venerdì 14 Novembre 2025
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Faema presenta la 1ª tappa dedicata ai fumetti della mostra per gli 80 anni del brand, Barbara Foglia: “Così il mondo dell’espresso incontra l’arte”

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Barbara Foglia, MUMAC Director, all'evento

MILANO – Venerdì 7 marzo si è tenuta la prima tappa della Mostra diffusa Faema 80X80, ideata per le celebrazioni dell’80° anniversario del brand storico di macchine per il caffè espresso in occasione di Milano MuseoCity 2025, l’iniziativa che copre e approfondisce il panorama cultuale del capoluogo lombardo attraverso i musei, questa volta presso il flagship store di Cimbali Group in via Forcella numero 7, in Zona Tortona.

La mostra diffusa Faema 80X80

La mostra fotografica Faema 80X80 racconta gli ottanta anni del brand in ottanta immagini in formato 80x80cm (le dimensioni delle tavole fotografiche esposte) per un viaggio visivo ed emotivo che ripercorre la storia e il cambiamento dell’azienda grazie ad una narrazione che unisce passione e creatività, dando la possibilità allo spettatore di affacciarsi a una finestra sul passato tra tecnologia, design e arte. L’obiettivo? Narrare lo spaccato culturale e storico di uno dei brand più rappresentativi del Bel Paese.

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L’espresso tra storia e fumetti

Il primo appuntamento ha unito alcuni scatti fotografici per il brand realizzati dai fotografi Maurizio Galimberti, Beatrice Speranza, Matteo Valle e Giulio Di Meo realizzati per la mostra Faema Express your Art nel 2016 e rivalorizzati al meglio.

L’evento è stato introdotto da Silvia Ruggiero, head of group communication di Cimbali Group, Barbara Foglia, MUMAC Director, e Roberto Mutti, critico fotografico, con il talk “caffè nelle illustrazioni e nei fumetti” realizzato in collaborazione con WOW Spazio Fumetto di Milano e grazie alla presenza del direttore Luigi Bona e degli artisti Margherita Allegri e Marco De Angelis.

Alcuni degli scatti fotografici presenti alla mostra

Il Cavaliere del lavoro Maurizio Cimbali, presidente di Cimbali Group, fa gli onori di casa: “Celebrare gli 80 anni di Faema fa un certo effetto. Sin da ragazzo, negli anni ’50, in casa sentivo parlare di questo marchio. La Faema di quegli anni era l’azienda leader del settore e non produceva solo macchine per l’espresso ma anche distributori automatici, caffè liofilizzato e arredamenti per il bar. Carlo Ernesto Valente, il fondatore di Faema, grazie alla sua fantasia e visione futuristica, è stato il protagonista della crescita dell’azienda dal 1945 al 1975”.

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Il Cavaliere del Lavoro Maurizio Cimbali, presidente di Cimbali Group

Il Presidente Cimbali aggiunge: “Il motore del successo? Le sponsorizzazioni sportive con il pugilato ma soprattutto con il ciclismo: la squadra di corridori della Faema poteva vantare grandi campioni, tra cui Eddy Merckx, considerato da molti il più grande ciclista di sempre. Il nome Faema è di sicuro tra i più conosciuti del settore. Mi auguro che questi siano solo i primi 80 anni dell’azienda e che il brand Faema possa godere ancora di lunga vita”.

Il disegno

Faema tra innovazione, cultura e arte

Barbara Foglia aggiunge: “L’evento è stato inserito all’interno del palinsesto Milano MuseoCity. Questa collaborazione dura ormai da qualche anno ed è sempre un piacere organizzare qualcosa di nuovo e diverso. La mostra che abbiamo ricreato ripercorre la storia di Faema attraverso immagini dal nostro archivio storico e recente. La tappa di oggi mostra solo una parte del percorso che finirà a ottobre e che verrà riproposta nella sua interezza al MUMAC. Oggi, grazie all’espressione artistica dei fumetti, esploriamo il mondo del caffè”.

