martedì 02 Dicembre 2025
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Cecafé: vola l’export brasiliano di agosto (+29,4%), quadruplicati i volumi di robusta

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export brasiliano Brasile Cecafé
Il logo di Cecafé

MILANO – Vola l’export brasiliano di caffè, che raggiunge nuovi massimi storici ad agosto, grazie alla forte ripresa degli imbarchi di caffè verde, in particolare di robusta: secondo i dati Cecafé, l’export di caffè in tutte le forme è lievitato, il mese scorso, del 29,4%, al dato record di 3.672.614 sacchi.

I volumi di caffè verde crescono di un terzo attestandosi a 3.350.653 sacchi. I quantitativi esportati di arabica registrano un incremento dell’11,2%, che li porta 2.651.797 sacchi.

Le esportazioni di robusta crescono di oltre 4 volte (+443%) e raggiungono i 698.856 sacchi polverizzando i primati mensili stabiliti a cavallo del decennio.

Cecafé
fonte: Cecafé

In lieve calo, invece, le vendite all’estero di caffè trasformato, che superano di poco i 320 mila sacchi (-0,8%).

Nonostante la forte ripresa degli ultimi mesi, le esportazioni dall’inizio dell’anno rimangono al di sotto di quelle dei primi 8 mesi del 2022. L’export di caffè in tutte le forme, per il periodo gennaio-agosto, è infatti pari a 22.904.173 sacchi, una flessione del 9,7%.

fonte: Cecafé

Gli imbarchi di caffè verde sono inferiori del 10,9%, per un totale di 20.341.342 sacchi. I volumi di arabica segnano una flessione del 15,4%, a 18.390.791 sacchi.

Quelli di robusta crescono invece dell’81,8%, a 1.950.551 sacchi. Infine, le esportazioni di caffè trasformato ammontano a 2.562.831 sacchi, in lieve crescita (+0,5%) sull’anno scorso.

In pesante calo gli imbarchi presso quasi tutti i principali paesi di destinazione, a cominciare dagli Usa (-26,65%) e la Germania (-40,51%). L’export verso l’Italia scende a 1.715.225 sacchi, dagli oltre 2 milioni del pari periodo 2022 (-15,33%).

Cecafé
fonte: Cecafé

Fa eccezione il solo Giappone, che vede lievitare i volumi di caffè brasiliano esportato verso i propri porti di oltre un terzo (+33,38%). In caduta libera anche le esportazioni verso il Belgio (-38,03%), paese dove si trova, tra l’altro, la massima parte delle scorte certificate dell’Ice Arabica.

Principale porto di destino rimane Amburgo. Alle sue spalle New Orleans, davanti ad Anversa e Brema. Genova è quinta.

fonte: Cecafé

“Gli imbarchi di robusta hanno registrato il miglior risultato di sempre per un singolo mese” ha dichiarato il presidente di Cecafé, Márcio Ferreira, aggiungendo che la ripresa degli imbarchi di arabica riflette l’arrivo sul mercato del nuovo raccolto.

“I robusta brasiliani rimangono molto competitivi ed estremamente richiesti, anche perché le altre principali origini, in particolare Vietnam e Indonesia, sono alle prese con avversità climatiche e un calo della produzione”.

“Tale scenario è risultato molto favorevole per i produttori brasiliani e il mantenersi a livelli elevati delle quotazioni della borsa di Londra, che sono aumentate del 40% rispetto al novembre dell’anno scorso (sebbene si debba tenere conto dell’effetto negativo del rivalutarsi del real brasiliano sul dollaro) ha contribuito in modo significativo alle esportazioni record di robusta.

Con la consistente ripresa del raccolto 2023 di arabica, si osserva una riduzione della percentuale di robusta nelle miscele destinate al consumo interno e un aumento conseguente della disponibilità esportabile.

Le prospettive per i robusta rimangono positive, poiché l’avvento del fenomeno El Niño, ancorché di intensità moderata, crea le condizioni per un mercato stabile nel breve e medio termine”

Con riferimento agli arabica, Ferreira afferma che si osserva un aumento dei volumi ricevuti nei magazzini, che conferma le previsioni positive formulate già prima dell’inizio delle operazioni di raccolta, a fronte del buon stato vegetativo delle colture, in particolare di quelle situate nelle aree maggiormente impattate, negli ultimi due anni, dalla siccità e dalle gelate.

“Grazie a una disponibilità maggiore rispetto al 2021 e al 2022, il flusso di caffè commercializzato è aumentato significativamente, fatto questo che ha messo sotto pressione la borsa di New York”.

Ottimismo anche per il prossimo anno. “Se ci saranno condizioni climatiche adeguate, di qui al prossimo raccolto, il Brasile avrà tutte le possibilità, a partire dall’annata 2024/25, di risalire a volumi produttivi prossimi a quelli del 2020” conclude Ferreira aggiungendo che “affinché ciò avvenga è necessaria una struttura dei prezzi che sia remunerativa per i produttori rendendo possibili pratiche agricole improntate a qualità, produttività e sostenibilità.

Starbucks approda a Livorno a Porta a Mare, nelle Officine Storiche

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starbucks officine storiche
Il nuovo store Starbucks nel complesso Officine Storiche (immagine complessa)

LIVORNO – A Livorno, nel waterfront di Porta a Mare, la Toscana accoglie il suo quarto store Starbucks che sarà aperto al pubblico da domani. Il negozio, realizzato in partnership con Percassi, creerà 15 nuovi posti di lavoro a livello locale. Il lungomare di Livorno è stato riqualificato da IGD (Immobiliare Grande Distribuzione), uno dei principali player in Italia nel settore immobiliare retail.

Il nuovo store Starbucks a Livorno

L’area interessata è quella delle Officine Storiche, che è stata completamente ristrutturata: un polo multifunzionale ad uso residenziale e commerciale di oltre 16.000 mq., con 21 punti vendita, un’area entertainment e un centro fitness.

