martedì 02 Dicembre 2025
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Big dell’industria sottoscrivono MoU per la sostenibilità del caffè in Karnataka, India

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India MoU
Il logo di Idh - The Sustainable Trade Initiative

MILANO – Alcuni tra i big dell’industria mondiale scendono in campo per cambiare la filiera del caffè in Karnataka, stato dal quale proviene il 70% circa della produzione indiana. Regista dell’operazione è Idh – The Sustainable Trade Initiative, un’iniziativa collaborativa che coinvolge settore privato, ong e il governo olandese, con l’obiettivo di far progredire l’approvvigionamento sostenibile conformemente agli obiettivi di sviluppo del millennio dell’Onu, nonché di supportare la sostenibilità ambientale e il commercio equo.

Idh ha promosso la sottoscrizione di un Memorandum of Understanding (MoU), che sancisce l’impegno a favore dell’agricoltura rigenerativa, del miglioramento delle condizioni di vita dei piccoli produttori e che vuole inoltre raccogliere le sfide poste dal mutamento climatico al settore del caffè in India.

Tra i sottoscrittori del MoU: Hindustan Unilever Limited, Sucden, Ecom, Tata Coffee e NKG. Il progetto ha anche il sostegno del Coffee Board of India, l’ente parastatale che sovrintende all’intero settore del caffè del subcontinente.

I soggetti aderenti hanno deciso di coordinare i loro sforzi nel raggiungere la resilienza climatica, accrescere i redditi dei piccoli coltivatori, ridurre le emissioni di gas serra derivanti dall’attività agricola, con l’obiettivo di arrivare a basse o zero emissioni di co2.

La firma del MoU è avvenuta in un evento ufficiale, che ha visto la presenza del primo ministro olandese Mark Rutte.

Il MoU delinea una visione condivisa e una serie di obiettivi in aree quali: l’adozione di soluzioni basate sulla natura volte a proteggere e arricchire la biodiversità, la promozione di pratiche agricole sostenibili a basse emissioni di carbonio, il miglioramento delle condizioni economiche dei produttori in un quadro collaborativo.

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Le Piantagioni del Caffè presenta a Host la miscela “Pasticceri – Per le Specialty People”

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pasticceri piantagioni caffè
Il caffè "Pastticeri- Per le Specialty People" (immagine concessa)

LIVORNO – Le Piantagioni del Caffè annuncia l’arrivo ufficiale del caffè “Pasticceri – Per le Specialty People” alla Fiera Host 2023, che avrà luogo a Milano dal 13 al 17 ottobre 2023. Questo innovativo caffè rappresenta un connubio unico tra l’arte della pasticceria e l’artigianato nella produzione del caffè, nato dalla collaborazione tra pasticceri innovatori, gli assaggiatori e roaster di Le Piantagioni del Caffè e due importanti partner, La Marzocco e Dalla Corte, che hanno ospitato le sessioni d’assaggio.

Le Piantagioni del Caffè a Host 2023 con “Pasticceri – Per le Specialty People”

“Pasticceri” non è soltanto una miscela di caffè, ma il risultato della collaborazione tra pasticceri creativi e l’equipe di Le Piantagioni del Caffè.

In due sessioni presso l’Accademia dell’Espresso de La Marzocco a Firenze e il polo formativo di Officina Dalla Corte a Milano, i pasticceri coinvolti hanno esplorato il mondo dei caffè di singola piantagione, incontrando note aromatiche e profili unici.

Le sessioni di assaggio hanno permesso ai pasticceri di immergersi in un viaggio sensoriale straordinario, esplorando gli aromi, gli accostamenti e le sfumature dei caffè di singola piantagione.

Accompagnati da trainer Sca e Q grader de Le Piantagioni del Caffè, i pasticceri hanno lavorato alla creazione di diverse combinazioni di caffè, cercando la soluzione per l’abbinamento in pasticceria.

Questa sperimentazione ha portato alla nascita di un profilo aromatico inedito, caratterizzato da note di nocciola, lime e cioccolato al latte che nelle settimane successive Le Piantagioni del Caffè ha perfezionato presso la propria torrefazione.

La collaborazione unica tra i pasticceri e Le Piantagioni del Caffè ha dato vita al progetto “Pasticceria: per le Specialty People”, un passo avanti nella creazione di un caffè ideale per l’abbinamento con le creazioni dei pasticceri.

Questo progetto non è solo un caffè, ma un sostegno tangibile all’artigianalità e all’innovazione nel mondo della pasticceria. La sinergia tra le due arti si manifesta in un’esperienza di abbinamento e sensoriale unica.

Prunella Meschini, direttore del reparto ricerca e sviluppo di Le Piantagioni del Caffè commenta: “Siamo davvero entusiasti del risultato ottenuto e crediamo che questa miscela di caffè segni un primo passo importante per un percorso di lungo periodo che potrà portare i pasticceri a servire un prodotto di alta qualità, comprensibile per i propri clienti, e anche capace di esaltare le loro creazioni.”

E continua: “Un ringraziamento speciale va a tutti i pasticceri che hanno deciso di partecipare in maniera così collaborativa a questo progetto e ai nostri partner: La Marzocco e Dalla Corte che hanno creduto nel nostro progetto e hanno aperto le porte delle proprie strutture per permetterci di ritrovarci ed esplorare questo nuovo progetto.”

“Pasticceri – Per le Specialty People” non è solo un caffè, ma un’esperienza condivisa tra il mondo della pasticceria e quello del caffè di alta qualità. Le Piantagioni del Caffè è entusiasta di presentare questa creazione unica alla Fiera Host 2023 a Milano e invita, in tale occasione, tutti gli appassionati di caffè e pasticceria a scoprire la nuova, straordinaria, miscela “Pasticceri”.

Caffè Musetti implementa la blockchain per garantire la tracciabilità

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guido sicuro musetti
Guido Sicuro Musetti, presidente del Gruppo Musetti (immagine concessa)

PIACENZA – Musetti, azienda storica nel settore del caffè, ha annunciato l’implementazione della tecnologia blockchain per garantire la tracciabilità e la trasparenza nel processo produttivo. Grazie a questa innovazione, i consumatori potranno partecipare attivamente alla realtà quotidiana di una torrefazione, scoprendo tutti i dettagli sul caffè che stanno gustando.

Caffè Musetti annuncia l’utilizzo della blockchain

Da dove arriva il caffè che compone la miscela che sto gustando? Quali sono le note distintive di questa bevanda e come si sviluppano? Come avvengono la scelta delle componenti, la tostatura dei chicchi, la valutazione della qualità?

Immaginate che la semplice scansione di un QRcode con il vostro smartphone basti a rispondere a queste domande.

Il presidente Guido Musetti ha sottolineato l’importanza di offrire trasparenza ai consumatori, coinvolgendoli lungo l’intero processo produttivo, dalla selezione del caffè verde fino al prodotto finito, attraverso l’impiego della tecnologia blockchain.