Luigi Bona, direttore di WOW Spazio Fumetto di Milano, rivela: “Il caffè è fortemente presente e amato nelle interpretazioni grafiche della nona arte, capace di donare ad un primo impatto delle riflessioni straordinarie rappresentative della nostra società”.

Marco De Angelis continua: “Ogni disegnatore ha il proprio modo grafico di raccontare una storia o un’idea. Molti artisti sudamericani hanno un rapporto particolare con il caffè. È interessante vedere come il caffè viene vissuto dai disegnatori delle varie nazioni. Gli italiani hanno un rapporto molto più familiare ed affettuoso nella loro arte rispetto agli artisti del Medio Oriente o del mondo anglosassone. Ognuno interpreta il caffè a proprio modo: con la poesia o con il sarcasmo”.

La tavola di Luca Bertolotti

Margherita Allegri aggiunge: “Il caffè fa parte della nostra quotidianità e del nostro modo di vivere. Non a caso il colore di quest’anno scelto dall’azienda Pantone è il mocha mousse. L’espresso è sinonimo di arte”.

Bona racconta: “Il caffè è stato il protagonista di alcune delle storie più amate dei media: dalla tavolette di Zio Paperone come nella storia “La ciambella al caffè”, disegnata da Carl Barks, al più recente Freeman, serie a fumetti western, genere in cui la nera bevanda ha sempre giocato un ruolo cruciale. Too much coffee man addirittura è un personaggio americano con la testa a forma di tazzina di caffè, super caffeinomane alle prese con avventure surreali che ha rappresentato un vero e proprio successo editoriale”.

Protagoniste della serata sono state anche le grafiche utilizzate per illustrare le macchine del caffè.

Diversi artisti di fama internazionale hanno collaborato con le aziende per produrre immagini pubblicitarie. Un esempio? Il celebre Gino Boccasile che si occupò personalmente di alcune pubblicità per Faema. Boccasile fu anche un fumettista ed è principalmente noto per il suo contributo alla rivista Signorina Grandi Firme.

Roberto Mutti, critico fotografico, conclude spiegando il concept della mostra fotografica legata agli 80 anni di Faema: “La fotografia attraversa la storia e non racconta solo la produzione delle macchine del brand ma riflette un’analisi del momento: dal prodotto in sè, agli operai al tavolo di lavoro. Le immagini narrano il racconto di un’altra Italia che esce dal periodo della guerra e che entra in una nuova generazione, un’era di innovazione resa tale anche grazie al caffè”.

Mercati del caffè sempre più in sofferenza, tra magazzini vuoti e acquisti ridotti al minimo indispensabile

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Il logo dell'Ice

MILANO – Il difficile momento che stanno attraversando i mercati del caffè è stato – come prevedibile – al centro delle discussioni durante la convention annuale della National Coffee Association of Usa (Nca), la storica associazione statunitense fondata nel 1911. L’evento – andato in scena da giovedì 6 a sabato 8 marzo al Marriott Marquis di Houston – ha messo a confronto nelle varie sessioni congressuali, negli workshop e nei contatti informali: operatori, esperti, rappresentanti delle istituzioni, esponenti del mondo associativo provenienti dal mondo intero.

Tutti accomunati da una profonda preoccupazione per una filiera in forte sofferenza, a causa dei prezzi ai massimi storici. Ma anche delle difficoltà logistiche e di approvvigionamento, dei problemi finanziari e della mancanza di liquidità.

“I prezzi a livelli altissimi intaccano il flusso di cassa degli operatori, che non hanno abbastanza soldi per poter comprare ciò di cui hanno bisogno” ha dichiarato alla Reuters, a margine della rassegna, il direttore generale dell’ecuadoregna ELCAFE C.A., un’importante azienda produttrice di caffè solubile.

“Negli anni passati, a quest’ora, avevamo già venduto l’intera produzione, quest’anno non siamo nemmeno al 30%” ha aggiunto, per sottolineare l’enorme anomalia attuale.

