martedì 02 Dicembre 2025
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Trieste Coffee Experts 2023, al summit Bazzara spazio all’umanocentrismo

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trieste coffee experts
I fratelli Bazzara (foto concessa)
TRIESTE – Torna a fine novembre il summit dedicato al mondo del caffè e organizzato da Andrea Bazzara, Sales Manager della torrefazione. Un evento con cadenza biennale che per la sua 6° edizione darà ampio spazio a importanti personaggi del panorama nazionale e internazionale affrontando i temi di maggior attualità che riguardano l’intero universo della filiera del caffè, con focus su sostenibilità, innovazione e umanocentrismo.

Trieste Coffee Experts: tante le novità per l’edizione 2023

Un’occasione di riflessione e confronto che attraverso il dialogo permetterà di individuare il modo migliore di affrontare le sfide del mercato ponendo l’accento sulla necessità di “fare rete”, una delle prerogative della Bazzara: unire le forze del comparto e favorire lo scambio di conoscenze ed esperienze per incrementare le reciproche professionalità, obiettivi che l’azienda persegue da sempre nel suo lavoro.
“Tra le grandi novità organizzate da Andrea per la 6° edizione del Trieste Coffee Experts ci sono sicuramente gli esperti che svolgeranno il ruolo di relatore; avremo, infatti, grandi nomi quali Lavazza, Siemens, Caffè Borbone, Rancilio, Alkaff, Clubhouse e molti altri ancora. Ma ciò che noi Bazzara vorremmo aggiungere come messaggio in questa edizione è il concetto di umanocentrismo” afferma Franco Bazzara, Presidente della storica torrefazione.
“Con umanocentrismo, uno dei pilastri fondamentali dell’industria 5.0, si fa riferimento a una vera e propria sinergia e integrazione tra digitale e umanesimo, con particolare attenzione rivolta all’essere umano che è considerato, infatti, il protagonista. Il focus è il lavoratore, il suo benessere, le sue competenze, è la qualità della vita di tutti noi” prosegue Mauro Bazzara, amministratore delegato dell’azienda.
Ricordiamo infatti che la Bazzara ha da sempre a cuore il benessere del cliente finale e di tutti i suoi dipendenti, ecco perché è costante l’impegno verso un processo di conversione produttiva sempre più etica e sostenibile che include anche politiche di valorizzazione delle risorse umane. A questo proposito, l’azienda, ha intrapreso un percorso di allineamento rispetto ai principi di una B- Corp, garantendo degli standard di sostenibilità, di rispetto dell’ambiente e di etica già in linea con la politica aziendale.
Non solo proporre un caffè di alta qualità: l’impegno è costante rispetto al benessere aziendale, alla ricerca di fornitori qualificati e allineati con i valori aziendali, al coinvolgimento in prima linea su temi come l’impegno civico, il riciclo e il risparmio energetico. La torrefazione ha infatti un’identità da condividere con tutti gli stakeholders aziendali attraverso una rete di conoscenze ed esperienze che mirano ad accrescere la consapevolezza di tutti gli attori impiegati nella filiera.
“Il caffè deve dare gioia, ma per averla a pieno, quando lo degustiamo, non dovremmo forse pensare anche alla fatica di chi ci ha permesso questi momenti? Il barista, il coltivatore, il torrefattore. Se perdiamo tutto ciò, ritengo che roviniamo il quadro. Siamo o non siamo il paese della grande bellezza? Ricordiamolo sempre con fierezza al mondo con cui ci confrontiamo – prosegue Franco Bazzara – . A novembre ci incontreremo anche per questo.
Menti tra le più brillanti porteranno il grande contributo, e sta quindi a tutti, semplicemente anche condividendo con lo streaming che sarà attivo sulla nostra piattaforma YouTube sia in italiano che in inglese in entrambe le giornate per dare voce a questa nostra caratteristica tutta italiana del bello, buono, ben fatto”.
“Il Trieste Coffee Experts, ricordando uno slogan che da sempre contraddistingue la famiglia Bazzara, ovvero il fare rete, grazie alla traduzione inglese simultanea con lo streaming potrà veramente essere diffuso a 360°, ma c’è bisogno del supporto di tutti voi. Un grazie quindi, in primis, ma non sarà l’unico, a tutti gli sponsor che permettono di gestire a noi, piccola azienda, un evento esclusivo così complesso e laborioso” conclude Mauro Bazzara.