Musetti afferma: “Oggi i consumatori sono più informati e sensibili, specialmente quando si tratta di prodotti che vengono coltivati non in Italia. Avendo esperienza sia nel mondo del vino, sia in quello del caffè, mi rendo conto di come la prima filiera italiana sia totalmente trasparente, mentre la seconda ci risulta spesso oscura”.

Musetti continua: “In Musetti abbiamo deciso di sfruttare le potenzialità della tecnologia blockchain per cercare di portare chiarezza rispetto al lavoro che eseguiamo in azienda ogni giorno. Grazie al nostro impegno e ad una proficua collaborazione con i fornitori, siamo riusciti a condividere con i nostri clienti informazioni e documenti che solitamente sono solo patrimonio dell’azienda. Vi invitiamo a seguirci in questa esperienza: venite a conoscere la realtà della nostra azienda, grazie alla tecnologia blockchain.”

Per saperne di più basta cliccare qui

Questa soluzione tecnologica, che combina una produzione tradizionale -quella del caffè tostato- con l’innovazione digitale, è stata sviluppata in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, grazie al lavoro di Sara Triachini, dottoranda Agrisystem e del Professore Ettore Capri, Ordinario di chimica agraria.

La piattaforma blockchain, realizzata nell’ambito del progetto TrackIT dell’Agenzia Ice (Agenzia per la promozione all’estero e internazionalizzazione delle imprese italiane), è opera del Service Provider EZ Lab (Padova).

La blockchain ti porta all’interno della torrefazione Musetti

 Attraverso l’impiego della blockchain, Musetti è in grado di tracciare tutte le fasi di produzione delle cialde Gentile da 18 pezzi, garantendo che le informazioni non possano essere modificate o manipolate nel tempo.

L’azienda ha deciso di documentare in modo trasparente il proprio lavoro, mettendo a disposizione del consumatore tutte le informazioni di cui dispone. Pertanto, anziché creare nuove ricette o stabilire accordi specifici con i fornitori di caffè verde, Musetti ha pubblicato documenti che attestano la qualità del caffè acquistato, l’origine dei chicchi e il lungo trasporto in nave.

La blockchain è essenziale anche per dimostrare l’attento processo di selezione e validazione dei caffè da parte del team di assaggio, che utilizza numerosi descrittori per fare sì che gli standard siano sempre rispettati.

Fa seguito la tostatura, una sapiente cottura lenta in cui tempo e temperatura fanno sviluppare reazioni chimico-fisiche che generano la friabilità e il bouquet aromatico tipici dei chicchi tostati.

Queste fasi permettono di offrire un profilo organolettico costante, per ritrovare sempre lo stesso gusto della miscela preferita dal consumatore, tazzina dopo tazzina.

La tecnologia blockchain mette un sigillo sui documenti che attestano tutti i passaggi descritti, rendendoli immutabili. Tracciabilità e trasparenza diventano garanzia di sicurezza del prodotto e di assenza di contraffazione: le informazioni dichiarate devono necessariamente corrispondere alla realtà.

Ma cosa si intende con “tecnologia blockchain”?

Caricare dati e documenti su blockchain significa memorizzarli in una “catena di blocchi”. Ogni informazione è salvata in forma crittografata ed è associata alla data e all’ora in cui una determinata operazione, denominata “transazione”, è stata eseguita.

Questo registro digitale non è un classico database, poiché non esiste un’entità centrale che lo controlla, bensì un sistema distribuito in una rete di pari, in cui ognuno possiede una copia di tutti i dati. Per questa ragione, affinché una transazione sia notarizzata in blockchain e resa immutabile, tutti i pari devono approvarne l’affidabilità.

Caffè Principe del Gruppo Prada riapre con un nuovo design a Forte dei Marmi

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prada londra principe
Il logo Prada

Caffè Principe, storico locale della Versilia, riapre dopo l’acquisto di Marchesi 1824, proprietà di Prada Group (ne abbiamo parlato qui). Con una nuova veste che richiama lo splendore degli anni 50 e 60, il locale spicca tra le boutique di lusso di Forte dei Marmi. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Penelope Vaglini pubblicata sul portale d’informazione Robb Report Italia.

Riapre lo storico Caffè Principe a Forte dei Marmi

FORTE DEI MARMI – Camminando tra le boutique di lusso di Forte dei Marmi, all’angolo tra via Carducci e Spinetti si scorge l’elegante pattern di Prada che caratterizza il nuovo volto del Caffè Principe. Lo storico indirizzo versiliese, che ha accompagnato per decenni le pause caffè dallo shopping sfrenato, accogliendo residenti e turisti con le sue colazioni all’aroma di caffè della torrefazione lucchese Bei&Nannini, rivive oggi con il tocco raffinato di Marchesi 1824.

Qualche mese di chiusura e l’inaugurazione del 9 luglio hanno donato un nuovo carattere al Caffè Principe, a pochi passi dalla boutique Prada Donna.

Negli interni curati dall’architetto fiorentino Michele Bonan rivive infatti lo splendore degli anni 50 e 60, golden age del caffè fortemarmino – impressa anche nelle foto in bianco e nero appese alle pareti – la cui atmosfera è stata ripresa con la scelta di separé in legno, tavoli in formica, poltrone in vimini e lampadari in ottone dalle sfere luminose. Le sedute da regista evocano la natura balneare del Forte e con i loro imbottiti blu profondo, ricordano la materia salmastra che bagna i lidi a pochi metri dalle boutique di alta moda.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Rapporto Coop: il 36% vuole ridurre i consumi al netto dell’inflazione, il 10% dichiara di non arrivare a fine mese

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coop dati consumi
I molti futuri che ci attendono (dati concessi)

Il futuro prospetta molti mondi possibili nei quali al momento prevalgono tinte fosche: guerra, cambiamenti geopolitici, climate change e una sempre più evidente crisi economica. Il carovita piega i consumi e in parte costringe gli italiani a nuove rinunce. L’attenzione al risparmio fa piazza pulita della fedeltà al canale di acquisto anche sulla spesa: discount e Mdd sembrano ancore di salvezza. Otto italiani su dieci indicano ormai nel discount il modo per mitigare l’effetto dell’inflazione. Ciò su cui il popolo non retrocede però è l’ottimismo. Leggiamo di seguito il Rapporto Coop per far luce sull’analisi del consumo degli italiani.

Rapporto Coop 2023

MILANO – Futuro multiplo e punti di rottura, guerra e cambiamenti geopolitici, climate change e migrazioni, e ancora, intelligenza artificiale e mercato del lavoro, naturalmente inflazione e possibile crisi economica. Non sono mai stati così tanti i futuri possibili e di conseguenza gli scenari che diventano molteplici, certo incerti, spesso cupi e pericolosi.  Così, i venti di guerra riarmano le potenze a fronte di un desiderio di pace che si acuisce mentre le trasformazioni in corso nello scacchiere internazionale modificano assetti che sembravano scontati.