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Victoria Arduino e Ditta Artigianale portano lo specialty coffee alla fiera dell’editoria di Pitti Immagine

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Ditta Artigianale e Victoria Arduino protagoniste dell’area cafè dell'evento TESTO [Come si diventa un libro] (immagine concessa)

FIRENZE – Pitti Immagine ha scelto Ditta Artigianale e Victoria Arduino per l’area cafè del suo evento TESTO [Come si diventa un libro], la tre giorni interamente dedicata all’editoria contemporanea che si è svolta lo scorso weekend a Firenze presso la Stazione Leopolda.

Ogni evento di Pitti Immagine è fonte di ispirazione, estetica, dialogo culturale e innovazione.

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L’area cafè dell’evento (immagine concessa)

Ditta Artigianale e Victoria Arduino all’evento di Pitti Immagine

Il coffee shop alla Vip Lounge di TESTO 2025 ha regalato a editori, scrittori e book lover la scoperta di un viaggio sensoriale tra i flavour degli specialty coffee selezionati da Ditta Artigianale ed estratti dalla tecnologia, che combina performance e risparmio energetico, di E1 Prima, la macchina per caffè espresso di Victoria Arduino dal design minimal.

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L’ingresso all’evento (immagine concessa)

Con il suo approccio visionario, Pitti Immagine ha ancora una volta dimostrato come l’incontro tra mondi solo apparentemente distanti – l’editoria, il caffè e il design – possa dare vita a nuove forme di espressione, capaci di lasciare un segno nell’immaginario contemporaneo.

Il Polo del Gusto rilancia sul tè con lo stabilimento Dammann Frères in Francia, Riccardo Illy: “Quest’anno supereremo i 50 milioni di fatturato”

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Riccardo Illy (immagine concessa)

Il Polo del Gusto completa il giro d’investimenti previsti per 50 milioni di euro per gli stabilimenti. In particolare, la nuova fabbrica della francese Dammann Frères, leader francese nella fornitura di tè, sarà operativa entro fine anno. Gli affari sono in ascesa come rivela Riccardo Illy al Corriere della Sera, il quale afferma che “Il fatturato è salito del 7% e quest’anno pensiamo di superare i 50 milioni, dai 44 del 2023”.

Si legge ancora su il Corriere della sera, Il Polo del Gusto ha ricapitalizzato Domori, cioccolato, per affrontare i rincari del cacao. Secondo le stime interne, il Polo del Gusto ha chiuso lo scorso bilancio con ricavi aggregati in aumento del 10% a circa 126 milioni, dai 114,5 milioni del 2023.

Inoltre anche il terzo stabilimento di Domori, costato 11 milioni, a None (Torino), è stato quasi completato, ma l’azienda piemontese, si prepara a traslocare nel 2028, come ha affermato Illy.

Leggiamo un estratto dell’articolo di Alessandra Puato per Il Corriere della Sera.

Il bilancio e gli investimenti del Polo del Gusto

MILANO – Salgono i ricavi del Polo del Gusto, che completa quest’anno gli investimenti previsti per 50 milioni negli stabilimenti e prepara con le nuove fabbriche — la produzione rafforzata — lo scudo anticrisi. Il gruppo presieduto da Riccardo Illy, che raduna i marchi extra caffè di alta gamma dell’alimentare, rilancia sul tè con Dammann Frères, il cui nuovo stabilimento da 36 milioni a Dreux, vicino a Parigi, dovrebbe essere consegnato a fine agosto e diventare operativo entro fine anno per raddoppiare la produzione.

In Dammann Frères il Polo del Gusto ha come soci di minoranza i fondi Idia Capital (24,2%) e Val de France Expansion (0,80%) del Crédit Agricole.

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Il logo di Polo del Gusto

Il fatturato è salito del 7% e quest’anno pensiamo di superare i 50 milioni, dai 44 del 2023 — dice Illy come riportato da Il Corriere della Sera —. L’utile è cresciuto del 40%. L’investimento sul nuovo stabilimento francese sta dando risultati”. Nel 2024 l’azienda del tè ha aperto boutique a Torino, Osaka, Digione e ha chiuso un accordo commerciale con la Tour Eiffel: il tè servito in esclusiva è Dammann e c’è una collezione dedicata.