Nasce la stampante 3D che utilizza i fondi di caffè usati negli USA

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caffè pane fondi stampante 3d
I fondi di caffè (immagine: Pixabay)

Michael Rivera, professore assistente presso l’Atlas Institute e il Dipartimento di informatica dell’Università del Colorado Boulder, ha ideato insieme al suo team un metodo per stampare in 3D una vasta gamma di oggetti utilizzando una pasta fatta interamente di vecchi fondi di caffè. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Green Economy Agency.

L’uso dei fondi di caffè per creare oggetti con la stampante 3D

BOULDER, USA – Il caffè può fare molte cose: svegliare, riscaldare e regalare un momento di piacere. E, secondo un nuovo studio, potrebbe anche aiutare a ridurre i rifiuti della stampa 3D.

È questa la visione alla base di un nuovo progetto guidato da Michael Rivera, professore assistente presso l’Atlas Institute e il Dipartimento di informatica dell’Università del Colorado Boulder.

Insieme ai suoi colleghi ha sviluppato un metodo per stampare in 3D una vasta gamma di oggetti utilizzando una pasta fatta interamente di vecchi fondi di caffè, acqua e pochi altri ingredienti sostenibili.

Il team ha già sperimentato l’uso dei fondi di caffè per creare gioielli, vasi per piante e naturalmente, tazzine di caffè espresso.

La tecnica è anche abbastanza semplice da poter funzionare, con alcune modifiche, sulla maggior parte delle stampanti 3D a basso costo e di tipo consumer.

“Si possono fare molte cose con i fondi di caffè”, spiega Rivera. “E quando non li vuoi più, puoi gettarli di nuovo in un macinino e riutilizzarli per stampare di nuovo”.

Il gruppo ha presentato i suoi risultati quest’estate alla conferenza Designing Interactive Systems dell’Association for Computing Machinery a Pittsburgh.

Per Rivera, il progetto fa parte della sua missione di rendere la stampa 3D più sostenibile, consentendo ad artisti, designer, ingegneri e altri di realizzare rapidamente prototipi afferrabili e altri oggetti per la casa, senza incrementare le discariche.

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Starbucks: licenziata perché bianca, risarcimento di più di 28 mln di dollari

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Il logo di Starbucks

Shannon Phillips, una ex manager di Starbucks, è stata licenziata cinque anni fa per discriminazione razziale: questo è quanto deciso dal giudice federale. Infatti l’ex manager è stata licenziata mentre il direttore del negozio, una persona di colore, ha mantenuto il suo lavoro. Il brand a stelle e strisce è stato già condannato a risarcire una cifra di 25,6 milioni di dollari a giugno. Alla somma da capogiro vengono aggiunti ora altri 2,7 milioni di dollari destinati alla ex manager. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa.

Il risarcimento di Starbucks alla ex manager

WASHINGTON – Starbucks dovrà pagare altri 2,7 milioni di dollari a una ex manager in Pennsylvania, Shannon Phillips che era stata licenziata cinque anni fa in un caso di discriminazione razziale. Lo ha deciso un giudice federale secondo quanto riferisce Cbs.

Starbucks era già stato condannato a giugno ad un maxi risarcimento di 25,6 milioni di dollari perché un giudice aveva ritenuto che Phillips era stata licenziata perché bianca. L’ex manager che lavorava in un Starbucks a Filadelfia nel 2018 era stata licenziata mentre il direttore del negozio, che era nero, aveva mantenuto il suo lavoro.

Nel 2018 a un uomo nero di 20 anni, che era in compagnia di un altro, era stato negato il permesso di usare il bagno perché non aveva comprato nulla. Rashon Nelson e Donte Robinson, questo i nomi dei due protagonisti, avevano spiegato che erano lì per un incontro di lavoro e stavano aspettando qualcuno. Quando si sono rifiutati di andarsene, il personale aveva chiamato la polizia, che arrivata sul posto aveva ammanettato i due scortandoli fuori dal negozio.

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Italia, Giappone e Germania leader nel consumo di caffè della Tanzania

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La bandiera della Tanzania

Tra i maggiori acquirenti di caffè della Tanzania spiccano il Giappone, che consuma un totale del 29% di tutte le esportazioni del chicco, l’Italia con il 13% e la Germania con il 13%. Lo stato del consumo locale di caffè è pari al 5-7% della produzione totale. I dati sono stati resi noti dal direttore generale del Tanzania Coffee Board (TCB), Primus Kimaryo, in occasione del 13° National Coffee Stakeholders Meeting. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul portale d’informazioni Africa24.