Cina e Germania assomigliano sempre più a giganti feriti e sono osservati speciali per la possibilità che dalle loro crisi interne possano derivare  contagi, un nuovo europeismo si fa strada generato dal fronte comune nel conflitto russo-ucraino, anche se è un’Europa provata dalla denatalità e dall’invecchiamento in contrapposizione all’esuberanza demografica dell’Africa (nei prossimi 25 anni la popolazione subsahariana crescerà di un miliardo di persone e, probabilmente, farà di nuovo del Mediterraneo un crocevia di popoli e culture).

Inoltre, l’irrompere dell’intelligenza artificiale se da un lato promette di risolvere molti dei problemi del mondo dall’altro alimenta altrettante paure ed incognite (il valore economico in appena due anni è passato dai 95 ai 207 miliardi ma, stando alle ultime analisi, in un prossimo futuro 1 lavoratore su 4 potrebbe perdere la propria occupazione).

Mentre il riscaldamento climatico benché sia diventato dramma quotidiano non genera un impegno globale finalmente concreto (nessun Paese al mondo risulta ad oggi compatibile con l’obiettivo di mantenere la crescita della temperatura media non oltre 1,5°C entro il 2030).

In questa moltitudine di mondi possibili tanti sono anche i possibili punti di svolta. Le elezioni americane ed europee del 2024, naturalmente l’auspicata possibile conclusione della guerra o, al contrario, l’estensione del conflitto o l’avvio di nuove contrapposizioni, il rinfocolarsi della pandemia, l’individuazione di nuove cure grazie all’IA, e, sul fronte economico, la revisione delle regole europee, la concreta attuazione del Next Gen Eu, a partire dal Pnrr.

In alcuni casi però il mondo ha già imboccato strade senza ritorno. È proprio il caso del climate change:  una catastrofe annunciata che ha fatto registrare solo nel corso del 2022 2300 eventi estremi (erano stati 146 nel 2010), mentre l’Onu a luglio ha parlato per la prima volta di “era dell’ebollizione”.

Il mondo si dividerà sempre più tra quanti sono preoccupati (in Italia l’85% del campione), quanti intendono impegnarsi (in Italia 1 su 4 ha adottato uno stile di vita sostenibile in ogni ambito della propria quotidianità e 14 milioni sono gli italiani pronti a battersi in prima persona per la tutela dell’ambiente), e coloro che negano il riscaldamento climatico o pensano sia un’esagerazione (15%) o che abbia cause indipendenti dall’attività antropica (19%).

Anche tra quanti lo riconoscono, il 14% degli italiani pensa comunque non ci sia più nulla da fare. Peraltro, per gli italiani i responsabili di questa situazione sono soprattutto le imprese, l’Asia e il Nord America, le classi più agiate. Sempre alle imprese, alle istituzioni nazionali e internazionali ma anche ai cittadini spetta porvi rimedio.

Torna l’economia dello zero virgola

Anche l’Italia, nel contesto generale, è un caleidoscopio di alternative possibili e possibili punti di svolta. Oramai esaurita l’esuberante crescita postpandemica del 2021 e del 2022, l’economia italiana perde la spinta dei consumi che – a dispetto dell’inflazione e solo grazie al sostegno dei risparmi e del credito al consumo (dopo 11 anni tornano a calare i depositi e sale il ricorso al credito al consumo) – hanno sostenuto il Pil nella prima parte dell’anno.

classe media
Il declino della classe media (dati concessi)

Nei prossimi mesi le intenzioni di spesa degli italiani fanno segnare una brusca inversione di rotta  (36% sono gli italiani che intendono ridurre i consumi al netto dell’inflazione contro solo l’11% che pensa di aumentarli) e anche i segnali che arrivano dallo scenario internazionale, dalla produzione industriale e dal mercato del lavoro fanno prevedere un Pil 2023 solo marginalmente positivo (+0,6% per i manager intervistati).

Una debole intonazione positiva che si potrà protrarre anche nel 2024 – e scongiurare invece una possibile recessione – solo a patto di una manovra di bilancio equilibrata e soprattutto di compiuto utilizzo dei fondi Pnrr: la più grande iniezione di risorse nella nostra economia dagli anni Ottanta tale da impattare sul Pil per oltre 3 punti percentuali da qui al 2026.

Le prospettive sono poi appesantite dall’eccezionale crescita dell’inflazione che solo negli ultimi 2 anni ha abbattuto il potere d’acquisto in una misura pari a 6.700 euro procapite e, secondo l’80% dei manager intervistati, bisognerà aspettare almeno il 2025 prima che la crescita dei prezzi torni ai livelli pre-pandemici.

Il lavoro che non paga

A fronte di questo drammatico impoverimento, la dinamica delle retribuzioni resta ampiamente insufficiente (+2,3% su base annua nel secondo trimestre 2023) e dunque il lavoro, che sinora sembra esserci (nel 2023 sono 23,5 milioni gli occupati, mai così tanti dal 2008), è un lavoro che non paga quanto dovrebbe (il 70% degli occupati dichiara di avere necessità almeno di un’altra mensilità per condurre una vita dignitosa).

Da qui la tendenza ad aggiungere lavoro al lavoro come strategia di difesa dal carovita: il 27% degli occupati intende aumentare il numero di ore lavorate, fare lavoretti aggiuntivi (25%), far iniziare a lavorare persone della famiglia che prima non lavoravano (19%).

Ma anche, a dispetto di questo impegno ulteriore, l’impatto devastante dei prezzi trascina quasi la metà degli italiani (27 milioni di persone, in crescita del 50% rispetto al 2021) in una condizione di disagio duraturo, avendo dovuto rinunciare allo standard di vita per loro minimo accettabile almeno in un ambito (cibo, salute, casa, mobilità, tecnologia, socialità e intrattenimento).

Il 10% degli italiani dichiara di non arrivare a fine mese e un ulteriore il 23% ci arriva ma teme costantemente di non farcela.

Anche se in un qualche modo si sbarca il lunario si fanno grandi rinunce (20%) o comunque dei sacrifici. Infatti, solo un italiano su quattro dichiara di fare senza problemi la vita di qualche anno fa. Il disagio affonda nella carne viva della classe media. Tra le famiglie della middle class, meno della metà riuscirebbe a fare fronte senza difficoltà ad una spesa imprevista di 800 euro e solo un terzo ad una di 2.000 euro.  E tra quanti pagano più degli altri la difficile condizione sociale dell’Italia di oggi certamente i giovani.

inflazione coop
Il tunnel dell’inflazione (dati concessi)

La generazione Z (18-34 anni) vive in una sorta di apartheid in termini retributivi (e non solo); il dislivello generazionale fra loro e i baby boomers è impietoso e a fronte di una retribuzione media i primi scendono di un buon 23% mentre i secondi salgono di oltre un 17%. In sostanza, a parità di inquadramento, un giovane italiano guadagna quasi la metà di un over 50. Non stupisce allora se il 40% di loro si immagina di vivere altrove da qui a 2/3 anni e il 20% sta già progettando di farlo.

