martedì 02 Dicembre 2025
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Max Fabian racconta un anno alla presidenza del Consiglio dell’ICO: “Un’esperienza sia di rinnovamento che di slancio”

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Max Fabian (foto concessa)
Max Fabian (foto concessa)

MILANO – Sono in corso la quinta “World Coffee Conference” e il “136° Council” dell’ICO a Bangaluru in India, dal 25 al 29 settembre. A questo appuntamento, Max Fabian, imprenditore triestino noto a tutti nel settore come leader nel settore della decaffeinizzazione, consegnerà al suo successore il testimone dell’incarico di presidente del Consiglio dell’ICO, proprio durante lo stesso appuntamento.

Max Fabian: un anno come presidente del Consiglio, com’è andata?

“Bene, perché l’ICO sta facendo molto per rinnovarsi e per essere punto di riferimento nel mondo del caffè sempre di più.

E’ l’unica organizzazione intergovernativa di settore e sta coinvolgendo sempre più anche la parte privata.

Questo è sicuramente un elemento vincente, insieme all’aver trovato un direttore esecutivo dinamico come Vanusia Nogueira, che arriva dal privato ed è una persona che ha dato ulteriore impulso all’organizzazione. La quale si trova a fronteggiare, come tutto il mondo del caffè di cui fa parte, l’argomento sostenibilità.

E’ stato dunque un anno positivo, un’esperienza di rinnovamento e di slancio.”

Il nome del successore?
Enselm Gouthon, del Togo.”

Come procede il processo di ratifica del nuovo accordo internazionale? Le novità introdotte potrebbero indurre Paesi come gli Stati Uniti e il Guatemala a rientrare nell’ICO?

“Sì. Nel momento in cui l’ICO dimostrasse di diventare il cardine per determinati argomenti del caffè, i player importanti come gli Stati Uniti, l’Uganda e Guatemala potrebbero ripensare di tornare e, certamente, è uno degli obiettivi dell’organizzazione riaverli.

Lo dobbiamo fare dimostrando. come già stiamo facendo, che l’ICO non è un’organizzazione meramente burocratica, ma efficace, efficiente, che lavora per il settore fornendo strumenti utili per migliorarlo.”

A che punto è l’attuazione degli obiettivi della task force Road Map 2020-2030. Quali sono i vantaggi derivanti dall’adozione della metodologia Anker nel definire i valori di riferimento?

“La Task Force lavora su aspetti molto pratici e tecnici, sul campo, per cercare anche di dare slancio a progetti di cooperazione e sviluppo e per affrontare le problematiche che possono derivare dalle implementazioni di normative di settore.

La metodologia Anker, usata per la stima del salario minimo, è uno strumento utile per conseguire l’obiettivo della crescita economica dei produttori: prima cercando di eliminare la povertà, passando per un livello di redditività decente, fino a far sì che questo si evolva ulteriormente e che il caffè diventi una fonte di benessere per le famiglie.”

Parliamo dei temi della prossima conferenza mondiale: sostenibilità, economia circolare, agricoltura rigenerativa.

Quale contributo può dare l’ICO per far sì che sostenibilità e circolarità vengano pienamente percepite dalla filiera caffè mondiale e diventano un principio fondante dell’economia caffearia?

“L’ICO può innanzitutto spargere il verbo attraverso lo stimolo di progetti di cooperazione e sviluppo, che diano slancio in questo senso. In più, l’ICO è punto di riferimento per conoscenza di dati, ovvero la parte statistica.

Ma non solo: anche per tutte le informazioni che possono essere condivise, pre competitive, e che possono essere messe a disposizione del settore.

Ad esempio, stiamo partendo con un’iniziativa di un centro per l’economia circolare del caffè a Torino, sostenuti tra gli altri dalla Fondazione Lavazza.

Sicuramente ICO può aiutare a costruire capacità in tutti i paesi che cercano una spinta verso la sostenibilità, il cui stimolo arriva in primis dall’Europa ed è già presente in altri paesi. ”

Quali sono destinate ad essere le fonti di finanziamento più importanti dei progetti promossi dall’ICO nel futuro?

“E’ un lavoro in corso. C’è la volontà di creare un Coffee Resilience Fund, per far sì che si possano finanziare progetti in quest’ottica, affinché il settore sia, appunto, “resiliente”.

E stiamo realizzando una mappatura di tutte quelle che sono le possibili fonti di finanziamento da impiegare a questo fine: ce ne sono tante, chiaramente va fatto un lavoro di affinamento per far sì che tutti gli sforzi e le risorse siano utilizzati in maniera efficiente, senza creare doppioni che non ottimizzano l’utilizzo delle risorse disponibili.”

Uno sguardo all’Italia: cosa ci può dire sul ruolo svolto dalle istituzioni del nostro paese e dall’industria italiana nell’ambito dell’ICO?

“L’Italia è un punto di riferimento per il caffè, in quanto secondo Paese d’Europa per importazione, per trasformazione industriale del caffè e, anche, riferimento a livello mondiale (siamo quarti come industria e commercio, dopo Stati Uniti, Brasile e Germania).

Le istituzioni italiane sono coscienti di questo e seguono seguono con attenzione, tant’è che sono arrivato alla presidenza del Consiglio, ma teniamo presente che in sede ICO tutte le nazioni appartenenti all’UE delegano proprio all’Unione di rappresentarle.”

Ora siamo a fine mandato: quali sono le sue impressioni personali sul ruolo e sull’incidenza reale dell’ICO nelle dinamiche delle economie caffearie mondiali

“L’ICO ha avuto un’evoluzione storica interessante. Nasce nel 1963 in ambito ONU, con un primo obiettivo di gestire le quote, che restano in vigore fino al concludersi degli anni ’80.

Fino ad allora è un centro fondamentale per il caffè, perché è qui che vengono decise cose rilevanti sul business di questa materia prima.

E da qui si rilancia, trovando alcune linee d’azione importanti, che sono in particolare i dati statistici e i progetti di cooperazione e sviluppo, che per un lungo tempo l’ICO porta avanti collaborando con il Common Fund for Commodities.

Quest’ultimo nel 2014 cambia completamente modalità operativa e l’ICO deve ritrovare un finanziatore principe.

Nel frattempo avvengono anche delle uscite importanti, come quella degli Stati Uniti, che riducono molto la sua dimensione operativa.

Con l’arrivo di Vanusia e mio, l’ICO ha cambiato di nuovo trend: mantiene il fatto di essere un punto fondamentale per la statistica, un asset di grande valore che l’ICO offre al settore;

e vuole rilanciare l’operatività in sede di progetti di cooperazione e sviluppo, cominciando col mappare quelli fatti e i potenziali finanziatori, per dare nuovo slancio con maggiore enfasi a questa parte.

Terzo punto, sempre più importante, è l’essere sede privilegiata del dialogo intergovernativo, prima multilaterale e poi, eventualmente, bilaterale sulle varie problematiche di implementazioni di normative sul caffè che vengono via via emanate e devono esser possibilmente coordinate: quando attuate da un Paese Consumatore, quale ad esempio l’Unione Europea, poi coinvolgono di conseguenza i Paesi Produttori. Perché nei Paesi Consumatori normalmente il caffè non si produce.

La mia impressione è che stiamo andando nella direzione corretta. Abbiamo preso uno slancio molto positivo.

Ovviamente un anno è breve e passa veloce, bisogna quindi continuare su questa strada per perseguire degli obiettivi pratici e concreti, che vengono sollecitati anche dalla parte privata attraverso la sua ampia rappresentanza: la “Coffee Public Private Task Force, il Private Sector Consultative Board e, in futuro, il Board of Affiliate Members, che sarà un ulteriore organo della parte privata, degli enti non governativi e della società civile, che avrà in più una rappresentanza effettiva all’interno del Consiglio dell’ICO.

Quindi continua questo dialogo virtuoso tra privato e pubblico. ”

Concludiamo parlando di statistiche, molto importanti in un momento in cui moltissime organizzazioni stanno riducendo il numero dei dati, che cosa sta facendo l’ICO per migliorare qualità, completezza e affidabilità delle tabelle che condivide e divulga?

“L’ICO sta innanzitutto lavorando su un rinforzo dell’ufficio statistico. Fondamentali sono la raccolta e la verifica dei numeri: per esempio, è stato inserito nel nuovo accordo del 2022 la possibilità di un arbitraggio, laddove non si arrivi a concordare sulla correttezza dei dati forniti da un determinato Paese.

Questo finora non era possibile: quello che veniva comunicato, se non ritenuto perfettamente corretto, difficilmente poteva esser messo in discussione.

Invece ora, qualora gli uffici non fossero d’accordo, potrebbero chiedere un arbitraggio in sede ONU. La possibilità di farlo – anche se raramente si arriverà a quel punto – è uno stimolo per avere una ancor maggiore accuratezza dei numeri.

Quindi: a) rinforzo della struttura che si occupa di statistica. b) un inserimento di questo tipo nel contesto dell’accordo 2022. c) Il cercare risorse per far sì che queste statistiche siano sempre più accurate.

Queste tre cose insieme spingono ulteriormente nella corretta direzione per realizzare qualcosa che è di notevole importanza per ICO e mondialmente per il caffè.”

I prossimi impegni internazionale per Max Fabian a parte il congresso dell’ICO?

“Continuo ad essere impegnato in primis nella mia azienda Demus e nelle varie associazioni, quali l’ECF, la European Coffee Federation. Inoltre, ho prospettive di ulteriori impegni internazionali: vedremo cosa il destino mi riserva e incrociamo le dita.”

Caro-caffè, tornano le classifiche e l’allarme di Assoutenti: “720 milioni in più dal 2021” a Bolzano, la tazzina più costosa a 1,34, a Messina, 95: e la qualità?

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Una tazzina di caffè (foto concessa)

MILANO – La discussione sul caro caffè continua ad essere più che aperta e un nuovo capitolo di questa storia legata al prezzo della tazzina è comparso su lastampa.it. In un articolo a ripresa dei dati di una ricerca svolta da Assoutenti, condivisa la denuncia dell’Associazione Nazionale Utenti Servizi Pubblici rispetto ai rincari – per un ammontare di 720 milioni in più sul 2021 -.

