venerdì 14 Novembre 2025
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Parigi: chiude l’ultimo Hard Rock Café della città

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Hard Rock Cafe parigi
Il lo

La fine di Hard Rock Café a Parigi

PARIGI – Finisce in Francia l’era dell’Hard Rock Cafè. Ha chiuso i battenti a Parigi l’ultimo locale nel Paese dell’omonima catena di ristoranti americana. “Siamo spiacenti di informarvi che siamo chiusi. Ringraziamo voi e la città di Parigi che ci ha sempre accolto con calore ed entusiasmo”, recita un cartello in francese e inglese posto davanti all’esercizio in Boulevard Montmartre, nel cuore della capitale.

La direzione dell’Hard Rock Cafè di Parigi non è stata in grado di fornire informazioni sui motivi della chiusura nè sul numero dei dipendenti impiegati, stimato da alcuni media francesi intorno alle 90 unità.

Il locale parigino, aperto nel 1991 e situato sui Grand Boulevards, proponeva circa 200 pezzi originali di artisti: strumenti musicali, abiti di scena, autografi di musicisti e persino documenti personali appartenuti a leggende del rock come Elvis Presley ed Eric Clapton.

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Il caffè di qualità nel fine dining esiste? La risposta giunge dalla masterclass di Cafè El Mundo

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fine dining cafè el mundo
Lo chef in fase di preparazione (foto concessa)

MARNATE (Varese) – Nel cuore di Cafè El Mundo si continua a fare divulgazione sul caffè di qualità, facendolo innanzitutto uscire dalla sua zona di comfort, la tazzina al bar, e inserendolo nel contesto del fine dining. Con questo obiettivo si è svolta la masterclass su caffè e fine dining studiata dall’head chef e fondatore di Deg Ristorante (in via Gioacchino Rossini 29, Busto Arsizio) Stefano De Gregorio, insieme ad Ambrogio Ferraro, founder del locale Bar is the name (in viale Giuseppe Borri 29, Busto Arsizio).

Con questi due professionisti ospiti di Cafè El Mundo, si è tentato di rispondere all’annosa domanda: il caffè nella ristorazione di alto livello – e non per forza soltanto quella stellata – è possibile?

Una prima ipotesi risolutiva arriva anche solo nel guardarsi attorno durante l’evento, conoscendo i partecipanti alla masterclass: la maggior parte infatti arriva proprio dai ristoranti (il Soul e il Koinè di Legnano, La Forneria Metropolitana di Milano e Il Moro di Monza). Una platea che rappresenta un altro segnale forte del fatto che l’interesse c’è, anche tra i giovanissimi (colpisce infatti la lungimiranza di una titolare che ha invitato a seguire con lei la lezione due ragazzi suoi dipendenti, che si sono a loro volta dimostrati molto curiosi rispetto a questa potenziale evoluzione del mercato).

A fare gli onori di casa alla masterclass sul fine dining, ovviamente la Presidente di Cafè El Mundo, Annalisa Cantadori: “Questo non è un corso, ma un’esperienza”

Alessandro Giammatteo e Annalisa Cantadori (foto concessa)

E continua: “Il caffè non può più essere un prodotto dato per scontato, ma uno che dà grandi soddisfazioni prima ancora che grossi volumi. Rappresenta l’opportunità di aggiungere quel qualcosa in più di interessante sia sul piano della remuneratività, sia rispetto allo storytelling.”

Alessandro Giammatteo, la guida della masterclass di fine dining

Alessandro Giammatteo, consulente specializzato nel caffè, introduce i presenti al discorso di filiera dietro la tazzina: si parla di varietà, altitudine, processi di lavorazione, tecniche di assaggio e di estrazione. Il parallelo con l’universo del vino viene menzionato diverse volte, ma anche con la birra artigianale e l’olio.

Giammatteo poi afferma, un po’ provocatoriamente: “Eppure il caffè nel fine dining non esiste” – per poi coinvolgere tutti nella discussione. Alcuni confermano che la situazione è piuttosto drammatica, altri, come lo stesso Chef Deg raccontano una ristorazione in movimento: “Nel nostro campo si ha a che fare con tante tipologie di cliente.

Tra queste, esiste una nicchia di curiosi, che vuole vivere un’esperienza. Il plus della ristorazione rispetto al caffè, è che gode di tempi dilatati rispetto al bar. Poi certo, è necessario trovare anche dei collaboratori che sposano la tua stessa causa, perché altrimenti, non si riesce a trasmettere il valore di questa proposta al cliente finale.”

“Quindi sì, il caffè nel fine dining si sta rivalutando, c’è spazio, ma costa fatica”.

Ferraro racconta la ricetta (foto concessa)

Anche Ambrogio Ferraro si unisce al dibattito: ” Nella formulazione di una drink list con il caffè ci sono tanti fattori da considerare. La prima è la quantità di caffeina, perché è anche la cosa principale che di solito preoccupa il consumatore. Scegliere quindi Arabica e diverse estrazioni dall’espresso, è una strategia possibile. Come lo è lavorare sulle tipologie e consistenze del caffè”.