Il chiosco di Starbucks si inserisce perfettamente nell’area, con un’atmosfera calda e accogliente, adatta sia agli amici e alla famiglia, che a chi cerca un luogo tranquillo per lavorare o rilassarsi.

Il menu offre un’ampia scelta di cibi e bevande adatti ad ogni occasione, dal Frappuccino e Cold Brew, agli intramontabili espresso e cappuccino. Un concentrato di gusto tutto da scoprire.

starbucks menù
Uno dei menù di Starbucks (immagine concessa)

Matteo Morandi, ceo di Starbucks Italy, ha commentato: “Ogni apertura rappresenta per Starbucks e Percassi un traguardo importante, la cui partnership continua a crescere. Siamo sempre alla ricerca di nuove location, come le Officine storiche di Livorno, che rafforzino il nostro impegno a lungo termine di portare l’esperienza unica di Starbucks a un numero ancora maggiore di clienti italiani”.

Vincenzo Catrambone, general manager di Starbucks Italia, ha aggiunto: “Siamo soddisfatti di aprire un punto vendita sul lungomare di Livorno. La recente riqualificazione dell’area la rende una struttura ricettiva moderna e funzionale, all’interno della quale Starbucks rappresenta una golosa aggiunta alla ricca offerta di negozi”.

  • Indirizzo: Via Gaetano d’Alesio, 2. Livorno
  • Orari: lunedì-domenica dalle 8.00 alle 20.00

La scheda sintetica di Starbucks Coffee Company

Dal 1971, Starbucks Coffee Company è impegnata nell’approvvigionamento etico e nella torrefazione di caffè Arabica di alta qualità. Con negozi in tutto il mondo, oggi Starbucks è il primo torrefattore e rivenditore di specialità caffearie al mondo.

Grazie all’impegno costante per l’eccellenza e per i valori, l’azienda porta l’unicità della Starbucks Experience nella vita di tutti i suoi clienti attraverso ogni singolo caffè.

Per saperne di più basta cliccare qui.

La scheda sintetica di Percassi

Percassi è una società le cui attività comprendono lo sviluppo e la gestione di reti commerciali in franchising di importanti marchi (come Gucci, Armani Exchange, Saint Laurent, Nike, Jordan, Victoria’s Secret, Bath&Body Works, LEGO, Garmin in ambito fashion-beauty e consumer, e Starbucks nel food).

Percassi è anche attivo nella gestione di brand propri (KIKO Milano, Womo e Bullfrog nel settore della cosmetica, Atalanta in ambito sportivo, Da30Polenta nel food).

Nel settore della ristorazione Percassi gestisce inoltre, in partnership con il Gruppo Cremonini, i brand Wagamama, Casa Maioli e Caio Antica Pinza Romana.

Percassi opera anche in ambito real estate per la realizzazione di importanti progetti immobiliari nel settore commerciale e direzionale. Per ulteriori informazioni basta cliccare qui.

Gelaterie in Lombardia, 2 su 3 artigianali: in estate spesi 219 mln in coni e coppette

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buvette gelati montecitorio
Una varietà di gelati (immagine: Pixabay)

L’estate ormai sta volgendo al termine. Protagonista indiscusso di questa stagione è stato, come sempre, il gelato: sono stati 219 i milioni di euro spesi dai lombardi per una coppetta, un cono o una brioche. La popolarità delle gelaterie in Lombardia va sempre più aumentando: nella regione infatti una famiglia spende quasi 73 euro all’anno in gelato, ma è a Milano che se ne mangia di più (114 milioni annui). Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Matteo Castagnoli pubblicata sul Corriere della Sera.

La popolarità delle gelaterie in Lombardia

MILANO – Il gelato in Lombardia è una sorta di caposaldo. Lo dicono i numeri delle vendite. E nei mesi estivi ancora di più, se non un rifugio contro il caldo. Nell’estate 2023, ormai prossima al capolinea, sono stati 219 i milioni di euro spesi dai lombardi per una coppetta, un cono o una brioche. Il che significa quasi 55 milioni di euro al mese nei quattro di maggiore afflusso per le gelaterie, da metà maggio a metà settembre.

In Lombardia una famiglia spende quasi 73 euro all’anno in gelato, ma è a Milano che se ne mangia di più (114 milioni annui), seguita da Brescia (43) e Bergamo (34). Un podio che concentra oltre la metà dei consumi regionali annui, pari a 328 milioni di euro.

E quando si parla di questo settore è necessaria una distinzione, perlomeno per i puristi: le gelaterie artigianali. Che contano 1.038 laboratori su 1.575 gelaterie all’ombra del Pirellone.

Cioè, il 66% del totale, un dato che è lo spaccato di un territorio in cui il gelato non accenna a sciogliersi.

Anche se il perimetro delle attività artigianali del settore è più ampio, coinvolgendo le pasticcerie che producono dolci gelato e i laboratori senza vendita al dettaglio.

Comunque sia, se si considerano tutti i punti vendita di gelati, il podio è lo stesso dei consumi annui: Milano con 490 attività, Brescia con 232 e Bergamo con 173. I laboratori artigianali, invece, hanno un peso maggiore nei territori di Sondrio (82%), Lecco (78%) e Mantova (75%).

“Quello delle gelaterie è uno dei comparti in crescita esponenziale — commenta Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Lombardia —. Nonostante il caro prezzi, la gente non rinuncia a un po’ di fresco contro il caldo, anche se ci si lamenta delle dimensioni ridotte di coni e coppette”.

E se quella spesa di 328 milioni “ce la giochiamo per i due terzi nei quattro o cinque mesi estivi”, poi il calo è improvviso, ma ormai le gelaterie “lavorano tutto l’anno. Magari trasformando la produzione: penso alle torte gelato”.

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Il primo gelato vegano nasce nel 1899: ecco la storia di Almenda

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gelato vegano
La copertina della guida (foto concessa)

Alla fine dell’Ottocento Almenda Lambert, sposata con Joseph Lambert, iniziò a lavorare in cucina a ricette e idee scrivendo un tomo da più di 400 pagine proprio dedicato alla cucina vegetariana con la frutta secca. Il marito Joseph aveva scoperto in quel periodo la lavorazione delle arachidi in crema: da qui l’ispirazione di Almenda per il prototipo del primo gelato vegano della storia.