L’allarme lanciato attorno all’aumento del sempreverde euro per espresso, ancora una volta si allontana da una questione che su queste pagine è sempre presente e discussa da tanti anni a questa parte: il costo così basso per un caffè al bar, spesso non è sinonimo di qualità e non può essere più sostenibile per nessuno della stessa filiera. Inclusi i consumatori.

Perché dunque continuare con le classifiche che segnalano con terrore che a Bolzano si trova l’espresso più caro d’Italia, quando si parla di una media di 1,34 euro a tazzina?

I 95 centesimi per l’espresso a Messina, la città dove è più economico in assoluto, invece, non fanno paura a nessuno?

Infine: Assoutenti non parla mai di qualità dell’espresso in tazza (a loro sta bene tutto quello che si beve?), non cita mai la filiera del caffè e, soprattutto, quanto poco finisca nelle tasche dei coltivatori. Ignorate anche tracciabilità e sostenibilità.

Assoutenti sa di di che cosa parla?

Leggiamo l’articolo da lastampa.it.

Caro-caffè: tutti i numeri di Assoutenti

Il caffè, amato, irrinunciabile, tradizionale ma sempre più caro. Oggi infatti costa infatti agli italiani circa 720 milioni di euro all’anno in più rispetto al 2021.

Lo denuncia Assoutenti, che ha realizzato una indagine per capire come sia cambiato negli ultimi due anni il prezzo della tazzina di espresso consumata al bar, quali siano le città che hanno i listini più salati e dove si registrino i rincari più sostanziosi.

«Rispetto a due anni fa, oggi il caffè consumato al bar costa mediamente l’11,5% in più, con l’espresso che è passato da una media nazionale di 1,04 euro del 2021 agli attuali 1,16 euro. – analizza Assoutenti -. Solo nei bar di tre città italiane, Catanzaro, Reggio Calabria e Messina, si può ancora consumatore un espresso a prezzi inferiori a 1 euro a tazzina, mentre in ben 22 province i listini superano quota 1,20 euro».

Ecco qualche esempio sui rincari più evidenti

Il caffè più costoso è quello di Bolzano, con una media di 1,34 euro a tazzina, seguita da Trento (1,31 euro), Belluno (1,28 euro), Padova (1,27 euro), Udine (1,26 euro) e Trieste (1,25 euro). La città più economica risulta Messina, con 0,95 euro ad espresso, 0,99 euro a Catanzaro e Reggio Calabria.

«Tuttavia sono proprio le città calabresi quelle che registrano i rincari dei prezzi più pesanti: stando ai dati ufficiali forniti dal Mimit, a Cosenza il caffè al bar è aumentato addirittura del 36,4%, passando una media di 0,88 euro del 2021 agli attuali 1,20 euro.

A Catanzaro il prezzo sale in due anni da 0,80 a 0,99 euro, facendo segnare un +23,8%. A Pescara gli aumenti sono in media del 22% (da 1 a 1,22 euro), +20,9% a Bari, +19,5% a Palermo.

Bergamo, Ascoli Piceno, Trento e Siracusa registrano rincari attorno al +16%.

La città che invece ha aumentato di meno i prezzi del caffè negli ultimi due anni è Aosta: +2,9%, da 1,05 euro a 1,08 euro. Seguono Lucca (+3,6%) e Cagliari (+3,8%)», rileva ancora Assoutenti.

È una stangata vera e propria per gli amanti del caffè: considerato che in Italia le ultime stime registrano circa 6 miliardi di caffè serviti ogni anno dai circa 150mila bar presenti sul territorio, la pausa-caffè costa oggi ai cittadini la bellezza di 720 milioni di euro in più rispetto al 2021, con un giro d’affari per l’espresso che passa dai 6,24 miliardi di euro di due anni fa ai quasi 7 miliardi di euro del 2023, aggiunge Assoutenti.

«Prima il caro-bollette che ha portato ad una impennata dei costi per i pubblici esercizi, poi i rincari delle materie prime spinti dallo scoppio della guerra in Ucraina hanno determinato sensibili aumenti per le consumazioni nei bar italiani – spiega il vicepresidente Gabriele Melluso – Incrementi dei listini che, come dimostrano i nostri dati, non sono rientrati nonostante la fine dell’emergenza energetica e quotazioni del caffè meno proibitive.

Un danno evidente per le tasche dei 5,5 milioni di italiani che tutti i giorni fanno colazione nei bar dislocati sul territorio, e per tutti quei cittadini che, nell’arco della giornata, non rinunciano alla classica pausa-caffè».

Cristina Caroli sul rincaro-tazzina: “Non esiste una tariffa unificata del caffè del vino o dell’olio: dipende da qualità e dalla varietà”

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caroli caffè libro
Cristina Caroli presenta il libro: “Il caffè per chi non si accontenta: argomenti e cultura di un prodotto molto bevuto e poco conosciuto” (immagine concessa)

MILANO – Si continua a parlare dell’aumento del prezzo del caffè con l’articolo pubblicato dal quotidiano La Stampa che riporta la denuncia di Assoutenti, il quale, afferma, la tazzina costa agli italiani circa 720 milioni di euro all’anno in più rispetto al 2021. L’articolo riporta la lista delle città in cui l’espresso è più caro con Bolzano in cima, caratterizzata da una media di 1,34 euro a tazzina. La città più economica risulta Messina, con 0,95 euro ad espresso.

Cristina Caroli, tra le figure di spicco della coffee community grazie anche ai ruoli istituzionali ricoperti in Sca Italy, esprime la sua opinione sull’articolo, spiegando come l’aumento di fatturato non sia altro che un’ovvia conseguenza innescata dalla crisi del periodo Covid.

“E’ ovvio che ci sia stato un’aumento dei fatturati, di 720 milioni rispetto ad un’anno di crisi nera: nel 2021 i fatturati erano crollati, si poteva solo ripristinare un flusso” afferma l’esperta del chicco.

Caroli si spinge oltre spiegando come, nella classifica, non venga menzionato l’importante metro di paragone della qualità che dovrebbe essere più importante del prezzo ma che, troppo spesso, viene trascurato.

Leggiamo di seguito l’opinione di Cristina Caroli.

Caro-tazzina: l’assassino è sempre il maggiordomo (ovvero il barista)

di Cristina Caroli

Domenica 24 settembre, il quotidiano online La Stampa dedica un momento di giornalismo d’inchiesta pruriginosa per informare il pubblico di rincari “sostanziosi” e listini “salati” per la tazzina da parte dei soliti esercenti arraffoni.

Il tutto parte da una cosiddetta “denuncia” (ma a chi?) di Assoutenti che tuona “una vera stangata: la pausa-caffè costa oggi ai cittadini la bellezza di 720 milioni di euro in più rispetto al 2021, con un giro d’affari per l’espresso che passa dai 6,24 miliardi di euro di due anni fa ai quasi 7 miliardi di euro del 2023”.

La ragione dietro il caro-tazzina

Peccato che l’aumento di 720 milioni di euro strombazzato in pompa magna si riferisca alla differenza tra 2021 – anno nel quale erano ancora in vigore le famose zone, ovvero si era in piena crisi Covid, ad oggi in cui vi è stata una normalizzazione dei flussi.

E’ ovvio che ci sia stato un’aumento dei fatturati, di 720 milioni rispetto ad un’anno di crisi nera: nel 2021 i fatturati erano crollati, si poteva solo ripristinare un flusso.

Peccato che questo dato, di una ovvietà imbarazzante, venga strumentalizzato e ripreso da altri organi d’informazione nazionale per ottenere un quadro di impennata di prezzi e spacciarsi da analisti e presunti paladini degli interessi violati. Un fatto davvero increscioso

I toni invece sono quelli tipici con i quali si sbatte il mostro in prima pagina, in cui la fanno da padrone cifre da capogiro difficilmente interpretabili dagli utenti visto che parliamo di un biennio a base nazionale miste a percentuali da emeriti studiosi di statistica applicata qua e là.

Ma tant’è. Basta e avanza il sospetto dell’ingiustizia caffeicola per promuovere all’onore della stampa il parere unilaterale di Assoutenti – associazione che parrebbe doversi occuparsi di ben altri soprusi e scagliarsi nei confronti di altri attori: pubblica amministrazione, evasione fiscale, trust assicurativi, banche, utenze, trasporti e molto, molto altro.

Il che, a mio avviso richiederebbe tutta la forza associazionistica, anziché disperderla nei rivoli di una polemica in cui l’assassino è sempre il maggiordomo – ovvero il barista.

Nella presunta denuncia, Assoutenti avverte i consumatori che solo nei bar di tre città italiane, Catanzaro, Reggio Calabria e Messina, si può ancora consumare un espresso a prezzi inferiori a 1 euro a tazzina…

Lo so, pensavate già di trasferirvi per colazioni al risparmio, ma attenzione allo psicodramma: poche righe più sotto, nell’implacabile J’accuse della Associazione, leggiamo “A Catanzaro il prezzo sale in due anni da 0,80 a 0,99 euro, facendo segnare un +23,8%. “ Male, molto male… e noi che ci eravamo fidati della convenienza a Catanzaro.

Ma, cari signori di Assoutenti, chi lo ha deciso che il prezzo del caffè deve essere inferiore a 1 euro a tazzina? Quale carta costituzionale mette il caffè tra i diritti inalienabili dell’essere umano … a non più di 99 centesimi?

Perché adeguamenti che sono stati assolutamente necessari e imprescindibili solo per pagare le bollette, o i costi del personale sarebbero da censurare? Perché li definite “Un danno evidente per le tasche dei 5,5 milioni di italiani che tutti i giorni fanno colazione nei bar dislocati sul territorio”.

Cari signori di Assoutenti e carissimi giornalisti dei quotidiani nazionali, lasciate che vi racconti una storia. Anzi due”.

La prima storia di Cristina Caroli

“Durante gli anni della epidemia Covid noi baristi, quelli che dipingete come svaligiatori delle tasche degli italiani, dopo essere stati chiusi per mesi senza un solo incasso, ripeto zero (provateci voi) ce ne stavamo in piedi a guardare una porta che non si apriva e consumatori che non arrivavano più, tra zone gialle, arancioni, a strisce e a pallini e una intera economia dell’Italia al bar in frantumi.