Rapporto Coop: l’enigma dell’imperscrutabile serenità degli italiani

Eppure tra molteplici difficoltà gli italiani sono ammirevoli per la tempra emotiva che continuano a manifestare e la sorprendente assenza, almeno sino a qui, di sentimenti di rabbia o rancore sociale. La fotografia scattata dal Rapporto Coop 2023 è quella di un Paese   certamente inquieto (il 30% si dichiara tale, +6% sul 2022) e dove crescono i timori (dal 20% al 32%), ma che complessivamente vede rafforzarsi i sentimenti di fiducia (36%), serenità (29%), accettazione (23%) e aspettativa positiva (28%).

Un ostinato, pacato, ottimismo che costituisce certamente uno dei grandi punti di forza del sistema Paese ma che al contempo pone interrogativi circa la sua sostenibilità futura e la possibilità che in realtà si stiano incubando reazioni al momento sopite. Gli stessi comportamenti disfunzionali e le dipendenze (abuso dello smartphone, videogiochi, cibo, alcolici, droghe), eredità della pandemia, che nel 2022 manifestavano livelli di gran lunga più elevati rispetto al periodo prepandemico nel 2023, almeno nelle dichiarazioni degli italiani, tornano a ridursi.

Eppure, a dispetto di tanta razionalità il privato degli italiani evidenzia tutta la fatica quotidiana per tenere assieme i pezzi della loro vita.

Non sorprende costatare come 1 italiano su 3 dichiari anche sporadicamente di aver fatto uso di psicofarmaci e 1 su 5 ne faccia un uso più o meno abituale. 2 su 3 coloro che sono impegnati a praticare tecniche per la gestione dello stress. E i farmaci per l’ipertensione, per la gastrite e lo stress svettano in cima alla classifica dei medicinali più venduti.

Rapporto Coop: la trincea quotidiana dei (mancati) consumi

Sereni e consapevoli ma certamente più poveri, gli italiani di fatto non possono che convivere con una economia familiare sempre più ristretta e che non lascia spazio al futuro e obbliga a moltiplicare le rinunce quotidiane. Calano le compravendite immobiliari (-14,5% 2023 su 2022 e in prospettiva sul 2024 -4%), si riducono gli acquisti delle auto nuove, cadono gli acquisti dei beni tecnologici.

In particolare, le vendite di smartphone nuovi si riducono in quantità del 10% negli ultimi 12 mesi (sono oltre 1,3 mln di telefoni venduti in meno). In uno sforzo di sopravvivenza – e forse di sostenibilità – l’usato o il ricondizionato sostituiscono il nuovo (sono 33 milioni gli italiani che nell’anno passato hanno venduto o acquistato beni usati).

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Cibo, tra rinunce e privazioni (dati concessi)

E, dopo aver riguadagnato nel primo semestre i livelli prepandemici, gli italiani si sono ancora concessi pranzi e cene con estrema oculatezza durante l’estate, ma, passeranno nuovamente l’autunno in casa (il 51% dichiara di ridurre il numero di occasioni conviviali fuori casa nei prossimi 12/18 mesi).

Rapporto Coop: la triste rinuncia all’identità alimentare italiana

Se l’Italia è il paese del buon cibo che tutto il mondo ci invidia e l’alimentazione è una componente fondamentale dell’identità del Paese, tanto che gli italiani – a differenza degli altri Paesi europei – sono disposti a tutto pur di non rinunciare alla qualità di quello che mangiano, è anche vero che molti di loro sembrano in procinto di arrendersi alla guerra contro un’inflazione che ha rincarato di oltre il 21% il costo dei beni alimentari e che non promette di arrestarsi prima dei prossimi due anni (il 72% dei manager del settore ritiene che l’inflazione alimentare non tornerà sotto il 2% prima del 2025).

I carrelli degli italiani diventano leggerissimi: -3,0% la variazione delle vendite a prezzi costanti nei primi 7 mesi dell’anno e in previsione 2024 su 2023 il 60% dei manager intervistati si aspetta un risultato in ulteriore seppur modesto calo (-0,5%).

Dopo la riduzione delle quantità acquistate, con l’arrivo dell’autunno – e l’ulteriore aumento dei prezzi – gli italiani sembrano pronti a cambiare nuovamente strategia grazie ad un quotidiano impegno per contenere gli sprechi, alla rinuncia ai prodotti non strettamente necessari e a quelli a maggiore contenuto di servizio.

Così la spesa diventa più frequente, l’attenzione al risparmio fa piazza pulita della fedeltà al canale di acquisto, discount e Mdd sembrano ancore di salvezza; otto italiani su dieci indicano nel primo il modo per mitigare l’effetto dell’inflazione, altrettanti acquisteranno più marca del distributore a discapito della marca industriale.

In questo contesto, se è sempre più articolata l’identità alimentare della parte economicamente e culturalmente più attrezzata del Paese, nell’ultimo anno sono raddoppiati quanti – oramai 1 italiano su 5 soprattutto baby boomers e appartenenti alla lower class – dichiara di aver perso ogni riferimento identitario abbandonando anche i dettami della cultura tradizionale, delle tipicità e del territorio.

Una deriva che potrà continuare nei prossimi mesi e metterà in discussione il concetto di alimentazione italiana e dieta mediterranea, a partire dal consumo di frutta e verdura (-15,2% il consumo negli ultimi due anni e per il 16% degli italiani si ridurrà ancora).

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Il declino dell’identità alimentare (immagine concessa)

Ciò peraltro non significa che non si facciano strada, magari ancora in fasce minoritarie della popolazione, nuove tendenze a tavola. E a fronte del plant-based le cui vendite fanno registrare un +9% anno su anno, appare con evidenza la già avvenuta demonizzazione degli zuccheri (i prodotti sugar free battono tutti i free from) e i segnali in prospettiva parlano chiaro: 15% la percentuale che nei prossimi 12/18 mesi farà uso di prodotti senza o con poco zucchero.

Il fitness poi arriva nel piatto e si conferma la predilezione per le proteine e per l’healthy (alimentazione sportiva, frutta secca, bevande salutistiche crescono), oltre alla volontà di contribuire con la propria dieta al miglioramento delle sorti del pianeta.

Già oggi, 5,1 milioni di italiani dichiarano di alimentarsi a spreco zero, 2,8 si definiscono reducetariani e 1,4 sono i cosiddetti climatariani (ovvero coloro che usano prodotti a basso impatto C02).

A farne le spese è soprattutto la carne, il 39% del campione dichiara di essere disposto a ridurne il consumo. D’altronde sulla tavola di un futuro nemmeno troppo lontano, della carne rimarrà solo il sapore: nella top 5 dei nuovi cibi che secondo gli italiani compariranno in tavola nei prossimi 10 anni figurano i prodotti a base vegetale con il sapore di carne (31%) e la carne sintetica prodotta in laboratorio (28%).

