DAR ES SALAAM – Il 21 e 22 febbraio si è tenuto a Dar es Salaam il terzo vertice G25 dei Paesi africani produttori di caffè, presieduto dalla Tanzania come Paese ospite e co-organizzato dall’Inter African Coffee Organization (IACO, che opera nell’ambito dell’Unione Africana), controparte di UNIDO per l’attuazione della grande progettualità Advancing Climate resilience and Transformation in African Coffee Programme (ACT) dedicata alla rigenerazione e allo sviluppo della filiera del caffè in Africa.
Il terzo vertice G25 dei Paesi africani produttori di caffè
Il terzo vertice G25 dei Paesi africani produttori di caffè, dal tema “Unlocking employment opportunities for the youth through regeneration of the African coffee industry”, ha confermato l’interesse strategico a rivitalizzare la coltura del caffè in Africa e garantire maggiore valore aggiunto, grazie all’ammodernamento del settore e al rafforzamento delle capacità.
E’ stato inoltre una naturale continuazione delle precedenti riunioni G25 (Nairobi maggio 2022 e Kampala agosto 2023) ed ha visto la partecipazione di delegazioni provenienti da Angola, Benin, Burundi, Camerun, Costa d’Avorio, Etiopia, Gabon, Kenya, Liberia, Madagascar, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda, Sierra Leone, Tanzania, Uganda e Zimbabwe, oltre a rappresentanti dell’Unione Africana.
A seguito del Vertice G25, dal 24 al 28 febbraio 2025 si è svolta la Seconda Settimana Annuale del Caffè, sempre a Dar es Salaam. Organizzata dall’African Fine Coffees Association (AFCA) – associazione regionale senza scopo di lucro che raccoglie i diversi attori nel settore del caffè attivi nei Paesi africani – in collaborazione con la IACO e con il Tanzania Coffee Board (TCB).
La conferenza ed Esposizione Africana del Caffè di Alta Qualità (26 – 28 febbraio) ha avuto come tema la “Rigenerazione della Catena del Valore del Caffè”, alla quale hanno preso parte esperti UNIDO, è stata un’occasione utile per discutere temi come l’agronomia del caffè, la salute delle piante, il miglioramento della qualità e della sostenibilità ambientale delle tecniche di coltivazione moderne.
La fiera espositiva ha visto la partecipazione di centinaia di espositori internazionali attivi nella filiera del caffè, provenienti dal settore privato e dal mondo della Cooperazione allo sviluppo.
Tutti gli eventi hanno visto una forte e strutturata presenza del “Sistema Italia”.Per quanto concerne il settore privato, era presente il gruppo industriale fiorentino La Marzocco (leader mondiale nella fabbricazione di macchine espresso di alta qualità) e L’Accademia del caffè espresso (hub culturale del caffè fondata sempre dal gruppo La Marzocco). Entrambi gli enti sono stati gli sponsor principali del “campionato di barista” (svoltosi tra il 26 ed il 27 febbraio) che ha visto partecipare 24 baristi provenienti da 12 Paesi africani. La Marzocco e l’Accademia del Caffè hanno anche sponsorizzato, in partnership con AFCA, una visita di due giorni di piantagioni presso Mbeya, nell’altopiano meridionale del Paese (23 – 25 febbraio).
Inoltre, è stata organizzata una giornata di formazione dedicata agli operatori del settore (c.d. “Coffee Camp”), alla quale hanno partecipato 25 tecnici. La sessione è stata focalizzata sulla gestione e della manutenzione, delle macchine da espresso – in quanto l’assistenza, il reperimento dei pezzi di ricambio e la gestione dell’acqua per l’estrazione risultano essere dei problemi di rilievo.
Una delle immagini tratte dal documentario (immagine concessa)
MILANO – Conosciuto con lo pseudonimo de il mercante, Giancarlo Samaritani, affiancato dall’inseparabile Silvia Minella, ci regala un nuovo documentario, da oggi disponibile sul canale YouTube di Giancarlo Samaritani. Come al solito si tratta di un contributo alla divulgazione della cultura dal caffè. Per vedere il video basta cliccare qui.
Il nuovo documentario di Giancarlo Samaritani
Samaritani si rivolge principalmente al pubblico dei consumatori, con la convinzione che solo attraverso l’informazione si possa costruire una solida base sulla quale sviluppare la crescita qualitativa ed economica del settore.