È stato allora che sono arrivate le banche, accompagnate da una promozione statale di presunti aiuti, è stato lì che abbiamo firmato, disperati, sottoscrivendo mutui a tasso fisso, ma era per un solo anno e poi sono diventati variabili … sarà una procedura corretta?

Sarei lieta di avere un vostro studio Signori di Assoutenti, in merito agli aumenti dei mutui per gli imprenditori dal 2021 ad oggi, gradirei moltissimo l’elenco delle banche che hanno applicato i tassi peggiori, delle aziende di erogazione di luce, gas e acqua che hanno taglieggiato e fatto fallire attività di caffetteria con bollette da decine di migliaia di euro di cui ha parlato tutto il mondo.

Perché nel caso di tariffe come quelle bancarie e come quelle delle utenze mi permetto di farvi notare che il “perfino” il barista è un consumatore, fino a prova contraria”.

La seconda storia di Cristina Caroli

Non esiste una tariffa unificata del caffè, come pure non esiste un solo caffè ma esistono varietà e provenienze, esattamente come per vino, formaggio, dell’olio e tutte le produzioni agricole.

Non credo che le associazioni e la stampa generalista abbiano mai pensato di porre un limite di un euro per un calice di vino o per una fetta di formaggio.

Ritengo un atto di presunzione voler “prezzare” tutti i professionisti, tutte le più diverse offerte, e soprattutto tutte le tipologie e le varietà di caffè che esistono, inglobandole all’interno di un’unica idea di prezzo che si ritiene opportuno pagare.

Non esiste il prezzo unico definito da chicchessia per nessuna delle cose o dei beni agricoli che vengono commercializzati a qualunque livello o utilizzati all’interno dei circuiti di ristorazione e accoglienza.

Il troppo o il poco sono assolutamente relativi e se si volesse parlare di caffè, argomento di questa presunta indagine, bisognerebbe cercare di sapere qualche cosa di più del settore e dei soggetti imprenditoriali che si accusano, nonché del bene che si vuole classificare.

Quando associazioni, stampa generalista, televisione e altre fonti di informazione ritengono di voler definire il prezzo giusto di una tazzina di caffè pari ad 1 euro, o preferibilmente meno, dovrebbero prima di tutto cominciare a comprendere che il caffè non nasce dentro la tazzina e nemmeno dentro al barattolo di casa.

Da qualche parte nel mondo c’è un agricoltore che coltiva quel bene che voi non siete disposti a pagare oltre una certa cifra, e che quindi per essere venduto a quella cifra viene prima di tutto sottopagato ad una persona che zappa la terra per dare da mangiare i suoi figli

Da quel campo fino alla tazzina c’è una filiera intera, persone, industrie, imprenditori, dipendenti. Ultimo e non ultimo c’è lo Stato con la sua pressione fiscale e contributiva, se vi pare poco.

Quando con un ragionamento brutale si fissa arbitrariamente un tetto di un euro si decide di negare, dalle differenze qualitative del prodotto a qualunque esigenza di tutti coloro che con il loro lavoro stanno a monte di quella tazzina.

Ci si limita a comunicare l’immagine distorta di un bene che tutti vogliono per diritto, ma al quale non si vuole riconoscere il valore che ha: è una tazzina di qualità? E’ servita in modo appropriato? Il locale è consono? Si sdogana il “ti do questo e non un soldo di più”.
Una cosa molto volgare e pericolosa.

Non è difficile immaginare cosa genera una compressione dei prezzi: scadimento della qualità, condizioni di lavoro pessime per non parlare di sommerso e altri espedienti per fare quadrare i conti a discapito della logica e della realtà.

Posso assicurare che i consumatori sono più che disposti a spendere cifre ben più alte per prodotti molto meno raffinati di una ottima tazza di caffè, semplicemente perché nessuno gli ha messo in testa che il prezzo che pagano sia ingiusto.

Ma sull’espresso e sui baristi è così facile… come sparare sulla croce rossa, tanto qualcuno ci crede sempre”.

                                                                                                               Cristina Caroli

La Slow Food Coffee Coalition risana la filiera: “Cosa c’è dietro un caffè buono, pulito e giusto”

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Slow Food Coffee Coalition (foto dal sito)
Slow Food Coffee Coalition (foto dal sito)

MILANO – Alla scoperta del caffè buono, pulito e giusto con la Slow Food Coffee Coalition in un webinar che ha messo a confronto i creatori, i partner e i coltivatori di una rete di relazioni tessuta per far evolvere l’idea dietro la produzione di caffè. Obiettivo, migliorare i rapporti tra agricoltori e consumatori, rafforzando gli anelli deboli della filiera.

Come il network Slow Food sta trasformando il mondo del chicco? Proteggendo la biodiversità e lottando contro il cambiamento climatico.

Al webinar sono intervenuti: Emanuele Dughera, coordinatore della Slow Food Coffee Coalition, PGS initiatives coordinator Slow Food, César Marín, produttore di caffè della Comunità Slow Food Café Sustentable Villa Rica, La Chacra D’dago, Perù;

Emanuele Dughera, coordinatore della Slow Food Coffee Coalition fa partire il racconto

“Insieme a Silvia Rota siamo coordinatori della Slow Food Coffee Coalition, nata circa 2 anni fa. Il primo impegno è tutto racchiuso nel nostro slogan: insieme per un caffè più giusto.

Siamo una rete internazionale, collaborativa e aperta verso tutti gli attori della filiera, che è lunga e complessa. Con il fine di promuovere il caffè per tutti, buono, pulito e giusto.

Il motivo alla base della creazione di queste rete è affrontare la crisi climatica che sta provocando dei danni ingenti alla filiera. Esistono degli studi ancora in corso che hanno dimostrato che non agire immediatamente potrebbe significare poter contare soltanto sulla metà del terreno coltivabile per il caffè entro il 2050.

Allo stesso tempo, la domanda della bevanda è in crescita, in particolare in Paesi come la Cina, che tradizionalmente consumava tè e ora si sta appassionando al caffè.

Esiste poi una frattura tra coltivatori e consumatori di questa bevanda. Questi ultimi spesso non sanno neppure da dove viene il caffè che stanno bevendo, quasi mai hanno idea di chi si è occupato della torrefazione. Questi sono due problemi che ci stanno molto a cuore.

Il caffè è una bevanda, ma soprattutto un seme, una pianta, dei fiori e dei frutti. Quello che stiamo tentando di comunicare è che oggi il caffè, che viene considerato una commodity, è un prodotto agricolo, coltivato da tanti farmers.

Sentiremo parlare alcuni di loro proprio per questo.

La prima cosa che abbiamo fatto è stato stilare un manifesto con la nostra visione. Al suo interno sono chiari gli intenti per la protezione dell’ambiente e della biodiversità. E’ il risultato di un lavoro congiunto tra torrefattori, coltivatori ed esperti.

In che modo trasformare questi concetti in pratica? ”

Continua il racconto della filosofia Slow Food Coffee Coalition

“Preferiamo chiamarli contadini, agricoltori, perché vogliamo dialogare con coloro che possiedono della terra e coltivano caffè insieme ad altre piante.

In Italia, in Europa, contiamo su un gruppo di esperti che ci ha guidati nella nostra crescita, insieme ai nostri partner. Per questo oggi avremmo con noi i rappresentanti di De’Longhi e Lavazza.

Per il momento abbiamo lavorato con 33 comunità Slow Food in tutto il mondo, dal Messico al Perù, in india e nelle Filippine. Con alcune di queste abbiamo stabilito una certificazione PGS (sistemi di garanzia partecipata).

Abbiamo avviato anche in alcuni dei territori in cui viene prodotto il caffè che importiamo in Italia e Europa, un progetto block chain: viene coltivata la materia prima all’interno di una piantagione che è stata gestita in maniera sostenibile.

Circa il 65% della produzione del caffè deriva da una coltivazione industriale o non completamente sostenibile. Per cui bisogna fare affidamento sui coltivatori che sono i veri custodi della bioversità. Come lo sono César e Stephen.

Altro fatto importante è la tracciabilità: mostrare quali sono state le tappe principali che hanno portato il caffè sino a casa nostra. Questo è il caffè pulito, buono e giusto.”

Silvia Rota, PGS initiatives coordinator at Slow Food, si inserisce nella discussione

“All’interno della rete Slow Food Coffee Coalition abbiamo applicato i PSG (sistemi di garanzia partecipata) per ottenere un caffè che sia buono – di qualità elevata sensorialmente -, pulito – perché coltivato secondo i principi dell’agroecologia -, infine giusto – la produzione rispetta i diritti dei lavoratori ad un prezzo adeguato -.

Abbiamo deciso di investire in questo sistema dal basso: non è Slow Food con il suo logo che fa da garante, che svolge ispezioni.

Questo è un metodo di certificazione che è passato a livello locale: la Slow Food Community, che si è occupata della torrefazione, applica uno standard, visita il campo, e questi sono i principi chiave dei sistemi di garanzia partecipativa.

Tutti i partecipanti hanno una visione comune, in questo caso espressa nel nostro manifesto, e ciascuno può collaborare. La fiducia è essenziale e si basa su un processo di apprendimento e di revisione tra parti.

Questo è importante, perché vogliamo affermare di diffondere i principi dell’agroecologia, un approccio prettamente locale.

Non ci sono costi extra per i produttori contrariamente a quanto avviene per le certificazioni più diffuse. Il nostro sistema non prevede alcuna spesa. Bisogna investire del tempo, ma non del denaro.

Alla fine il logo di Slow Food garantisce che il sistema di certificazione sia stato seguito.

Una panoramica delle attività svolte nella rete

Sosteniamo le comunità locali che coltivano caffè. Aiutandole a lavorare in base ai sistemi di garanzia partecipativa, sostenendoli in ogni modo per favorire le loro iniziative. Creiamo dei legami con buyer e torrefattori.

Promuoviamo e raccontiamo le comunità di produttori e di tutti i partecipanti della rete.

Ci occupiamo anche dell’educazione dei consumatori, che possono esser tutti, dai bar e ristoratori a qualsiasi altro attore della filiera, cercando di trasmettere cosa noi intendiamo per caffè pulito, buono e giusto.