E gli altri marchi? Il Polo del Gusto ha ricapitalizzato Domori, cioccolato, per affrontare i rincari del cacao. E festeggia la crescita del 40% dei ricavi di Pintaudi, pasticceria, che nel nuovo impianto di Trieste ha traslocato lo scorso agosto e deve anche a questo l’aumento di produzione.

In questo quadro, Riccardo Illy si dice sempre aperto “all’ingresso, nel gruppo o nelle singole società, di un socio, ma soltanto in minoranza: purtroppo ultimamente i fondi vogliono la maggioranza” riportato come sempre da Il Corriere della Sera. Mentre scagliona le iniziative per affrontare il 2025 con razionalità.

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James Hoffman sul prezzo del caffè: “Se non iniziamo a pagare di più, si smetterà di coltivarlo”

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hoffmann tiramisù world cup americani
James Hoffmann, , imprenditore inglese, editore e youtuber (più di 2 milioni di follower), nel mondo del caffè dal 2003 (immagine concessa)

James Hoffman, barista pluripremiato e divulgatore della tazzina, nonché autore dell’acclamato libro atlante World Atlas of Coffee pubblicato nel 2014 e attualmente alla terza edizione, ha parlato in occasione del Coffee Fest di Madrid, in un’intervista condotta da Sietes Canibales, di temi di stretta attualità come il reperimento della materia prima e le cause che si celano dietro l’aumento dei prezzi del chicco, prima tra tutte il cambiamento climatico.

L’esperto si spinge oltre e spiega nel dettaglio alcune tradizioni ormai dimenticate per preparare la nera bevanda e riflette su quanto dovrebbe costare una miscela di qualità.

Per saperne di più, leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Sveva Valeria Castegnaro per il portale d’informazione Reporter Gourmet.

World Atlas of Coffee di James Hoffman

MILANO – “World Atlas of Coffee” è il libro, con le sembianze di un atlante, che il guru del caffè – inconfondibile per il suo ciuffo bianco, gli occhiali con la montatura di corno e l’allure estremamente intellettuale – ha, recentemente, pubblicato per raccontare la sua grandissima passione: “… non esisteva un libro del genere. C’erano molte informazioni sparse in giro, ma nessuna che collegasse davvero tutti i puntini. Volevo creare qualcosa che sia i professionisti che gli amanti del caffè potessero apprezzare e da cui imparare senza impantanarsi in tecnicismi”, confida come riportato da Reporter Gourmet.

Un’opera che mira a esplorare le terre più recondite del mondo del caffè e ad assottigliare il gap di conoscenze tra esperti e consumatori abituali di una bevanda tanto diffusa, quanto data per scontata.

Il divario tra esperti e consumatori medi esiste ancora, ma con il tempo si sta assottigliando sempre di più anche dal punto di vista pratico. Prima, la gente vedeva le enormi macchine da caffè nei bar e pensava: ‘Beh, non riuscirò mai a preparare un caffè del genere a casa’. Ora, invece, sanno che possono riuscirci e senza spendere una fortuna. Con un po’ di informazioni e un buon prodotto, chiunque può preparare un caffè strepitoso anche a casa” riflette Hoffman sempre su Reporter Gourmet.

Analizzando il caffè, che la maggior parte dei consumatori è solita acquistare, dal punto di vista economico, Hoffmann tiene, poi, a sottolineare su Reporter Gourmet: “La cosa assurda a cui nessuno pensa è che si può comprare il caffè al supermercato spendendo una certa cifra e, per il doppio del prezzo è possibile acquistare uno delle migliori miscele del mondo. Per quale altro prodotto avviene ciò? Basta pensare al vino: non si può passare da un vino destinato alla grande distribuzione a uno di lusso spendendo solo il doppio del prezzo! Con il caffè, invece, sì, tuttavia si continua a pensare che sia costoso“,

“Tra i torrefattori c’è ancora il timore che, se aumentano i prezzi, i consumatori smetteranno di acquistare, ma non ci sono prove di ciò. Quel che è certo è che se tutti noi non iniziamo a pagare di più il caffè, i produttori smetteranno di coltivarlo. Ci sono colture più redditizie e, alla fine, la gente ha più bisogno di cibo che di caffè”, conclude come riportato da Reporter Gourmet.