Samaritani: “Pochi conoscono la lunga filiera che coinvolge milioni di persone nel mondo, personalmente da oltre venti anni realizzo eventi allo scopo di offrire visibilità al mondo dei coltivatori. Nei nostri documentari o durante le conferenze mi pongo l’obiettivo di costruire un filo di contatto tra coloro che spesso non hanno mai visto la trasformazione finale del prodotto coltivato e coloro che invece non hanno mai avuto l’opportunità di prendere coscienza delle origini geografiche del caffè, del lavoro dei contadini del caffè e delle loro condizioni di vita.”
La serie pubblicata su Prime Video, una stagione di sei episodi dedicata all’Africa, ha avuto un buon risultato, questo significa che esiste la curiosità per gli argomenti trattati anche da parte dei normali consumatori. Qui il link a Prime Video.
Il nuovo documentario, del quale abbiamo si è appena terminato il montaggio, racconta della tradizione e della cultura del caffè colombiano, ma soprattutto racconta le storie di persone e di comunità che sono impegnate anche nel mantenimento della propria identità culturale strettamente legata alla coltivazione ed al commercio del caffè.
Samaritani aggiunge: “Abbiamo avuto un fondamentale supporto da parte della federazione Nazionale dei Coltivatori di caffè della Colombia, in particolare il Comitato dei coltivatori del Cauca, regione che si posiziona al quarto posto della produzione nazionale, molto apprezzato per le proprie caratteristiche dovute al particolare territorio di coltivazione ed alla cura posta in atto dai coltivatori, un territorio che raggruppa più di 90.000 famiglie di coltivatori.”
Samaritani racconta: “Abbiamo incontrato ed intervistato le componenti delle cooperative di sole donne, le Mujeres Cafeteras del Cauca nel Municipio di Caldono, inoltre nella riserva indigena La Bonanza il popolo Misak. Poi le comunità che hanno abbandonato la coltivazione di coca per costruire attraverso il caffè una società più sicura. Anche gli ex combattenti della Forze Armate Rivoluzionarie hanno deciso di vivere una vita senza armi dedicandosi alla coltivazione di caffè.”
C’è di più: “Ci siamo poi spostati nella regione del Quindio, dove il paesaggio culturale del caffè fa parte del patrimonio dell’umanità protetto dall’ Unesco. Abbiamo conosciuto l’orgoglio e la passione non solo dei coltivatori ma anche di chi desidera sviluppare il consumo di caffè di qualità superiore all’interno del paese.”
Per concludere senza altre anticipazioni si invitano gli interessati alla visione del film, gratuitamente pubblicato sul portale di Comunicaffè.
Invito aperto inoltre a chi volesse partecipare ai prossimi viaggi di esplorazione in compagnia de “il Mercante”. Ecco il contatto per commenti o informazioni : samaritanigiancarlo@gmail.com
Le piantagioni di cacao sono tra i responsabili della deforestazione nei Paesi produttori. Alliance Bioversity e l’International Center for Tropical Agriculture hanno istituito un premio per sostenere la biodiversità ed aiutare i farmer. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato sul quotidiano la Repubblica.
Il premio per sostenere la biodiversità del cacao
Per ogni barretta di cioccolato che rende quel momento della nostra vita più felice, contribuiamo – probabilmente senza saperlo – alla deforestazione di luoghi del nostro pianeta in cui la produzione di cacao è una parte rilevante dell’economia.
Costa d’Avorio e Ghana sono i maggiori produttori che insieme realizzano circa il 55% del cacao del mondo, a cui si aggiungono Indonesia e Brasile.Proprio in questi paesi, le piantagioni di cacao stanno sostituendosi alle foreste pluviali autoctone dove crescono, perché molti agricoltori abbattono foreste per far spazio a nuove coltivazioni, causando una riduzione della capacità delle foreste stesse di assorbire anidride carbonica, quindi alterando gli ecosistemi locali.
A confermarci quanto sta accadendo, Julian Ramirez, direttore del Climate Action di Alliance Bioversity e l’International Center for Tropical Agriculture (CIAT) – organizzazione che unisce le competenze dei suoi ricercatori ed esperti per affrontare le sfide globali legate all’agricoltura, alla biodiversità e alla sicurezza alimentare – durante la nostra visita al Cacao Lab di Roma.