Annalisa Cantadori: “Inserire il caffè nel fine dining è un processo lungo, una trasformazione graduale”

Ma senza dubbio possibile: la dimostrazione si tocca con mano durante la stessa masterclass che inizia con una degustazione di due blend in espresso, uno più legato al gusto tradizionale (85% Arabica e 15% Robusta, composto da Perù, Ethiopia, Honduras, India, Brasile, Sumatra e Vietnam) e l’altro più inconsueto (100% Arabica, Brasile, Colombia, Nicaragua ed Etiopia). Double shot diviso in single per l’assaggio: durante l’assaggio entrambe le opzioni vengono apprezzate e le note aromatiche più spiccate vengono comprese da tutti. Missione compiuta.

Ma ancora deve arrivare il momento vero e proprio di pairing: si sentono già i profumi delle ricette ideate dallo chef

Esempio di fine dining e caffè (foto concessa)

Tutte accompagnate da caffè di prima categoria: il primo, un Etiopia Yirgacheffe, coltivato a 1900 metri di altitudine, lavato e con una fermentazione di 16 ore (sfruttato per realizzare la salsa di accompagnamento nel piatto); il secondo, un Kenya varietà SL14 – SL28, cresciuto a un’altitudine di 2100 metri, poi lavato e fermentato per 48 ore (in questo caso inserito nel pasto come polvere macinata con i capperi, oltre che in caffè filtro in accompagnamento al piatto).

Alla seconda portata, si inserisce l’offerta creativa di Ambrogio Ferraro, che propone lo stesso cocktail in versione alcolica e analcolica – seguendo esattamente la stessa filosofia che propone nel suo locale – interessante perché sposa non solo la mixology al cold brew, ma il caffè – Santos di Cafè El Mundo – al tè Oolong . All’aspetto, una spuma posizionata in superficie, ricorda molto il cappuccino.

Particolarità: l’uso come bevanda vegetale, quella a base di soia, perché si abbina meglio ad altri ingredienti della pietanza.

Ed ecco il menù nel dettaglio di fine dining al caffè

Cavolfiore alla brace, “Bagna Càuda”, limone capperi ed essenza in polvere di caffè (Ethiopia Yirgacheffe lavato). Brulée di capesante, dashi, gin al caffè e misticanza. Tiramisù di vitello: Girello di vitello alla brace, salsa tonnata al mascarpone, polvere di capperi, capperi puntina, fondo bruno e polvere di caffè con filtro in abbinamento

E, dulcis in fundo, croccantino di tiramisù.

Il cocktail realizzato a base caffè (foto concessa)

Il drink invece, era così composto: Tanqueray 10, Soda Santos con foglie acero, milk washed latte di soia, spuma di caffè santos recuperata dall’estrazione.

Un’esperienza culinaria che ha convinto tutti, anche i palati non abituati ai sapori più distanti dalla tradizione italiana dell’espresso. Abbinamento promosso a pieni voti, una prova concreta che nel fine dining il caffè può giocare un ruolo da protagonista. Cafè El Mundo, è stata la cucina di eccezione in cui mettere in scena il filo conduttore tra alta ristorazione e ottimo caffè: la ricerca e la cura della qualità in tutti gli aspetti di un’offerta premium.

Davide Cobelli sullo specialty coffee: “Un’immagine di facciata per molte aziende: il futuro della qualità dipende da un impegno collettivo”

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Specialty Coffee Washing cobelli
Specialty Coffee Washing (immagine concessa)

Davide Cobelli, torrefattore, formatore, giudice di gara e grande comunicatore della bevanda, torna su queste pagine con una riflessione sul caffè specialty, un’etichetta troppo spesso usata e sfruttata, secondo l’esperto, da alcune aziende per ripulirsi dalla nomea di commerciale. Leggiamo di seguito l’opinione di Davide Cobelli.

Specialty Coffee Washing: poca sostanza e trasparenza nell’industria

di Davide Cobelli

MILANO – Il mondo del caffè specialty anche in Italia è in fermento, ormai da oltre un decennio. Da un lato, una crescente consapevolezza dei consumatori premia la qualità e la sostenibilità nelle sue sfaccettature. Dall’altro, alcune aziende più o meno grandi sfruttano l’etichetta specialty (o l’immagine che lo Specialty produce) per ripulirsi dal commerciale, senza reali prodotti o pratiche che abbiano cura del caffè o del prossimo. Un fenomeno che possiamo definire Specialty Coffee Washing, un parallelismo inquietante con il greenwashing.

Parto dal settore della sostenibilità, il greenwashing indica la pratica di aziende che si presentano come ecologiche senza adottare misure concrete.

Allo stesso modo, il termine Specialty Coffee Washing si manifesta quando alcuni marchi di ogni dimensione utilizzano la parola “specialty” per i loro prodotti, senza rispettare gli standard di qualità e sostenibilità che esso implica, ovvero definendosi tostatori “specialty” avendo solamente uno o due prodotti di questa fascia, mentre tutto il resto del listino è di prodotti di inferiore qualità, questo basta a volte per trarre in inganno il consumatore che pensa che il torrefattore in generale venda caffè specialty.

davide cobelli sca coffee value assessment
Davide Cobelli (immagine concessa)

Questi marchi spesso acquistano:

  • Prevalentemente caffè di minore qualità: Ignorando le rigorose selezioni dei chicchi, la tracciabilità e le micro-lavorazioni tipiche dello specialty.
  • Caffè che sfruttano manodopera a basso costo: Trascurando i principi del commercio equo a vantaggio dei contadini.
  • Prodotti che utilizzano pratiche agricole intensive: A discapito della biodiversità e dell’ambiente.
  • Caffè che poi comunicano in modo ingannevole: Mettendo uno o due prodotti civetta (Specialty) e poi cercando di vendere caffè generici e non tracciabili a prezzi molto bassi.