Organizziamo delle sessioni formative, con dei tool kit, degli eventi di promozione della rete.

Collaboriamo infine con aziende private e Istituzioni.”

César Marín, produttore di caffè della Comunità Slow Food Café Sustentable Villa Rica, La Chacra D’dago, Perù

La prima piantagione di caffè certificata come biodinamica e l’unica indipendente del Paese di questo genere.

César Marìn:” Sono qui per parlarvi della mia storia. Nella mia fattoria a conduzione familiare, adottiamo le pratiche della biodinamica ma facciamo anche rigenerazione.

Tutto è iniziato con mio nonno qui, nella regione del Palomar, con un approccio più votato alla produttività. Il caffè non era visto come nient’altro rispetto alla bevanda in tazza.

Poi mio padre e mio fratello hanno completamente cambiato la gestione dell’azienda, andando verso una visione più vicina al biologico.

Ora pensiamo all’agricoltura del futuro, cioè quella biodinamica che è basata su quella rigenerativa. Introduciamo specie autoctone per rigenerare i suoli.

Anno dopo anno, vediamo che questo è un beneficio per lo stesso caffè: oggi siamo l’unica azienda certificata in Perù.

Ci sono molti cambiamenti in corso, da quello climatico all’innalzamento del prezzo, per cui per quanto il biologico sia importante, c’è bisogno di fare un passo ancora in avanti.

Quando ho sentito parlare dei sistemi di garanzia partecipativa ho pensato che fosse un’occasione per educare altri produttori: siamo riusciti a coinvolgerne 10, 4 dei quali di caffè, con l’idea di insegnare loro delle alternative da applicare nei campi.

La certificazione di sistemi partecipativa è una buona alternativa a quella biologica, che ha dei costi.

Stiamo pensando alle generazioni future.

Un altro aspetto importante da cambiare è che attualmente possiamo produrre tutto con un appezzamento di terra: spesso si pensa che si possa risolvere tutto nel fornire assistenza finanziaria e certificazioni.

Ma la vera soluzione resta quella di cambiare la mentalità dei produttori e l’unico modo di farlo è attraverso il cibo.

Ricordiamoci che quando si ha in gestione un pezzo di terra, non soltanto si può rigenerare ma è possibile anche produrre e proteggere la nostra salute.

Nella nostra piantagione ad esempio, utilizziamo il compost prodotto dai nostri stessi animali e con questo rigeneriamo il terreno.

Bisogna far sì che tutti gli agricoltori sappiano come gestire e produrre questa risorsa. Nella nostra fattoria abbiamo più di 7 tipi di animali e siamo arrivati a 60 ettari.

E’ semplice insegnare questi concetti agli altri produttori. Tanti altri coltivatori hanno degli animali e potrebbero utilizzarli per curare il suolo, semplificando così il lavoro all’interno della Slow Food Coffee Coalition e cambiare insieme le cose.”

Stephan Katongole, produttore di caffè della Comunità Slow Food Kanoni, distretto di Sembabule, Uganda

Cresciuto in Germania, la sua famiglia arriva dall’Uganda e ora è alle redini dell’azienda.

“Sono nato a Baden Baden in Germania e la nostra impresa familiare in Uganda apparteneva a mio bisnonno, dagli anni ’50. Da quella nazione in seguito mio padre si è trasferito poi per lavoro in Germania, dove sono nato.

A quel punto l’azienda era in stato di abbandono, finché mio padre ha deciso di tornare in patria attorno agli anni 2000 per far rinascere l’impresa agricola.

In quella zona c’erano tante piante di caffè, ma il metodo usato era industriale, la sostenibilità e la qualità non erano la priorità.

Per circa 10 anni si è proceduto in questo modo. Successivamente, mio padre è stato pronto a passare le chiavi dell’azienda ai suoi figli.

Quando si parla di caffè, bisogna tener presente l’intera filiera: è stata una decisione difficile, abbiamo avuto bisogno di capire il mercato.

Nel 2010 mi son detto “ok, ci provo io”. Dovevo familiarizzare con l’ambiente, quando si coltivava ancora Robusta. Ho svolto ricerche in Germania, prendendo contatti con importatori e torrefattori, dove la parola Robusta sembrava quasi un insulto. E’ stato difficile creare una rete per proporre la nostra produzione.

Per questo sono andato avanti da solo, occupandomi anche della torrefazione in Uganda e a Lubeca in Germania, per trasformare il prodotto finito.

A quel punto gestivo tutti i processi della filiera: mi sono reso conto così che i produttori sul mercato non sono tracciabili. Il consumatore non sa veramente da dove arriva il prodotto che ha tra le mani.

Quindi ho tentato di dare ai miei clienti la possibilità di seguire tutte le fasi, dalla raccolta alla torrefazione: erano in grado di tracciare tutto online, sino all’arrivo del caffè a casa loro.

E’ stato complesso nei primi anni, dopo un periodo iniziale alcuni torrefattori hanno iniziato a cambiare insieme al mercato.

Qualcuno si è interessato alla Robusta.

Adesso mi occupo soprattutto della produzione e poi vendo la materia prima ai torrefattori in particolare in Europa.

Trovo molti punti di contatto con Cèsar: la nostra coltivazione è iniziata in un contesto industriale, solo nel 2004 siamo passati al biologico di fatto, con un’agricoltura sostenibile.

Abbiamo anche noi tanti animali, che sono la fonte del concime utilizzato.

Ci sono anche fattorie che condividono con noi il loro letame. Utilizziamo anche la cenere, gli scarti dei vegetali.

Il vantaggio che hanno le altre aziende che usano prodotti chimici è che loro hanno sempre una resa assicurata, ma allo stesso tempo stanno avvelenando il suolo.

In passato era difficile vedere le fattorie tutte vicine che usavano prodotti chimici: fortunatamente negli ultimi 2 anni abbiamo notato che sempre più persone stanno usando concimi naturali.

Il terreno pian piano si sta rigenerando, le piante tornano in salute. Questo perché insegniamo ai contadini come usare una fonte gratuita come il letame. Ovunque è possibile trovarne di disponibile.

Tornando a Slow Food: qualche anno fa li ho incontrati in Uganda e mi hanno chiesto se fosse possibile collaborare. A quel punto ho visitato un’azienda agricola in Italia molto interessante e ho compreso la filosofia della Slow Food Coffee Coalation.

Allora abbiamo parlato della nostra Associazione locale di produttori di caffè, instaurando una cooperazione tra di noi.

Purtroppo l’anno scorso abbiamo affrontato fenomeni metereologici estremi che hanno danneggiato la raccolta, ma comunque cercheremo di ottenere migliori risultati per il prossimo anno.”

Laura Sicolo, De’Longhi Consumer Journey Manager

“Mi piacerebbe visitare la piantagione di Cèsar, che è fonte di ispirazione. La Slow Food Coffee Coalition ha un ruolo importante nel nostro viaggio verso la sostenibilità.

Sappiamo che il caffè è un percorso composto da diverse tappe e attori, che cercano di ottenere il meglio nelle varie fasi.

Dalla piantagione e produzione, alla torrefazione e trasformazione.

E’ importante considerare quello che De’Longhi fa come azienda produttrice di macchine del caffè, come parte di questo insieme: in qualche modo, il viaggio ha qualcosa di magico che cela dietro di sé tutti gli sforzi lungo la supply chain, sino ad arrivare al risultato finale in tazza.

Vogliamo far sì che si ottenga il meglio dai chicchi: non si tratta per noi soltanto di innovazione tecnica. Si tratta di arte, di passione.

Un’azione che dev’essere portata avanti nel quotidiano con integrità: questo è il concetto base del nostro viaggio sostenibile.

Quali sono i pilastri strategici di De’Longhi: l’empowerment, il consumo responsabile del caffè, la giusta selezione dei chicchi, un impatto sull’insieme della filiera e sul pianeta.

Vogliamo rendere i consumatori più consapevoli. Ogni attore del settore può fare qualcosa e ha un ruolo per mitigare i rischi e le conseguenze del cambiamento climatico.

Per questo lavoriamo in partenariato per rendere il settore più sostenibile, operando con integrità, coordinando vari processi per diventare sempre più verdi e ridurre l’impatto sul pianeta.

I nostri partners: collaboriamo con Slow Food Coffee Coalition ed è un onore portare avanti questa alleanza, entrando a fare parte di una rete che ci permette di avere un impatto più ampio per aiutare e favorire lo sviluppo dei produttori di caffè.

Affinché abbiano un sostegno economico-finanziario e i coltivatori attraverso un equo compenso.

Lavoriamo anche con World Coffee Research sull’innovazione, la ricerca e sviluppo di progetti che riguardano la tutela della diversità delle varietà di caffè, al fine di selezionare i chicchi di caffè più resiliente dalle varietà.

Abbiamo deciso di dare visibilità alla Giornata internazionale del caffè: De’Longhi ha creato un caffè speciale per l’occasione, in partnership con Slow Food Coffee Coalition perché siamo convinti che l’economia circolare del caffè può fare la differenza nel nostro viaggio di sostenibilità.

Abbiamo voluto realizzare dei pacchetti speciali De’Longhi che lanceremo il primo ottobre in diverse opzioni, con una tostatura media e medio-chiara.

Questa varietà viene prodotta in Honduras ad un’elevata altitudine, un 100% Arabica, coltivata con il sostegno della Slow Food Coffee Coalition.

L’esperienza sensoriale di questo caffè è la concretizzazione di questa collaborazione, per la diffusione del senso dei nostri concetti.

E questo caffè sarà distribuito nei nostri negozi e nell’e-commerce.

Vogliamo sensibilizzare i consumatori e per questo i sacchetti di caffè hanno mettono l’accento su un altro modo di fare storytelling: raccontiamo i produttori e comunichiamo un concetto più ampio di bere una tazzina buona, sia sui social sia sulle piattaforme digitali per far imparare qualcosa in più del mondo del chicco.”

Il video messaggio da parte della rappresentante della Fondazione Lavazza, Veronica Rossi

“Il partenariato tra Lavazza e Slow Food si basa sulla sostenibilità per favorire il cibo buono, pulito e giusto. Vogliamo tutelare tutte le varietà dei caffè e lavoriamo da più di 20 anni insieme per promuovere le buone pratiche agricole sostenibili e garantire la qualità del caffè.

