giovedì 28 Marzo 2024
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Il libro sull’Harry’s bar presentato nella storica sede di Firenze

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FIRENZE – Quanti Harry’s Bar (nella FOTO sopra l’insegna sorica) ci sono nel mondo? E perché quello di Firenze può definirsi l’unico legittimo discendente dall’originale di Venezia? Qual è la storia dei principali cocktail, e della cultura dell’American bar in Italia?

A queste e a molte altre domande risponde il nuovo libro sulla storia dell’Harry’s Bar di Firenze, che è stato presentato nella storica sede sul Lungarno Amerigo Vespucci.

Il testo, arricchito dalla prefazione del direttore d’orchestra indiano Zubin Mehta, partendo dalla storia di coloro che hanno creato l’Harry’s Bar di Firenze, va poi ad incrociare la storia di altri famosi locali fiorentini e non solo.

Il racconto si focalizza sul locale del Lungarno che ha incantato generazioni di stranieri e connazionali, che l’hanno frequentato nei suoi sessantatrè anni di storia.

Si parla dei grandi alberghi internazionali, del contesto dei più noti American bar italiani, della rinascita e della moda dell’aperitivo alla fine degli anni ’80, fino all’odierno happy hour e alla musica Lounge.

Tutto questo per scoprire come il famoso locale fiorentino abbia attraversato indenne mode e rivoluzioni, rimanendo fedele ad una tradizione e ad una qualità che ne hanno fatto un locale di grande successo fin dalla sua nascita.

Un libro che ha l’ambizione di diventare un utile strumento di conoscenza di una parte di storia raccontata in maniera così documentata, nonché una piacevole lettura per gli amanti del buon vivere.

Inoltre, nel contesto settoriale, una testimonianza che rimescola le carte su alcune circostanze date per certe: si offre una versione alternativa all’origine di cocktail come il Negroni ed il Bellini e si afferma, in maniera documentata, che l’Harry’s fiorentino sia l’unico vero discendente dall’originale veneziano e che l’Harry’s parigino, nato nel 1911, non sia affatto l’Harry’s originale.

Questa la storia, ricca di aneddoti e interessanti curiosità. Spesso “sussurrate”.

Ma cos’è oggi Harry’s Bar Firenze con la proprietà della Famiglia Bechi e sotto la guida del direttore Roberto Focardi che è anche coautore del volume?

L’ambiente è sempre accogliente, elegante, discreto. Un mito, dal 1953. Non ancora tramontato, e sempre vivo tra i fiorentini.

Imprenditori che ancora pranzano sempre allo stesso tavolo, famiglie che si riuniscono la domenica, ma anche giovani che tra le eleganti boiseries del piano superiore festeggiano fino a notte fonda le nozze in mezzo agli amici, tra le note del piano bar e i cocktail del bar manager Thomas Martini, uno che ha davvero il destino nel nome, non per nulla è stato premiato – fra i tanti riconoscimenti ottenuti – proprio nella World Martini Cocktail Review.

Il suo stile è sinonimo di qualità perché “il bar – dice – non è solo drink ma un luogo di atmosfera, dove si socializza”. Stile inconfondibile, qualità di livello internazionale nella declinazione della più classica semplicità, ma eseguita alla perfezione.

Un menu di piatti e di cocktail che in sessant’anni e passa è rimasto inossidabile, accanto a nuove proposte che tuttavia non hanno mai risentito di mode.

Qualche innovazione allora si può concedere in altri dettagli: coppe e versatori, come il mug per il Moscow Mule o la doppia coppa in metallo del Martini.

O ancora i Gin Tonic aromatizzati, i prodotti toscani, tra vodka e gin, gli sciroppi alla rosa, alla frutta. Insomma, qualità nel classico. Harry’s Bar, what else?

Il libro è acquistabile in edicola o direttamente al locale.

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