Il primo gelato vegano commerciale farà capolino quasi un secolo dopo nel 1981 grazie all’azienda americana Tofutti ancora in attività.

Il gelato artigianale in questione è ancora disponibile per l’acquisto. Leggiamo di seguito parte dell’articolo pubblicato sul magazine Vegolosi.

Il primo gelato vegano della storia

MILANO – Almenda Lambert era sposata con Joseph Lambert. Siamo alla fine dell’Ottocento e l’uomo lavora presso il sanatorio di Battle Creek, nel Michigan, gestito dai fratelli Kellog’s (proprio quei “Kellog’s”) secondo i principi salutistici della Chiesa Avventista del Settimo Giorno.

È proprio durante questo periodo che Lambert scoprì la lavorazione delle arachidi in crema, e non solo ne divenne un avido consumatore, ma creò persino una sorta di pressa casalinga per poter realizzare burri e olii di frutta secca in casa.

La moglie, Almenda, iniziò a lavorare in cucina a ricette e idee arrivando a scrivere un tomo da più di 400 pagine proprio dedicato alla cucina vegetariana con la frutta secca: ed è qui che troviamo la prima ricetta di un gelato vegano della storia.

La ricetta e gli ingredienti

Le ricette di Almenda sono vegetariane, lo abbiamo detto, ma questo “Ice cream n.2” è completamente vegetale.

Ecco cosa dice il testo del volume (che potete consultare in un archivio online nella sua interezza, qui):

“Prendere 1 quarto di crema di noci ricca, sia di mandorle che di arachidi. Se si tratta di arachidi, le noci non devono essere molto tostate, ma solo di colore ambrato. Aggiungere 1 tazza di zucchero semolato e 2 cucchiaini di vaniglia. Mettere la crema a bagnomaria e cuocere per 20 o 30 minuti. Aggiungere lo zucchero prima della cottura, poi cuocere, aggiungere la vaniglia e congelare”.

Certamente non proprio un vero gelato come lo intendiamo oggi ma senza dubbio una ricetta originale e interessante che fa da corollario ad un libro dettagliatissimo nel quale le proprietà della frutta secca vengono indagate a fondo.

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Nescafé Harajuku in Giappone introduce il format caffè e pisolino a 5 euro a Tokyo

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Nescafé Harajuku
La cabina del sonno di Nescafé Harajuku (immagine presa dal sito Sumin Café)

TOKYO – Per il prezzo di 825 yen, circa 5 euro, la caffetteria Nescafé Harajuku con sede a Tokyo in Giappone offre la formula che comprende un caffè più un pisolino di mezz’ora in una postazione simile ad una cabina telefonica dotata di punti d’appoggio di massimo comfort per recare sollievo agli impiegati giapponesi tra una pausa lavorativa e l’altra.

La cabina di riposo di Nescafé Harajuku in Giappone

Il servizio, per quanto possa sembrare stravagante, non deve lasciare sorpresi considerando che la terra del Sol Levante è nota per sottoporre agli abitanti orari di lavoro lunghi e sfiancanti, simbolo di una cultura dedita al lavoro e al sacrificio.

Per indicare il sonno breve nella quotidianità viene utilizzata la parola “inemuri”, che significa essere presenti dormendo.

Non è insolito, soprattutto nella frenetica capitale Tokyo, incontrare persone che dormono in luoghi pubblici come metropolitane e uffici.

Le cabine in questione sono presenti al piano superiore del Nescafé Harajuku nell’area Nescafé Suimin Cafe in due versioni: tradizionale giapponese e stile moderno.

Al piano inferiore, il locale offre invece una vasta selezione di caffè e bevande analcoliche.

Smeg vince il premio per l’Industria DesignEuropa con la macchina automatica

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La macchina vincitrice di Smeg (immagine concessa)

BERLINO – Due disegni e modelli eccezionali sono stati premiati nel corso della quarta edizione dei premi DesignEuropa, tenutasi presso l’Axica Convention Center a Berlino. La macchina per caffè espresso completamente automatica, progettata da Vittorio Bertazzoni, Matteo Bazzicalupo e Raffaella Mangiarotti per la Smeg, ha vinto il premio per l’Industria. Questa macchina compatta consente la preparazione professionale del caffè in modo semplice e intuitivo.

La macchina per caffè automatica Smeg vince il premio per l’Industria a DesignEuropa

Il premio per le imprese piccole ed emergenti è stato assegnato a RemigoOne, un motore elettrico fuoribordo creato dalla designer slovena Ajda Bertok e realizzato in linea con i principi di innovazione e sostenibilità nel settore della navigazione.

Seconda classificata in questa categoria è giunta l’impresa italiana Jarsty Srl con il suo progetto omonimo Jarsty, uno strumento che consente ai clienti di preparare, cucinare, conservare, trasportare e consumare facilmente i pasti in un unico contenitore.

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EuropaDesign Awards 2023 – Raffaella Mangiarotti e Matteo Bazzicalupo (ph Johannes Jost)

Nel corso della cerimonia di premiazione è stato conferito il premio alla carriera alla designer svedese Maria Benktzon. Pioniera del design inclusivo ed ergonomico e prima donna a ricevere questo premio, Benktzon ha dedicato la propria carriera ad aiutare gli altri attraverso il design, in collaborazione con Sven-Eric Juhlin. Molti la ricorderanno soprattutto per la caffettiera antigoccia che ha creato per SAS.

I premi DesignEuropa, organizzati dall’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO), conferiscono un riconoscimento a progetti d’eccellenza che sono protetti come disegni e modelli comunitari registrati (DMC), nonché a figure di spicco del settore.

Sono previste tre categorie di premi: il premio per le imprese piccole ed emergenti, il premio per l’industria e il premio alla carriera. La categoria del premio alla carriera è riservata ai designer che, nel corso della loro carriera, hanno creato una serie significativa di opere e hanno lasciato un segno nel settore del design.