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Tazzina: la media dei prezzi sale a 1,22 nel 2025, Bolzano ha l’espresso più caro a 1,43

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

Secondo uno studio del Centro di Ricerca sui Consumi e Assoutenti, i prezzi dell’espresso al bar sono in costante aumento, con una media di 1,22 euro nel 2025 rispetto a 1,03 euro nel 2021. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Ivana Pisciotta per il portale d’informazione AGI.

I prezzi del caffè in Italia nel 2025

MILANO – Prosegue anche nel 2025 il fenomeno del caro-tazzina, con i prezzi del classico espresso al bar che risultano in ulteriore aumento rispetto allo scorso anno. Un trend che continua da tempo, al punto che nel confronto col 2021 l’irrinunciabile appuntamento degli italiani con la tazzina di caffè costa in media quasi il 20% in più. I dati emergono da uno studio condotto dal Centro di Formazione e Ricerca sui Consumi (C.r.c.) in collaborazione con Assoutenti, che ha messo a confronto i prezzi del caffè servito nei bar delle principali città italiane.

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Istituto espresso italiano: la generazione Z sempre più attratta dal caffè sostenibile e di qualità

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luigi morello iei istituto espresso
Luigi Morello, presidente Iei (immagine concessa)

BRESCIA – Di qualità e sostenibile. Se adulti e adolescenti sono accomunati da un’unica grande passione italica, il caffè espresso al bar, per i giovani questo rito assume oggi anche una forte valenza di socialità legata da valori quali la sostenibilità, senza prescindere dalla qualità. Mode, tendenze e consumi dell’espresso sono stati argomenti al centro della survey voluta dall’Istituto espresso italiano e condotta dal professor Furio Camillo con Sylla che ha coinvolto consumatori (adulti e Gen Z) e baristi, con l’obiettivo di comprendere le loro preferenze e motivazioni.

“Il consumatore è al centro del nostro interesse perché è l’ultimo anello della catena, colui che con la sua scelta continua ripaga tutta la filiera – spiega il presidente dell’Istituto espresso italiano, Luigi Morello – e mai come in questo momento, con l’elevato costo della materia prima il consumatore deve essere consapevole delle scelte e di quello che riceve”.

“Dalla ricerca emerge chiaramente una tendenza, espressa dai giovani, oltre alla qualità della bevanda è fondamentale la qualità del locale che deve essere in grado di accogliere, creare relazioni confortevoli – continua Morello che aggiunge – altro aspetto fondamentale il barista che deve essere maggiormente valorizzato all’interno di un locale moderno, oltre a poter garantire il servizio e deve essere in grado di comunicare il proprio sapere. La conoscenza se non è espressa con la comunicazione è fine a sé stessa, questo perché il consumatore moderno ed evoluto si aspetta accoglienza, informazione e formazione e questo i giovani lo hanno espresso molto chiaramente”.

Sostenibilità, un vero must per i giovani che va oltre la pubblicità

Gli adolescenti hanno mostrato un livello medio di interesse per prodotti di caffè più sostenibili, con un punteggio medio di 7,34 su 10. La ricerca, realizzata grazie al coinvolgimento del panel Webboh Lab che raccoglie adolescenti italiani, suggerisce che c’è una sensibilità crescente verso temi ambientali, anche tra i più giovani.

Una tendenza che si riflette sulla scarsa influenza che hanno la pubblicità e il branding. Rispetto ai consumatori adulti, gli adolescenti non sono particolarmente influenzati dalla notorietà dei marchi o dalla pubblicità, ma il tema della sostenibilità emerge come uno dei pochi aspetti in grado di catturare il loro interesse. Tuttavia, però, c’è un coinvolgimento ridotto nei corsi di approfondimento.