I principali consumatori di caffè della Tanzania

MILANO – Giappone, Italia e Germania sono i principali consumatori di caffè tanzaniano. A rivelarlo è stato il direttore generale del Tanzania Coffee Board (TCB), Primus Kimaryo, intervenendo al 13° National Coffee Stakeholders Meeting tenutosi al St Gasper Hotel &Conference; Centre di Dodoma a metà di questa settimana.

Rivelando chi acquista il caffè del Paese all’estero, ha nominato il Giappone, che consuma un totale del 29% di tutte le esportazioni di caffè, l’Italia il 13%, la Germania il 13%, il Belgio l’8%, gli Stati Uniti d’America il 5% e il Marocco il 5%.

Il Sudafrica ha il 3%, la Svezia il 2%, la Russia il 2%, la Spagna il 2%, Israele il 2%, la Finlandia l’1%, l’Australia l’1%, mentre altri Paesi importano il restante 12% del caffè del Paese.

Per quanto riguarda lo stato del consumo locale di caffè, ha indicato che è pari al 5-7% della produzione totale, aggiungendo che sono in corso sforzi per raggiungere il 15% dopo 10 anni.

Ha detto che il Paese ha guadagnato 235,636 milioni di dollari USA (circa 568,8 miliardi di euro) dopo aver esportato 82.491 tonnellate di caffè nel 2022/23. I guadagni sono stati realizzati dopo aver venduto un totale di 69.805 tonnellate di caffè attraverso le esportazioni dirette di caffè e 12.686 tonnellate di caffè attraverso le aste locali.

Kimaryo ha dichiarato che il caffè Robusta ha dominato il mercato delle esportazioni dirette di caffè, con un totale di 41.017 tonnellate di caffè Robusta, pari al 58,76%, rispetto alle 28.788 tonnellate di caffè Arabica, pari al 41,24%.

Per quanto riguarda le aste locali di caffè, ha detto che questo mercato è stato dominato dal caffè Arabica – 11.229 tonnellate equivalenti all’89 per cento, mentre il Robusta -1.457 tonnellate equivalenti all’11 per cento è passato attraverso le aste locali di caffè.

Il capo del TCB ha dichiarato che la produzione dell’anno 2022/23, pari a 82.491 tonnellate di caffè, rappresenta un incremento del 23,4% rispetto alle 66.837 tonnellate realizzate nel 2021/22.

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Dalla coltivazione di caffè in Tanzania alle iniziative in Nepal, finanziati 37 progetti della provincia di Bolzano

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La bandiera del Nepal (public domain Basudev Shrestha)

La provincia di Bolzano ha approvato 37 nuovi progetti di cooperazione allo sviluppo in 25 Paesi tra cui il miglioramento della coltivazione del caffè in Tanzania e la difesa dei diritti umani in Brasile. Il finanziamento è di oltre 1,6 milioni di euro, i piani hanno la durata di un anno. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Il Dolomiti.

Il miglioramento della coltivazione del caffè in Tanzania grazie alla provincia di Bolzano 

BOLZANO – Dal miglioramento della coltivazione del caffè in Tanzania alla difesa dei diritti umani in Brasile. E poi iniziative in NepalBolivia e nei Territori autonomi palestinesi. Ogni anno la provincia di Bolzano sostiene progetti di cooperazione allo sviluppo con importi milionari. La maggior parte dei fondi è destinata alle organizzazioni altoatesine e non governative in collaborazione con partner locali.
La base giuridica è la legge provinciale 5/1991, “Promozione dell’attività di cooperazione e della cultura di pace e di solidarietà“, e quest’anno sono stati approvati 37 dei 56 progetti presentati. La provincia di Bolzano contribuisce con 1,62 milioni di euro per azioni di un anno portate avanti in 25 Paesi da parte di 32 organizzazioni.

L’obiettivo della cooperazione allo sviluppo dell’Alto Adige è quello di sostenere le popolazioni dei Paesi partner affinché possano condurre una vita il più possibile indipendente e autodeterminata, sottolinea il governatore Arno Kompatscher.

Il presidente della Provincia, competente per le relazioni con l’estero e per la cooperazione allo sviluppo, sottolinea che l’Alto Adige si attiene alle priorità stabilite e continua a collaborare con le associazioni altoatesine nella direzione intrapresa per garantire la continuità.