Inoltre:

  • Fanno leva sull’ignoranza del consumatore: In italia il mercato del caffè Specialty è ancora poco conosciuto e questo permette a certe aziende di insinuarsi con una comunicazione non trasparente
  • Usano volutamente un packaging artigianale: troviamo splendidi esempi di sacchetti da 250g di carta (solo esternamente, in realtà un triplice accoppiato), etichette stampate con l’intendo di sembrare artigiani.
  • Una comunicazione che ammicca all’artigianalità: girano video in cui si vedono tostare in tostatrici piccole. Poi basta girare l’inquadratura per vedere che sono in stabilimenti industriali in cui sono stoccati big bags e montagne di sacchi di caffè generici.
  • Vendono a prezzi impossibili: in virtù del fatto che in realtà di Specialty ne hanno solo un paio di sacchi su centinaia stoccati, usano pratiche di vendita impossibili da mantenere se davvero fosse uno specialty, vendendo l’80% dei prodotti che sono singoli paesi, di diverse aree mescolati tra loro (i famosi Brasile Santos, Colombia Supremo, Guatemala SHB, ecc.)
  • Vendono utilitarie mascherate da auto di lusso: questo paragone mi viene facile, prendere un caffè di bassa qualità senza una tracciabilità e mascherarlo come ho scritto sopra, è un po’ come un Marchio di Automobili che produce Super cars, con la scocca fatta di pellicola di alluminio e il motore di uno Scooter, a posto del sedile una bella sedia di paglia.

“Specialty Coffee Wishing”: un desiderio autentico di qualità e sostenibilità

In contrasto con il washing, il Specialty Coffee Wishing rappresenta un impegno autentico verso la qualità e la sostenibilità. Proprio come nella sostenibilità, dove il Wishing rappresenta un desiderio di un futuro responsabile che si trasforma in azioni concrete.

I veri produttori e torrefattori di specialty coffee:

  • Selezionano chicchi di alta qualità: Curando ogni fase, dalla coltivazione alla tostatura.
  • Sostengono il commercio equo: Garantendo condizioni di lavoro dignitose e prezzi equi ai produttori, pagando il caffè più del commerciale.
  • Adottano pratiche agricole sostenibili: Proteggendo l’ambiente e la biodiversità, sostenendo la filiera anche economicamente a livello locale.
  • Promuovono la trasparenza: Fornendo informazioni chiare sulla provenienza e la lavorazione del caffè e tutte le caratteristiche estrinseche.

Oltre l’etichetta: un consumo consapevole

Il Specialty Coffee Wishing si traduce in un prodotto di alta qualità, ma anche in un impatto positivo sull’ambiente e sulle comunità di coltivatori.

Per contrastare il washing, i consumatori devono imparare a:

  • Informarsi: Approfondire la conoscenza del caffè specialty e dei suoi standard.
  • Scegliere con cura: Preferire piccoli produttori e torrefazioni che si impegnano per la sostenibilità.
  • Leggere bene le etichette: Verificare la provenienza, la tracciabilità e le certificazioni.
  • Valutare bene il torrefattore quando acquistano on line: spesso, quando un torrefattore offre solo alcuni prodotti speciali, lo fa solo per facciata.
  • Sostenere il commercio equo, ma anche la qualità: Acquistare caffè con certificazioni di commercio equo non è sempre sinonimo di qualità, soprattutto a supermercato. Il mercato equo a volte si focalizza solo sulla sostenibilità, senza un reale impegno alla qualità.

Il futuro del caffè specialty dipende da un impegno collettivo. Contrastiamo il “washing” e sosteniamo il “wishing”, per un caffè di qualità, sostenibile e giusto per tutti”.

                                                                                                              Davide Cobelli

Mercati: secondo Marex i fondi potrebbero liquidare parte delle loro posizioni speculative nei prossimi mesi facendo scendere i prezzi

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Chicchi di caffè tostato (credits: Alexa from Pixabay)

MILANO – I rincari nel dettaglio e nel fuori casa potrebbero incidere sui consumi, specialmente nei mercati più sensibili ai prezzi, mentre l’aggressiva offensiva commerciale di Donald Trump sta ingenerando caos e incertezze nel mercato Usa, il secondo al mondo dopo quello dei 27 paesi dell’Unione Europea. Sullo sfondo, una situazione ancora incerta sul fronte della produzione, che genera una forte tensione speculativa sui mercati a termine. Quest’ultima potrebbe però allentarsi, almeno in parte, nei prossimi mesi.

Queste alcune delle considerazioni emerse, in questi ultimi giorni, dall’intenso dibattito in corso tra gli addetti ai lavori sulle prospettive del mercato del caffè, alimentato dai dati e dalle previsioni più recenti degli analisti e dell’industria.