“Il cacao nasce nelle foreste del Sudamerica, ha bisogno di quel clima per crescere, ma il cambiamento climatico sta alterando le condizioni e stanno diminuendo le aree dove produrlo, si stima circa il 20% in meno. Costa d’avorio e Ghana hanno alti livelli di deforestazione, che a sua volta ha un impatto importante sul cambiamento climatico, per questo dobbiamo fermare la deforestazione e lavorare col settore privato” racconta Ramirez a la Repubblica, illustrando la difficile situazione globale. Anzi glocale.
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Dal 2009 Alliance of Bioversity e CIAT hanno organizzato Cacao of Excellence, una piattaforma di ricerca che identifica e premia i produttori di cacao eccellenti, con un’attenzione particolare alla qualità superiore del cacao e alla varietà dei sapori, con l’obiettivo di promuovere sistemi agricoli resilienti, preservando le biodiversità e sostenendo le economie locali.
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NOVI LIGURE (Alessandria) – Grandi novità da Pernigotti in vista della prossima Pasqua. La storica azienda dolciaria di Novi Ligure (Alessandria), controllata da JP Morgan e Invitalia, ha infatti rinnovato graficamente il packagingdelle uova di cioccolato, ne ha ampliato l’assortimento con nuovi gusti e formati (da 150 a 400g) e ha anche organizzato un grande concorso a premi.
Il nuovo look è caratterizzato da colori vivaci e festosi, con un design iconico caratterizzato dal disegno di una grande “P” (quella del brand Pernigotti) tutta di cioccolato. La prima novità è l’uovo gianduia al gusto caramello, che si affianca alle tradizionali uova ai gusti gianduia classico, nocciolato (anche nelle versioni nero e bianco, con 100% di nocciole italiane), cremino, latte e fondente.
Il nuovo look delle uova di cioccolato Pernigotti
Acquistando queste uova, oltre scoprire tante sorprese (come i bicchierini da collezione di La Porcellana Bianca), è possibile partecipare al grande concorso a premi “Pernigotti ti regala la musica”, pensato per i giovani e per tutta la famiglia: all’interno di alcune uova sono infatti nascoste 100 Vivacard (del valore di 100 euro ciascuna), valide per l’acquisto di biglietti o abbonamenti disponibili su vivaticket.com per eventi di teatro, musica, arte, sport, opera e balletto, parchi e fiere.
In palio anche 100 speaker portatili e 100 cuffie JBL. Il regolamento completo è disponibile sul sito.
Altra grande novità di quest’anno, sono le nuovissime Uova Bimbo e Bimba a marchio Pernigotti. Tornano poi le collaborazioni speciali per le Uova Keith Haring al latte finissimo e fondente extra, con l’esclusivo incarto personalizzato da un’opera del famoso writer e pittore statunitense, e le Uova Thun x Teddy Friends con nuovi charm e portachiavi in metallo collezionabili dedicati all’iconico orsetto Teddy e ai suoi amici. Novità anche per gli ovetti di cioccolato (disponibili in sacchetti da 140g): arrivano sugli scaffali i nuovi ovetti al gusto caramello, che si affiancano a quelli ai gusti gianduia, cioccolato fondente e latte.
“Nella campagna di Pasqua, Pernigotti ha visto raddoppiare il fatturato nel corso degli ultimi due anni, riportando in breve tempo i volumi al periodo di nostro massimo splendore, il tutto grazie anche alla sinergia produttiva con Walcor“, ha dichiarato Gianluca Cazzulo, direttore commerciale di Pernigotti e Walcor. “Per la Pasqua 2025, abbiamo rivisitato in chiave più primaverile, dando enfasi alla festa e alla condivisione in famiglia, la linea grafica di tutte le nostre uova, a cui abbiamo abbinato un concorso con premi di oggettivo valore ispirati anch’essi alla condivisione, come la partecipazione ad eventi legati allo sport, alla musica e al teatro”.
Cazzulo continua: “Dobbiamo però fare i conti con un oggettivo scenario globale di mercato del cacao, che impone a tutta la filiera di aumentare i prezzi con l’evidente rischio di un calo dei consumi, ipotesi da contrastare con l’innovazione e la qualità che Pernigotti mette sempre al primo posto in ogni sua proposta”.
