MILANO – La Colombia riconquista la palma di terzo produttore mondiale di caffè. La conferma giunge dai dati Fedecafé a consuntivo del 2013, pubblicati venerdì. Nei 12 mesi trascorsi, i cafeteros hanno raccolto 10.886.000 sacchi: oltre 3,1 milioni in più rispetto all’anno solare 2012.
Un poderoso balzo in avanti (+41%), che riavvicina la produzione della Colombia alle medie storiche dei primi anni 2000 e le consente di operare un nuovo sorpasso sull’Indonesia. Nei primi tre mesi dell’annata caffearia corrente (ottobre-dicembre), la produzione è analogamente cresciuta del 41%, per un totale di 3.286.000 sacchi.
A dicembre, sono stati raccolti 1.115.000 sacchi, con un miglioramento del 23% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. In forte ripresa anche l’export della Colombia, che ha raggiunto, nei 12 mesi trascorsi, quota 9.680.000 sacchi, in crescita del 35%. Tra ottobre e dicembre, le esportazioni sono state di 2.938.000 sacchi, ossia il 40% in più rispetto al primo trimestre 2012/13.
Il mese scorso, infine, gli imbarchi hanno registrato un +28% attestandosi poco al di sopra del milione di sacchi.
Nel comunicato di commento, Fedecafé ribadisce, ancora una volta, gli importanti risultati raggiunti dal programma di rinnovo varato lo scorso decennio, grazie al quale sono stati sostituiti oltre 2,8 miliardi di arbusti (principalmente con varietà resistenti alla ruggine del caffè) incrementando, nel contempo, la densità media di impianto.
“Il 2013 è stato senza dubbio un anno di grandi sfide, ma anche, allo stesso modo, di importanti traguardi – ha dichiarato il direttore generale della Federazione Luis Genaro Muñoz Ortega – Ci attendiamo un ulteriore incremento della produttività media anche nel 2014. Ciò consentirà di ovviare, almeno in parte, alle incertezze causate dall’attuale scenario dei prezzi sui mercati internazionali”.
Nel corso del 2013 – osserva infine Fedecafé – si è registrato un consistente aumento di interesse nei confronti della Colombia da parte dei buyer internazionali di caffè lavati di alta qualità, dovuto anche alle difficoltà attualmente incontrate dai paesi produttori dell’America centrale, a causa della roya.