“Molti di questi partenariati – commenta Kompatscher – esistono già da anni e possono dimostrare un notevole successo nella lotta alla povertà e nell’attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile  stabiliti dalle Nazioni Unite”. Queste azioni sono in linea con le iniziative della Giornata mondiale dell’aiuto umanitario (sabato 19 agosto), una giornata d’azione proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite in memoria dell’ex rappresentante speciale del segretario generale in Iraq, Sérgio Vieira de Mello, e dei suoi 21 colleghi morti in un attentato all’Hotel Canal di Baghdad il 19 agosto 2003.

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ChocolateCulture@Host23 fa cultura sul cioccolato nella Fiera di HostMilano

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Arriva ChocolateCulture@Host23 (immagine concessa)

MILANO – La mission di ChocolateCulture@Host23 è di ampliare il più possibile la cultura del cioccolato, in modo che non rimanga solo conoscenza teorica, ma si traduca in una filiera via via sempre più attenta alla qualità della materia prima e dei lavorati presenti sul mercato.

I professionisti entreranno nelle specifiche della lavorazione e impareranno come preservare le note aromatiche presenti in modo naturale nel cacao e come realizzare un loro cioccolato che li aiuterà a differenziarsi sul mercato.

ChocolateCulture@Host23

Ad accompagnare il grande pubblico e addetti ai lavori in questa nuova avventura, sarà Davide Comaschi, esperto conoscitore che ha viaggiato in tutto il mondo alla scoperta delle diverse genetiche di cacao e grande maestro della lavorazione del cioccolato (indimenticabili le sue praline geometriche studiate nei minimi dettagli).

“Chocolate Culture, l’associazione di cui sono il presidente – dichiara Davide Comaschi – ha valutato subito con entusiasmo una partecipazione a Host 23 perché sinergica alla nostra mission: promuovere la cultura in Italia e all’estero del cioccolato. Siamo convinti che ci sia molto da spiegare su questo ingrediente incredibile sotto vari aspetti da quello professionale a quello legato alla salute e all’innovazione”.

E grazie alle sue profonde competenze, sarà infatti possibile farsi coinvolgere in perfette esperienze sensoriali. HostMilano è la piattaforma perfetta per instaurare un dialogo diretto con i professionisti dell’horeca: “Host è la fiera internazionale più importante di questo settore e noi vogliamo contribuire in modo significativo a creare un hub di valore dedicato al cioccolato. Sarà un lavoro in crescita. Quest’anno partiremo con uno spazio contenuto per poi nella prossima edizione sviluppare il progetto in modo sistematico e funzionale alla manifestazione”.

dolci cioccolato host
Dolci al cioccolato (immagine concessa)

Qualche anticipazione? Davide Comaschi ci svela la presenza di uno spazio laboratorio dove durante la giornata si potranno vedere al lavoro i maestri e anche gli studenti delle scuole professionali, si potranno fare esperienze di degustazione del cioccolato con i migliori esperti del settore e si racconteranno i progressi della tecnologia applicata alla pasticceria, gelateria, cucina, caffetteria e mixology, per aiutare i professionisti a migliorare le loro performance.

Il format in mostra prevede la realizzazione di un palinsesto giornaliero con:

• quattro masterclass al giorno con i migliori maître chocolatier italiani e stranieri
• due degustazioni sensoriali al giorno condotte dai massimi esperti del settore
• due talk al giorno di approfondimento su tematiche legate alla cultura del cioccolato

Ampio spazio verrà data alla conoscenza dei luoghi della CocoaBelt, ovvero la “cintura del cacao”, una vasta area che si sviluppa nella fascia tropicale intorno all’equatore, rappresentata da alcuni Paesi dall’Africa (in particolare in Costa d’Avorio) del Brasile, America Latina, Caraibi e Indonesia. Approfondimenti anche sulla pianta e il suo frutto con uno sguardo su come sta cambiando la lavorazione del cacao in virtù del rispetto di programmi dedicati alla sostenibilità economica e ambientale cui tutti i Paesi si stanno adeguando.

Grazie alla partecipazione dell’International Institute of Cacao and Chocolate Tasting, verranno svelati i segreti per una corretta comprensione di tutte le qualità e tipologie di cioccolato esistenti al mondo con degustazioni aperte ai professionisti.