L‘infusione del tè è in grado di assorbire i contaminanti di piombo e cadmio, filtrandoli efficacemente: questo è il risultato di uno studio condotto dalla Northwestern University nell’Illinois. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Donna Moderna.
I benefici dell’infusione del tè
MILANO – Un recente studio condotto dalla Northwestern University nell’Illinois, ha rivelato che l’infusione del tè può ridurre la presenza di metalli pesanti nell’acqua potabile. La ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista ACS Food Science & Technology, ha dimostrato che il tè è in grado di assorbire piombo e cadmio, filtrando efficacemente questi contaminanti pericolosi.
I risultati della ricerca
Per condurre lo studio, il team di ricerca ha esplorato come diversi tipi di tè, bustine e metodi di infusione influenzino l’assorbimento dei metalli pesanti. Hanno creato soluzioni acquose con quantità note di piombo e altri metalli (cromo, rame, zinco e cadmio) e le hanno riscaldate a una temperatura appena inferiore al punto di ebollizione. I risultati hanno mostrato che l’infusione per cinque minuti può ridurre la concentrazione di ioni di piombo nell’acqua di circa il 15%.
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L’artista Luca Giannotti, agente di commercio di professione, ha creato 45 oggetti i realizzati con i fusti di alluminio del caffè illy e le stoffe pregiate dell’antica sartoria Gazzillo. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione La Nazione.
Le opere d’arte all’insegna del riciclo di Luca Giannotti
MILANO – Dagli scarti nascono le opere di Luca Giannotti, agente di commercio di professione, artista con i resti e gli oggetti destinati al macero per passione. Nascono così le lampade che sono state visibili fino il 23 dicembre presso il laboratorio Riciclassemblarte in vicolo dell’Arancio 1 (orario 10-13 e 15-20).
Si tratta di 45 oggetti realizzati con i fusti di alluminio del caffè illy e le stoffe pregiate dell’antica sartoria Gazzillo: raso, seta, lino, alpaca, cashmere, lana 450 grammi (quella che si utilizza per i cappotti su misura). “Mi piace ridare vita a vecchi oggetti, cambiare la loro destinazione. Lavoro con quel che capita” spiega Giannotti. Un’idea nata vent’anni fa, “quando eravamo sommersi dal cartone”.
È lì che Luca, oggi 56 anni, decide di costruirsi un divano di cartone, lampadari fatti con scarti di ferro e alluminio. Si arreda casa all’insegna del riciclo. Gli amici che vanno a cena a casa loro apprezzano i lavori, gli commissionano pezzi per loro.
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Luca Montagna con la materia prima tostata (foto concessa)
MILANO – Di recente Luca Montagna, titolare dell’Artcafé di Parma, è comparso su queste pagine in occasione del lancio della miscela nata dalla collaborazione con la start-up Nzatu e ora torna per descrivere la porzione monodose di specialty dedicata ai ristoranti, realizzata per rimediare al doppio problema di volumi bassi e freschezza della materia prima.
Montagna partiamo proprio dal contenitore
“Il flacone di alluminio è dotato di un tappo in grado di preservare in maniera straordinaria il caffè. Ci serviva un contenitore particolare per una dose da 16 grammi di caffè e certamente non poteva essere di plastica. In seguito a diverse mie ricerche svolte durante la pandemia, ho trovato un’azienda inglese e, una volta testato diversi campioni, abbiamo realizzato che proprio la bottiglietta faceva al caso nostro: ermetica, con chiusura a vite e una shelf life di qualche mese.
Ma perché proprio 16 grammi?
I flaconi di specialty (foto concessa)
“Insieme al mio braccio destro Vito Schiavo, trainer della nostra torrefazione, abbiamo provato innanzitutto a partire dal single dose con un macinacaffè Ceado, che prepara esattamente la quantità inserita nella campana, senza che si verifichi il fenomeno di ritenzione.
L’esigenza è nata dal fatto che, trattando moltissimi specialty, da diverse origini, mi sono dovuto porre la domanda: come faccio a sfruttarli in maniera migliore nei locali? I macinadosatori esposti nei bar solitamente, contengono dei caffè già vecchi rimasti esposti all’aria per parecchio tempo e il risultato finale rischia spesso di non rispecchiare il lavoro della nostra torrefazione a monte.