La presidente della giuria, la designer francese Isabelle Vérilhac, ex presidente dell’Ufficio delle associazioni europee di disegni e modelli (BEDA), ha dichiarato: “Abbiamo ricevuto quasi 700 candidature eccellenti da tutta l’Unione europea, in rappresentanza di una vasta gamma di settori. Di conseguenza, selezionare un vincitore è stato un compito molto impegnativo”.

Isabelle Vérilhac continua: “I vincitori di questa edizione incarnano il grande pensiero progettuale, la sostenibilità e la responsabilità ambientale del design europeo. I progetti che si sono aggiudicati i premi rappresentano perfetti esempi di estetica, emozione, funzionalismo, circolarità e inclusione nel design, oltre a dimostrare come quest’ultimo costituisca una risorsa fondamentale per le imprese innovative, sia grandi che piccole, in tutta Europa”.

Il Direttore esecutivo dell’EUIPO, Christian Archambeau, ha affermato: “I premi DesignEuropa illustrano al meglio la creatività, l’innovazione e l’ingegnosità europee. Il design è il fulcro dell’Europa e abbiamo due eccellenti vincitori che ne dimostrano le potenzialità. I designer europei e l’industria del design, PMI comprese, contribuiscono allo sviluppo economico, sociale, culturale e ambientale. La vincitrice del premio alla carriera, Maria Benktzon, è una campionessa del design innovativo e inclusivo per gli oggetti di uso quotidiano, e le sue suggestive creazioni sono state esposte in alcuni dei maggiori musei del mondo”.

L’industria europea del design

Negli ultimi due decenni la protezione dei disegni e modelli ha segnato una svolta per le imprese. I settori ad alta intensità di disegni e modelli creano 26,8 milioni di posti di lavoro diretti nell’UE e contribuiscono al 15,5 % del PIL complessivo dell’UE.

L’EUIPO registra attualmente oltre 100 000 disegni e modelli all’anno e ha ricevuto oltre 1,6 milioni di DMC dall’aprile 2003, quando ha iniziato a gestire questo diritto di proprietà intellettuale. La Germania è il paese leader nella protezione dei disegni e modelli a livello dell’UE, con più di 347 000 disegni e modelli complessivamente, seguita dall’Italia con 202 000. Per quanto riguarda il PIL e l’occupazione nei settori ad alta intensità di disegni e modelli, l’Italia vanta inoltre una percentuale più elevata (rispettivamente 17,3 % e 13,9 %) rispetto alla media dell’UE (15,5 % e 12,9 %).

In termini di rappresentanza di genere, da una recente relazione dell’EUIPO è emerso che nel 2021 solo il 26 % dei disegni o modelli registrati da titolari con sede nell’UE comprendeva una donna designer, un dato che si colloca al di sotto dei livelli di Corea del Sud, Cina e Stati Uniti.

La giuria dei premi DesignEuropa, composta da professionisti autorevoli dei settori del design, del mondo accademico, dell’imprenditoria e della proprietà intellettuale, ha selezionato i due progetti vincitori da un elenco di otto finalisti annunciato a giugno.

Disegno o modello premiato nella categoria Imprese piccole ed emergenti: RemigoOne

RemigoOne è un motore elettrico fuoribordo per imbarcazioni. Ideato da Ajda Bertok per la società slovena Remigo, è leggero e facile da trasportare e utilizzare, anche per chi è privo di competenze nautiche. Viene prodotto in Slovenia ed è adatto a tutti i tipi di imbarcazioni fino a 1 500 kg. Il design è ispirato ai principi dell’innovazione e della sostenibilità.

Disegno o modello premiato nella categoria Industria: macchina per caffè espresso completamente automatica

Progettata da Vittorio Bertazzoni, Matteo Bazzicalupo e Raffaella Mangiarotti, questa macchina per caffè dal chicco alla tazza consente la preparazione professionale di diverse bevande a base di caffè in modo semplice e intuitivo, oltre ad essere dotata di una tecnologia duratura combinata con la linea estetica del brand. Grazie alla macinazione diretta dei chicchi di caffè si evita l’uso di capsule, riducendo al minimo i rifiuti.

Vincitrice del premio alla carriera: Maria Benktzon

L’opera di Maria Benktzon punta a conferire una sensibilità d’autore a oggetti di uso quotidiano che creano ambienti migliori per tutti. Le creazioni di questa pioniera del design inclusivo, dagli utensili da cucina agli strumenti per l’igiene personale, hanno innalzato gli standard in termini di accessibilità e funzionalità. È la prima donna a ricevere il premio alla carriera.

Tra i design iconici di Maria Benktzon, realizzati in collaborazione con Sven-Eric Juhlin, figurano il coltello da pane per Gustavberg (1974), considerato il primo coltello angolato al mondo, la Knork Fork per RSU/Etac (1978), rivoluzionaria per l’epoca, e l’Eat and Drink Plate, tutti esposti al MoMA. Un altro modello celebre è la caffettiera antigoccia che ha creato insieme a Juhlin per Scandinavian Airlines (SAS) nel 1987, utilizzata da oltre 30 compagnie aeree di tutto il mondo, con oltre 500 000 copie prodotte.

Maggiori informazioni sui premi DesignEuropa

I premi DesignEuropa sono diventati un appuntamento fisso nell’agenda internazionale dei disegni o modelli industriali. La quarta cerimonia di premiazione si è svolta il 5 settembre a Berlino, in collaborazione con il Ministero federale tedesco della Giustizia e l’Ufficio tedesco dei brevetti e dei marchi.

Le edizioni precedenti dei premi DesignEuropa si sono tenute a Milano (Italia), Varsavia (Polonia) e Eindhoven (Paesi Bassi). Il premio alla carriera è stato conferito anche ad André Ricard, designer della torcia olimpica di Barcellona 1992, a Giorgetto Giugiaro, noto per le sue progettazioni iconiche di automobili, e a Hartmut Esslinger, ideatore dei disegni e modelli che hanno caratterizzato il marchio Apple.