L’uragano prezzi ridisegna gli equilibri della filiera: l’eccezionale crescita dei prezzi degli ultimi due anni ha cambiato in profondità anche gli assetti della filiera alimentare. Nel 2022 l’incremento dei prezzi delle materie prime e l’impennata dei costi energetici hanno fatto esplodere i prezzi alla produzione, mentre le difficoltà della domanda finale hanno obbligato i retailer a contenere l’impatto finale sui prezzi al consumo. Con ricadute pesanti sui bilanci di entrambi gli operatori della filiera.

L’analisi annuale di Mediobanca evidenzia come nel 2022, per entrambi gli attori della filiera, si sia verificata una significativa diminuzione del valore aggiunto e, a cascata, della marginalità operativa.

Un impatto negativo che non cambia però il differenziale positivo delle performance a favore degli operatori industriali. In sostanza, le imprese dell’industria alimentare – e segnatamente quelle di maggiori dimensioni – evidenziano una redditività strutturalmente superiore a quella della grande distribuzione alimentare. E anche nel difficile frangente del 2022 la redditività dei mezzi propri dell’industria fa segnare una diminuzione meno pronunciata di quella della distribuzione.

beni alimentari
Beni alimentari, crescono i prezzi dell’industria (dati concessi)

Nel 2023 invece, pur a fronte di un rapido rientro sui valori storici dei costi delle commodities alimentari e di un altrettanto noto rientro dei costi energetici, non si è manifestata alcuna significativa riduzione dei listini dell’industria alimentare. Anzi, si è assistito ad ulteriori aumenti dei listini, addirittura superiori a quelli del 2022 e nello stesso periodo l’ulteriore logoramento del potere d’acquisto delle famiglie ha nuovamente impedito invece agli operatori della distribuzione di poter riversare al consumo l’intero incremento.

In questo modo, la comparazione tra l’andamento dei prezzi industriali e quelli al consumo continua ad evidenziare un differenziale negativo che non ha eguali negli ultimi decenni. In sostanza, per la distribuzione i prezzi all’acquisto restano strutturalmente superiori a quelli praticati alla vendita.

Anche nei prossimi anni divergeranno le strategie di industria e distribuzione. I retailer si concentreranno sulla marca privata per avere un governo delle filiere produttive e dei prezzi alla vendita, mentre la grande industria al momento sembra più orientata a difendere i margini concentrandosi sull’innovazione di prodotto e la difesa dell’equity del proprio marchio.

L’indagine: 1 italiano su 2 preferisce portarsi il pranzo pronto da casa

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YouGov e Too Good To Go fotografano l'italia fuori casa (foto concessa)
YouGov e Too Good To Go fotografano l'italia fuori casa (foto concessa)

MILANO – Con il rientro dalle vacanze e la ripresa dell’attività lavorativa, gli italiani si trovano a dover affrontare nuovamente la routine, ma cosa cambia nelle abitudini alimentari? Secondo un sondaggio realizzato da Too Good To Go in collaborazione con YouGov, una maggiore sensibilità verso la questione climatica, un sentimento di opposizione al consumismo e un’attenzione particolare all’aspetto economico dello spreco, stanno portando gli italiani a modificare le proprie abitudini o ad adottarne di nuove.

Questa attenzione verso uno stile di vita più sostenibile nei confronti dell’ambiente è anche accentuata dall’attuale contesto di inflazione crescente a cui bisogna far fronte e che richiede, quindi, nuove soluzioni.
Nuove abitudini, carrello della spesa ridotto e maggior attenzione alle etichette dei prodotti.

Ciò che emerge dalla ricerca YouGov per Too Good To Go è che l’impatto dell’inflazione ha largamente modificato il comportamento degli italiani

Il 91% (più di 9 italiani su 10) ha infatti dichiarato di aver modificato le proprie abitudini per far fronte al rincaro prezzi e al minor potere d’acquisto. In particolare, in un’ottica di abitudini anti-spreco, il 43% degli intervistati decide di acquistare alimenti in quantità ridotte per evitare a monte il rischio di spreco alimentare, il 38% pone una maggiore attenzione alla lista della spesa e, infine, il 48% analizza più attentamente la data di scadenza.
Secondo gli intervistati, però, quest’ultimo punto richiede anche una collaborazione da parte dei marchi stessi: l’87% ritiene infatti utile che i supermercati e le aziende alimentari vendano i prodotti vicini alla data di scadenza a un prezzo ridotto, per incentivarne l’acquisto e il consumo.
A tal proposito, Too Good To Go ha lanciato nel 2021 la campagna Etichetta Consapevole a cui hanno già aderito in Italia oltre 40 brand. Il progetto prevede l’etichetta “Spesso Buono Oltre” accompagnata dal pittogramma “Osserva – Annusa – Assaggia”, che invita i consumatori ad approfondire con i propri sensi lo stato dei prodotti che hanno superato il Termine Minimo di conservazione, sensibilizzando sulla differenza tra data di scadenza e termine minimo di conservazione.
“Nel corso di questi pochi anni abbiamo stretto tante collaborazioni con alcune tra le principali aziende alimentari nazionali ed internazionali per inserire l’etichetta “Osserva-annusa-assaggia” sulle confezioni dei loro prodotti. Basti pensare che solo nel 2022, abbiamo avuto la possibilità di inserire l’Etichetta Consapevole su oltre 1,7 miliardi di prodotti nei 13 mercati Europei in cui siamo presenti, grazie alla collaborazione con 465 brand diversi: un numero che testimonia l’apprezzamento del progetto da parte di aziende e di consumatori, che speriamo possa continuare ad aumentare nel corso dei prossimi anni” ha dichiarato Mirco Cerisola, Country Director Italia di Too Good To Go.
“La nostra missione è fare in modo che più consumatori possibili siano quotidianamente stimolati a fidarsi dei propri sensi e a valutare il cibo anche in base al suo “aspetto, odore e sapore”, prima che questo possa andare sprecato”.

