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Locali storici italiani: la Fipe mette in allerta sul rischio di plagio all’estero

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MILANO – Dal sito ufficiale Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, un nuovo allarme che stavolta riguarda i locali storici italiani. Degli spazi che sono quasi delle istituzioni da difendere contro le copie trasportate all’estero.

Locali storici italiani a rischio di plagio

“Il fenomeno dell’italian sounding sta dilagando in mezzo mondo e ormai non è più confinato ai soli prodotti alimentari. Si stanno moltiplicando infatti i casi di plagio ai danni di locali ed esercizi storici italiani e in particolare fiorentini. Con imprenditori stranieri che aprono nei loro paesi bar, ristoranti e pasticcerie uguali in tutto e per tutto, loghi compresi, a quelli presenti nelle nostre principali città.

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È giunto il momento che il governo faccia sentire la sua voce

E che diventi un argine contro questo che è un vero e proprio furto di una proprietà intellettuale, oltre che di un’eccellenza nostrana. Non dimentichiamoci che la ristorazione è un settore che vale 85 miliardi di euro. Non possiamo permetterci che i brand italiani vengano utilizzati impropriamente all’estero”.

Così Aldo Cursano, vicepresidente Fipe e presidente della Federazione italiana dei pubblici esercizi in Toscana

“Nelle ultime settimane – prosegue Cursano – abbiamo scoperto che in Corea hanno aperto un locale che si chiama “pasticceria Giorgio”, uguale in tutto e per tutto, tranne per la qualità dei prodotti, a uno storico esercizio fiorentino. Stessa cosa è accaduta con il ristorante “Il Santo Bevitore”. Il cui marchio è stato copiato da Tokyo a New York per ben 5 volte.

Un attacco in piena regola al mondo della ristorazione, che va fermato sul nascere

E per questo è necessario un lavoro di squadra. Come Fipe siamo pronti a dare una mano agli imprenditori italiani a scoprire altri casi di plagio ai loro danni e utilizzare al meglio il sistema delle Camere di Commercio come sedi degli arbitrati e mediazioni internazionali. Parallelamente, è indispensabile impiegare nel migliore dei modi l’Istituto per il commercio estero (Ice) al fine di salvaguardare il nostro patrimonio di locali storici italiani.

Dall’altro lato è essenziale che il governo intervenga a livello di diplomazia presso la comunità europea. Non possiamo farci rubare una delle ultime eccellenze che ci rimane”.

 

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