L’obiettivo è quello di portare a Host 2023 un evento che sia fatto di esperienze (immersive, tattili, sensoriali), di scoperte e scambi (un’agorà per tutti gli imprenditori horeca) e di approfondimenti (vere e proprie masterclass) che si svolgeranno su un asse che va dal cioccolato al design.

Legare l’esperienza del cioccolato a quella del design darà risalto al luogo dove questo evento viene ospitato: Milano. In particolare al centro del format ci sarà sempre l’innovazione, leit motiv di tutta la manifestazione, in questo caso applicata alla lavorazione del cioccolato ma soprattutto nell’ambito machinery.

HostMilano è l’occasione per rimanere aggiornati sulle innovazioni di settore non solo nel percorso espositivo, ma anche nel ricco palinsesto di eventi.

L’appuntamento con HostMilano è a fieramilano Rho dal 13 al 17 ottobre 2023 www.host.fieramilano.it, @HostMilano, #Host2023

Coupe du Monde de la Pâtisserie: selezioni italiane posticipate al 28 settembre

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Coupe du Monde de la Pâtisserie
Nuovo appuntamento per le selezioni della Coupe du Monde de la Pâtisserie (immagine concessa)

BRESCIA – Posticipate le selezioni italiane che individueranno la squadra che parteciperà alla Coppa Europa il prossimo gennaio: il nuovo appuntamento è fissato per giovedì 28 settembre presso Cast Alimenti a Brescia. Il Club Italia – dagli anni 2000 impegnato nelle selezioni nazionali, nel coordinamento degli allenamenti e nella promozione della cultura dolciaria italiana nel mondo – è oggi messo alla prova da inattesi cambiamenti da parte del comitato organizzatore francese della Coupe du Monde de la Pâtisserie.

Le selezioni italiane per la Coupe du Monde de la Pâtisserie

Per la prima volta, la selezione sarà a squadre di due persone come richiesto dal regolamento per la gara Europea. I candidati dovranno così dedicarsi alla realizzazione dei seguenti elaborati: torta gelato, pièce in zucchero, dessert al piatto da ristorazione e pièce in cioccolato.

I due membri della squadra prima classificata andranno a comporre il nuovo Team, che rappresenterà il nostro tricolore alla Coppa Europa, precisamente al Sirha Europain di Parigi, dal 21 al 24 gennaio 2024. Superata questa sfida si potrà così accedere alla Coupe du Monde de la Pâtisserie a Lione, in programma al Sirha, dal 23 al 27 gennaio 2025.

Il Club Italia, presieduto da Alessandro Dalmasso, è nato su volontà di Gabriel Paillasson, fondatore nel 1989 della Coupe du Monde de la Pâtisserie, con la finalità di selezionare, preparare ed accompagnare la squadra e la delegazione italiana a Lione.

Tutte le attività di promozione, selezione ed allenamento sono possibili grazie al fattivo sostegno e alla concreta collaborazione di più protagonisti che credono nell’iniziativa, in primo luogo i soci fondatori del Club – Valrhona, Pasticceria Internazionale (Chiriotti Editori), Cast Alimenti, Agrimontana, Conpait – con i partner ufficiali: Ampi, Capfruit, Carpigiani, Corman, Debic, DRG Comunicazione, Eridania, Eurovo, Gedi Online, Gelecta, Illy, Ilsa, Irinox, Molino Dallagiovanna, Olitalia, Sigep, Silikomart, Zanolli.

Un sentito ringraziamento va anche agli sponsor tecnici che mettono a disposizione strumenti, ingredienti e materiale per il miglior svolgimento degli allenamenti: Artebianca, Benetti, Bravo SpA, Castellani, Dynamic, Iceland, Sirman, Solchim, Testo.

Wake Cup, in provincia di Treviso la passione di padre e figlio che si traduce in specialty

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Tommaso Pedron di Wake Cup (foto concessa)
Tommaso Pedron di Wake Cup (foto concessa)

MILANO – Siamo a Montebelluna, in provincia di Treviso, dove Tommaso Pedron ha aperto e gestisce il Wake Cup, caffetteria specialty in Piazza Nicolò Tommaseo 11, frutto di un percorso personale e professionale iniziato molti anni fa, quando da ragazzo ha avuto la fortuna di passare diversi periodi in Asia: è in Cina che conosce il mondo del chicco, e la sua strada lo porta a frequentare prima i locali specialty.