Il ritorno all’home-made: più sostenibile ed economico

Non sorprende che il cibo sia un tema centrale nella vita degli italiani e la conseguenza del rincaro dei prezzi sugli alimenti segni un ritorno alla cucina casalinga, contrapposta alla scelta di mangiare spesso fuori.
Infatti, in vista dei mesi più freddi, dopo un’estate all’insegna del relax e della buona cucina, 1 italiano su 2, secondo la ricerca YouGov/Too Good To Go, ha ricominciato a preparare la “lunch box” della pausa pranzo (la tanto amata “schiscetta”) direttamente la sera prima mentre prepara la cena. Una scelta dettata da esigenze di natura economica quanto dal desiderio di un approccio in cucina che sia più sostenibile. Un trend che, di conseguenza, si associa anche al minor consumo di pasti fuori: il 76% dichiara, infatti, di preferire pasti casalinghi e di aver ridotto il numero di volte in cui si reca al ristorante o fa uso dei servizi di take away.
Uno stile di vita più sostenibile per ridurre gli sprechi alimentari: le app anti-spreco
L’aumento dei prezzi dovuti all’inflazione rimane una delle cause principali che stanno contribuendo a cambiare le abitudini alimentari degli italiani, ma non solo: il 49% degli intervistati, infatti, dichiara che la scelta di adottare nuove pratiche sostenibili è sia di natura economica che ecologica.
Lo conferma il sondaggio, che registra come 8 italiani su 10 affermano di essere in cerca di nuove soluzioni sostenibili utili per contrastare lo spreco alimentare. Come può ad esempio essere la app di Too Good To Go, una soluzione apprezzata per l’opportunità che offre, non solo ai consumatori ma anche agli esercizi commerciali, la possibilità di schierarsi in prima linea contro lo spreco offrendo soluzioni sia economiche che, allo stesso tempo, sostenibili.
Non a caso, proprio nell’ultimo periodo, Too Good To Go ha infatti registrato un importante incremento dell’utilizzo dell’app da parte degli utenti, registrando nell’ultimo anno un aumento del +51% di download, arrivando a contare a fine anno in Italia quasi 8 milioni di utenti che hanno già salvato da inizio anno oltre 3.700.000 pasti.
“Siamo contenti di essere testimoni e allo stesso tempo portavoce di questo cambiamento che gli italiani stanno perseguendo verso stili di vita più sostenibili, anche nelle proprie abitudini alimentari. È evidente ormai che il nostro Pianeta abbia bisogno del nostro contributo attivo” prosegue Mirco Cerisola, Country Director Italia di Too Good To Go. “Lo spreco alimentare è responsabile del 10% di tutte le emissioni di gas serra a livello globale, contrastarlo è una delle possibili soluzioni per arginare gli effetti dell’attuale crisi climatica.
Per questo motivo siamo orgogliosi che gli italiani siano sempre più sensibili sul tema e che cerchino soluzioni che possano essere implementate nella loro quotidianità. Con Too Good To Go, milioni di utenti e migliaia di partner si stanno impegnando ogni giorno per avere un impatto positivo sulla società e sul Pianeta, riuscendo ad evitare che cibo buono e di qualità vada inutilmente sprecato”.

About Too Good To Go

Too Good To Go è un’azienda certificata B Corp ad impatto sociale, con la missione di ispirare e responsabilizzare tutti a combattere insieme lo spreco alimentare. Dal suo lancio nel 2016, Too Good To Go è cresciuta fino a contare oltre 81 milioni di utenti registrati e 140.000 partner commerciali attivi in 17 Paesi in Europa e Nord America, rendendo l’App Too Good To Go il marketplace numero uno al mondo per le eccedenze alimentari.
Attraverso il suo mercato, la comunità di Too Good To Go si connette per salvare il cibo invenduto da una varietà di partner commerciali, tra cui supermercati, negozi, ristoranti e produttori. In 7 anni di attività, Too Good To Go ha contribuito a evitare che oltre 250 milioni di pasti andassero sprecati, l’equivalente di 625.000 tonnellate di CO2e evitate.
Si stima che il 40% di tutto il cibo prodotto venga sprecato ogni anno, contribuendo al 10% di tutte le emissioni di gas serra causate dall’uomo (WWF, 2021). Ecco perché la lotta allo spreco alimentare è indicata come la soluzione numero uno per risolvere la crisi climatica (Project Drawdown, 2020).
Too Good To Go avvia progetti e crea partnership con aziende, famiglie, scuole e governi per creare un cambiamento reale nel modo in cui si legifera, educa e si pratica la riduzione degli sprechi alimentari.
Per saperne di più su Too Good To Go e sul suo impatto, visitate il sito toogoodtogo.com o seguite su Instagram, Facebook, Twitter e LinkedIn per gli ultimi aggiornamenti.

Come i Fast Food possono affrontare le restrizioni all’utilizzo di plastica monouso

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Come trovare alternative alla plastica monouso (foto concessa)
Come trovare alternative alla plastica monouso (foto concessa)

MILANO – Per adempiere alle normative che hanno imposto delle limitazioni all’uso di plastica, una catena globale ha adottato un approccio innovativo che gli ha permesso di non interrompere le attività operative, raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e rispettare i molteplici divieti sulla plastica, evitando, allo stesso tempo, di dover comprare nuovi contenitori riutilizzabili o utensili riciclabili.

I vantaggi della plastica sono molti: è pulita, resistente, igienica, mantiene freschi i cibi ed è riciclabile. Ma purtroppo la troviamo ovunque: in mare, sulle spiagge, nell’acqua, nell’aria. Persino dentro di noi. È spaventoso pensare che l’80-85% dei rifiuti marini rinvenuti sulle spiagge dell’Unione Europea (UE) sia costituito da plastica e che entro il 2050 ci sarà più plastica in mare che pesci.

Per questo motivo ristoranti, retailer e altri operatori del settore food and beverage devono apportare dei cambiamenti per essere parte della soluzione e non del problema. Oltre alle normative che stanno limitando l’uso della plastica, i consumatori si aspettano che qualsiasi attività commerciale diventi più ecologica.

Plastica: le novità e gli adattamenti del settore

Dal 3 luglio del 2021, la Direttiva sulla plastica monouso ha vietato la vendita di posate, piatti, cannucce, palette per caffè, contenitori e coperchi in plastica in tutti gli Stati membri dell’UE. Una legislazione simile entrerà in vigore nel Regno Unito a partire da ottobre 2023. Anche negli USA, i singoli Stati e le città stanno cercando di seguire questo esempio, poiché non esiste una legislazione federale che limiti l’uso della plastica. (Qui alcuni dei divieti sulla plastica introdotti in tutto il mondo).

Anche se sono disposizioni estremamente positive per il nostro pianeta, le nuove leggi non hanno tutelato completamente i diritti dei ristoranti a servizio rapido, dei fast-food e di altre attività del settore food and beverage, che sono stati improvvisamente colpiti da questo cambiamento forzato. Questo ha imposto, all’interno dell’attività frenetica, l’immediata sostituzione di coperchi per bevande, cannucce, palette per il caffè e molto altro, e, su larga scala, la ricerca di vaschette e contenitori che possono essere lavati e riutilizzati facilmente.

E’ nell’interesse comune avere un’organizzazione più sostenibile: sia per il bene del pianeta ma anche perché ci si rivolge sempre di più alla generazione Z, ovvero alla generazione del futuro, che ha molto a cuore la tutela dell’ambiente.

Nella lotta contro il cambiamento climatico, sono innumerevoli gli aspetti da considerare, tra cui il modo in cui le aziende possono dimostrare il proprio impegno in questo ambito, soprattutto nei luoghi dove i cambiamenti potrebbero non essere così evidenti per il consumatore medio (in una cucina, ad esempio).

