lunedì 25 Marzo 2024
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La nuova meta del mercante del caffè: le terre del Kilimangiaro Karatu

La terza parte del reportage realizzato dal team del "mercante" Giancarlo Samaritani ci porterà alla scoperta di comunità rurali che si dedicano alla coltivazione ed alla pastorizia, tra queste incontreremo i Datoga

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MILANO – Ecco che si riparte con un’altra puntata della rubrica del mercante del caffè, Giancarlo Samaritani, direttore commerciale di Chicco d’oro Italia, che insieme a sua moglie Silvia Minella, girano il mondo per esplorare i luoghi di origine del caffè. Stavolta lo sguardo si poggia sulle terre del Kilimangiaro Karatu. Ecco il reportage dal sito varesenews.it.

Kilimangiaro Karatu: una terra spettacolare

Il terzo dei quattro episodi dedicati al viaggio tra le coltivazioni di caffè nella regione di Arusha tra Kilimangiaro Karatu, ci avvicina alla tribù Datoga, una popolazione di origine nilotica. I suoi componenti provengono dall’Etiopia o dal Sud Sudan, sono cacciatori, allevatori e agricoltori.

Gli uomini sono anche molto abili nella lavorazione del metallo. Raccolgono metalli di scarto che fondono con metodi rudimentali per realizzare frecce appuntite che poi barattano con i cacciatori della tribù Hadzabè, oppure oggetti ornamentali che fanno parte del loro abbigliamento tradizionale.Le donne lavorano le pelli con le quali confezionano abiti decorati con perline Masai.

Non sono nomadi ma abitano in modeste costruzioni di legno e fango.

Un tempo godevano della reputazione di feroci guerrieri, temuti e rispettati dalle tribù Masai. I loro rituali di iniziazione dei giovani prevedevano dimostrazioni di coraggio come ad esempio abbattere un leone, un bufalo o persino un elefante. Oggi vivono più pacificamente coltivando la terra ed allevando bestiame.

La realtà di posti lontani

Tuttavia mantengono un atteggiamento distaccato, preferiscono rimanere isolati nella loro cultura limitando l’integrazione verso lo sviluppo “moderno”.Il mio contributo alla diffusione della cultura del caffè o del tè non è di tipo tecnico, non sono un botanico e nemmeno un sommelier; certo in questi ultimi venti anni ho acquisito una discreta esperienza ma per fortuna ho ancora molto da scoprire.

Sono curioso e mi piace condividere le esperienze vissute, spesso esco dal tema stretto della lavorazione del caffè o del tè per dare spazio alla narrazione dei luoghi e dei popoli che ne fanno parte.

Durante le mie “spedizioni” tra le comunità agricole e rurali ho incontrato popolazioni di origini diverse ed anche molto lontane

Dall’Africa all’Estremo Oriente, dall’America Latina all’Indonesia, ho appreso l’importanza della tradizione e del rito, il valore della saggezza popolare ed il senso della comunità. Tutto questo per molti popoli contribuisce a preservare l’equilibrio con il creato.Mi interessa l’idea di offrire agli amanti del caffè o del tè un punto di vista geografico ed etnografico, nutro la speranza che tutto questo possa contribuire ad una maggiore consapevolezza nelle scelte di consumo che ogni uno di noi esercita ogni giorno. Troppo spesso consumiamo distrattamente la nostra bevanda preferita, inconsapevoli del legame esistente tra la terra e la tazzina.

Le altre puntate della serie, al seguente link.

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