Tra le stime più citate in quest’ultima settimana, quella di Marex Spectron

L’influente broker britannico prevede, per l’annata in corso, una produzione di 170,7 milioni di sacchi, a fronte di consumi per 170,5 milioni.

La produzione crescerà, nel 2025/26, a 172 milioni, grazie soprattutto alla ripresa attesa in Vietnam, dove il raccolto raggiungerà i 29,8 milioni: 2,2 milioni in più, rispetto al 2024/25.

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Esselunga e A2A, il progetto di riciclo delle capsule esauste: “Nei test riciclate 2,8 tonn”

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Il raccoglitore di capsule usate (immagine concessa)

MILANO – Esselunga insieme ad Amsa e A2A, ha presentato presentato il progetto di riciclo delle capsule di caffè esauste rivolto al consumatore finale che vuole affidarsi ad un sistema strutturato per poter conferire i suoi rifiuti e poter contare sul loro corretto riciclo e smaltimento. Per approfondire i meccanismi dietro questa iniziativa, rispondono i protagonisti: Esselunga e A2A.

Quali sono i numeri positivi raccolti dal primo periodo di test avviato nel 2023? Quante capsule sono state riciclate, quante di alluminio e quante di plastica

“Il progetto, unico nel suo genere in quanto rivolto alla raccolta di capsule esauste di caffè sia in plastica che in alluminio, di qualsiasi marca e sistema, a prescindere dal luogo di acquisto del prodotto, è partito a settembre 2023 in test in 4 punti vendita della città di Milano, in collaborazione con a2a.

Durante la fase di test sono state riciclate 2,8 tonnellate di capsule – pari a circa 215.000 capsule – l’80% delle quali di alluminio e il 20% in plastica.”

Come sono stati scelti i 22 supermercati a Milano? Ci sono stati criteri particolari (di dimensione, di quartiere, per i trasporti)?

“Dopo il test, si è deciso di estendere il servizio a tutti i negozi della catena Esselunga presenti a Milano e da fine novembre 2024 è possibile conferire le capsule nei 22 supermercati Esselunga della città.”

L’attività di raccolta infatti può essere effettuata solo previo accordo con le Amministrazioni Locali.”

In cosa consistono questi sacchetti che facilitano la distinzione tra i diversi materiali?

“All’Assistenza Clienti dei negozi Esselunga di Milano i clienti possono ritirare i sacchetti da utilizzare nella raccolta delle capsule esauste, differenziati per colore per facilitare la separazione dei materiali già in fase di raccolta: gialli per la plastica e rossi per l’alluminio.

I sacchetti vanno poi depositati negli appositi contenitori presenti in negozio, che hanno aperture differenziate per materiale e contraddistinte dallo stesso colore del sacchetto.

Il cliente può comunque utilizzare anche altri sacchetti in suo possesso. Nel servizio offerto non devono essere conferite le capsule compostabili, che per loro natura vanno smaltite nell’umido.”

Una volta ritirati, come viene separato il caffè residuo dai rispettivi involucri (alluminio e plastica) e dove si trovano i centri di trattamenti di A2A e in che modo questo sistema facilita le operazioni di smaltimento e recupero?

“Le capsule raccolte vengono inviate all’impianto di trattamento A2A di Cernusco sul Naviglio (MI) dove vengono sottoposte a un processo di separazione. Qui, la parte compostabile, ovvero il caffè esausto contenuto all’interno delle capsule, viene separata dalle componenti in plastica o alluminio per essere successivamente trasformata nell’impianto del Gruppo di Giussago-Lacchiarella in biometano, fonte di energia rinnovabile, e compost, un fertilizzante naturale utile per l’agricoltura e il verde urbano.

Le componenti in plastica e alluminio delle capsule vengono inviate a impianti di recupero dedicati. Attraverso questo processo, i materiali vengono trasformati in nuove materie prime, pronte per essere reimpiegate nella produzione industriale.”

È un progetto che si pone quali obiettivi in termini di numeri nel prossimo periodo?

“Il progetto ha l’obiettivo di incentivare la raccolta delle capsule di caffè esauste, ad oggi smaltite nei rifiuti indifferenziati, consentendo la separazione di tutti i materiali recuperabili (plastica, alluminio e caffè), rendendoli riciclabili e riutilizzabili per un futuro progetto di economia circolare e agevolando il cittadino nel conferimento delle capsule, che può consegnare quando va a fare la spesa.”

È previsto anche un ampliamento dei punti di raccolta Esselunga e anche fuori da Milano?

“La volontà di Esselunga è estendere il servizio a tutti i punti vendita della catena, nei comuni in cui è presente, compatibilmente con le disponibilità e gli accordi con le Amministrazioni Locali.”

Agata Segafredo, Essse Caffè: “La qualità e la reputazione costruita nel tempo sono i veri fattori che premiano”

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Il logo Essse Caffè

Agata Segafredo, communications manager & coffee supply manager di Essse Caffè, racconta le origini nel mondo dell’espresso, il segreto del successo dell’azienda e il ruolo delle donne nell’industria. Leggiamo di seguito un estratto dell’intervista di Carlotta Tenneriello per il portale d’informazione TgCom24.