Abbiamo l’obiettivo di rafforzare questa partnership: nel 2021 è stata creata la Slow Food Coffee Coalition, rete inclusiva e aperta che comprende tutte le persone interessate al caffè buono pulito e giusto.

Sosteniamo la produzione sostenibile di caffè, favoriamo lo scambio di buone pratiche, promuoviamo la qualità e il coinvolgimento delle comunità per fare in modo che l’industria sia un settore sostenibile con un futuro migliore per i produttori e i consumatori.

La Slow Food Coffee Coalition e Fondazione Lavazza lavorano insieme per i sistemi di certificazione partecipativa.

Uno dei primi esperimenti è il PCS, per valutare gli sforzi di produzione: una certificazione che coinvolge i produttori, gli attori della filiera, nel rispetto di diverse procedure e determinati principi condivisi.

Non si tratta di imporre dei costi, ma è una valutazione interna e alla pari. Siamo convinti dell’utilità di questo metodo per la sostenibilità nel mondo.

Soprattutto nel progetto che abbiamo sviluppato a Cuba nel 2020, che è diventato una comunità Slow Food con una cinquantina di coltivatori coinvolti nella produzione sostenibile di caffè.

Si basa tutto su uno sforzo collaborativo, siamo convinti che il partenariato sia fondamentale e il progetto a Cuba trova la sua fondamenta su una rete molto forte e sviluppata.

Abbiamo collaborato con Istituzioni e rappresentanti del caffè a Cuba.

Promuoviamo la tutela delle varietà di caffè nel mondo, l’obiettivo è la responsabilità sociale, favorendo l’eccellenza del settore del caffè nel mondo.

Elementi fondamentali per l’industria ma anche per la società in generale.”

Germán Bahamón, ceo Fnc, al Forum Scta: “Senza i giovani nelle campagne è a rischio l’intera industria”

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Bahamón Colombia
Il logo di Café de Colombia

MILANO – Vibrante intervento del ceo della Federazione colombiana del caffè (Fnc) Germán Bahamón al Forum annuale dell’Associazione svizzera dei negozianti in caffè (Scta), che si è svolto il 21 e il 22 settembre a Basilea. Alcuni dei passaggi salienti del discorso del numero uno del caffè colombiano sono stati ripresi in un comunicato diffuso dalla Federazione.

Le aziende che fanno parte dell’influente associazione ginevrina rappresentano oltre il 50% del verde commerciato a livello mondiale.

La Colombia era l’ospite speciale di questo evento esclusivo giunto quest’anno giunto alla sua 14a edizione.

Davanti a un pubblico composto dalla crème de la crème dell’industria mondiale, Bahamón ha ribadito la necessità di una catena del valore più equa e redditizia, che remuneri adeguatamente i produttori.

“Non vogliamo la carità, vogliamo profittabilità” ha scandito Bahamón dalla tribuna del Forum. Non siamo venuti qui per presentare le nostre rimostranze – ha aggiunto – ma anzi per annunciare che i produttori colombiani vogliono fare parte della catena del valore del caffè, per creare benessere, lavoro e contribuire all’industrializzazione della Colombia.

“Lavoreremo per formare i giovani in agronomia, cup tasting, caffetteria e torrefazione, in modo da creare anche in Colombia una nuova cultura di consumo generazionale, che andrà a vantaggio di tutti”.

Molto critici anche i rilievi di Bahamón sui nuovi standard ecologici e di sostenibilità introdotti dall’industria mondiale.

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A Host tendenze e tecnologia dialogano in un mercato da 178 miliardi, comparto macchine da caffè-vending +5,9%

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host milano
L'ingresso di Host (immagine concessa)

MILANO – Mentre si avvicina il taglio del nastro per Host 2023 – a fieramilano a Rho da venerdì 13 a martedì 17 ottobre prossimi – Host Milano si conferma come l’appuntamento di riferimento per scoprire le tendenze che influenzeranno nei prossimi anni lo sviluppo del business.

Il dato trasversale più interessante che emerge dal costante dialogo e confronto di Host Milano con gli attori delle filiere è che mai come oggi le nuove abitudini di consumo e l’innovazione tecnologica si influenzano reciprocamente, generando una domanda che alimenta gli investimenti in Ricerca & Sviluppo e fa crescere gli scambi internazionali.

L’impatto economico dell’innovazione a Host Milano

La galassia industriale presente a Host Milano è caratterizzata da una forte internazionalità, con importanti scambi commerciali globali. Secondo dati di Export Planning, il commercio mondiale delle filiere rappresentate ha toccato nel 2022 un nuovo massimo, pari a 178,3 miliardi di euro, a livelli ampiamente superiori a quelli pre-pandemici: 38 punti percentuali superiore al 2019.

Il comparto più rilevante è l’arredo-tavola, che l’anno scorso ha registrato un valore prossimo ai 94 miliardi di euro (+35% rispetto al 2019).

La ristorazione professionale ha invece espresso la maggiore crescita rispetto ai livelli pre-pandemici (+45% rispetto al 2019), sfiorando l’anno scorso i 75 miliardi di euro.

Mostrano rilevanti incrementi rispetto al 2019 anche i comparti macchine da caffè-vending (+5,9%, quasi 19 p.p.) e Macchine per panificazione e pasticceria (+3,4%, circa 11 p.p.).

Di grande interesse anche le forniture per il mondo gelato, che vede leader la produzione italiana con esportazioni per più di 2,3 miliardi di euro nel 2022 (oltre un quarto di tutto l’export UE), che diventeranno 3,2 miliardi nel 2026 grazie a un CAGR del +4,4%.

Nello scenario 2026 formulato da ExportPlanning, il commercio mondiale dell’insieme di prodotti rappresentati a Host Milano crescerà a un ritmo medio annuo (CAGR) del +3,4% fino a superare la soglia dei 200 miliardi di euro a fine periodo.

Nel dettaglio di alcuni tra i principali mercati, l’anno scorso la Germania ha vantato con l’Italia un interscambio di prodotti Host Milano per quasi 1,37 miliardi di euro, dei quali due terzi (927 milioni di euro) in esportazioni italiane.

Host Milano
Host Milano 2021 (immagine concessa)

Di grande interesse i Paesi del Golfo, che registrano verso l’Europa un interscambio da 1,2 miliardi di euro. Ancora più globale la proiezione degli Stati Uniti, che lo scorso anno hanno scambiato con il resto del mondo prodotti Host Milano per un valore di ben 47,8 miliardi di euro.

Quanto all’industria italiana, leader mondiale in molti comparti del settore, secondo stime dell’Ufficio Studi Anima Assofoodtec a fine 2023 il food service equipment made in Italy supererà i 4,6 miliardi di euro, a cui l’export contribuisce per più di 3 miliardi.

L’Italia dunque, rappresenta da sola oltre il 10% di tutto il valore della produzione mondiale di questo segmento all’interno della ristorazione professionale che, a livello globale, è stimato da Future Market Insights in circa 44 miliardi di dollari (76 miliardi nel 2032, +5,6% medio).

Di particolare rilievo le attrezzature frigorifere e compressori, con 1.835 milioni di euro dei quali 1.052 dalle esportazioni; le macchine e forni per pane, biscotti, pasticceria e pizza, che valgono 695 milioni di euro (460 dall’estero); e le macchine per caffè espresso con 550 milioni (415 dall’export).

Le esperienze lifestyle richiedono tecnologie smart

Un valido esempio di come innovazione e tendenze di consumo si influenzino a vicenda è l’evoluzione del food delivery, che in manifestazione sarà rappresentato da diversi tra i più significativi top player: non più percepito semplicemente come “buono e veloce”, ma anche e soprattutto come “gourmet, pratico e sicuro”, il delivery è supportato da macchinari e prodotti sempre più smart, fino all’intelligenza artificiale che progetta nuove ricette sulla base dei consumi.

Una novità riguarda “dove” si consuma il cibo “da portar via”: sempre meno a casa propria e sempre più in spazi all’aperto, in particolare i parchi.

Dai ristoranti gourmet alle food hall, molti ristoratori stanno seguendo questa tendenza creando nuove ricette pensate specificamente per consumatori che vogliono socializzare all’aperto con amici o famigliari: anche in questo caso, generando una domanda di accessori e servizi specificamente progettati.

Il rafforzamento del trend esperienziale nato alcuni anni fa, in cui il consumatore ricerca nel fuoricasa esperienze lifestyle immersive e multisensoriali, si traduce in un maggiore impatto del design: alta qualità nelle parti visibili, anche considerando la cottura a vista e al tavolo, ma anche tableware pensato per la condivisione e per presentazioni di eccellenza, dove dominano il contrasto tra l’all white e il colore e gli abbinamenti insoliti di materiali, ad esempio preziose porcellane con innovative plastiche riciclate di qualità.

In questo scenario, gli operatori dedicano sempre più attenzione alla cura dei format e dei concept dei loro esercizi, ma anche con una particolare attenzione alla sostenibilità: ad esempio con pannellature realizzate riciclando sottoprodotti vegetali, arredi in materiali iper-durevoli che allungano i tempi di sostituzione, integrazione di tecnologie IoT che monitorano i consumi o adozione di strategie di economia circolare che seguono il cliente lungo tutto il ciclo di vita del prodotto per poi assicurarsi che venga riciclato o smaltito in modo sostenibile a fine ciclo.

L’esperienzialità stimola l’innovazione tecnologica

Un’altra conferma è il desiderio di sperimentare cucine diverse: i sapori delle cucine globali continuano a seguire una rapida traiettoria di crescita, con i consumatori sempre più interessati ai piatti tipici delle diverse tradizioni culinarie.

Cresce quindi in parallelo la domanda di attrezzature flessibili e multifunzione come forni combinati e griglie piane, oltre ad attrezzature specializzate come wok, forniture per sushi, griglie ‘robata’, forni tandoori e piastre per crèpes.

Al bar, il caffè e specialmente lo specialty coffee sono un fenomeno in costante crescita, ed ecco quindi le macchine iperconnesse che utilizzano il machine learning per “imparare” come fare il caffè, guidando poi passo passo i baristas con tutti i fattori per un’estrazione perfetta.

