MILANO – Ci sono quattro fasi nella carriera del cantate Ivano Fossati: la terza è, per certi versi, la più importante. Dagli inizi con i Delirium, il cantautore genovese passò, tra fine anni ’70 e primi ‘80, ad una fase in cui la sua banda suonava il rock, come diceva la famosa canzone e l’altrettanto famoso album; una fase influenzata dalla musica anglosassone.

La quarta fase è quella di una lunga maturità artistica, che inizia nella metà degli anni ’90 e si conclude con il ritiro di un paio di anni fa. Ma è appunto nella terza fase, che inizia a metà degli anni ’80, che costruisce appieno l’edificio della sua musica.

Un edificio che si innalzerà ancora di più nell’ultimo periodo e basato sulle fondamenta rock della prima fase, ma portate in un’altra direzione, quella delle musiche del mondo.

E il capolavoro di questa terza fase, nonché uno dei capolavori di tutta la carriera di Fossati, è “La pianta del tè”, del 1988.

E’ a partire dal 1986 che Fossati vira decisamente sulla dimensione cantautorale, ma lo fa a modo suo. I primi anni ’80 della musica italiana sono quelli, in cui la scuola del cantautorato classico dà il suo meglio attraverso la contaminazione.

Gli anni di “Nero a metà” di Pino Daniele (1980), gli anni di “Creuza de mà” (1984) di DeAndré. Anche Fossati inizia a scrivere già in maniera diversa con “700 giorni” (1986), a usare suoni etnici e ad aprirsi alla world music, come in “Buontempo” o “I cieli d’Irlanda”, iniziando a lavorare con Allan Goldberg, che aveva prodotto i dischi di Daniele e fatto da ingegnere del suono del duo Pagani/De André per lo storico disco.

Questo lavoro trova compimento in “La pianta del té”, disco inciso tra il 21 settembre ’87 e il 10 gennaio ’88, sempre con Goldberg. E il lavoro sui suoni che contraddistingue l’album lo si capisce già dalla scelta dei musicisti.

C’è Elio Rivagli, suo storico batterista, ma anche Beppe Quirici, conosciuto nel 1979 e che lo accompagnerà fino alla sua scomparsa nel 2009.

Ma c’è soprattutto l’arpa celtica di Vincenzo Zitello, nonché il “quena” del musicista andino Una Ramos, il cui suono è una delle prime cose che si sentono nel disco, nella prima parte della title-track, nonché quello che segna i momenti migliori dell’album.

“La pianta del tè” di Ivano Fossati è disponibile su Legacy Recordings. Sul sito dedicato all’immenso catalogo italiano e internazionale di Sony Music, puoi scoprire tantissime news, curiosità e promozioni dal mondo della musica. Un archivio con tutti i protagonisti, la loro discografia e l’opportunità di pre-ascoltare moltissimi brani.

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