Agata, la tua passione per il caffè è nel dna: rappresenti, infatti, la quarta generazione dell’azienda di famiglia…

“Assolutamente sì. La nostra famiglia è legata al caffè da oltre un secolo: il nostro cognome ha dato origine anche a quella che oggi è l’azienda Segafredo Zanetti. Negli anni ’70, mio padre Francesco Segafredo si trovò a dover prendere molto giovane decisioni cruciali per l’azienda di famiglia, che fu poi ceduta nel ’77 alla famiglia Zanetti.

Ma il suo sogno nel mondo del caffè non si fermò: nel 1979 fondò Essse Caffè, con una filosofia chiara e distintiva. Io sono nata qualche anno dopo e quindi fin da bambina sono stata circondata dall’aroma del caffè tostato, dai sacchi di juta pieni di chicchi e da un immaginario affascinante che mi ha sempre accompagnata”.

Parliamo di Essse Caffè: qual è il segreto del vostro successo?

“Le tre “S” che ci definiscono: scienza, sapienza e specializzazione, il cuore della nostra filosofia. Sono i pilastri su cui abbiamo costruito la nostra identità e che ci permettono di garantire una qualità superiore. Nel nostro settore, spesso frammentato e imprevedibile, la qualità e la reputazione costruita nel tempo, sono il vero fattore premiante più di qualsiasi strategia di marketing.

È un valore che abbiamo nel dna: il mio bisnonno, Gaspare Segafredo, negli anni ’30 preferì chiudere la torrefazione piuttosto che scendere a compromessi sulla qualità, a causa dei dazi imposti dal regime. Fu riaperta nei primi anni del dopoguerra da mio nonno, Giampiero Segafredo, solo dopo essere stato in grado di garantire nuovamente la qualità da sempre offerta. Questa stessa filosofia guida ancora oggi ogni nostra scelta”.

In azienda ricopri un ruolo apicale, talvolta per le donne non è facile farsi accettare.

“È vero, anche se fortunatamente le cose stanno cambiando. L’Italia ha ancora del terreno da recuperare rispetto ad altri Paesi, ma oggi vediamo sempre più donne in posizioni di leadership nel settore della torrefazione e non solo. Le capacità ci sono sempre state, ma per lungo tempo mancavano le opportunità. Oggi, invece, il panorama si sta evolvendo e molte donne dimostrano ogni giorno di poter guidare con successo aziende di alto livello“.

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Olam Group venderà una quota del 44,58% della divisione Olam Agri a SALIC per 1,64 miliardi. Ma per ofi non cambia nulla

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Il logo Olam

MILANO – Rispetto alla notizia data della cessione da parte di Olam Group (qui in inglese) di una quota del 44,58% di Olam Agri a SALIC per 1,78 miliardi di dollari (1,64 miliardi di euro) Alessandro Mazzocco, General Manager olam food ingredients (ofi, è una divisione operativa separata da Olam Agri) ha voluto aggiungere una spiegazione su questa operazione.

Alessandro Mazzocco: “In merito alla cessione di Olam Agri credo sia meglio fare chiarezza.”

“Il Gruppo Olam venderà una quota del 44,58% di Olam Agri a SALIC per circa 1,78 miliardi di dollari, 1,64 miliardi di euro

Al termine di tre anni dal completamento della vendita, Olam Group venderà la sua quota rimanente del 19,99% in Olam Agri a SALIC. Per tutti i dettagli, vedere l’annuncio: Proposed sale of Olam Group’s remaining 64.57% stake in Olam Agri to SALIC.

“Olam Agri” è uno delle tre divisioni operative create all’inizio del 2020 in seguito all’annuncio della riorganizzazione di Olam Group per sbloccare e massimizzare il suo valore a lungo termine. “Olam Agri” è operante nei mangimi e fibre, cereali, cotone, riso, mangimi per animali, legno, oli commestibili e gomma.

Invece ofi (olam food ingredients) è una divisione operativa separata da Olam Agri

Dunque ofi continua a concentrarsi sulla sua strategia attuale, lavorando con comunità agricole in tutto il mondo per coltivare, reperire e lavorare il cacao, caffè, latticini, noci e spezie per marchi e produttori alimentari.

Olam Group continua a detenere il 100% di ofi. In Italia, ofi è attiva nel caffè verde, caffè solubile, cacao, spezie e noci.“

Victoria Arduino presenta il nuovo Experience Lab al MICE di Melbourne, 20-21/03

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Mikael Jasin, barista campione del mondo 2024 e Victoria Arduino global ambassador (immagine concessa)

MELBOURNE – In occasione di MICE (Melbourne International Coffee Expo), Victoria Arduino, marchio italiano leader nella produzione di macchine professionali per caffè espresso dal design distintivo e dalle elevate performance, ti aspetta a Melbourne nel suo Experience Lab per una serie di interessanti eventi fuorisalone insieme a Mikael Jasin, Barista Campione del mondo 2024 e Victoria Arduino Global Ambassador.

Dal 20 al 21 marzo l’Experience Lab di Victoria Arduino (Melbourne Suite 1-380 City Road Southbank VIC 3006) ospiterà una serie di eventi per offrire a catene, torrefattori e baristi la possibilità di incontrare Mikael Jasin e scoprire nuove tendenze e soluzioni per far crescere il proprio business.