Cambiano i consumi, si evolve il food equipment

La razionalizzazione dei menu, inoltre, sta diventando una soluzione all’aumento dei costi e a un mercato statico, anche valorizzando l’innovazione per utilizzare ingredienti meno costosi nei piatti.

Questo si traduce, per esempio, nell’uso di tagli di carne meno costosi, ma soprattutto nell’automazione della cucina con soluzioni modulari, attrezzature plug-and-play e sistemi connessi.

Le attrezzature multiuso come forni combinati e forni a cottura rapida possono contribuire ad adattarsi a menu in rapido cambiamento.

Infine, sfumano sempre più le occasioni di consumo durante la giornata. Lo smart working ha sconvolto il concetto di orari fissi: i consumatori mangiano ciò che desiderano, quando vogliono e dove vogliono. Dal brunch anche in settimana ai bowl salutistici anche a colazione, ma anche sapori fusion ed etnici.

L’impatto si riflette in particolare in una domanda di packaging innovativi per l’asporto e il delivery, oltre a forni a cottura rapida per soddisfare i tempi di servizio e box per il ritiro.

Che la crescita del food equipment rifletta un ritorno ai consumi fuoricasa, in Italia lo conferma anche Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizi.

Nel secondo trimestre dell’anno positiva, secondo gli analisti di Fipe-Confcommercio, la variazione rispetto al trimestre precedente, con un incremento del 28,7%, dove pesano tuttavia anche fattori stagionali determinanti per i consumi in questo settore.

L’analisi per attività economica mostra una crescita su base annua per tutti i settori legati alla filiera del turismo, in ragione della piena ripresa delle attività successiva alla fine della pandemia.

Host 2023 sarà l’occasione per scoprire l’innovazione di prossima generazione, con le sue opportunità di business, tanto nel layout, con i suoi oltre 2.000 espositori, quanto nel palinsesto con più di 800 eventi.

Host Milano si terrà a fieramilano dal 13 al 17 ottobre 2023. Per informazioni aggiornate basta cliccare qui.

Melitta Professional e Caffè Corsini insieme alla Fiera di Host

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silvano corsini melitta host
Riserva Silvano Corsini (immagine concessa)

AREZZO – In occasione della fiera Host di Milano, Melitta Professional e Caffè Corsini presenteranno per la prima volta fianco a fianco i loro servizi e prodotti presso la “Casa degli amanti del caffè”. I visitatori della fiera avranno la possibilità di scoprire non solo la profonda esperienza di Melitta Professional per il caffè, le machine da caffè, le soluzioni digitali e l’assistenza tecnica, ma anche i caffè dei marchi Caffè Corsini e Compagnia dell’Arabica.

Melitta Professional e Caffè Corsini insieme a Host Milano

“Made in Tuscany” è il motto dell’azienda fondata nel lontano 1950 da Corsino Corsini ad Arezzo, Giunta ormai alla terza generazione. Progettato come un mercato mediterraneo, lo stand a pianta aperta permette agli ospiti di gustare una tazza di caffè mentre conversano.

Le due compagnie condividono una passione per il caffè che va oltre i confini nazionali. Mentre Silvano Corsini aveva già chiesto consulenza a Melitta negli anni ’90 per il lancio del primo caffè filtro italiano, tuttora il più apprezzato con il marchio “River Steamer Coffee House”, il portfolio di caffè di Melitta Professional comprende ora anche due tostature originali italiane di Caffè Corsini: Riserva Silvano Corsini e Selezione Elite, ideali per le machine da caffè semiautomatiche, ma non solo.

Anche le macchine completamente automatiche sono adatte a far risaltare il ricco sapore italiano di queste miscele.

I partecipanti alla fiera Host potranno sperimentarlo personalmente presso lo stand espositivo. In un bar italiano allestito all’interno della fiera, i baristi di Melitta Professional e Caffè Corsini prepareranno insieme specialità di caffè utilizzando una macchina semiautomatica Cafina.

Lo stand, in perfetto stile mediterraneo, comprende anche una coffee lounge dove gli ospiti potranno gustare una tazza di caffè e conversare tra loro.

caffè corsini elite
Caffè Corsini Elite (immagine concessa)

Oltre alla “dolce vita italiana”, lo stand di Milano pullulerà di know-how tecnico e competenze di sviluppo.

Tra le altre cose, Melitta Professional presenterà la sua macchina da caffè completamente automatica CT8 plus.

Nella sua ultima versione, il modello di punta della gamma CT è dotato di un massimo di quattro macinini, di un display più grande da 12 pollici e di due sistemi di latte Melitta TopFoam Plus separati, ciascuno dei quali può servire automaticamente schiuma di latte fredda o calda in tre diverse consistenze.

compagnia arabica brasil
Compagnia dell’Arabica Brasil (immagine concessa)

A Milano saranno esposte anche le macchine della gamma XT, a filtro completamente automatico per un caffè appena filtrato semplicemente premendo un tasto – servito in tazza, mug o caraffa a seconda delle esigenze – e la gamma Cafina semiautomatica con automazione aggiuntiva “Grind connect”.

Il nuovo sistema Melitta Cafina XT Aroma System amplia la varietà di bevande che possono essere preparate in modo totalmente automatico con la semplice pressione di un tasto, fino a cinque gusti diversi per numerose e nuove idee di mix.

Un vantaggio fondamentale è la semplicità della pulizia automatica del sistema chiuso: nessuna delle singole parti del sottile Aroma System (largo solo 18 cm) nel design della gamma XT deve essere smontata.

Informazioni sullo stato tramite smartphone

Un altro aspetto importante è la connessione digitale delle macchine da caffè per fornire informazioni veloci, comode e utili sull’attività del cliente nel settore del caffè, ovunque e in qualsiasi momento. Melitta Professional presenterà a Host i vantaggi e le opzioni avanzate del portale online Melitta Insights.

Ad esempio, l’applicazione per smartphone Melitta ONSite per il monitoraggio a distanza delle macchine da caffè completamente automatiche. Le notifiche push avvisano in anticipo quando le scorte di caffè in grani o di latte si stanno esaurendo, evitando così i tempi morti e le attese alle macchine.

Infine, ma non per questo meno importante: Melitta Professional dedicherà uno spazio anche al tema dell’assistenza in fiera. Un’assistenza regolare garantisce la massima disponibilità, una qualità delle bevande sempre elevata e una lunga durata dei sistemi di caffè. Gli ospiti potranno conoscere i moduli Life Cycle Service, dall’installazione al riciclaggio.

Hall 14P – Stand B34 C33

La scheda sintetica di Melitta Professional Coffee Solutions GmbH & Co.KG

Passione per il piacere del caffè dal 1908. Con una competenza globale in materia di caffè, macchine da caffè, assistenza tecnica, soluzioni digitali e finanziamenti, Melitta Professional supporta le aziende partner nel mercato del fuori casa in base alle loro esigenze individuali.

L’azienda è presente in tutto il mondo con 12 filiali nazionali dotate di team di vendita e assistenza propri e in più di 50 altri Paesi in collaborazione con partner per la distribuzione e l’assistenza.

I clienti dell’azienda sono rappresentati ovunque sia richiesto un caffè per il soggiorno o un caffè per l’asporto di alta qualità affidabile. I settori sono diversi, così come le soluzioni: hotel e gastronomia, gastronomia e catering, panetteria e convenience, caffè e coffee shop, commercio e commercio specializzato, lavoro e ufficio.

La scheda sintetica di Corsino Corsini S.r.l.

Fondata ad Arezzo nel 1950 da Corsino Corsini come piccola azienda di caffè innovativa, la Corsino Corsini S.r.l. si è sviluppata fino a diventare una delle principali torrefazioni italiane sotto la direzione di Silvano Corsini (fino al 1999) e Patrick Hoffer.

La tradizionale azienda familiare di Arezzo opera sul mercato con il nome di Caffè Corsini e offre un ampio portafoglio di prodotti per i settori della vendita al dettaglio, all’ingrosso e della gastronomia.

Con i suoi noti marchi Caffè Corsini e Compagnia dell’Arabica sono stati i primi a introdurre il concetto di caffè DOC nel mercato italiano negli anni ’80. L’azienda è molto ben posizionata in Italia e a livello internazionale, in particolare nel segmento dei caffè speciali. Nel 2021, il Gruppo Melitta ha acquisito una partecipazione del 70% nella torrefazione italiana.

Chocolate Culture presente a Host Milano con il maître Comaschi

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Davide Comaschi cioccolato chocolate
Davide Comaschi, maître chocolatier (immagine concessa)

MILANO – Inizia il 13 ottobre presso il quartiere fieristico di Rho a Milano, Host la fiera internazionale più conosciuta nel settore hospitality. Per la prima volta si parlerà di cultura del cioccolato grazie alla partnership con l’associazione Chocolate Culture guidata dal maître chocolatier Davide Comaschi, creatore esperto di sogni realizzati con il cioccolato, grazie alle profonde competenze tecniche che gli hanno permesso di vincere il World Chocolate Masters nel 2013 e consacrarlo poi come Maestro d’Arte e Mestiere (MAM) nel 2020.

Chocolate Culture a Host Milano

Chocolate Culture sarà presente nel padiglione 6 stand H34-42 con uno spazio aperto nel quale sarà possibile partecipare alle numerose masterclass e degustazioni dei grandi maestri italiani e internazionali, in tutti i settori in cui il cioccolato può essere applicato: dalla pasticceria alla gelateria alla cucina sino alla caffetteria.

A guidare questo percorso immersivo nel mondo del cibo degli dei ci saranno importanti partner come l’International Institute Cacao and Chocolate Tasting di Monica Meschini, massima esperta di tea & chocolate tasting; Alma – La Scuola internazionale di cucina italiana; Apei e Ampi, Apci; La Mostra internazionale del gelato di Longarone e Capac Politecnico del commercio e del turismo del Comune di Milano.

degustazione cioccolato
La degustazione di cioccolato (immagine concessa)

Chocolate Culture @Host23 sarà uno spazio dedicato alla formazione per tutti i professionisti che vogliono scoprire, durante i giorni della fiera, le tecniche e i segreti di questo ingrediente magico ma anche intraprendere un viaggio tra gli aromi e le qualità organolettiche delle diverse tipologie di cioccolato che la Cocoa Belt offre nel mercato.