Quindi ci siamo chiesti: come garantire un prodotto fresco e differenziato? Abbiamo pensato al flacone, abbinato al grinder di Ceado. Tutto questo ci ha permesso di servire una tazzina migliore: per una materia prima di un certo livello, Arabica, con un prezzo più elevato, invece che usare la single dose e rischiare di estrarla male, abbiamo scelto il double shot così da ottenere due tazzine separate, oppure in double shot come sarebbe ideale con gli specialty.
In singola degustazione o meno, il caffè finale risulta buono.
L’esperienza che abbiamo pensato è arricchita da una carta degli specialty coffee, per cui ogni origine da noi acquistata è abbinata alla sua singola scheda tecnica contenente la provenienza, i processi di lavorazione e tostatura, i sentori organolettici, a disposizione del cliente che può scegliere cosa gli arriva al tavolo.
Parliamo di un servizio completo, un’ottima vetrina per qualsiasi ristorante e locale che voglia distinguersi con una tazzina specialty.
Le monorigini Artcafé (foto concessa)
Ora abbiamo iniziato a collaborare con dei ristoranti e pasticcerie che hanno la possibilità durante l’arco della giornata di far consumare una tazza di caffè con un po’ di tempo e spazio a disposizione. Presentare diversi specialty su un carrello apposito nei ristoranti, direttamente al tavolo a fine portata, dà la possibilità al cliente di scegliere non solo l’origine ma anche il metodo di estrazione preferito: chemex, V60, syphon, sono pronti per essere usati con un altro macinadosatore settato sul filtro. Resta lo stesso flacone, in doppia dose, ma con una tostatura differente.
È un ottimo modo di fare cultura dello specialty. Abbiamo la fortuna di essere già in contatto con diversi ristoranti che si sono mostrati ricettivi e hanno riscosso dei buoni riscontri, così come i coffee shop specializzati. Sono convinto che sia un discorso che toccherà più luoghi di ricezione in futuro.
Inoltre, il flacone si presta molto bene anche al food pairing: ad esempio abbiamo organizzato delle cene dedicate con un menù a base soltanto di caffè, dall’antipasto, sino al dolce, utilizzando per ogni portata uno specialty diverso.”
Oltre ai ristoranti potrebbe essere indirizzata al consumo domestico prosumer?
“Il consumatore più evoluto che ha la macchina per espresso in casa, potrebbe facilmente acquistare il flacone. Ad esempio lo uso a casa mia e lo offro anche ai miei ospiti e mi piace molto stare al tavolo con più persone e poter proporre loro cinque referenze diverse allo stesso tempo. Questo credo che sia un modo per confrontarsi e favorire lo scambio. E il contenitore poi è riutilizzabile una volta svuotato, basta sterilizzarlo e poi riempirlo di nuovo.
Per ora contiene solo monorigini, ma in futuro potrebbe essere la prossima fase inserire anche lo specialty in miscela, che secondo la mia visione di torrefattore è un’unione di gusti che mette maggiormente in gioco le nostre competenze di roasters.”
Dove si trova in vendita e a che prezzo?
Montagna: “La vendita al pubblico parte dai 7 euro per il Blue Mountain e arriva ai 4 euro per gli altri caffè – ne abbiamo attualmente una trentina a disposizione, che consiglierei di alternare per far assaggiare regolarmente una tazzina diversa al consumatore -. Li distribuiamo noi con Artcafé e prossimamente si troveranno anche sul sito online.”
MILANO – Expocacer – cooperativa del Cerrado Mineiro che fornisce un supporto diretto ai coltivatori e li aiuta nello stoccaggio, nella commercializzazione e nell’esportazione del loro caffè, guidandoli anche nei processi di sostenibilità e certificazione – si racconta attraverso le parole di Gláucio de Castro, presidente della Federazione dei coltivatori di caffè del Cerrado.
Un uomo che ha questo ruolo nel suo DNA, visto che suo padre ha partecipato alla creazione della cooperativa fin dai primi anni e ora sostiene lo stesso progetto che è cresciuto nel tempo.
