mercoledì 10 Aprile 2024
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XMaurizio Rosazza Prin, lo chef che riscrive e dipinge la cucina italiana

Fare cucina di questi tempi, significa anche saperla comunicare efficacemente sotto la pressione delle telecamere dei reality show: uno dei protagonisti delle scorse edizioni di Masterchef si racconta. Ecco la visione dei fornelli di Maurizio Rosazza Prin

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MILANO – A condividere un caffè con i lettori, il secondo classificato nella seconda edizione di MasterChef Italia, Maurizio Rosazza Prin. Anche creatore di Chissenefood, contenitore di ricette, idee e racconti seguendo il principio dell’osare e sperimentare. Una filosofia che poi è anche quella di vita dello chef, che si è posto tra i suoi obiettivi, quello di trasmettere il lato divertente della cucina alle persone. La televisione lo ha visto anche come protagonista dei programmi “Colpodicucina” su Fine Living e “Football’s Kitchen” su Gambero Rosso. Inoltre, fa fatto da testimonial per Mc Donald’s e ha collaborato con diversi brand. Ha anche partecipato a MasterChef All Stars. Insomma, un volto piuttosto noto e legato ad altrettanti celebri marchi.

Maurizio Rosazza Prin: com’è arrivato dal copywriting alla cucina?

“Un giorno d’estate, quando avevo 7 anni, mia mamma era indaffarata con il lavoro e con la complicità di mia sorella ho fatto la prima pasta al tonno. Eravamo piccoli e inesperti e abbiamo scolato l’acqua nel bidet perché non arrivavamo al lavello. Presi sia una sgridata che dei complimenti. Da quel momento capii che sapevo fare una cosa bene, nel senso che mi veniva facile e incameravo informazioni ovunque. E allora ho approfondito. Come ho fatto con la pittura e con la scrittura.

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Il resto non mi viene così bene: ad esempio sono sempre stato negato negli sport. Poi sono cresciuto ma le mie passioni non sono cambiate: la scrittura diventò il mio lavoro, la pittura la mia ossessione e la cucina una forma di espressione. Lavoravo in una grande agenzia pubblicitaria e dopo una anno di grandi risultati non mi pagarono un bonus e allora decisi di prendermi una vacanza: era Masterchef.”

Si trova meglio a esprimersi col coltello, la penna o il pennello?

“Son i miei strumenti, il mio kit interiore, per cui non ho preferenze: mi servono tutte per potermi esprimere,e come tali non li giudico, non li scelgo. Piuttosto li uso, punto. Mi sembra di viaggiare veloce, danzare, volore quando scrivo-cucino-dipingo. Non sono hobby piacevoli e basta, ma sono strumenti per poter mettere in scena quello che ho dentro. Non mi rilassano. Mi connettono con il gesto, con il mondo e mi permettono di comunicare facendo provare emozioni diverse. Ho fatto piangere con un quadro. Ho fatto commuovere con un paio di frasi. Ho fatto emozionare con un bemolle di gusto.”

Perché Maurizio Rosazza Prin ama definirsi “Cuoco con la Q”? 

“Ci sono i cuochi che stanno nei ristoranti, si impegnano tanto e lavorano tutti i giorni nelle cucine. Quelli sono cuochi veri, che hanno scelto un mestiere duro e rispettabile: fare da mangiare.

Io sono anomalo, vivo di espedienti leganti alla cucina, cucino in tv, o nei social o per eventi. E quindi mi piace pensare di essere qualcosa di diverso, una mutazione dovuta alle circostanze e ai tempi e mai mi paragonerei con in professionisti che vivono tutti giorni cucinando. Anche se poi in cucina sono molto preciso, rigoroso e ho la sindrome del cuoco ratauille ma poi la mia vita è fatta di molte cose diverse e non solo di fornelli.”

Cosa ne pensa della “spettacolarizzazione” della cucina in televisione?

Risponde Maurizio Rosazza Prin: “Penso che in un’epoca buia fatta di reality basati sul gossip e sul nulla, un po’ di cucina abbia invece contribuito a portare nelle case un briciolo di cultura. Mi piace, ma non mi piace l’ansia da prestazione che a volte questi programmi creano nella vita di tutti giorni. Sembra che tutti debbano sapere impiattare, fare piatti originali, stupire. Ma la cucina è rispetto per la materia, per le stagioni, per quello che si ha nel frigo, e non bisogna aver paura di sbagliare, altrimenti chissenefood.

Il resto è solo show, null’altro.”

Maurizio Rosazza Prin, è più tipo da tè o da caffè?

Caffè, espresso. In tutte le sue tonalità. Lo amo e mi fa battere il cuore un po’ bradipo. E’ la prima cosa che faccio alla mattina. Il té lo amo alla sera con il mio amico cinese Bing, con cui condivido il rito del té mentre facciamo 4 chiacchere e ne sorseggiamo di buonissimi.”

Il suo ingrediente preferito è la casualità: come la mette nei suoi piatti?

“Casualità diventa ispirazione, poi ragione, poi gusto. Mi piace saperla surfare in ogni campo. Ma ci vuole tecnica per surfure un’onda, non solo improvvisazione.”

Cosa sta dietro la filosofia del “Chissenefood” di Maurizio Rosazza Prin?

“Voglia di divertirmi, di divertire, di non prendermi troppo sul serio e di parlare di cucina in un altra maniera. Per questo è nata questa filosofia. Per dire alle persone: divertitevi in cucina. Provate.  E è nato tutto: sono nati i video con cui posso esprimermi parlando di cucina in maniera insolita.”

Quanto è importante viaggiare e conoscere altre culture nel suo mestiere?

“Il mio mestiere è vivere, e il viaggio è battito di cuore, occhi che si impregnano, ricordi che s’imprimono.  Devo aggiungere altro?”

Lei sembra uno che ama sperimentare: le piacerebbe partecipare a una degustazione di specialty coffee?

“Certo perché no! “

Ha mai pensato di aprire un suo ristorante?

“Sempre, tutti i giorni. Per ora mi dedicherò ad una startup del cibo, ma non posso dirvi ancora nulla: magari ne parleremo fra un po’.”

Maurzio Rosazza Prin, farebbe attenzione al caffè servito a fine pasto nel suo locale?

“Farei attenzione a tutto. I dettagli sono la mia ossessione. Sono una vergine ascendente vergine. Vorrei che il caffè sia giusto, tazzina calda, lunghezza perfetta. Buonissimo. Anche perché sarei il primo mio cliente!”

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