“Il caffè è in grado di trasformare momenti quotidiani in esperienze profonde nella mia vita, e in un certo senso, ha cambiato la mia vita. Per questo, mi piace trasmettere questo cambiamento anche ad altre persone,” ha detto Mikael Jasin. “Penso che Victoria Arduino sia il partner giusto per farlo. Come dice il detto, se vuoi vedere il cambiamento, sii tu il cambiamento. Questo è ciò che mi ispira, ed è anche ciò che ispira Victoria Arduino in termini di tecnologia, performance e design”.

Obiettivo dell’Experience Lab Victoria Arduino è, infatti, offrire uno spazio esperienziale dove vivere e scoprire tutte le novità del brand e regalare occasioni di confronto e crescita attraverso una serie di eventi creati per ispirare e far crescere il business di chi vi partecipa.

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Gli eventi (immagine concessa)

Questo il calendario degli eventi:

Giovedì 20 marzo – Experience Lab Victoria Arduino, Melbourne (37 Cecil Street – Cnr City Road – Southbank 3006)

  • 09:30 am | Lecture “Building a Successful Café/Brand” by Mikael Jasin
    Un viaggio tra strategie vincenti per trasformare un café in un brand riconoscibile e sostenibile. Un’occasione unica per chi vuole ridefinire il futuro del proprio business.
    Prenota il tuo posto [qui]
  • 13:00 – 15:00 | Meet & Greet con Mikael Jasin
    Un’opportunità esclusiva per incontrare il campione del mondo, scambiare idee e lasciarsi ispirare.
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  • 16:00 – 18:00 | Victoria Arduino Happy Hour
    Scopri come il caffè può accompagnarti in ogni momento della giornata, dall’alba all’aperitivo, grazie alle rivoluzionarie tecnologie Victoria Arduino che combinano qualità, performance e sostenibilità. Una serata dedicata all’innovazione, tra degustazioni e cocktail unici a base di caffè.
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Venerdì 21 marzo – Experience Lab Victoria Arduino, Melbourne (37 Cecil Street – Cnr City Road – Southbank 3006)

  • 09:30 am | Masterclass sull’estrazione perfetta con Mikael Jasin
    Mikael Jasin svelerà i segreti per ottenere il massimo dai flavours con Black Eagle Maverick e  PureBrew+, la macchina per caffè espresso e il single brewer sviluppati per massimizzare la qualità in tazza e offrire un’esperienza unica al cliente.
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  • 11:30 | Seminario sul caffè verde “”Il prezzo del caffè verde e come investire nell’agricoltura può aiutare a ridurre la volatilità del mercato” a cura di SUCAFINA, la società multinazionale specializzata nel commercio del caffè. Dopo il seminario è prevista una sessione Q&A per confrontarsi sul tema.
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  • 13:00 – 15:00 | Meet & Greet con Mikael Jasin
    Un’opportunità esclusiva per incontrare il campione del mondo, scambiare idee e lasciarsi ispirare.
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  • 16:00 – 18:00 | Victoria Arduino Happy Hour
    Scopri come il caffè può accompagnarti in ogni momento della giornata, dall’alba all’aperitivo, grazie alle rivoluzionarie tecnologie Victoria Arduino che combinano qualità, performance e sostenibilità. Una serata dedicata all’innovazione, tra degustazioni e cocktail unici a base di caffè.
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Logistica: il boom del mercato globale sfiorerà i 6 mila miliardi $ entro il 2030 mentre l’Italia tocca già i 117,8 miliardi

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Andrea Franceschelli, vicepresidente e direttore generale di Due Torri (immagine concessa)

MILANO – L’evoluzione del mercato logistico globale negli ultimi anni ha evidenziato un settore in rapida crescita e in continua trasformazione, con un focus sempre maggiore sull’innovazione tecnologica, sull’efficienza operativa e sull’espansione strategica nei mercati emergenti. Secondo i dati recentemente diffusi da Horizon-Grand View Research e dalla panoramica che analizza andamento e tendenze del mercato della logistica globale è possibile infatti evincere un’espansione univoca che caratterizza le diverse potenze mondiali.

Le previsioni nel mercato della logistica

Volendo dare uno sguardo insieme infatti nel 2024 il mercato globale della logistica ha registrato un fatturato di 3.931,8 miliardi di dollari e si prevede che raggiungerà i 5.951 miliardi entro il 2030, con un tasso di crescita annuale composto del 7,2% tra il 2025 e il 2030 e un complessivo +51%.

Guardando più nel dettaglio, e volendo stabilire una graduatoria dei paesi più virtuosi da questo punto di vista, contrariamente alla tendenza degli anni precedenti che vedeva gli USA in testa, l’area Asia-Pacifico s’impone come il mercato in più rapida crescita. I numeri parlano chiaro, si pensi che nel 2024 in termini di fatturato, la regione ha rappresentato il 35,1% con 1380,3 miliardi di dollari. Sorprenderà probabilmente meno il secondo posto del Nord America, che dal canto suo s’impone con un fatturato di 936,9 miliardi, costituendo il 23,8% del mercato logistico globale.