Cerrado Mineiro (foto concessa)
Ma prima, una premessa importante per chiarire il rapporto tra Expocacer e la Federazione dei coltivatori di caffè del Cerrado: La Federazione è responsabile del rilascio della certificazione della Denominazione di Origine (DO) del caffè Cerrado Mineiro, istituita nel 2013. La Federazione si occupa di garantire la qualità, l’autenticità e la tracciabilità del caffè, allineando il prodotto della regione agli standard di qualità internazionali.
Expocacer lavora direttamente con i coltivatori, fornendo supporto logistico, facilitando certificazioni per la sostenibilità e le pratiche rigenerative, oltra ad essere un collegamento tra il verde e il mercato. Expocacer si occupa della parte operativa, aiutando i coltivatori a soddisfare i criteri richiesti per le certificazioni ed esportando il loro caffè a livello globale.
Queste due entità collaborano strettamente, ma le loro funzioni sono distinte: la Federazione stabilisce gli standard e protegge la DO, mentre Expocacer sostiene l’attuazione pratica di tali standard, in particolare attraverso iniziative di sostenibilità.
Gli ultimi risultati che hanno caratterizzato il Cerrado Mineiro
Nel 2024, la regione ha registrato un notevole aumento del 160% nella certificazione dell’origine del caffè, raggiungendo un totale di 300.500 sacchi certificati, rispetto al 2023. Questa crescita significativa è il risultato di misure strategiche attuate per migliorare il controllo dell’origine, la tracciabilità e i processi di certificazione, rafforzando al contempo il profilo del caffè della regione nel mercato globale.
Questi progressi includono la certificazione del caffè “bica corrida” subito dopo il raccolto, snellendo il processo di certificazione. Inoltre, solo i caffè che hanno ottenuto un punteggio superiore all’80 sono ora certificati, garantendo che solo la materia prima di qualità più elevata soddisfi i rigorosi standard della regione.
Il processo di tracciabilità è stato esteso oltre l’area delimitata, consentendo di seguire il verde anche quando viene stoccato fuori dalla regione. Infine, è stata implementata la consegna automatica dei certificati e dei rapporti di qualità agli acquirenti, migliorando la trasparenza, la fiducia nel prodotto e soddisfacendo i requisiti dei mercati internazionali.
Expocacer: dal 1993 a oggi, come è cambiato il mercato del caffè del Cerrado Mineiro?
“Abbiamo iniziato il nostro lavoro nel 1993, 31 anni fa, come associazione. Ora abbiamo 6 cooperative e 6 associazioni sotto di noi. Solo in un secondo momento siamo diventati una cooperativa: l’Associazione rappresenta i produttori da un punto di vista politico, per rispondere alle esigenze ambientali e lavorative; con le cooperative, inoltre, possiamo avere anche dei magazzini in cui stoccare il caffè dei nostri agricoltori, che poi possono vendere attraverso di noi.
Nel 1993 abbiamo fatto la scelta di valorizzare il nostro caffè – il primo concorso è stato nel 1991 con illycaffè – che sappiamo essere di alta qualità: nei vari concorsi la nostra materia prima, il Cerrado Mineiro, si è distinta più volte.
Ci siamo quindi posti l’obiettivo di farne la nostra identità: nel 2005 abbiamo ottenuto la prima prova che potesse attestare la diversità del nostro prodotto, unico per qualità e sapori. Abbiamo voluto dargli una denominazione d’origine, nel 2013, per il desiderio di mostrarlo come un marchio nelle confezioni che vendiamo in tutto il mondo.
I sacchi di caffè (foto concessa)
Nel 2022 abbiamo contato 1 milione di sacchi di questo caffè ed esportiamo in più di 30 Paesi”.
Quali sono i principali mercati di riferimento per Expocacer e dove vorreste rafforzarvi?
“Il Paese più importante per noi in termini di esportazioni è l’Europa, Italia e Germania sono i più significativi, ma poi vendiamo anche in Giappone e negli Stati Uniti: quest’ultimo è il mercato che vorremmo penetrare maggiormente. Stiamo cercando di migliorare e ampliare le opportunità di business verso questo Paese”.
Da quanto tempo e perché avete creato un’unità dedicata agli specialty coffee e quanto rappresenta in termini di volume rispetto al totale del caffè che trattate?