Racconta Pedron: “Tornato in Italia ho lavorato per due anni nel locale che aveva aperto mio padre, una gelateria artigianale dove abbiamo cominciato a proporre estrazioni alternative.

Dopo un paio d’anni ho deciso di aprire Wake Cup per il desiderio di esprimere completamente la realtà speciality sviluppando la parte sia di prodotto che quella legata all’ambiente.”

Wake Cup nasce dalla forte passione per lo specialty

“E dalla volontà di portare questa materia prima e l’idea che ci sta dietro anche nella nostra città natale.

Wake Cup è nato durante il Covid, in un periodo quindi in cui nonostante fossimo impossibilitati a fare tante cose, abbiamo avuto parecchio tempo per riflettere su quali avrebbero potuto essere gli sbocchi commerciali parlando di caffè.

Wake Cup parte quindi da un’idea mia e di mio padre, che ci siamo sentiti fortemente spinti dalla possibilità di portare lo specialty coffee anche fuori dalle grandi città.

Il cappuccino da Wake Cup (foto concessa)

Le difficoltà principali hanno riguardato, come per ogni attività che si discosta dall’offerta già presente sul territorio, il rischio di proporre delle novità, un prodotto e una visione mai conosciuta prima dalla maggior parte delle persone.

In effetti, le tostature chiare e le estrazioni alternative hanno rappresentato per qualcuno un ostacolo che però, con il passare del tempo e un po’ di curiosità è riuscito a superare.

È successo anche che non sia scoccata la scintilla, ma questo è quello che facciamo e che vogliamo comunque portare avanti.”

Che caffè servite e a che prezzo?

Il caffè da Wake Cup (foto concessa)
Il caffè da Wake Cup (foto concessa)

“Tendenzialmente in espresso offriamo un blend di monorigini specialty studiato per noi insieme a Caffettin (una microroastery sempre in provincia di Treviso), un Brasile honey sempre di Caffettin, e altre 3 monorigini che cambiano costantemente.

Le principali roasteries con cui abbiamo collaborato sono state fin dall’inizio Neroscuro (Bassano) e Pacamara (Arezzo), molto frequente è la presenza di The Barn (Berlino).

Inoltre spesso abbiamo Naked (Reggio Emilia), Dak (Amsterdam), Drop (Stoccolma), Coffee Collective (Copenaghen), Hidden (Barcellona): ci piace insomma provare costantemente caffè e torrefazioni nuove e diverse (sicuramente mi sono dimenticato di citarne qualcuna).

Un single shot del blend è a 1.3€, un prezzo che è in linea, o al massimo 10 centesimi al sopra la media nella nostra zona.

Mentre le monorigini partono da 1.5 fino ad arrivare a 5€.

Devo dire che il prezzo del caffè base, non ha rappresentato un problema, mentre le monorigini talvolta sì: pur cercando di spiegare e “avvisare” il cliente riguardo al costo più elevato e giustificandone il motivo, comunque ci siamo trovati davanti clienti sorpresi e irritati appunto dalla differenza di prezzo rispetto a quello a cui sono abituati, ma fa parte anche questo del gioco.”

Che attrezzature avete per Wake Cup?

“Abbiamo una La Marzocco strada EP a 2 gruppi, che ci consente di profilare al meglio ogni singola estrazione in base al caffè che abbiamo davanti.

Mentre come macinini abbiamo un EK, per la vendita dei pacchettini e le estrazioni manuali. Mentre abbiamo 2 Anfim, 2 Eureka e un Quamar per l’espresso.”

La macchina La Marzocco (foto concessa)

Cosa ci racconta del personale?

“Siamo in 4, e devo dire che trovare personale non è stata la parte più complessa. Devo ammettere di essere stato fortunato a trovare persone predisposte ad imparare e appassionate, che seppur non già formate sullo specialty hanno deciso di mettersi alla prova e di rendersi disponibile a migliorarsi.

Rimane complicato a volte riuscire a gestire e sostenere un costo del lavoro evidentemente troppo alto, ma questo riguarda tutti purtroppo.”

Le estrazioni alternative all’espresso, come vanno?

L’assortimento di attrezzature (foto concessa)

“Statisticamente per noi le estrazioni alternative vanno di più al pomeriggio, quando probabilmente i clienti hanno più tempo per fermarsi, ma è vero anche che la differenza è veramente minima.