Tra i maestri che sveleranno le loro tecniche per realizzare prodotti di alta qualità, ci saranno per la pasticceria Guido Castagna, Fabrizio Galla, Denis Buosi Ee Stefano Laghi dell’associazione Ambasciatori pasticceri dell’eccellenza italiana, guidata dal Maestro dei Maestri Iginio Massari, i campioni Frank Haasnoot dall’Olanda e Francisco Moreira dal Portogallo ma anche Luigi Biasetto di Accademia Maestri Pasticceri Italiani e l’ipertecnico Gianluca Fusto.

Alma sarà presente con una lezione sulla fermentazione condotta dal Coordinatore dell’Alma Wine Academy Ciro Fontanesi e dallo chef Fulvio Vailati, mentre gli chef Luigi Margiovanni e Matteo Papa porteranno rispettivamente un dessert al piatto e una ricetta salata.

Uno spazio importante verrà dato al mondo del gelato artigianale che sempre più, grazie al cioccolato, trova interessante la destagionalizzazione con un’offerta di alto livello anche nel mondo del gelato di pasticceria, grazie ad una sinergica partnership con la Mostra Internazionale del Gelato Artigianale di Longarone.

Tra i maestri del gelato al cioccolato avremo Paolo Brunelli, Roberto Beria, Andrea Zingrillo, Andrea Riva e Mauro Crivellaro. Grazie alla partnership con APCI, il presidente Roberto Carcangiu offrirà una dimostrazione dell’incredibile esplosione di sapore del cioccolato in cucina.

La Scuola internazionale di cucina italiana Alma, di cui è membro docente Davide Comaschi, sarà presente con alcuni moduli formativi dedicati alla fermentazione, alle tecniche di cucina e panificazione.

Il cioccolato è uno dei prodotti più amati al mondo, ma non solo, è un business in continuo sviluppo con una crescita globale del settore dai 127.9 BN USD nel 2022 a una visione di crescita di 160.9 BN USD nel 2027, ovvero un CAGR di 4.7%.

Host23 sarà la migliore occasione per tutto il comparto hospitality, per approfondire i temi legati al cioccolato e capire come cogliere le opportunità di business raccontate durante i Think & Talk previsti dal ricco programma di Chocolate Culture, e condotti magistralmente da Irene Colombo, autrice e divulgatrice da anni dedicata al mondo della salute e della gastronomia.

Partner di questi approfondimenti culturali saranno ConfCommercio Milano e l’Università Bocconi con Magda Antonioli, senior professor del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche e direttore della Laurea Specialistica in Economia e Management in Arts, Culture Media and Entertainment presso l’Università Bocconi e membro del Consiglio di Amministrazione di ENIT, Agenzia Nazionale del Turismo, e Vice Presidente di European Travel Commission.

Secondo Mintel, società internazionale di ricerche di mercato, i nuovi trend che guidano il mercato del cioccolato sono innovazione dei sapori, sostenibilità, stagionalità e riduzione della percentuale di zuccheri.

Queste indicazioni fondamentali orientano il comparto professionale che sempre più deve investire in innovazione tecnologica per ampliare la propria offerta, con prodotti che stimolino i sensi attraverso sapori, colori, suoni e forme senza rinunciare alla qualità che il consumatore finale ricerca sempre maggiormente.

I temi dedicati alla tecnologia, la sostenibilità economica e ambientale saranno al centro del programma di questo Chocolate Culture @Host23.

Non solo sarà possibile capire la trasformazione del cacao in cioccolato con una linea Bean to Bar di altissima tecnologia ma anche scoprire come rendere tracciabile il percorso dalla fava alla barretta o al prodotto dolciario.

L’obiettivo di Chocolate Culture è quello di fare di Milano la capitale culturale del cioccolato grazie all’organizzazione di un progetto ambizioso come ChocoLOVE, evento aperto al pubblico e ai professionisti, che si terrà nel febbraio 2024 in occasione della Festa di San Valentino e che farà da cornice a numerose iniziative che coinvolgeranno la città, in una celebrazione di sei giorni dedicata al cioccolato.

Questo prodotto dalle incredibili proprietà nutritive è a livello globale riconosciuto come un superfood e un alimento necessario in particolare per gli sportivi.

Durante @Host23 sarà possibile capire l’importanza del cioccolato non solo per la sua plasticità e versatilità nel food design, grazie ad un Think and Talk con Nicoletta Morozzi, Fashion advisor di Naba, ma anche in termini di salute.

Il cioccolato è una ricchezza. Oggi più che mai è necessario studiarne le qualità per poterne capire le molteplici applicazioni. I grandi gruppi italiani della ristorazione hanno iniziato da anni a usare il cioccolato come ingrediente magico non solo in pasticceria e gelateria ma anche in cucina.

Lunedì 16 ottobre si avrà inoltre la possibilità di un confronto con Enrico Cerea del ristorante tristellato Da Vittorio a Brusaporto ma anche imprenditore illuminato nel mondo dell’ospitalità a livello internazionale.

Chocolate Culture @Host23 è una prima pietra miliare per un percorso di accrescimento professionale necessario per cavalcare i nuovi trend del business.

Il programma

venerdì 13 ottobre

  • ore 10 apertura del laboratorio con Chocolate Academy Milano
  • ore 10.30 La cioccolata in Caffetteria con Matteo Beluffi
  • ore 11.00 Masterclass con Degustazione “Dal te alla Kombucha al cioccolatoore” con Ciro Fontanesi, Fulvio Vailati e Alberto Simionato
  • 12.00 Think & Talk: The New Chocolate Business: Luxury Hospitality – Sostenibilità – Innovazione – Con Magda Antonioli Uni Bocconi, Nicola Saldutti di Corriere della sera e Confcommercio Milano
  • ore 13.00 Il cioccolato che cosa è? Degustazione condotta da Davide Comaschi e Marta Giorgetti
  • ore 14.00 Masterclass con Degustazione Il gelato al cioccolato con Ciro Fraddanno
  • ore 15.00 Masterclass con Degustazione di Fabrizio Galla
  • ore 16.00 Think & Talk: Design e Cioccolato, versatilità, plasticità, gusto e solidarietà con Nicoletta Morozzi di Naba e Alberto Simionato di Chocolate Academy Milano
  • ore 17.00 Masterclass con Degustazione di Davide Comaschi
  • ore 18.00 Laboratorio con gli studenti

sabato 14 ottobre

  • ore 10 apertura del laboratorio
  • ore 10.15 Masterclass e Degustazione con Frank HaasNoot e Davide Comaschi
  • ore 11.15 Degustazione sensoriale con Monica Meschini di IICCT
  • ore 12.30 Think & Talk e Masterclass con Monica Meschini e Guido Castagna, Luigi Biasetto “Cocoa Belt e cioccolato di qualità in pasticceria”
  • ore 14.30 Think & Talk il Panettone al cioccolato in Italia e nel mondo con Giuseppe Piffaretti
  • ore 15.30 Masterclass con degustazione di Gianluca Fusto
  • ore 16.30 Masterclass e degustazione con Frank HaasNoot
  • ore 18.00 Laboratorio con gli studenti

domenica 15 ottobre

  • ore 10 apertura del laboratorio
  • ore 10.30 Masterclass con Degustazione di Francisco Moreira
  • ore 11.30 Think adn Talk “The New Chocolate Creativity” con Francisco Moreira e Davide Comaschi
  • ore 12.30 Masterclass il cioccolato in cucina con Roberto Carcangiu di APCI
  • ore 14.00 Masterclass con Degustazione il gelato al cioccolato di Roberto Beria e Vittorio Lucco
  • ore 15.00 Masterclass con Degustazione di Stefano Laghi
  • ore 17.00 Think & Talk Innovazione e Tecnologia, il segreto del chocolate business
  • ore 18.00 Laboratorio con gli studenti

lunedì 16 ottobre

  • ore 10 apertura del laboratorio
  • ore 10.30 Masterclass con Degustazione il gelato al cioccolato di Paolo Brunelli
  • ore 11.30 Think & Talk La destagionalizzazione delle gelaterie grazie al cioccolato con Alessandro Piccinini e Franco Puglisi
  • ore 13.30 Masterclass del gelato al cioccolato con Andrea Zingrillo e Andrea Riva
  • ore 14.30 Masterclass con Degustazione “il dessert al piatto” con Luigi Margiovanni di ALMA
  • ore 15.30 Masterclass con Degustazione di Denis Buosi
  • ore 16.30 Think & Talk Ristorazione 3.0 con Enrico Cerea e Davide Comaschi
  • ore 17.30 Masterclass Gelato al cioccolato con Mauro Crivellaro
  • ore 18.00 Laboratorio con gli studenti

martedì 17 ottobre

  • ore 10 apertura del laboratorio
  • ore 10.30 Masterclass con Degustazione di Davide Comaschi
  • ore 11.30 Masterclass del gelato al cioccolato con Roberto Beria
  • ore 12.30 Think & Talk La formazione professionale e il cioccolato
  • ore 14.30 Masterclass il Cioccolato in cucina con Matteo Papa di ALMA
  • ore 16.30 Think & Talk Milano capitale della Cultura del Cioccolato
  • ore 17.30 Degustazione con abbinamento cocktail condotta da Davide Comaschi
  • ore 18.00 Laboratorio con gli studenti

Caffè Ernani apre le porte per la Giornata internazionale del caffè

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caffè ernani
Caffè Ernani per la Giornata internazionale del caffè (immagine concessa)

DESIO (Monza e Brianza) – Caffè Ernani apre le porte del suo Laboratorio di tostatura a tutti gli amanti del caffè e non solo. Nell’arco della giornata di domenica 1° ottobre ci saranno tanti eventi e personaggi provenienti da diversi settori, tutti legati a doppio filo con il magico chicco tostato.

Gli eventi di Caffè Ernani

Il team di Caffè Ernani desidera far conoscere al pubblico l’incredibile e gigantesco mondo del chicco scuro, dandogli l’opportunità di toccare con mano le fasi del processo di trasformazione della materia prima al prodotto che tutti conosciamo e amiamo. Tutto questo ovviamente gratuitamente.