“Abbiamo avviato il primo concorso nel Cerrado Mineiro nel 2012: la prima volta abbiamo deciso di elevare la qualità della materia prima tra i produttori, che hanno trovato il modo di fare del loro meglio e, a riprova di questo cambio di passo, quest’anno abbiamo contato 5147 coltivatori che si sono proposti per i concorsi.
Lo sguardo verso le specialità è dovuto al nostro interesse per la continua ricerca di un caffè di qualità sempre più elevata: competere con questi caffè dà molta buona visibilità al Cerrado Mineiro.
Parlando di numeri: abbiamo una media di 6 milioni di sacchi all’anno, una percentuale di esportazione del 70% e una media del 40-60% di caffè con punteggio dagli 80 in su per tutto il verde prodotto – esportato e venduto internamente -.
Il 15% del caffè che ha ottenuto un punteggio superiore ad 80 proviene da micro e nanolotti altamente valutati”.
Expocacer distingue tra caffè classico, caffè industriale e caffè speciale: può spiegare la differenza tra queste categorie?
“Quasi tutti i caffè del Cerrado Mineiro si collocano nella fascia tra gli 80 e gli 84 punti: stiamo certamente parlando di un caffè già molto buono, che possiamo definire classico. Lo specialty supera naturalmente questa soglia e deve andare oltre gli 86 per essere considerato tale. Il caffè industriale, invece, è quello che presenta molti difetti ed è solitamente destinato al consumo interno.”
Quali certificazioni rilascia Expocacer e in che modo rappresentano una soluzione sia per i coltivatori che per gli importatori?
“Oggi ci sono tantissime certificazioni ed è un problema per i produttori perché sono legati alla decisione di qualcuno che viene dall’esterno nelle loro piantagioni per controllare ogni aspetto della produzione e del processo: non è facile per un agricoltore affrontare questo.
Con Expocacer abbiamo creato una Federazione che lavora insieme per creare conoscenza intorno al Cerrado Mineiro. Stiamo cercando di formulare un unico protocollo che possa racchiudere le diverse certificazioni, il che può facilitare le cose ai produttori: tuttavia, non è un metodo immediatamente comprensibile dagli importatori. Abbiamo iniziato a spingere sulla comunicazione quest’anno e forse nel 2025 avremo i primi risultati.
Expocacer garantisce le principali certificazioni, ma le stiamo mettendo tutte – tranne il Biologico – sotto un unico protocollo che abbiamo studiato e approvato.”
Quanti soci ha la vostra cooperativa e, di questi, quanti sono i grandi e quanti i piccoli agricoltori?
“Attualmente le nostre cooperative contano 7000 famiglie. Il 20% di queste è di grandi dimensioni – nell’ordine dei 5000 ettari coltivati a caffè – e il 50% è di piccole dimensioni – circa 15 ettari e oltre -. Mentre il restante 30% è costituito da agricoltori di medie dimensioni. Trattiamo maggiormente con i piccoli agricoltori e questo ci dà molto più lavoro, perché è più facile gestire grandi volumi”.
Qual è il valore aggiunto di far parte di Expocacer per il farmer?
“Avere accesso al mercato: le cooperative si occupano di trovare gli sbocchi giusti per un prodotto di alta qualità. Essere membri di Expocacer dà anche la possibilità di migliorare la propria materia prima o di riconoscere che si coltiva già un caffè speciale e quindi essere più competitivi sul mercato.”
Come si diventa membri di Expocacer?
“E’ necessario essere produttori nel Cerrado Mineiro di Arabica, rispettando le condizioni di lavoro di sostenibilità sociale e ambientale che abbiamo stabilito e che vogliamo siano garantite attraverso continui controlli. Poi si può entrare in contatto con gli uffici delle cooperative che si dedicano ai nuovi ingressi: a loro si può consegnare la domanda per diventare un nuovo socio e avviare così la procedura per verificare se si soddisfano i nostri standard.
L’adesione a Expocacer è totalmente gratuita”.
EUDR: Expocacer è all’avanguardia su questo tema. Ci parli delle strategie già in atto e di quelle che svilupperete per affrontare questa sfida?
“In Brasile non abbiamo particolari problemi con il caffè rispetto alla normativa: già coltiviamo e siamo strutturati per esportare caffè che non disbosca, il che ci permette quindi di essere preparati a questa sfida”.