Mentre dall’altro lato dell’oceano si consolida la posizione dell’Europa che detiene la terza più grande fetta di mercato (19,9%) e con un fatturato di 782,8 miliardi di dollari. E l’Italia? Anche la Penisola, nel suo piccolo, fa registrare un balzo in avanti, guardando al futuro in maniera sempre più propositiva e meticolosa, attenzionando oltre agli investimenti in innovazione anche le tematiche ESG.

 Analizzando più da vicino il mercato della logistica italiana, gli ultimi dati dell’Osservatorio Contract Logistics Gino Marchet” del Politecnico di Milano evidenziano un fatturato di 117,8 miliardi di euro per il settore del trasporto merci e della logistica, con una crescita nominale dell’1,7%.

Un dato che certamente conferma il ruolo strategico della logistica nell’economia nazionale, ma allo stesso tempo sottolinea la necessità di migliorare le performance nei prossimi anni. Un esempio significativo di questa dinamica è rappresentato appunto da Due Torri Spa, l’azienda del Gruppo Franceschelli, attiva nella logistica integrata e proprietaria di Pallet Network One Express Spa e More Value srl.

Nel 2024, anno del suo 50° anniversario, Due Torri Spa ha registrato una crescita notevole sia in termini di fatturato sia di occupazione: il giro d’affari ha raggiunto i 21,3 milioni di euro, segnando un aumento del 16% rispetto al 2023. Inoltre, ha rafforzato la sua presenza nel Nord Italia con l’apertura di due nuove strutture, una sede a Torrevecchia Pia (PV) e un nuovo magazzino in provincia di Verona. Queste espansioni, realizzate in soli 6 mesi, hanno portato a un incremento del 10% delle superfici operative e a una crescita del 14% della forza lavoro, che oggi conta 70 dipendenti.

“Questa tendenza rende il settore in cui operiamo, oltre che la nostra azienda, una realtà in forte crescita; eppure noi di Due Torri non vogliamo perdere di vista il lato umano della logistica. Crediamo fermamente che il successo aziendale derivi anche dall’ascolto e dalla valorizzazione delle idee del nostro team, che trova continuo stimolo in un contesto dinamico e in costante evoluzione. La combinazione di esperienza, innovazione e attenzione al capitale umano è ciò che contribuisce a rendere Due Torri non solo un’azienda in crescita, ma anche un punto di riferimento nel settore logistico, capace di coniugare progresso tecnologico e centralità delle persone” conclude Andrea Franceschelli.

Horeca: a Bari la pausa più cara con 9,3€ Trento a 6,8 per espresso e panino, Terni con 3,5 è la città più economica

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umberto zola sumup natale pausa pranzo
Umberto Zola, responsabile online sales EU di SumUp (immagine concessa)

MILANO – In Italia sono gli abitanti di Terni a spendere meno per un panino e un caffè: nella provincia umbra, infatti, nel 2024 la spesa media in pausa pranzo è di 3,5€. Per trovare i pranzi più cari, invece, bisogna guardare all’estremo Nord dello Stivale: a Trento, infatti, panino e caffè costano mediamente 6,8€.

Raccontata spesso come una delle città più care d’Italia, Venezia è inaspettatamente la città con il prezzo minimo più basso (2,7€) e anche l’unica in cui il costo medio di panino e caffè è diminuito dal 2023 al 2024: -3,3%. Andando a Sud, invece, il valore della pausa pranzo cresce: se Bari fa registrare il prezzo massimo più alto (9,3€), a Napoli nel 2024 panino e caffè hanno visto l’incremento di prezzi più significativo: ad aumentare, infatti, è stato il costo medio (+14,1%) e anche il costo massimo (+27,5%).

 Sono alcuni dei dati che emergono dall’Osservatorio Pausa Pranzo di SumUp, fintech attiva nel settore dei pagamenti digitali con soluzioni innovative per business di ogni dimensione, che ha analizzato il costo medio di un panino e un caffè in venti fra le principali città italiane nel 2023 e nel 2024 a partire dalle rilevazioni dei prezzi di beni e servizi di largo consumo dei Mise[1].

“Il prezzo di un panino e un caffè al bar o al ristorante, una delle opzioni più comuni per la pausa pranzo in orario d’ufficio, è aumentato in quasi tutte le città analizzate, con le sole eccezioni di Venezia e Palermo, ma nella maggior parte dei casi si è trattato di aumenti contenuti – dichiara Umberto Zola, Responsabile Online Sales EU di SumUp -. Il settore Horeca è tra quelli dove nell’ultimo anno sono anche cresciuti di più i pagamenti senza contanti, con una crescita significativa proprio nella fascia oraria della pausa pranzo, ed è calato lo scontrino medio cashless,  segno che i consumatori sono sempre più a loro agio a pagare senza contanti anche le piccole spese come il panino o il caffè”.

