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IL PUNTO – L’impennata degli arabica può far crescere la domanda di caffè robusta

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MILANO – Se la forte ripresa degli arabica proseguirà e si consoliderà, molti torrefattori potrebbero modificare le loro miscele aumentando la parte di caffè robusta. E contribuendo così a elevare anche le quotazioni della varietà meno nobile, peraltro già in consistente recupero.

L’ipotesi – sostenuta dagli esperti di Rababank, nel loro ultimo report – è accreditata anche da altri addetti ai lavori, come Kona Haque della londinese Macquarie.

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“La volatilità è stata talmente elevata, in questi ultimi anni, che i torrefattori hanno sviluppato una certa flessibilità e sono in grado, in una qualche misura, di variare la composizione delle miscele adeguandosi alle fluttuazioni dei prezzi della materia prima” sostiene la Haque, in un’intervista al Wall Street Journal.

Non tutti, però, condividono questa tesi.

“I torrefattori seri non aumenteranno certo l’uso di caffè robusta, a causa dei prezzi degli arabica in ripresa” ha dichiarato allo stesso quotidiano Rachel Hamburger, ceo di Portofino Coffee, uno dei più importanti competitor israeliani. Se i prezzi degli arabica dovessero rincarare ancora, aggiunge, vedremo semmai di ridurre gli acquisti di caffè lavati colombiani, a favore di più economiche origini centro americane.

I rialzi registrati anche sul fronte dei robusta hanno portato intanto a un parziale intensificarsi delle vendite dei produttori vietnamiti, che hanno sin qui commercializzato (stima Volcafe) appena il 35-40% del raccolto 2013/14. Ma il ritmo rimane lento, perlomeno se confrontato a quello dell’anno scorso, quando alla stessa ora era stato venduto il 53% del raccolto.

Da inizio mese a oggi, i prezzi interni sono cresciuti del 15% circa, risalendo a 38.500 dong/kg questa settimana. Una rivalutazione rilevante, che i produttori non reputano tuttavia sufficiente per ricominciare a vendere massicciamente.

A man pours robusta coffee beans into a basket before roasting at Giang Lo Duc coffee shop in Hanoi

“I prezzi attuali sono grosso modo a metà del range degli ultimi 2-3 anni” osserva Volcafe “per questo riteniamo che la commercializzazione, dopo il recupero dai minimi, proseguirà comunque in modo ordinato”.

La “notevole disciplina” dimostrata dai vietnamiti nell’immettere nel mercato il nuovo raccolto, in modo da non deprimere troppo i prezzi, viene sottolineata anche dalla Haque, che osserva come la capacità di controllare e centellinare le vendite abbia contribuito non poco al “pauroso assottigliarsi” delle scorte certificate Liffe, ridotte ormai a poco più di 400.000 sacchi.

Intanto si profila all’orizzonte un’ulteriore variabile, che potrebbe contribuire a sostenere i prezzi dei robusta.

Si tratta del ritorno del fenomeno El Niño, che secondo i meteorologi è destinato a raggiungere il picco della sua azione proprio nel corso del 2014. Tra le conseguenze di questa anomalia climatica rientrano normalmente condizioni di forte siccità in Asia, che potrebbero incidere, in particolar modo, sul raccolto dell’Indonesia.

Tornando in Vietnam, la provincia di Dak Nong, negli Altipiani centrali, annuncia che investirà 40 miliardi di dong (circa 1,4 milioni di euro) nel rinnovo e nell’espansione delle aree coltivate a caffè, nell’intento di portarle a un totale di 110.000 ettari, contro gli attuali 98.000.

Il piano punta inoltre ad aumentare la produttività da 2,3 a 2,6 tonn per ettaro. A tale scopo, le autorità locali metteranno a disposizione materiale genetico e tecnologie. È previsto, inoltre, il miglioramento dei sistemi di irrigazione e il potenziamento delle strutture per il magazzinaggio e la lavorazione del caffè.

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