Per scoprire i vincitori delle edizioni precedenti basta cliccare qui. 

La scheda sintetica dell’EUIPO

L’EUIPO è una delle più grandi agenzie decentrate dell’UE, con sede ad Alicante (Spagna). Classificato come uno degli uffici di proprietà intellettuale più innovativi al mondo, l’EUIPO gestisce la registrazione dei marchi dell’Unione europea (MUE) e i disegni e modelli comunitari registrati (DMC), entrambi intesi a proteggere la proprietà intellettuale in tutti gli Stati membri.

Svolge inoltre attività di cooperazione con gli uffici di proprietà intellettuale nazionali e regionali dell’UE e ospita l’Osservatorio europeo sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale.

Andrea Illy alla conferenza Asic: “Agricoltura rigenerativa non è moda, ma sola via per la sostenibilità anche per il caffè”

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Andrea Illy carbon free partner sachs illycaffè rigenerazione del capitale naturale Rhône Capital
Andrea Illy, presidente di illycaffè S.p.A.

HANOI (Vietnam) – Andrea Illy, presidente di illycaffè e co-chair di Regenerative Society Foundation, interviene all’Asic Conference on Coffee Science 2023 in corso ad Hanoi, in Vietnam, focalizzandosi sull’importanza delle pratiche sostenibili come l’agricoltura rigenerativa per garantire un rinnovamento delle piantagioni e, in tal modo, una filiera più prospera.

Leggiamo di seguito il suo intervento.

Andrea Illy all’Asic Conference on Coffee Science 2023

Nel giro di pochi decenni, fino al 50% dei terreni destinati all’agricoltura del caffè potrebbe non essere più idoneo alla coltivazione, mentre oltre l’ottanta per cento delle emissioni di carbonio nella catena del valore del caffè provengono dall’agricoltura.

Per garantire la coffee security in presenza di una domanda crescente e degli impatti del cambiamento climatico, preservando al contempo la differenziazione, è necessario investire nel miglioramento delle pratiche agronomiche e nel rinnovamento delle piantagioni.

L’agricoltura rigenerativa è parte della soluzione: arricchire il suolo di carbonio organico nutre il microbiota del suolo, migliorando così la capacità di fissare i minerali, produrre difese naturali e trattenere l’acqua.

Per scalare l’agricoltura rigenerativa è necessaria molta ricerca, per migliorare ulteriormente le pratiche agronomiche, produrre input sufficienti, misurare i dati necessari.

Stiamo studiando e iniziando a sviluppare nuovi approcci e questo richiede molte conoscenze e capitali da investire in Ricerca e Sviluppo.

Per la conoscenza facciamo appello alla comunità scientifica, mentre per il capitale l’Ico – International Coffee Organization – insieme a diverse altre organizzazioni intergovernative e al settore privato sta studiando la fattibilità di creare un Fondo per la resilienza del caffè.

Mi auguro che ci sia un’accelerazione in questa direzione, per essere ancora in tempo, ma anche per rendere l’industria del caffè un modello per tutta l’agricoltura” ha concluso Illy.

La scheda sintetica dell’Asic

L’Asic (Associazione per la scienza e l’informazione sul caffè) esiste ormai da 56 anni e organizza regolarmente convegni sulla scienza del caffè, per lo più ogni biennio, cercando di alternare i paesi produttori e consumatori di caffè.

Il Vietnam è il secondo paese produttore di caffè al mondo e il più grande produttore di caffè Robusta. Nel nord del Paese il caffè Arabica viene coltivato anche nelle zone montane.

Questa conferenza rappresenta un’opportunità unica per riunire specialisti provenienti da tutto il mondo che lavorano su diversi aspetti della scienza e della tecnologia del caffè. Durante il convegno verranno sviluppati tutti i possibili aspetti che riguardano il chicco e i partecipanti potranno ascoltare e condividere novità su:

  • Agronomia: genetica, botanica, agrotecnologia, parassiti e malattie e agroecologia
  • Chimica: analisi del caffè, composizione chimica e aroma
  • Tecnologia: lavorazione del caffè verde, tostatura, macinazione, estrazione e decaffeinizzazione
  • Effetti fisiologici: caffè e salute

World Coffee Conference dell’ICO in partenza a Bengalore, dal 25 al 28/09

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La locandina della World Coffee Conference (foto concessa)
La locandina della World Coffee Conference (foto concessa)

BENGALORE (India) – Dal 25 al 28 settembre, avrà luogo la quinta edizione della World Coffee Conference a Bengaluru, per la prima volta in India, all’interno del suggestivo Banaluru Palace: l’International Coffee Organization ha messo in piedi l’edizione del 2023, in collaborazione con il Ministro indiando del commercio e dell’industria, il Governo del Karnataka e il Coffee Board dell’India.

L’evento del 2023 sarà il momento di incontro dei rappresentanti dei 75 Stati membri dell’ICO e tra questi si riuniranno in India la maggior parte dei Paesi produttori di caffè del mondo.

Insieme a rappresentanti dei produttori, dei governi, del settore privato, oltre che i partner per lo sviluppo e altri protagonisti ancora.

Sono passati ormai 22 anni dalla prima edizione, avvenuta nel 2001 a Londra: da quel momento la World Coffee Conference ha avuto sede in diversi luoghi sparsi per il mondo, dal Brasile nel 2005 al Guatemala nel 2010 e in Etiopia nel 2016.

Alla World Coffee Conference, un calendario fitto

Tra seminari, workshops, gare, esposizioni, i visitatori potranno fare il punto sugli aspetti fondamentali per interpretare l’andamento futuro della filiera.

I temi trattati saranno quelli caldi: dall’economia circolare all’agricoltura generativa, dalle nuove tendenze di mercato, alle innovazioni tecniche a disposizione per progredire insieme dai campi alla tazzina finale.

L’evento di 4 giorni del WCC 2023 riunirà leader e decisori da oltre 80 Paesi.