Soltanto il 32% degli adolescenti si dichiara interessato a frequentare corsi sul caffè, inclusi temi di sostenibilità. Aspetto questo che può rappresentare un’opportunità per educare le nuove generazioni su scelte di consumo più consapevoli.

La ricerca ha indagato le dinamiche di consumo, le specifiche abitudini e le percezioni di tre gruppi distinti: i consumatori adulti, gli adolescenti e i baristi. Ne è venuta fuori una fotografia nella quale caffè non è soltanto una bevanda, ma un piacere a 360 gradi che caratterizza il modo di vivere la giornata degli italiani.

I giovani e la tazzina

Il gradimento generale del caffè da parte degli italiani è trasversale anche se l’apprezzamento è leggermente più alto, 8,6, tra gli adulti che non tra gli adolescenti, 6,9. Questo gap evidenzia come il caffè rappresenti un’abitudine più consolidata negli adulti rispetto ai più giovani, quelli della GenZ under 18 Si tratta di un risultato comunque significativo e incoraggiante dal momento che i teenager frequentano poco il bar: il 7% ci va tutti i giorni e quasi ii 15% almeno una volta a settimana.

La tendenza dei teenager

Il bar mantiene negli anni il proprio valore di luogo di socialità. I giovani oggi cercano locali confortevoli per relazionarsi, prodotti sostenibili e un prezzo accessibile.

Istituto espresso italiano: ecco quali sono i gusti dei giovani

Per gli adolescenti, come lo è per gli adulti, la qualità del caffè è il principale driver di scelta di un bar: 73,9%. I GenZ under18 preferiscono locali comodi dove trascorrere del tempo, danno importanza alla relazione coni il barista, 12%, e nella scelta si lasciano influenzare più dai consigli di parenti e amici che da pubblicità o influencer. Tra tutti i fattori, tuttavia, il barista resta una leva potenziale da sfruttare visto il voto di importanza, 7,08, di questa figura nell’esperienza che si vive al bar.

Chi sono i consumatori di espresso

La ricerca ha evidenziato e diviso in sette cluster i vari tipi di consumatori. Gli esteti solitari Apprezzano la qualità e l’atmosfera del bar ma senza un forte coinvolgimento sociale, i frequentatori disinteressati (frequentano il bar come parte della routine ma senza particolari legami con l’esperienza), i socializzatori pratici (vedono il bar come un luogo di socializzazione, senza dare troppa importanza alla qualità del caffè), gli  esploratori di gusto (amano sperimentare nuove varietà di caffè e attribuiscono grande importanza alla qualità), gli amanti della qualità riflessivi (apprezzano la qualità del caffè ma senza associarlo a energia o concentrazione), gli energici individualisti (vedono il caffè come parte del proprio stile di vita, associato a energia e piacere personale) e infine, gli  addicted del caffè  (forte passione per il caffè, considerato parte integrante della loro cultura e stile di vita).

In particolare, gli Esploratori di gusto (27%) sono consumatori che amano sperimentare nuove varietà di caffè e attribuiscono grande importanza alla qualità. Sono persone curiose, sempre alla ricerca di esperienze sensoriali uniche. Per loro, il caffè è molto più di una semplice bevanda: è una forma d’arte.

E poi ci sono Energici individualisti (16%). Per loro il caffè è una fonte di energia e uno stile di vita. Lo vedono come un elemento personale, legato alla propria identità e al proprio ritmo quotidiano, più che alla qualità tradizionale. Questo cluster rappresenta un gruppo di consumatori dinamici e moderni, sempre in movimento.

La sostenibilità e socialità, due valori chiave per il consumatore di caffè

Se è un must per i giovani, la sostenibilità è un fattore in crescita. Questa tendenza può essere sfruttata non solo per attrarre consumatori già sensibili al tema, ma anche per educare e ispirare cluster meno attenti, come i Socializzatori pratici. Importante è anche il vedere il bar come esperienza sociale e individuale: I consumatori del cluster socializzatori pratici vedono il bar come uno spazio di interazione sociale più che un luogo di degustazione.