I manager devono dimostrare che le materie plastiche ancora in uso sono inserite in un processo circolare che impedisca di mandarle in discarica. Inoltre, è importante sapere quante volte vengono utilizzate per riciclarle al momento giusto. Questo significa che i sistemi di gestione delle risorse e il comportamento del personale devono cambiare. La buona notizia, però, è che sempre più aziende stanno introducendo modi di lavorare più rispettosi dell’ambiente, e c’è molto da imparare dai loro successi.

Per esempio, una delle principali catene di fast-food a livello mondiale ha già implementato una soluzione in grado di tracciare l’impiego delle vaschette di plastica utilizzate per conservare gli ingredienti e preparare i piatti.

Così facendo, è stato possibile tracciare tutta la vita del prodotto: dalla produzione, al riutilizzo, fino al riciclo finale. L’innovativa soluzione prevede l’applicazione di etichette RFID (Radio Frequency Identification), resistenti a lavaggi in lavastoviglie, al momento della produzione per identificare in modo univoco le differenti vaschette.

Utilizzando un lettore RFID portatile, i tag vengono facilmente letti ogni volta che gli articoli devono essere lavati. Una volta puliti, questi vengono rapidamente scansionati per tornare al ristorante. Inoltre, grazie al tracciamento, è possibile assicurarsi che le scorte siano sufficienti per l’intera giornata. I contenitori di plastica hanno un numero preciso di lavaggi prima di dover essere sostituiti, e quando ci si avvicina alla soglia prestabilita dal ristoratore, i responsabili aziendali ricevono una notifica da un’applicazione per ordinare nuove scorte.

Grazie a questa tecnologia, il personale del negozio non deve tenere personalmente traccia dell’utilizzo o essere ritenuto responsabile in caso di errori di conteggio. Un display segnala se gli articoli riutilizzabili – dotati di lettori RFID – sono stati scartati e in quante quantità, in modo da poterli recuperare per evitare multe dovute alla violazione delle norme sulla gestione dei rifiuti. La soluzione è semplice da installare e, grazie a una visione in tempo reale del ciclo di vita dei beni riutilizzabili, aiuta a prevenire la perdita di articoli in plastica ed a evitare violazioni alle norme vigenti.

Il sistema non si limita alla gestione della plastica: può essere utilizzato, infatti, anche per tracciare altri articoli riutilizzabili, ridurre gli errori d’inventario e contenere gli sprechi alimentari. Da ciò derivano attività più efficienti che aiutano a risparmiare plastica e denaro, oltre a salvaguardare il pianeta.

La tecnologia RFID non è stata progettata solo per aiutare i ristoranti a tenere traccia dei loro beni: Zebra, infatti, ha installato migliaia di soluzioni su misura per garantire la tracciabilità degli asset in tutto il mondo, che includono il monitoraggio dei giocatori della NFL, la tracciabilità delle fiches dei casinò, la protezione dal furto di occhiali firmati, la tutela di cactus in via di estinzione, la conservazione dei pezzi della cucina, il controllo della distribuzione della cannabis terapeutica e molto altro.

British Airways torna a offrire gratis tè e caffè sui voli a lungo raggio

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Un aereo British Airways credits, BriYYZ, licensed CC BY-SA 2.0
Un aereo British Airways credits, BriYYZ, licensed CC BY-SA 2.0
MILANO – Una notizia che solca i cieli internazionali e che però scadrà con la fine dell’estate: British Airways (BA) ha intenzione di offrire le tazze di tè e caffè gratuitamente ai clienti di economy per quanto riguarda alcuni dei suoi voli a corto raggio per questa stagione estiva. Questo servizio era già attivo diversi anni fa, ma poi era stato eliminato per risparmiare.

British Airways (BA) torna a coccolare i passeggeri

Sean Doyle, amministratore delegato di BA, ha annunciato la misura dicendo al personale “vogliamo sorprendere e far piacere ai clienti“, in un messaggio riportato per la prima volta dal Sunday Times.
Voli come quelli per il Cairo in Egitto o Amman in Giordania durano in genere quattro o cinque ore, e saranno proprio i viaggiatori di queste lunghe tratte a beneficiare dell’offerta estiva.

Tuttavia, i passeggeri di viaggi più brevi non dovrebbero poter godere della stessa offerta

Resta da prenotare un volo della durata superiore alle tre ore, per poter scoprire la risposta ad una grande domanda: il caffè gratis, che caffè sarà e, soprattutto, sarà anche buono?

Twinings lancia la linea autunnale con due nuovi prodotti

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twinings benessere
Benessere Coccole della Sera (immagine concessa)

MILANO – Il consumo di tè, tisane, camomille e infusi rappresenta una pausa di piacere sempre più apprezzata dagli italiani, che hanno imparato con la pandemia a dedicarsi maggiormente a sé stessi e al proprio benessere psicofisico. E se le persone ricercano prodotti che aiutino a ritrovare il sonno o l’energia, placare l’ansia e combattere i malanni di stagione diventa sempre più fondamentale creare prodotti in linea con le nuove priorità dei consumatori.

Per allietare la stagione per antonomasia di queste bevande, i Master Blenders Twinings hanno realizzato due nuove ricette: un nuovo lancio per la gamma Twinings Benessere, tisane a base di gustosi ingredienti e arricchite da vitamine o minerali, e un’altra novità per la linea Infusi, miscele a base di frutta, erbe e spezie naturalmente prive di caffeina e 100% naturali.

Benessere Coccole della Sera – Infuso aromatizzato vaniglia con camomilla, radice di cicoria, spezie e vitamina B3

Benessere è la gamma di Twinings realizzata con ingredienti gustosi selezionati con cura e vitamine o minerali con proprietà benefiche sull’organismo. Composta da 4 referenze (Difesa, Energia, Antiossidante e Tonicità), a cui da oggi si unisce Benessere Coccole delle Sera. La novità rappresenta un nuovo modo per ottenere di più dalla propria quotidianità e contribuire alla normale funzione psicologica e del sistema nervoso.

Per favorire una buona predisposizione fisica e mentale prima di coricarsi e quindi un buon sonno notturno, fondamentale per stare bene e iniziare con il corretto sprint la giornata, Twinings ha dato vita a Coccole della Sera.

La camomilla e la radice di cicoria, entrambe note per gli effetti calmanti, si combinano con il gusto avvolgente della vaniglia e delle spezie. Il tutto è arricchito dalla Niacina, nota anche come vitamina B3, che contribuisce alla normale funzione psicologica e del sistema nervoso. Il risultato è una tisana dall’aroma dolce e speziato e dal gusto avvolgente che favorisce il rilassamento serale e aiuta a sciogliere le tensioni della giornata, conciliando il sonno.

Infuso Aromatizzato Sensations Rooibos, miele e fico speziato

Grazie alla cura e all’attenzione nella selezione di un’ampia varietà di frutta, erbe e spezie abbinata all’esperienza nell’arte della miscelazione, la nuova referenza di infusi Twinings è un’esplosione di gusto da assaporare in qualsiasi momento della giornata.