Nell’ultimo anno ho notato un aumento importante di consumo soprattutto di V60 e del coldbrew, che bene si adattano alla nostra offerta di torte e biscotti.

Esistono naturalmente degli abbinamenti più consoni in base al cibo che il cliente ordina e noi cerchiamo di suggerire un caffè che possa accompagnarsi al meglio.”

Avete pensato quindi già a degli abbinamenti tra cibo e specialty?

“Abbiamo dei prodotti che sicuramente si adattano meglio a determinati caffè ma non c’è ancora un vero e proprio studio sull’abbinamento. “

Lì in provincia di Treviso lo specialty è qualcosa di conosciuto oppure siete gli unici a parlarne?

“Dalle mie parti sono l’unico. Però Treviso è abbastanza in fermento come zona/città, se si pensa al Taste, a Caffettin. A Bassano, molto vicino a noi, c’è Neroscuro, una torrefazione da cui acquisto costantemente.

E a Feltre, sempre molto vicino, una coppia di ragazzi giovani ha appena aperto un locale speciality molto bello e molto valido, FolkLore.

Quindi sì, attorno a me sono l’unico, ma nella zona ci sono bellissime realtà quindi sicuramente è un argomento che le persone stanno vedendo e di cui sentono parlare sempre più spesso secondo me.”

I prossimi progetti per Wake Cup?

Dentro Wake Cup (foto concessa)
Dentro Wake Cup (foto concessa)

“Di recente abbiamo completato i lavori di ampliamento, avendo preso una stanza adiacente a quella esistente.

Questo ci consente di avere molti più posti a sedere all’interno, che nel periodo invernale sono diventati fondamentali, ovviamente continuando a tenere fisso il focus sullo specialty coffee e la diffusione di una cultura del caffè più incentrata sulla qualità e la sostenibilità.

Per ora ci concentreremo a sviluppare e far crescere questo ampliamento (che è stato e sarà molto impegnativo), ma contiamo nell’arco di un paio di anni di spingere per una nuova apertura in un’altra città.”

Antonio Bachour, global ambassador di Julius Meinl: “L’Italia è molto più avanzata degli Stati Uniti in fatto di pasticceria”

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Antonio Bachour si gusta il suo espresso Julius Meinl (foto concessa)
Antonio Bachour si gusta il suo espresso Julius Meinl (foto concessa)

MILANO – Dal 2023, Antonio Bachour è stato scelto come global brand ambassador di Julius Meinl. La sua creatività si riflette nei suoi dessert e lo ha portato a vincere diversi premi, come l’esser riconosciuto tra i migliori pasticceri degli Stati Uniti e il Best Pastry Chef in the World conferito dalla Best Chefs Foundation.

Il suo punto di vista, di professionista che sa muoversi su una realtà internazionale e uno sguardo rivolto all’Italia, può raccontare come devono lavorare insieme i due mondi della pasticceria e della caffetteria.

Bachour, lei ha esperienza sul campo negli Stati Uniti ma anche all’estero, in particolare in Europa, dove è molto seguito. Potrebbe dirci quali sono le differenze e le somiglianze tra gli Stati Uniti e l’Italia nell’industria pasticcera?

“Viaggio più di 15 volte all’anno in Europa e soprattutto in Italia. La differenza, soprattutto nel Bel Paese, è che credo che la pasticceria dei ristoranti sia attualmente la migliore al mondo. Inoltre, i petit gateaux sono molto di moda. L’Italia è più avanzata degli Stati Uniti in fatto di pasticceria.”

Quali sono i modi più popolari di preparare il caffè nella sua pasticceria?

“I caffè più richiesti nella mia attività sono l’espresso, il cappuccino, il cortado o il macchiato. Le ricette fredde sono molto in voga. Abbiamo anche un cocktail al caffè che è un successo nel mio ristorante Tablé, chiamato “Cafecito”.

Qui di seguito la ricetta:

½ oz. di Galliano Ristreto
½ oz. Giffard Vanilla Madagascar
2 shot di espresso Julius Meinl
Guarnizione: chicchi di caffè tostati.

In uno shaker o in un qualsiasi bicchiere da cocktail aggiungere tutti gli ingredienti. Agitare per 10 secondi per creare una diluizione perfetta e lo strato di schiuma in cima che desideriamo. Servire in un bicchiere da Martini o da una coppa e guarnire con 3 chicchi di caffè tostati.”

Come avete sviluppato il concetto di ristorante e pasticceria?

