00

Il Cold brew

Verrà presentato il metodo di preparazione Cold brew in cui verrà utilizzato il microlotto Honduras Dona Elda

 Sabato 16 settembre h 18:00

Il coinvolgimento del torrefattore nella filiera del caffè

Accorciare la filiera per renderla più sostenibile

Domenica 17 settembre h 18:00

Il giusto prezzo del caffè

È importante non vendere la tazza di caffè sottocosto.

Per vedere il programma per intero basta cliccare qui.  L’azienda si troverà presso lo spazio di Casa Slow Food Coffee Coalition nel Cortile dei Maschili in via Marconi 16 a Bra.