Rooibos, miele e fico speziato è un infuso dal sapore sensazionale che nasce da abbinamenti inaspettati, capaci di deliziare i palati più esigenti: il sapore morbido e ricco del rooibos diventa ancora più irresistibile grazie alla combinazione con il gusto avvolgente del miele e le note dolci e speziate del fico. Una miscela naturalmente priva di caffeina e realizzata solo con ingredienti 100% naturali.

Pensate non solo per i cultori di infusi e tisane, ma per chiunque voglia dedicarsi un piccolo momento di piacere e benessere quotidiano, le due nuove referenze saranno disponibili da settembre 2023.

La scheda sintetica di Twinings

Twinings, con oltre 300 anni di storia, è il marchio inglese sinonimo di tè in tutto il mondo ed è stata una delle prime società ad aver introdotto il tè in Gran Bretagna nel lontano 1706. Da 170 anni è fornitore ufficiale della Casa Reale inglese. Oggi la R. Twining & Co. è presente con i suoi prodotti in 115 paesi e il marchio Twinings è distribuito in Italia fin dal 1956.

Per un totale di oltre 50 miscele di tè offerte in Italia e 250 nel mondo, presenta un’articolata gamma di prodotti: tè nero, tè verde, tè bianco, tè aromatizzati, infusi alla frutta e alle erbe. La R. Twining & Co., la cui sede è ad Andover in Hampshire (UK), appartiene all’Associated British Foods plc, una delle prime 50 aziende quotate alla Borsa di Londra (FTSE).

Starbucks: dentro la Reserve Roastery di Milano Louise Mills racconta i prossimi anni così: “Continueremo ad essere un’azienda molto innovativa”

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Louise Mills Starbucks
Louise Mills

MILANO – Il 7 settembre la Starbucks ReserveTM Roastery Milano ha festeggiato i suoi 5 anni dall’arrivo in Italia: un momento che era stato epocale per la catena di caffetterie, che ha atteso ben 40 anni dalla sua nascita per approdare nel Paese in cui tutto è iniziato. Anni difficili di sicuro, e non soltanto per la temuta sfida della forte tradizione legata all’espresso, ma anche per lo scoppio della pandemia.

Abbiamo parlato di questo successo, tra sfide e soddisfazioni, con Louise Mills, Director & General Manager Starbucks ReserveTM Roastery Milano.

Una reazione a caldo a questo importante traguardo: cosa si prova a festeggiare oggi i cinque anni dall’apertura della Starbucks Reserve Roastery?

“È qualcosa di magico. Non riesco a credere che questi cinque anni siano passati così velocemente: sono stati particolari, con la pandemia di mezzo, ed è meraviglioso vedere la Roastery viva come è oggi, così come lo è offrire l’opportunità ai clienti di entrare e godere di ciò che abbiamo creato 5 anni fa.

La sinfonia di chicchi che sfrecciano nei tubi

Vedere il movimento dei chicchi di caffè tostati per il negozio e gustare bevande uniche in uno spazio come questo è qualcosa di davvero speciale”.

Come è stato gestire questo posto anche durante gli anni della pandemia e ora le altre difficoltà, dalla guerra all’inflazione?

“Credo che ciò che rende Starbucks un posto molto speciale sia il modo in cui ci prendiamo cura delle persone che chiamiamo partner.

Durante la pandemia, abbiamo fatto il possibile per farli restare con noi, di modo che tornassero una volta che la pandemia fosse cessata: siamo rimasti uniti come una famiglia.

Circa il 70% delle persone che sono state assunte in questa torrefazione 5 anni fa è ancora qui. In tanti sono rimasti con noi e hanno dato il loro contribuito nelle fasi di apertura dei nuovi negozi gestiti da Percassi in altre città d’Italia”.

Possiamo dire che questi 5 anni sono stati un successo per Starbucks?

“Sono stati un’opportunità fantastica: abbiamo accolto milioni di persone, tra italiani e stranieri, in quella che è l’unica Starbucks Reserve Roastery dell’area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) e abbiamo stretto e rafforzato importanti partnership, a cui teniamo molto.

Sono collaborazioni che intendiamo continuare a portare avanti. E sono certa che anche altre opportunità si apriranno in futuro. Come è successo quest’anno con la Milano Fashion Week, sia a febbraio, quando abbiamo lanciato la linea di bevande Oleato, che a settembre, per celebrare la settimana della moda femminile.

È davvero un momento magico”.

Se dovesse immaginare i prossimi 5 anni della Starbucks Reserve Roastery, cosa potrebbe intravedere?

“Penso agli ultimi 5 anni che abbiamo appena trascorso. Continueremo ad essere un’azienda molto innovativa, a sperimentare nuove bevande e ad esplorare nuovi caffè per i clienti qui in Italia e a livello internazionale. È molto importante per noi”.

Ci sono più clienti italiani o internazionali?

“Abbiamo molti turisti internazionali che arrivano qui perché vogliono visitare Milano: secondo i dati della Camera di Commercio, a luglio ci sono stati 1 milione di turisti, più di quanti non ne siano arrivati lo stesso mese nel 2019.

Quindi sì, ne riceviamo molti. Ma abbiamo anche tanti clienti abituali, persone che vengono a fare meeting da noi o che ci visitano regolarmente.

La bevanda più richiesta è l’ espresso, ma anche le bevande come il cold brew sono diventate popolari, è diventato un trend e la gente è curiosa di provarle”.

Se dovesse indicare la difficoltà maggiore riscontrata in questi 5 anni, quale sceglierebbe?

La tostatrice in azione

“Sicuramente la pandemia. Non poter operare il cuore pulsante di questo spazio, non poter tostare il caffè: anche psicologicamente è stato difficile, la Roastery non ha avuto lo stesso battito. Quello è stato il momento più impegnativo”.

E cosa vi aspettate d’ora in avanti?

“Quello che ci aspettiamo ora è di poter continuare con le nostre partnership qui in Italia e di rendere la Roastery uno spazio sempre più esperienziale. Vogliamo usarlo per celebrare il caffè e stare insieme.

I workshop che terremo qui per celebrare il quinto anniversario di Starbucks in Italia sono pensati proprio per questo: dimostrare come si possano mettere insieme caffè, mixology, musica, libri e celebrare tutto ciò che significa caffè qui in Italia”.

Ma se dovesse fare un paragone con le altre sei Roastery del mondo?

“Sono tutte progettate dallo stesso designer, ma sono molto diverse in termini di look & feel.

I nostri interni sono stati realizzati utilizzando dei materiali tutti italiani, grazie ai nostri partner fornitori che lo hanno reso possibile.

Per noi era molto importante che tutto fosse legato alla storia, alla cultura e all’esperienza italiana del caffè.

Ovviamente penso che la nostra sia la più bella – scherza Louise Mills – Ma ognuna delle sei è davvero unica”.