sabato 13 Aprile 2024
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Macchiavelli: “L’eccellenza del nostro personale è il primo investimento”

Macchiavelli: "È importante ricordarsi sempre da dove si è partiti, e per questo noi teniamo care e vive le nostre tradizioni. Al contempo, consideriamo il passato come un ponte per arrivare il futuro"

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BOLOGNA – Ultimo appuntamento dedicato a Macchiavelli, realtà bolognese specializzata nella realizzazione di capsule compatibili per i principali sistemi in uso. Scopriamo assieme a Davide Macchiavelli, amministratore unico, come funziona la produzione aziendale e quanto conta il valore della tradizione. Per rileggere la quarta puntata, andate a questo link.

Macchiavelli, avete mai pensato di produrre macchine per usare le capsule?

“Abbiamo fatto delle prove su dei sistemi proprietari, ma è una direzione che ancora non ci convince. Anche perché questi sistemi vanno valutati considerando l’intero modello di vendita: non si tratta solo di creare la macchina, ma di metter sul mercato il nuovo modello di business che soddisfa le esigenze ed i gusti del consumatore.”

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Nella sua cucina, che capsule usa?

Macchiavelli: “Uso quelle che facciamo noi – ride – riempite con del buon caffè. Che è questione di gusti. Io amo quello con molta Robusta e l’Arabica mi piace meno, nonostante sia più pregiata.”

Come funziona la produzione delle capsule a livello di fabbrica?

“La nostra organizzazione si basa su turni continuativi ed è legata a procedure aziendali consolidate, strutturate all’insegna della massima efficienza. Un sistema dove la ricerca della qualità è presente in qualsiasi attività e momento della produzione, per dare continuità alle attività sia di giorno che di notte. Ciò che facciamo da anni è proprio di diffondere la cultura della qualità a tutti i nostri dipendenti: dal magazziniere all’uomo delle pulizie.

Questo è il modo per riuscire a realizzare un prodotto sicuro: l’eccellenza del nostro personale per noi è primario ed è lì che noi investiamo, non a caso si definiscono
“risorse”. Le macchine e i muri si acquistano, “la differenza la fanno sempre le persone”.

Anche l’occhio infine vuole la sua parte: viviamo in un mondo dove l’estetica è importante, in Italia in misura speciale. Il design è quindi entrato in ogni processo e anche le macchine automatiche stanno diventando sempre più belle. E siccome noi siamo italiani e siamo bravi nel food e nel design, unire queste peculiarità diventa naturale. Per questo, abbiamo investito nello sviluppo della nostra sede anche sotto a questo aspetto: lavorare in un bel contesto produttivo aiuta infatti l’efficienza ed il benessere delle persone.

Chiaramente tutto questo vale anche per i nostri prodotti, “una capsula bella risulterà certamente più attraente al consumatore”. Tutti noi gustiamo anche con gli occhi, non soltanto con il palato.”

Un’intera sezione del vostro sito è dedicata al “lavoro con noi”: significa che come Macchiavelli continuate a crescere

“Sì. L’anno scorso abbiamo assunto 12 persone in più. Cerchiamo in particolare profili tecnici. Noi siamo a Bologna, dove ha sede il distretto del packaging e dell’automazione, un tessuto dinamico che ci porta a contenderci i tecnici tra le varie aziende. Devo dire che l’Emilia-Romagna è ancora un’isola felice sotto il profilo dell’occupazione e negli anni si è fortemente rinnovata nell’ambito meccanico. A Bologna negli anni ’70 producevamo tutti i possibili motori per motociclette, da Ducati a Morini a Minarelli: era un mondo incredibile.

Siamo riusciti a convertire questa esperienza nelle macchine automatiche: ci sono tre colossi, Ima, Coesia e Marchesini, che sono in grandissima espansione in tutto il mondo. E, nel nostro piccolo, ci siamo anche noi. Ci sono tante aziende in crescita che hanno investito in innovazione che, come sempre, è la chiave per affrontare le sfide del futuro.”

La Macchiavelli nasce nel 1972 per produrre accessori per biciclette: ne fate ancora?

“Non più. All’epoca eravamo una microazienda e producevamo accessori soprattutto nel mondo del bambino: parafanghi, carter, manopole e così via. Eravamo diventati importanti nell’accessoristica, perché creavamo oggetti sempre nuovi e belli. Questo, ci ha dato la mentalità necessaria per aprirci ad altri settori.

Anche allora lavoravamo per realizzare prodotti proprietari innovativi, brevettando un nuovo parafango per city bike chiamato Vivo, disegnato da Gianni Bortolotti, tra i primi 10 industrial designer al mondo, anche lui bolognese. Il parafango Vivo era già completo di luci a led, con un accumulatore interno che permetteva di mantenere le luci di restare accese anche con la bicicletta ferma, diversamente dai sistemi a dinamo classici. Inoltre, avevamo già progettato una dinamo ad induzione elettromagnetica, eliminando di fatto
l’attrito nella pedalata.

Anche allora, nonostante una struttura e risorse inferiori, era già radicata in noi la volontà di non accontentarci per raggiungere l’eccellenza.

Da un grande passato a un grande futuro

È importante ricordarsi sempre da dove si è partiti, e per questo noi teniamo care e vive le nostre tradizioni. Al contempo, consideriamo il passato come un ponte per arrivare il futuro. Oggi, come cinquant’anni fa, quello che ci ha permesso di primeggiare è stata la ricerca dell’innovazione. Le sfide del presente sono però molto diverse da quelle del passato: il mondo è in continuo divenire, c’è molta più competizione ed è necessario essere efficienti ed affidabili ma soprattutto saper anticipare quelli che saranno i trend e le tecnologie del futuro. Sono però convinto che la cultura aziendale che abbiamo adottato ci consentirà di primeggiare sul mercato del caffè, e non solo.”

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