World Coffee Conference 2023 sull’attualità

Non stupisce che la sostenibilità e i possibili approcci da applicare lungo la filiera caffeicola, siano il focus della World Coffee Conference di settembre: i diversi interventi condivideranno la loro conoscenza delle best practice e tecniche a disposizione per incentivare l’agricoltura rigenerativa e di conseguenza le condizioni di vita e benessere degli stessi coltivatori.

Tre giornate di discussioni

La Conferenza sarà la piattaforma ideale per discutere, dibattere e collaborare per costruire un’industria del caffè che sia sostenibile, dal chicco alla tazza.

L’evento comprenderà una conferenza di 3 giorni e una mostra B2B, workshop per lo sviluppo di competenze, un conclave di CEO globali ed eventi di networking.

E qui è possibile consultare il programma completo nel dettaglio.

Pavoni: “Parteciperò alla World Coffee Conference, con un focus sull’Excelsa indiana e il Chandragiri”

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Matteo Pavoni immerso ne i Jardines del Eden (foto concessa)
Matteo Pavoni immerso ne i Jardines del Eden (foto concessa)

MILANO – Il rapporto diretto tra coltivatori e torrefattori è uno dei punti cardine su cui si basa la filosofia degli specialty coffee. Un esempio pratico di cosa possa migliorare la qualità del caffè, dalle origini sino al consumatore finale, è data dal campione barista 2022 Matteo Pavoni.

Nell’ultimo anno ha portato avanti un progetto sui caffè indiani insieme al farmer Akshay Dashrath di Mooleh Manay Estate, una piantagione che si trova sui 1000masl nella regione del Karnataka region.

Lo stesso produttore aveva collaborato con Pavoni per proporre l’Excelsa in gara nel campionato nazionale barista.

E ora, a distanza di tempo, il progetto si è ulteriormente evoluto, sempre con gli occhi puntati sull’Excelsa e su di un’Arabica chiamata Chandragiri.

Questo interesse per delle specie alternative – e non sostitutive – dell’Arabica e della Robusta, è estremamente interessante per il futuro dell’intero settore, soprattutto nel momento in cui si mostrano al mondo in pedana nelle competizioni, al punto che Matteo Pavoni è stato convocato per parlarne al World of Coffee Conference in India a settembre.

L’evento, organizzato dall’ICO (International Coffee Organization) vedrà una delle nostre eccellenze italiane raccontare la sua visione maturata proprio dalla prova sul campo.

Pavoni, la prima domanda parte dalle basi: qual è la differenza tra l’Excelsa e la Liberica?

“La Liberica sarebbe la specie e l’Excelsa una varietà di quest’ultima, che però, mi ha spiegato il farmer, è talmente unica che viene trattata proprio come fosse una specie a sé.

In piantagione (foto concessa)

L’Excelsa prima era considerata una varietà di Liberica ma si tratta di un caffè con caratteristiche ben distinte sia della pianta e seme che del profilo in tazza per cui viene trattato a tutti gli effetti come specie.

Lo stesso produttore con cui sono in contatto ha fatto svolgere dei test genetici ufficiali sui suoi caffè proprio per stabilire l’origine del chicco, verificandone i cromosomi e così identificarne la specie esatta.

Dalle analisi effettuate, è risultato che il caffè che abbiamo acquistato è appunto, un 100% Excelsa.”

Pavoni, cosa l’ha conquistata, questo 100% Excelsa?

“Mi sono subito incuriosito tantissimo e dopo averlo assaggiato, valutandone le caratteristiche che lo rendono anche particolarmente favorevole alla coltivazione – resiste alla siccità per lunghi periodi -, mi ha ulteriormente colpito.

Sono solo due gli svantaggi dell’Excelsa: la piantina si sviluppa molto più in altezza e rende difficile la raccolta e il frutto, essendo ricco di mucillagine, contiene meno caffè crudo. Tuttavia, ha maggiore resistenza a climi imprevedibili e richiede un minore intervento per garantire la buona crescita.

Nella piantagione indiana con cui collaboro, sono arrivati alla quarta generazione e attualmente sono Akshay e la sua compagna Komal a gestirla: trattano molto l’Excelsa, ma fanno anche Arabica e poca ma buona Robusta.

Adesso stanno piantando Stenophylla e Racemosa, specie meno conosciuta.”

Come mai questa decisione di fare ricerca anche su varietà alternative, che hanno attualmente un minor mercato?

“Hanno valutato il fatto che l’Excelsa nella loro regione rende molto a livello produttivo e prevedono che Stenophylla e Racemosa avranno una resa ancora maggiore. È chiaro che questo loro approccio non vuole sostituire l’Arabica, ma vuole offrire delle valide alternative.”

Pavoni ma come mai lei si è interessato al caffè indiano?

Il chicco di Excelsa (foto concessa)

“In effetti, da quando ho iniziato a fare il torrefattore, l’India non è stata mai un’origine che ho valutato particolarmente, un po’ per pregiudizio sul piano sensoriale.

Invece poi aprendo la mente e valutando il lavoro di questi farmer, ho capito quanto fosse entusiasmante fare nuove scoperte, che poi mi hanno premiato: da quando ho selezionato l’Excelsa e il Chandragiri, ho ricevuto dei feedback interessanti anche da chi aveva un preconcetto simile al mio sul caffè indiano.

I produttori con cui sono in contatto sono all’avanguardia con il loro metodo scientifico, ma non sono i soli.

Hanno una compagnia che si chiama South India Coffee Company che è nata proprio con il compito di esportare la cultura e la materia prima indiana di qualità e lavora con delle piantagioni che stanno elevando la qualità di ciò che coltivano.

In questo modo ci si sostiene tra produttori.”

Ma in che cosa consiste questo approccio scientifico?

“Akshay conosce bene diversi aspetti dell’agricoltura e delle fermentazioni: conduce esperimenti come ad esempio l’inoculazione di lieviti in fermentazione.

La sua conoscenza della genetica delle piante è superiore rispetto alla norma, così come quella dei processi di lavorazione post raccolta. È molto meticoloso nella sua ricerca e attentissimo ai feedback di chi assaggia il suo caffè.