È Napoli la città italiana in cui panino e caffè sono aumentati di più

Tra 2023 e 2024 partecipare al rito del caffè napoletano è diventato sempre più caro: da un anno all’altro, infatti, il capoluogo campano ha visto un incremento del costo medio del caffè del +10,5%, il più alto d’Italia.  Stesso trend per quanto riguarda il panino al bar, che nel 2023 si assestava su un prezzo medio di circa 3€, mentre nel 2024 è salito a 3,4€ facendo registrare un aumento del +15,4%. Nel 2024 in tutte e venti le città italiane analizzate da SumUp il prezzo del caffè è cresciuto rispetto all’anno precedente: quella con l’incremento minore, però, è Palermo (+0,8%), dove è diminuito anche il costo medio del panino (-0,3%). Resta Venezia, però, la città in cui il sandwich al bar ha visto la maggiore riduzione di prezzi nel 2024: -5%.

La crescita dei pagamenti cashless nei bar e ristoranti

Nel 2024 fare colazione al bar, pranzare e cenare al ristorante sono attività che si pagano sempre di più con la carta. Questi settori, infatti, hanno fatto registrare nel 2024 alcuni degli aumenti più rilevanti di transazioni cashless: crescita del +35,1% nei bar e del +27,8% in caffè e ristoranti. Una buona parte delle transazioni con carta giornaliere si svolge proprio fra le 12.00 e le 14.00, durante la pausa pranzo: il 15% nei bar e il 18% nei ristoranti; in entrambi i settori con una crescita media pari a circa il +35%. Per il settore horeca dotarsi delle migliori soluzioni per dare la possibilità di pagare con carta, è fondamentale sia in ottica di sostenibilità del proprio business, per rispondere alle nuove abitudini di pagamento dei clienti, sia per adeguarsi alle recenti novità normative.

Tra le novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2025, infatti, c’è l’articolo 9 che dispone, a partire dal 1 gennaio 2026, l’obbligo di collegamento tra i terminali POS e i registratori di cassa telematici, per garantire la trasmissione automatica all’Agenzia delle Entrate delle informazioni relative ai pagamenti elettronici giornalieri. Una misura che riguarda tutti i commercianti, professionisti e imprese che utilizzano strumenti di pagamento elettronico e che sono tenuti a emettere scontrini fiscali, a prescindere dal codice ateco.

L’ecosistema completo di soluzioni SumUp soddisfa già i requisiti stabiliti dalla Legge di Bilancio 2025 con strumenti che permettono ai merchant di ricevere pagamenti velocemente e gestire le attività in maniera integrata. I POS mobili sono progettati per integrarsi con i registratori di cassa, in modo che ogni transazione elettronica venga automaticamente trasmessa all’Agenzia delle Entrate in linea con la nuova normativa.

Tra i registratori di cassa, invece, ci sono SumUp Cassa Pro, cassa digitale che consente l’accettazione di tutti i pagamenti ed è una soluzione ideale per la ristorazione perché consente di gestire le comande e i tavoli, oltre che di accedere ai dati relativi alle vendite e alle performance dei prodotti per migliorare la gestione delle merci in magazzino, e SumUp Cassa Lite, registratore di cassa digitale semplice e intuitivo abbinato a una stampante fiscale, pensato per aiutare esercizi più piccoli e meno complessi, come un bar o un piccolo negozio, a ottimizzare con facilità la gestione del proprio punto vendita. In futuro, inoltre, SumUp sta lavorando per implementare le soluzioni di fiscalizzazione cloud utili ai merchant per tenere sotto controllo la contabilità dall’app, nel rispetto delle disposizioni di legge vigenti.

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Note

[1] Rilevazioni dei beni e servizi di largo consumo – Osservatorio Prezzi e Tariffe Mise

L’analisi dell’Osservatorio Pausa Pranzo di SumUp è stata realizzata rielaborando i dati delle Rilevazioni mensili – beni e servizi di largo consumo dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe del Mise. I dati provengono da un confronto tra i prezzi rilevati a dicembre 2024 (ultimi dati disponibili) con i prezzi registrati nello stesso mese del 2023 nelle categorie “panino al bar” e “caffè espresso al bar” nei capoluoghi di regione italiani per cui sono disponibili i dati. In alternativa, in rappresentanza della regione è stato selezionato il capoluogo di provincia più popoloso. In particolare è stata considerata, per ognuna delle categorie esaminate, prezzo massimo, prezzo minimo, prezzo medio a dicembre 2024 e a dicembre 2023 e la variazione di prezzo tra i due periodi considerati.

La scheda sintetica di SumUp

SumUp è l’azienda leader a livello mondiale nel settore della tecnologia finanziaria, con  l’obiettivo di democratizzare il settore dei pagamenti digitali per i piccoli commercianti. Fondata nel 2012, SumUp è il partner finanziario di oltre 4 milioni di esercenti in 36 mercati nel mondo, aiutandoli ad avviare, gestire e far crescere la loro attività. Attraverso la sua Super App, SumUp offre ai commercianti un conto e una carta aziendale gratuiti, un negozio online e una soluzione di fatturazione, oltre a pagamenti di persona e a distanza perfettamente integrati con i terminali per carte e i registratori di cassa SumUp.

Con l’intento di valorizzare il proprio successo per rendere il mondo un posto migliore, SumUp si è impegnata a donare l’1% del proprio fatturato a sostegno di cause ambientali e supporta progetti educativi e imprenditoriali a livello globale. Nel 2023 la società è stata riconosciuta come Top Global Employer per la comunità LGBTQ+ dallo Stonewall Workplace Equality Index.