Quali altri obiettivi si pone Expocacer nei prossimi anni?
“Continuare a collaborare tra di noi e con le aziende, così come abbiamo fatto finora con illycaffè. Vorremmo creare nuovi hub a Londra, in Corea, negli Stati Uniti e aumentare ulteriormente la qualità del nostro caffè per raggiungere tutti i mercati con questa forte identità.
Per quanto riguarda la minaccia del cambiamento climatico – che quindi mette l’Arabica più a rischio rispetto alla Robusta – stiamo lavorando molto su nuovi sistemi di irrigazione, sulla coltivazione di semi in grado resistere a temperature diverse e quindi di migliorare le condizioni del suolo, che sarà più ricco di acqua. Nel Cerrado Mineiro stiamo anche cercando di procedere con l’agricoltura rigenerativa: la prima azienda agricola di questo tipo è proprio nella nostra regione.”
MILANO – Tecnologia italiana e tedesca per quello che si preannuncia sin d’ora come il più grande stabilimento net-zero per la trasformazione del caffè del sud-est asiatico: lunedì 10 marzo ha avuto luogo, nella zona industriale di Buon Ma Thuot – capoluogo della provincia del Dak Lak, massima area di produzione del Vietnam – la cerimonia di inizio dei lavori per la costruzione della fabbrica Trung Nguyen Legend “Energy Coffee Factory”, che sorgerà su un’area di 50 mila metri quadrati, per un investimento di un’ottantina di milioni di dollari.
Trung Nguyen Legend è il più importante marchio del caffè vietnamita: esporta in un centinaio di paesi e territori, compresi: Usa, Ue, Canada, Russia, Cina, Giappone e paesi Asean.
Presesente alla cerimonia anche la direttrice esecutiva dell’Ico Vanúsia Nogueira, ospite del 9° Buon Ma Thuot Coffee Festival, in corso in questi giorni.
La costruzione avverrà in due fasi. La fabbrica utilizzerà le più avanzate tecnologie italiane e tedesche – fa sapere l’azienda – sarà ad alta efficienza energetica, ecosostenibile e conforme agli standard Net Zero.
Il progetto prevede una densità di costruzione massima del 60%, con oltre il 20% destinato a verde. L’edificio presenterà tratti architettonici propri della civiltà ottomana, romana e Zen, fusi con elementi culturali autoctoni.
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RIMINI –Italian Exhibition Group (IEG) annuncia le nuove date di SIGEP World per il 2026. Il salone internazionale di gelateria, pasticceria e cioccolato, panificazione, caffè e pizza si terrà in fiera a Rimini dal 16 al 20 gennaio, dal venerdì al martedì. SIGEP World conferma così il suo ruolo di primo grande appuntamento dell’anno per il settore foodservice, punto di riferimento per trend e innovazione.
SIGEP World: annunciata l’anticipazione per l’edizione 2026
Infatti, in linea con l’anticipazione di un mese annunciata dal Gulfood di Dubai per l’edizione 2026 – dettata dalle esigenze del Ramadan – anche SIGEP World ha scelto di rivedere il proprio calendario.
Con un duplice obiettivo: da un lato, evitare sovrapposizioni con altri eventi internazionali, offrendo agli espositori una gestione più sostenibile degli appuntamenti fieristici; dall’altro, massimizzare le opportunità di business garantendo un afflusso ottimale di visitatori sia nazionali, sia internazionali.
Si tratta dunque di un adeguamento strategico che conferma l’attenzione di IEG, per tutti i suoi prodotti, alle dinamiche globali del settore.
Anche nel 2026, in un territorio tradizionalmente vocato all’innovazione e ai temi dell’ospitalità qual è Rimini, SIGEP World offrirà una panoramica completa, dai prodotti, ingredienti e servizi alle attrezzature, arredi, soluzioni di packaging e tecnologie.
Le aziende metteranno in mostra e presenteranno il futuro dell’industry ai buyers in arrivo da tutto il mondo, mentre i maggiori protagonisti globali dei comparti rappresentati all’interno della manifestazione offriranno momenti esclusivi – convegni, campionati, dimostrazioni e via enumerando – che accenderanno i riflettori sulle tendenze future e sui gusti ancora inesplorati.
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