Posso confermare il suo buon lavoro: rispetto all’Excelsa dell’anno scorso, quest’anno ho trovato un miglioramento piuttosto elevato in termini di pulizia in tazza e di dolcezza, e questo è merito proprio del suo impegno e studio.”

Alla World Coffee Conference come ci siete arrivati?

“Innanzitutto, già solo il fatto di esser stato invitato a questo evento è una soddisfazione enorme.

Gli organizzatori hanno percepito nella mia comunicazione durante il campionato italiano, il grande lavoro e interesse dietro all’Excelsa e così hanno voluto approfondire il tema: mi hanno chiesto di raccontare la mia esperienza alla conferenza.

Confrontandoci abbiamo organizzato una sessione spettacolare, in collaborazione con Aaron Davis con cui parleremo di specie alternative all’Arabica, più di 8 e io condividerò la mia storia e le prospettive future dell’Excelsa.

Permetteremo alle persone di assaggiare il suo profilo sensoriale, così differente rispetto all’Arabica.

Così come mi ha fatto notare Akshay, Arabica e Robusta hanno 150 anni di studio alle spalle, mentre Excelsa e le altre specie non hanno avuto la stessa attenzione sino a oggi: questa è un’opportunità per quello che c’è da fare d’ora in poi.”

Cosa stupisce di questa tazza? I feedback sono stati buoni sin qui?

“Chi lo ordina o lo vuole provare, è incuriosito innanzitutto dal fatto che sia una novità. Il profilo sensoriale descritto da me poi attrae: ha un’acidità contenuta e una dolcezza molto complessa, che ricorda le bacchette di liquirizia, presenta delle sfumature speziate che contribuiscono ad elevare la sua dolcezza.

Più si assaggia, più si riconoscono delle qualità come quella del corpo, di una sciropposità incredibile. In questo momento sta piacendo molto in espresso e credo che sarà quello in cui esploderà di più.

Il motivo per cui ho scelto di lavorare con l’Excelsa? È utile per la mia selezione di caffè interessanti: sono convinto che con Stenophylla e Racemosa si arriverà in pochi anni ad avere prodotti validi da proporre sul mercato e non in sostituzione dell’Arabica, ma come sua alternativa.

Non devono esser messi a confronto o dover scegliere una al posto dell’altra.”

Che punteggio ha?

Pavoni: “Il punteggio è una valutazione complessa.

Lo metto un po’ in discussione, innanzitutto chiedendomi: chi attribuisce questo punteggio? Viene conferito da un team di assaggiatori che lo gustano in un secondo momento rispetto alla lavorazione e quindi quando sarà già cambiato.

Certo, ritengo il punteggio di un caffè importante, ma è una valutazione temporanea del caffè in esame.

Ad esempio se fatta in piantagione, poi il tipo di tostatura applicata successivamente così come la conservazione ed il trasporto possono influire su quel punteggio.

Io ho dei punteggi miei interni per il controllo qualità che non indico sui pacchetti in quanto non voglio influenzare la scelta del consumatore in base allo score che leggono in etichetta.

Detto questo, secondo me ed altri questo caffè, non può esser valutato usando la stessa scheda utilizzata per l’Arabica.

Si dovrebbe creare una sceda adatta soltanto all’Excelsa e penso che sia giusto svilupparla appositamente. Non è facile, perché è una cosa che viene fatta dalla CQI con cui bisogna confrontarsi per realizzarne una che funzioni al meglio.”

A questo link, l’intervista di Matteo Pavoni al coltivatore indiano.

Cafiso: “Il calo dell’offerta su una domanda che cresce ancora, rende il caffè soggetto alle speculazioni”

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Adriano Cafiso che pota nella piantagione Balestrieri
Adriano Cafiso che pota nella piantagione Balestrieri (foto concessa)

MILANO – Adriano Cafiso torna su queste pagine per condividere il suo punto di vista frutto del contatto diretto con le piantagioni: da quelle in India, a quella in Sicilia di cui abbiamo già parlato, il tema che li unisce è la minaccia del cambiamento climatico. La produzione e quindi poi tutta la filiera, ne risentiranno, influenzando anche l’andamento dei prezzi e la possibilità di coltivare materia prima di qualità.

Il viaggio tocca tre Paesi d’origine – con una breve incursione al caso eccezionale siciliano -.

di Adriano Cafiso

Il cambiamento climatico: un problema che esiste da tempo

Innanzitutto, c’è un concetto necessario da capire, ed è il legame che esiste tra il cambiamento climatico e le piantagioni di caffè e gli effetti di questo processo sull’industria intera.

Come si è arrivati a questo punto?

Dagli inizi del ‘900, prima ancora che si sviluppasse un’idea di gestione agro forestale delle piante di caffè, in tante parti del mondo, come ad esempio in Brasile, centinaia di migliaia di ettari ricoperti da foresta sono stati convertiti in piantagioni latifondiste di caffè.

In questo modo, oltre a determinare la scomparsa e l’estinzione di numerose specie di alberi, animali e insetti, abbiamo assistito all’impoverimento dei suoli e alla perdita dei nutrienti sostituiti dall’uso indiscriminato di fertilizzanti e pesticidi.

Negli ultimi dieci anni è avvenuta anche la diffusione della Hemileia Vastatrix in Centro e Sud America: un fungo patogeno non debellato che si adatta alle varietà e si riproduce ulteriormente in periodi di siccità.

Questo, insieme alla white stem borer e ad altre malattie in Asia, hanno mostrato inequivocabilmente come temperature e precipitazioni sono elementi decisivi per le coltivazioni di caffè e la potenziale insorgenza di malattie.

Nonostante esistano varietà più tolleranti, nessuna di esse è del tutto resistente, ci vuole un controllo microbiologico in campo e soprattutto un’adeguata e capillare copertura di alberi, che possa mitigare gli eventi, dare nutrimento e ombra necessaria alle piante di caffè durante gli stress ambientali.