Ma c’è anche da dire che da non sottovalutare sono la sfida del prezzo e della varietà. Come cruciale è il ruolo del barista nell’esperienza del caffè per alcuni cluster, come gli addicted del caffè, che valorizzano la relazione personale e l’interazione.

La ricerca ha inoltre chiarito le caratteristiche del bar ideale per il consumatore e che saranno considerate e implementate nella certificazione dei locali che IEI intraprende da 27 anni.

La scheda sintetica dell’Istituto espresso italiano

L’Istituto espresso italiano (Iei), di cui fanno parte torrefattori, costruttori di macchine per caffè e macinadosatori e altre aziende della filiera, tutela e promuove la cultura dell’espresso e del cappuccino italiani di qualità. Oggi conta 37 aziende aderenti con un fatturato aggregato di circa 700 milioni di euro.

Unione Italiana Food e il Comitato italiano del caffè soddisfatti per il plafond di 50 mln del Gruppo Mediocredito Centrale a supporto delle torrefazioni

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Il logo Unione Italiana Food

MILANO – Unione Italiana Food e il Comitato italiano del caffè, che rappresenta oltre 65 aziende del settore pari al 70% del mercato nazionale, esprimono la propria soddisfazione per la recente iniziativa delle banche del Gruppo Mediocredito Centrale (MCC, BdM Banca e Cassa di Risparmio di Orvieto), che hanno stanziato un plafond di 50 milioni di euro a supporto delle imprese del comparto della torrefazione per far fronte alle difficoltà dovute all’incremento continuo dei costi di produzione che ricadono sull’intera filiera.

Ad accendere per primo i riflettori su questa complessa situazione è stato l’onorevole Mirco Carloni, presidente della Commissione agricoltura alla Camera dei deputati, che con un’interrogazione parlamentare dello scorso febbraio ha sottolineato la necessità di un intervento concreto a sostegno degli oltre 800 torrefattori italiani che, con il loro patrimonio di artigianalità, tradizione e innovazione, rappresentano uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy nel mondo.

Si tratta di accendere un‘importante richiesta di sostegno per la filiera del caffè, un settore strategico per il Made in Italy che negli ultimi anni ha dovuto fronteggiare difficoltà significative legate all’impennata senza precedenti dei costi delle materie prime e di produzione.

I motivi di tali aumenti sono legati a numerosi fattori esterni, come le condizioni climatiche sfavorevoli nei Paesi produttori che hanno influenzato la quantità e la qualità dei raccolti, le normative europee sempre più stringenti in materia di anti- deforestazione e due diligence, i rincari dei trasporti marittimi e l’aumento dei costi dell’energia, dei carburanti e dei materiali d’imballaggio. Uno scenario complesso aggravato dalla speculazione finanziaria, che sta ulteriormente mettendo sotto pressione l’industria globale del caffè.

L’iniziativa di Gruppo Mediocredito Centrale rappresenta dunque un segnale positivo in un momento di generale incertezza, oltre che un valido sostegno finanziario per le aziende per tutelare la qualità dei prodotti italiani e i posti di lavoro di un settore che rappresenta una voce importante dell’industria agroalimentare nazionale.

Nel primo semestre 2024, il caffè torrefatto è stato il quarto prodotto più esportato, con un giro d’affari di 1,186 miliardi di euro in crescita del 6,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente1. Il trend positivo si è confermato anche nel terzo trimestre 2024, in cui l’export ha riportato un incremento del 7,7% in valore e del 4% in volume2, confermando la resilienza del settore e la sua capacità di mantenere alta la qualità e la competitività sui mercati internazionali.

L’impegno di Unione Italiana Food e dei suoi associati è quello di continuare a valorizzare e tutelare la qualità del caffè italiano, le sue aziende e il suo patrimonio culturale in un periodo di grandi difficoltà. Per questo l’associazione continuerà a monitorare con attenzione l’evolversi della situazione, sollecitando politiche di supporto e strategie che possano garantire la sostenibilità e la competitività di un comparto che è parte integrante della tradizione e dell’economia del nostro Paese.

