venerdì 12 Aprile 2024
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La parabola di Keurig Kold: da rivoluzione copernicana a epic fail

A meno di un anno dal lancio, Keurig Green Mountain ritira dal commercio la macchina a capsule che avrebbe dovuto bissare nel beverage freddo il successo delle celebri K-Cup. A influire sulla decisione, oltre all’insuccesso nelle vendite, il passaggio del colosso di Waterbury nell’orbita di Jab Holding, azionista di maggioranza di Jde

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MILANO – Fine ingloriosa per Keurig Kold, la macchina a capsule per la preparazione domestica di bibite e sode, che avrebbe voluto bissare, nel beverage freddo, lo straordinario successo ottenuto nel campo delle bevande calde dal sistema Keurig K-Cup, tuttora standard di riferimento per il caffè lungo all’americana.

In una nota diffusa martedì, la società ha comunicato la decisione di interrompere la produzione della macchina, il cui lancio era stato avviato meno di un anno fa.

Gli acquirenti avranno la facoltà di restituire la macchina stessa

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Gli stessi riscontri a livello di vendite e di interesse commerciale del dettaglio avevano inviato, quasi da subito, segnali poco incoraggianti.

Più di qualcuno, tuttavia, era convinto, almeno in principio, che Keurig Kold potesse segnare una vera rivoluzione copernicana nel mercato delle bevande gassate.

A cominciare da Cola-Cola, principale co-artefice della sfortunata operazione. La multinazionale di Atlanta aveva puntato risorse ingenti su Kold diventando addirittura il maggiore azionista singolo di Keurig Green Mountain.

L’appetito di Coca-Cola per le azioni di Keurig aveva fatto salire alle stelle il valore strategico e finanziario della quota detenuta nella stessa società da Lavazza creando i presupposti per la consistente plusvalenza in uscita realizzata, in seguito, dal torrefattore italiano.

Coca-Cola ha reso disponibili sulla piattaforma le principali bevande della sua gamma (Coca-Cola, Diet Coke, Coke Zero, Sprite, Fanta) alle quali si sono aggiunti i prodotti di Pepper Snapple Group (Dr Pepper, Canada Dry) e una linea a marchio Keurig di bevande gassate, non gassate, acque toniche e sport drinks.

Un’offerta allettante, che però non ha funzionato.

Perché?

Ecco in sintesi alcune delle principali critiche mosse alla macchina in pochi mesi di commercializzazione.

Innanzitutto il prezzo: 369 dollari, contro i 79 dollari del modello più semplice ed economico della gamma SodaStream.

Inoltre, gli acquisti di sode sono da tempo in netto calo negli Stati Uniti, anche per motivi salutistici: il consumo medio pro capite è sceso dai 198 litri del 2004 a 155 litri l’anno scorso.

I recensori del celebre sito The Verge hanno dato di Keurig Kold una valutazione sostanzialmente positiva, ma hanno espresso anche molti dubbi sulla sua reale utilità, visti gli elevati costi d’esercizio.

Molto più critici i giudizi dei consumatori nelle recensioni online, che hanno descritto la macchina come lenta, ingombrante, rumorosa, scomoda e inaffidabile.

Ma il problema principale rimane la scarsa convenienza: i serving venivano venduti in confezioni da 4 pezzi, al prezzo di 4 dollari e 99 centesimi.

Un serving consente di erogare, in 90 secondi circa, poco meno di 250 cl di bevanda. Una bottiglia di Coca-Cola da 2 litri acquistata al supermercato costa al massimo 2 dollari.

In casa Keurig, intanto, è tempo di mea culpa e autocritiche tardive.

“Pensavamo di avere messo a punto un’invenzione pionieristica, ma la percezione dei consumatori è stata diversa” ha osservato sconsolata Suzanne DuLong, vice presidente comunicazione globale.

Coca-Cola ha dichiarato a sua volta che l’esperienza Kold le ha fornito comunque un interessante “spaccato di mercato” e non esclude collaborazioni future con Keurig, pur non detenendo più alcuna partecipazione nella società.

Rimane da vedere se la nuova Keurig a trazione Jab avrà interesse a riaprire un capitolo – quello delle capsule per la preparazione di bevande fredde – che si chiude, per il momento, con un epic fail.

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