Le porte si apriranno alle 10.30 e si inizierà subito con la Degustazione del caffè in tutte le sue forme, sia in espresso che in filtro.

Sarà possibile assaggiare le più classiche miscele Ernani per capire le diverse sfumature aromatiche e comprendere quale caffè è più affine ai propri gusti.

Ci saranno poi anche una serie di monorigine Specialty Coffee, per degustare una tazzina come mai prima d’ora, assaporando aromi inediti e sperimentare quanto può cambiare il gusto dei diversi chicchi provenienti dalle diverse parti del mondo.

Paolo, Andrea e Martina non vedono l’ora di seguire il pubblico in tutte le fasi di assaggio.
Non serve essere esperti. Le degustazioni di caffè andranno avanti senza sosta per l’intera giornata.

Alle ore 11.00 inizieranno la presentazione dei libri pubblicati da Another Coffee Stories con i rispettivi autori.

Quindi ci sarà spazio per le presentazioni, per le domande e ovviamente per bersi un caffè in un percorso sinestetico nel quale mente, emozioni e gusto si muoveranno in sintonia per un’esperienza a 360°.

Le presentazioni dei libri andranno anch’esse avanti per tutta la giornata: ogni mezz’ora ci sarà infatti un diverso autore e quindi un diverso libro.

Di seguito indico la scaletta esatta:

– 11.00: Onde Lievi, di Cesare Rodella
– 11.30: Petricore, di Ivana Ferriol
– 12.00: Il respiro delle Stelle, di Rudy Pesenti
– 12.30: Ovest nascosto, di Gabriele Cesena
– 13.00: L’amore tra due mondi, di Stefania Chiappalupi
– 14.00: Saga della fenice, di Alessio Signoriello
– 15.00: Serena è la notte, di Edith Maria Frattesi
– 15.30: Grano nero, di Paola Migliacci
– 16.00: Amore siberiano, di Lilia Bicec Zanardelli

Per tutta la giornata sarà infine con Caffè Ernani anche l’azienda Buoono.farm, una nuovissima farm urbana milanese, 100% green e sostenibile, che dà nuova vita a qualsiasi alimento.

Nel caso dell’azienda Ernani Pietro e i suoi soci recuperano i fondi di caffè e gli scarti di tostatura per dare vita a nuovi alimenti, nello specifico coltivando funghi di tutti i tipi al 100% commestibili.

Hanno creato anche un interessante kit per casa con il quale chiunque potrà coltivare funghi in pochissimi giorni da utilizzare nelle proprie ricette.

Mentre alle 11.00 ci sarà forse uno degli eventi più attesi: la prima sessione di Tostatura, seguita da Andrea e Paolo.

Si potrà infatti assistere alla tostatura di diversi campioni di caffè e seguire tutte le fasi, per vedere i cambiamenti fisici e chimici dei chicchi, dal cambio di colore, dimensioni e forme, fino allo svilupparsi del profilo aromatico.

P.S. Per essere sicuro di non mancare, si consiglia di arrivare 10 minuti prima e assistere all’evento in prima linea.

Dopo pranzo invece ci sarà un’esperienza nuova anche per il team Ernani. L’azienda ha contattato gli Amici della Musica della sua città chiedendo se potevano cantare un brano dall’opera Ernani di Giuseppe Verdi, ossia l’opera da cui il brand ha preso proprio il nome.

Non solo hanno risposto con grande entusiasmo, ma hanno fatto anche di più:  presenteranno l’intera opera con i brani più salienti, attraverso la voce suadente del loro esperto narratore. L’appuntamento è alle ore 13.30.

Mentre alle 14.30 ci sarà la seconda sessione di Tostatura dell’intera giornata.
Se non si è riuscito a partecipare a quella mattutina non preoccuparti, questa è una nuova chance.

Sempre Paolo e Andrea daranno l’opportunità di scoprire tutti i segreti dei chicchi di caffè e come si formano i loro profumi e aromi.

Se invece si è tifosi di basket e si vuole provare a vincere una confezione di caffè, l’appuntamento è alle 15.00.

La società Pallacanestro Aurora Desio prima presenterà la squadra che militerà in B1 nella stagione 2023/2024. Si potrà anche chiedere l’autografo ai propri giocatori preferiti.

Dopo di che ci si sposterà in cortile per una gara di tiri liberi organizzata dai giocatori stessi.

Se si riesce a fare 3 canestri su 3,si avrà in regalo un pacco di caffè.

N.B. Li troverai fino alle 16.30.

La degustazione di birre al caffè

Dalle 17.00 infatti i portoni dell’azienda si chiuderanno, ma non per tutti. Arriverà l’esperto in materia Fabio Spollon, in arte @BeerSlinger89, che seguirà per una degustazione di birre al caffè selezionate dall’importante brand premium 1001BIRRE.

Per partecipare alla degustazione basterà acquistare il biglietto online al prezzo € 18,50, con la possibilità di ottenerlo scontato a € 15,00 pagandolo direttamente da noi in sede Ernani a Desio prima dell’evento. I posti disponibili sono solo 18.

I biglietti sono acquistabili qui.

Infine durante la giornata potrai anche acquistare tutto ciò che vorrai:
– Dal caffè per casa, che solo per oggi sarà scontato del -10%. In più, se acquisti il caffè ti daremo anche un ulteriore sconto del 10% per il tuo prossimo acquisto.
– Ai libri di Another Coffee Stories
– Passando per il merchandise della Pallacanestro Aurora Desio
– Fino ai funghi di Buoono.farm

A questo punto non resta che iscriversi. Clicca qui per aprire la pagina con tutte le informazioni dettagliate.

Sempre su questa pagina si troverà  anche il modulo di iscrizione, così per aiutare l’azienda monitorare le presenze e garantire la migliore esperienza possibile.

Informazioni generali

– Quando? Domenica 1 Ottobre 2023

– A che ora? Dalle 10.30 alle 17.00

– Dove? Presso il Laboratorio di Tostatura Ernani a Desio, Via Don Luigi Sturzo, 19 [aggiungere tasto con posizione]

– Si può parcheggiare? In prossimità dell’ingresso al capannone c’è ampio posteggio libero lungo tutta la via

– Come faccio a partecipare? Basta registrarsi qui.

– Può partecipare chiunque? Certamente, famiglie, amici, grandi e piccini, anche con i vostri cuccioli al seguito! Non vediamo l’ora di accoglierti e bere un caffè! E se non puoi consumare caffeina, abbiamo anche un ottimo decaffeinato.

– Quanto costa? Nulla, l’esperienza viene offerta da Caffè Ernani.

Julius Meinl sostiene i coltivatori ugandesi in un’iniziativa dell’1/10

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julius meinl caffè
Julius Meinl a sostegno dei coltivatori di caffè ugandesi (immagine concessa)

VICENZA – La storica torrefazione viennese che punta a “fare la differenza, una tazzina di caffè alla volta”, amplia il raggio di azione del Julius Meinl Generations Program ed arriva in Uganda. Il progetto, nato nel 2018, ha come obiettivo la creazione di relazioni significative e a lungo termine con i coltivatori di caffè e le comunità locali, fornendo loro le risorse per avviare attività sostenibili e trasmettere di generazione in generazione conoscenze sul caffè e sul mercato di riferimento.

Julius Meinl a sostegno dei coltivatori di caffè dell’Uganda

Fino al 31 ottobre, Julius Meinl offrirà una serie di materiali ai clienti dell’Horeca che sceglieranno la miscela The Originals Bio Fairtrade che raccontano il sostegno della campagna in Uganda, infatti per celebrare la Giornata internazionale del caffè, l’azienda donerà 10 ore extra di formazione ai coltivatori di caffè per ogni cliente che serve miscele del Generations Program.

Ciò significa che verranno donate oltre 700 ore di formazione grazie ai locali in Italia che credono in questi progetti con questi prodotti speciali.

L’iconico marchio viennese sostiene oltre 100 coltivatori di caffè nel distretto di Lwengo in Uganda, insieme l’ong ugandese SAWA World, garantendo così che vengano soddisfatte le esigenze individuali di formazione dei coltivatori del territorio, partendo da una valutazione dei bisogni di ognuno, per adattare i moduli di apprendimento alle esperienze dei singoli.

L’obiettivo è quello di promuovere le migliori pratiche tra i coltivatori di caffè per aiutarli ad arricchire la produttività, a investire nella coltivazione di chicchi di maggiore qualità e a individuare le opportunità di diversificazione del reddito.

Nel corso del triennio, l’iniziativa si concentrerà sull’agricoltura rigenerativa e sulla produzione a basse emissioni di carbonio, contribuendo all’impegno dell’azienda di quinta generazione di rendere ogni tazza di caffè più sostenibile per le persone e per il pianeta.

Entro il 2025, Julius Meinl si è impegnata a rifornirsi di caffè selezionato al 100% in modo responsabile, motivo per cui iniziative come questa sono così importanti, in quanto lavorano fianco a fianco con i coltivatori di caffè per migliorare costantemente le loro pratiche socio-ambientali e gli standard di sostenibilità, supportandoli al contempo per aumentare l’efficienza e la redditività della produzione.

Per saperne di più sull’impegno di Julius Meinl per la sostenibilità, è possibile cliccare qui.

La scheda sintetica di Julius Meinl

Julius Meinl è un’azienda familiare viennese di grande successo internazionale e da 160 anni è l’ambasciatrice nel mondo della cultura delle caffetterie viennesi. Il successo globale di Julius Meinl si basa su valori tradizionali: cinque generazioni di esperienza nel caffè, prodotti di qualità premium e un eccellente servizio ai clienti. Julius Meinl è ambasciatrice globale per la cultura del caffè viennese e oggi ispira le persone in tutto il mondo, proprio come facevano in passato i caffè letterari.

• Fondata nel 1862 a Vienna

• 1000 dipendenti in tutto il mondo

• Presente in più di 70 paesi in tutto il mondo: market leader in Austria e nei Paesi dell’Europa Centrale e settimo player nel mercato Ho.Re.Ca. Italiano

• Circa 40.000 clienti in tutto il mondo

• Centri di produzione a Vicenza (Italia) e a Vienna (Austria)