Dati

1 Report Scambi con l’estero – La bilancia agroalimentare italiana nel I semestre 2024, Ismea

2 Report Agrimercati – La congiuntura agroalimentare del terzo trimestre 2024, Ismea

Giorgio Caballini, presidente Consorzio di tutela del caffè espresso italiano tradizionale, ha partecipato a Casa Italia su RAI 1

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GIORGIO CABALLINI
Il Conte Giorgio Caballini di Sassoferrato, Presidente del Consorzio di tutela del caffè espresso italiano tradizionale

CONEGLIANO (Treviso) – Il conte Giorgio Caballini di Sassoferrato, in qualità di presidente del Consorzio di tutela del caffè espresso italiano tradizionale, ha partecipato alla puntata della trasmissione televisiva “Casa Italia” in onda su RAI 1. Nell’intervento, il presidente del Consorzio, ha affrontato le tematiche che continuano a destare interesse e apprensione in tutta la filiera del caffè quali la volatilità dei prezzi del crudo, l’aumento del prezzo della tazzina e il volume dei futures nei fondi d’investimento.

Emergono però anche segnali ottimistici come la prossima conclusione della raccolta del caffè in Brasile.

Sul fronte normativo, l’Unione Europea richiederà presto di dimostrare che il caffè importato non provenga da zone deforestate. Questa nuova regolamentazione imporrà una collaborazione ancora più stretta tra produttori e torrefattori, affinché siano garantiti standard di tracciabilità e sostenibilità sempre più rigorosi.

Caballini: il caffè come patrimonio immateriale dell’Unesco

Quest’anno il Consorzio riproporrà il dossier per il riconoscimento del caffè come patrimonio immateriale dell’Unesco. La presentazione del dossier rappresenta un’opportunità per valorizzare la tradizione, la cultura e l’importanza sociale del caffè.

È possibile vedere la puntata nel sito di Rai Play (puntata del 04 Marzo a partire dal 12° minuto).

Roma: meno dehors nell’area Unesco per preservare il centro storico

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Il settore del bar e della ristorazione (immagine: pixabay)

L’Assemblea Capitolina ha approvato un nuovo regolamento sui dehors: ci saranno meno tavolini all’aperto nell’area Unesco per preservare il centro storico. La città viene divisa in tre zone: il sito Unesco; la città storica, cioè quelle aree non centralissime ma con una consolidata identità e spesso soffocate dalla movida, come Pigneto o Città Giardino; il Suburbio, ovvero le zone più periferiche. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale dell’Ansa.

I dehors a Roma: il nuovo regolamento

ROMA – Meno tavolini all’aperto nell’area Unesco per salvaguardare il centro storico più pregiato del mondo, ma anche più possibilità di servire i clienti all’esterno nelle zone periferiche così da favorire le attività economiche e la sicurezza dei quartieri: sono i criteri che Roma si è data, con un nuovo regolamento approvato dall’Assemblea Capitolina, per mettere ordine nella giungla dei dehors, i tavolini all’aperto di bar e ristoranti proliferati con l’emergenza Covid e prorogati fino alla fine del 2025 dal Governo.

Ed è proprio a Palazzo Chigi che si rivolge ora il sindaco Roberto Gualtieri: “Auspichiamo – ha detto – che anche il Governo faccia la sua parte, eliminando la distorsione provocata dalle continue proroghe del regime emergenziale Covid”.

Adesso, afferma il primo cittadino, come riportato dall’Ansa: “Roma dispone finalmente di una disciplina chiara e omogenea” che coniuga, grazie anche controlli più efficienti, “le esigenze dei cittadini a quelle di tante attività commerciali, attraverso un percorso trasparente e partecipato che favorisce lo sviluppo economico e la qualità degli spazi e degli arredi a partire dalle periferie, al tempo stesso diminuendo l’utilizzo del suolo nell’area Unesco dopo gli eccessi degli ultimi anni”.

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