Antonio Bachour beve il suo espresso Julius Meinl (foto concessa)

“Il concept di ristorante e pasticceria negli Stati Uniti è un successo, quando ho iniziato sono stato uno dei pionieri.

È un concetto fantastico perché abbiamo sempre clienti per i ristoranti e le vendite di prodotti da forno aumentano perché i consumatori portano molti articoli da asporto a casa.

È anche un ottimo complemento per le vendite perché le persone possono venire a qualsiasi ora per fare colazione, pranzare, mangiare nel pomeriggio. Lo consiglio a molti colleghi e in Europa si sta già diffondendo il format di brunch e pasticceria.”

Lei è più un tipo da caffè espresso o da caffè filtro?

“Sono più per l’espresso, mi piace iniziare la giornata con un espresso e poi un paio di caffè macchiati durante la giornata.”

Bachour, lei ha mai pensato o realizzato abbinamenti tra pasticceria e caffè, o anche utilizzato direttamente il caffè come ingrediente nelle sue ricette?

“Sì, naturalmente! Abbiamo sempre usato il caffè nei dolci! Utilizziamo il caffè anche in alcune ricette salate nei nostri ristoranti. Abbiamo macarons con ganache al caffè, abbiamo un dessert al cioccolato e al caffè in questo momento nella nostra vetrina.”

Quali sono le nuove tendenze per la pasticceria da cavalcare nei prossimi anni per voi come creativi e pionieri?

Caffè Julius Meinl e pasticceria vanno di pari passo (foto concessa)

Conclude Bachour: “La tendenza attuale della pasticceria è la Viennoiserie, dolci con meno zuccheri e grassi. I clienti sono sempre più consapevoli dell’origine degli ingredienti, del consumo di meno grassi animali e di dessert più sani. Ho lavorato per più di 3 anni allo sviluppo di dolci a base vegetale che ritengo saranno di tendenza entro il 2030.”

Produzione brasiliana a 54,36 milioni: è il terzo raccolto più abbondante di sempre, secondo Conab

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Conab produzione Brasile
Il logo di Conab

MILANO – Conab raffredda gli entusiasmi di chi aveva ipotizzato, nelle ultime settimane, che la produzione brasiliana potesse risultare superiore alle aspettative iniziali. Nella sua terza stima ufficiale – diffusa nel pomeriggio di ieri, mercoledì 20 settembre – l’agenzia specializzata del ministero dell’agricoltura di Brasilia ha anzi tagliato le cifre sulla produzione di quest’anno, di 380 mila sacchi, rispetto alla precedente stima di maggio, prendendo atto di un raccolto di robusta più magro del previsto.

Ma andiamo con ordine: la nuova stima quantifica il raccolto 2023/24 – completato per il 95% a fine agosto, quando è stata realizzata l’indagine sul campo, e ormai virtualmente concluso – in 54,36 milioni di sacchi.

Ciò rappresenta un incremento del 6,8% rispetto all’anno scorso, nonostante quest’anno ricorresse, in teoria, un’annata negativa nel ciclo biennale degli arabica.

La produzione brasiliana è dunque in ulteriore recupero dai forti cali, causati nei due anni trascorsi, dalle gravi gelate dell’inverno 2021. Tanto che il raccolto di quest’anno è il terzo più abbondante di sempre, inferiore soltanto a quelli record del 2020 e del 2018.

Ma in ripresa è soltanto il raccolto di arabica, che cresce a 38,16 milioni di sacchi: il 16,6% in più rispetto all’annata trascorsa. E circa 230 mila sacchi in più rispetto a quanto ipotizzato a maggio.

Tale incremento riflette un’espansione del 2,4% dell’area in produzione e un incremento del 13,9% della produttività, favorito dalle migliori condizioni climatiche, rispetto alle due annate trascorse.

“Spicca in particolare la performance del Minas Gerais, che nonostante gli effetti negativi del ciclo biennale, in molte delle sue regioni, registra un aumento della propria produzione di arabica del 29,5%” osserva il responsabile per il servizio di monitoraggio dei raccolti di Conab Fabiano Vasconcellos.

Peggiorano invece le previsioni produttive dei robusta: il raccolto è ora stimato in 16,2 milioni di sacchi, il dato peggiore degli ultimi tre anni. Il tutto mentre le esportazioni di conilon hanno paradossalmente raggiunto, negli ultimi mesi, livelli senza precedenti.

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