La diminuzione dei terreni agricoli e gli eventi atmosferici imprevedibili hanno portato inevitabilmente ad un aumento dei costi di produzione non compensato dai prezzi di mercato.

Il calo dell’offerta su una domanda, comunque costante o in crescita, rende il caffè un bene soggetto a tante speculazioni.

Cosa succede in Perù

Continua Adriano Cafisso: “Da due settimane sono rientrato in Sicilia dal Perù, Paese in cui quest’anno si è verificato il fenomeno del Niño che oltre ad un aumento delle temperature ha portato quattro mesi di siccità ed un aumento significativo proprio della Hemileia Vastatrix, chiamata localmente, roya del caffè.

Ho seguito circa venti famiglie produttrici: tra queste una ha vinto per due anni la tazza di eccellenza del Perù e altre due sono rispettivamente arrivate al quarto e al quinto posto della competizione. Questa resta tuttora, malgrado alcune criticità, la più importante vetrina per i produttori di caffè di tutto il Perù.

Dwight Aguilar Masias, due volte vincitore della Cup of Excellence of Peru (foto concessa)

Io stesso ho fatto da giudice in quelle che sono le fasi regionali dell’evento.

Sono in contatto anche con alcune famiglie nella zona del VRAEM, terra di nessuno dal 1990 al 2000 e qui, partendo dalle basi ed evitando protocolli scritti, cerchiamo di trasmettere concetti pratici sui processi post raccolta, sulle fasi di fermentazione e asciugatura.

Negli anni ho osservato cambiare la vita di queste famiglie che decidevano seguire un percorso qualitativo, scegliere varietà pregiate da seminare, e allo stesso tempo ho assistito al fallimento di quelle che puntavano alla quantità sottostando alle regole del mercato e delle borse valori.

Cafiso: “Non ci meravigliamo se una bottiglia di vino può arrivare a costare mille dollari, ma ci stupiamo se un chilo di caffè può essere pagato altrettanto”

La vera ingiustizia su questa materia prima, che si riflette sulla vita dei coltivatori non è certamente nelle gare di assaggio e valutazione, ma avviene nelle piazze affari tramite le commodities e futures, strumenti finanziari che avrebbero dovuto rendere più sicuro il mercato ma che sono diventati strumenti di investimento e speculazione finanziaria.

Cusco Perù, durante il processo post raccolto del caffè (foto concessa)

La maggior parte degli scambi è negoziata tra operatori che non hanno nessun interesse diretto in campo agricolo, tantomeno ambientale, e lo scambio reale molte volte non avviene neppure.

La gestione sostenibile e il controllo dei processi si riflettono sulla qualità del caffè finale, ma per essere percepita in tazza dai consumatori occorre continuare sulla strada dell’educazione alla curiosità e alle differenze.

Volendo fare un esempio al contrario, quando in Perù si è cominciato a bere vino solitamente era uno molto dolce, poi con il tempo divenne semi dolce e alla fine secco, tanto che adesso è quest’ultimo che è diventato il preferito.

Tuttavia, attualmente i peruviani non comprano né vino da cantine né tanto meno sono in grado di riconoscere una varietà di vite.

Ma d’altra parte anche un palato abituato al caffè senza zucchero è ancora lontano dal riconoscere un caffè fresco o ancor di più un terroir o una varietà, ci vorranno tanti anni e una rivoluzione del nostro modo di pensare, consapevoli del fatto che bere una tazza di caffè potrà essere un lusso, e che il valore attuale di una tazzina, che sia di un euro o di cinque, se non accompagnato da tracciabilità e da trasparenza, non “ci dice” se il prezzo pagato al coltivatore sia veramente giusto.

Adriano Cafiso torna nella sua Sicilia

A Settembre il caffè in Sicilia già con drupe in maturazione (foto concessa)

In Sicilia stiamo assistiamo adesso, per la seconda volta dopo cinque anni, ad una maturazione delle drupe che porterà ad una raccolta intermedia ad ottobre/ novembre e ad una fioritura che porterà una seconda raccolta a maggio/giugno, e comunque ad uno sfasamento del cicli fenologici.

Questo non fa testo perché le coltivazioni in Sicilia sono in via sperimentale.

La pianta del caffè negli anni attraversa fondamentalmente quattro fasi: l’installazione, la crescita, la maturazione e la decrescita. Qui a Santa Croce Camerina di Ragusa, si possono osservare le uniche piante in fase di maturazione, e possiamo studiare come esse si stiano adattando al nostro clima e allo stesso tempo osserviamo come il clima ne influenzi inesorabilmente i suoi cicli vitali.

E poi il focus sull’India e la World Coffee Conference dell’ICO

A breve, 25-28 settembre parteciperò alla quinta conferenza mondiale sul caffè che si svolgerà a Bangalore e che ha come temi la sostenibilità attraverso l’economia circolare e l’agricoltura rigenerativa.

L’India, che ha iniziato a coltivare caffè già nel diciassettesimo secolo, rappresenta oggi uno dei massimi e migliori esempi di gestione agroforestale del caffè, e dopo l’Etiopia già scelta nel 2016, e lo Yemen afflitta da guerre fratricide, la scelta di svolgere questo evento a Bangalore credo sia simbolica e tanto ci si aspetta dal loro ente Coffee Board per i temi trattati.

La conferenza si riunisce ogni quattro o cinque anni e, a proposito del primo tema, segnalo uno studio recente sull’utilizzo dei fondi del caffè nell’ambito delle costruzioni (Transforming spent coffee grounds into a valuable resource for the enhancement of concrete strength. Rajeev Roychand, Shannon Kilmartin-Lynch, Mohammad Saberian, Jie Li, Guomin Zhang, Chun Qing Li).

Se venissero confermati i risultati della ricerca, l’utilità di recuperare fondi del caffè sarebbe multipla.

Per quanto riguarda il secondo tema cercherò di portare proprio la mia esperienza in Sicilia in fatto di agricoltura rigenerativa e spero magari di dare seguito a questa intervista con un articolo riassuntivo dell’evento.